Berlusconi: 20 dell'Unione passano con me
Silvio Berlusconi domani probabilmente andrà a Gubbio, interverrà al seminario di Forza Italia e riprenderà a parlare di politica. Cosa dirà non è prevedibile, ma tutti assicurano che lo sfondo sarà la definizione di una linea d'opposizione senza sconti, a cominciare dalla legge finanziaria, pronta ad assecondare la voglia di piazza della Lega e di tanti elettori del centrodestra: «Quando sarà necessario faremo certamente delle manifestazioni molto grosse, saremo una forza impressionante..», ha promesso ieri il coordinatore azzurro Sandro Bondi. Della due giorni di colloqui con Bossi è filtrato ben poco e forse c'è anche poco da raccontare.
In fondo, partiti Tremonti, Castelli e Brancher, il Senatur si è trattenuto ieri in Sardegna con una parte della famiglia e non sembra che siano state prese decisioni di rilievo. Di certo si è discusso delle prospettive del governo: Berlusconi è ancora convinto che sia destinato a durare molto più di quanto dicano le divisioni di questi giorni e alcuni calcoli fatti con gli esponenti della Lega su possibili passaggi di casacca rimangono al momento esercizi meramente contabili, prima che politici. Dietro le quinte continuano infatti a svolgersi trattative sugli equilibri del Senato.
Se alla luce del sole si fanno i conti con le prospettive di Follini o del senatore De Gregorio (il primo pronto a lasciare la Cdl, il secondo uscito dal gruppo dell'Italia dei valori per restare libero di compiere una politica di centro, ndr), al fresco di una terrazza a Porto Rotondo l'ex premier racconta ai suoi ospiti che potrebbero arrivare a quattro i senatori che oggi militano nella maggioranza e che domani, ma è un domani non troppo definito, potrebbero passare all'opposizione. Non solo: il gruppo sarebbe molto più grosso se si aggiungessero anche i deputati. «Potrebbero arrivare ad una ventina...», si è spinto a dire Berlusconi.
Calcoli che lasciano al momento il tempo che trovano, anche perché potrebbero essere altrettanti i senatori disposti a lasciare il centrodestra, a cominciare da Follini e da qualche altro esponente dell'Udc legato all'ex segretario del partito. E dunque essere pari a zero il saldo finale delle «migrazioni». Del resto la convinzione del Cavaliere sulle prospettive temporali del governo Prodi («sanno gestire il potere così bene che rimarranno in sella») la dice lunga sul peso che lo stesso Berlusconi attribuisce a possibili cambi di casacca.
La risposta a Casini ieri è stata lasciata agli uomini di Forza Italia; per bocca di Paolo Bonaiuti, portavoce del Cavaliere, dalla Sardegna filtra soltanto il più assoluto distacco dalle dichiarazioni del segretario dell'Udc. Ma c'è da rispondere anche a chi nel centrosinistra, come Castagnetti, dice che ormai l'ex premier non ha più nulla da dire, nessun ruolo da svolgere. Se ne incarica sempre Bonaiuti: «Berlusconi ha finito la spinta propulsiva? Se ne accorgerà, il buon Castagnetti se ne accorgerà..». Che poi aggiunge, rivolto non solo all'Ulivo, ma anche a tutti gli alleati del centrodestra: «Berlusconi rimane l'unico vero grande oppositore della sinistra e loro che lo sanno pensano al modo migliore per tenerlo fermo tirando fuori ancora una volta la storia del conflitto di interessi». (www.corriere.it)
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