Napolitano in via Caetani - 30 anni dopo
«LE RESPONSABILITA' RESTANO» - Il capo dello Stato ha spiegato dettagliatamente che «chi ha regolato i propri con la giustizia ha il diritto di reinserirsi nella società ma con discrezione e misura». E «mai dimenticando le sue responsabilità morali anche se non più penali. Queste sono le ragioni per cui si doveva e si deve dar voce non a chi ha scatenato la violenza terroristica ma a chi l’ha subita, a chi ne ha avuto la vita spezzata, ai familiari delle vittime e anche a quanti sono stati colpiti sopravvivendo ma restando per sempre invalidati. Si deve dar voce a racconti di verità sugli anni di piombo ricordando quelle terribile vicende come sono state vissute dalla parte della legge e dello Stato democratico, dalla parte di una umanità dolorante».
IL RAMMARICO NON BASTA - Napolitano ha citato in particolare l'intervista dell'ex brigatista che uccise Carlo Casalegno che ha detto di provare solo «rammarico» per i familiari delle vittime. «Il rispetto della memoria - ha detto Napolitano - purtroppo è spesso mancato proprio da parte di responsabili delle azioni terroristiche».
«NESSUNA RIMOZIONE» - «Quel che più conta oggi è scongiurare ogni rischio di rimozione di una esperienza così sconvolgente vissuta dal Paese», ha detto il presidente della Repubblica. «C'è da augurarsi - ha poi aggiunto - che si riesca ancora a indagare, anche in sede giudiziaria, su singoli fatti di devastante portata, che si riesca ad accertare pienamente la verità come chiedono le associazioni delle famiglie delle vittime». Napolitano ha voluto sottolineare il rischio che possano riprodursi quei fenomeni di violenza politica che hanno rappresentato un costo alto per la democrazia e per il Paese.
«Abbiamo visto negli ultimi anni - ha evidenziato - il riaffiorare del terrorismo attraverso la stessa sigla delle Brigate Rosse nella stessa aberrante logica, sia pure su scala più ridotta, ma pur sempre a prezzo di nuovi lutti e di nuove tensioni». Napolitano ha parlato di segni di reviviscenza del «rozzo ideologismo comunista» e anche di «ideologismo e simbolismo neonazista». «Dobbiamo sapere cogliere il dato che accomuna fenomeni pur diversi ed opposti - ha poi esortato il presidente -: l'intolleranza e la violenza politica, l'esercizio arbitrario della forza, del ricorso all'azione criminale per colpire il nemico e, non meno brutalmente, il diverso, per sfidare lo Stato democratico. Occorre opporre a questo pericoloso fermentare di rigurgiti terroristici la cultura della convivenza pacifica, della tolleranza politica, culturale, religiosa, delle regole democratiche, dei principi, dei diritti e dei doveri sanciti dalla Costituzione repubblicana». Il limite, ha detto, in definitiva, è quello della legalità anche quando si esprime il dissenso.
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