Casini: “Nessuno dell’Udc seguirà Berlusconi nel Pdl”
Berlusconi fa un suo partito rubando pezzi un po’ ad AN e un po’ all’ Udc? Ecchissenefrega.
Casini tira dritto per la sua strada. E da presidente dell’Internazionale democristiana, coltiva le sue altolocate amicizie internazionali. Ieri è andato a trovare l'ambasciatore Usa a Roma Ronald P. Spogli, per esprimergli la sua solidarietà per la ricorrenza dell'11 settembre. E ne approfitta per lanciare una randellata a Prodi & Co che invece alle vittime delle Twin Towers non hanno dedicato nemmeno un minuto di silenzio. E già che c’è, bastona pure gli alleati accusandoli di cantare ciascuno la sua canzone sulla federazione o Partito della libertà: progetto che lui continua a snobbare olimpicamente.
Il Cavaliere ora si è messo in testa di costruire da solo il Pdl facendo proseliti tra aennini e centristi.
“Se Berlusconi ha veramente quest’intenzione non posso che fargli i migliori auguri”.
Non teme che qualcuno dei suoi possa cedere alle sirene del leader di Forza Italia?
“Non mi preoccupa affatto”.
Nemmeno Carlo Giovanardi?
“È l’ultimo dei miei problemi, sono convinto che nessuno lascerà l’Udc, perché chi sta dentro questo partito, a cominciare da Giovanardi, ci sta per delle convinzioni e non è certo disponibile a barattarle per delle convenienze. Supposto che siano tali, perché ho molti dubbi a tal proposito”.
Fabrizio Cicchitto spera ancora di tirarla dentro la federazione dicendo che va fatta solo se ci sono tutti, “auspicabilmente anche l’Udc”.
“Sul partito unico o federazione, tra AN e FI c’è una grande confusione, ogni giorno si dice una cosa diversa: chi parla dei circoli, chi di Partito della libertà...”.
Ma a lei non gliene importa proprio niente?
“Per costruire una cosa seria non serve la bacchetta magica di qualcuno o una scelta carismatica. Serve un processo democratico. I partiti, quelli veri, se non vogliamo finire tutti nel frullatore dell’antipolitica, si fanno con i congressi, con le votazioni, con le maggioranze e le minoranze. Tutte cose che non vedo nei nostri interlocutori”.
Intanto la sinistra una novità da proporre agli elettori ce l’ha. Voi cosa offrite in alternativa al Pd?
“Io non sono affatto spaventato dal Pd, che lascerà un sacco di elettori in libertà. Sono spaventato dall’eterogeneità del linguaggio e dalla confusione che traspare in quella che dovrebbe essere un’alternativa possibile”.
Gianfranco Fini, invece, a lei e a Berlusconi rinfaccia di non avere un progetto politico per il futuro.
“Sì, peccato che io queste cose le dico da un anno e mi hanno pure tacciato di antipatriottismo per questo. Mi limito a constatare che Fini si è svegliato”.
E allora perché non ha voluto invitarlo alla festa dell’Udc?
“Francamente non tengo io la contabilità degli inviti. Comunque, dialogare con gli altri amici dell’opposizione ci fa sempre piacere. Infatti, tanti di loro saranno con noi alla festa di Chianciano”.
Lei ci sta a farsi dare lezioni da Beppe Grillo?
“Non me ne frega niente. Anzi, più Grillo se la prende con me e più sono contento, perché vuol dire che non ho niente da spartire con lui. La differenza tra gli altri politici e me sta tutta in una parola: pavidità. Se la politica deve piegare la schiena a chi la denigra, vuol dire che non ha più motivazioni per stare in campo”.
Grillo le ha chiesto se Cosimo Mele è ancora deputato.
“Basta che si informi sul sito internet per capire che Mele non è più un parlamentare dell’Udc”.
Ha sentito Mele quest’estate?
“No. Ho mandato un mazzo di fiori alla moglie e alla figlia Angelica, quando è nata, augurando ogni bene alla loro famiglia”.
Tornando a Grillo, il presidente della Camera Fausto Bertinotti, pensa che lui riempia un vuoto.
“Mi auguro che in futuro Bertinotti voglia sempre tener presente il suo ruolo di presidente della Camera. E che, come tale, si assuma la responsabilità politica e morale della rappresentanza di un’istituzione fatta da 630 persone. Se il presidente della Camera si mette a cavalcare anche lui l’antipolitica, ci tocca chiudere Montecitorio per mancanza di ragione sociale”.
Bertinotti non ha raccolto il suo appello perché fosse commemorato in Aula l’11 settembre.
“Ne sono rammaricato. Almeno un minuto di silenzio era più che doveroso farlo”.
Lei è andato a far visita a Spogli: come ha reagito a questo silenzio dell’Italia sull’11 settembre?
“Va chiesto all’ambasciatore. Sono andato da lui per esprimere la solidarietà che si deve di anno in anno agli Usa per questa ferita ancora aperta dell’11 settembre. Credo che gli abbia fatto piacere la mia visita, come la manifestazione di solidarietà che tanti privati cittadini hanno indirizzato all'ambasciata. Il governo invece ha dato solo prova di indifferenza”.
Sta dicendo che il governo Prodi non è filo-occidentale?
“Che questo governo abbia valori molti diversi dai nostri non c’è dubbio. La posizione del governo italiano su Hamas mi trova in profondo dissenso. Ho trovato molto squilibrate le parole dette da Prodi ad agosto, perché rischiano di indebolire al tavolo palestinese la posizione negoziale di Abu Mazen e della componente di Fatah, l’unica che parte dal riconoscimento dello Stato di Israele”.
La posizione di Prodi su Hamas è la stessa di D’Alema.
“Nell’ultimo dibattito che ho fatto con D’Alema alla festa dell’Unità, il ministro degli Esteri si è premurato di precisare che quando parlava di Hamas si riferiva alla auspicabile riconciliazione tra i palestinesi e certo non enunciava la volontà del governo italiano di venir meno all’impegno dell’Europa che ha classificato Hamas come un’organizzazione terroristica”.
Sarà, ma lui si è anche fatto fotografare a braccetto con degli esponenti di Hezbollah.
“Voglio ritenerlo un infortunio per non infierire ulteriormente, perché credo che ci sia una continuità della politica estera italiana che va coltivata”.
Passando alla Rai, le dispiace che Angelo Petroni sia stato sostituito con Fabiano Fabiani?
“Mi dispiace perché non pensavo che Petroni meritasse questo trattamento. Ritengo Fabiani potenzialmente un ottimo consigliere d’amministrazione. Io stesso all’atto delle nomine Rai feci in passato il suo nome”.
E allora qual è il problema?
“L’assetto complessivo della Rai. Come tutti sanno, Fabiani è un stretto sostenitore di Veltroni. Durante il nostro governo fu nominato presidente un uomo di sinistra. Oggi la nomina di Fabiani rende moralmente obbligata la scelta di un presidente di centrodestra”.
Per esempio?
“Uno dei componenti di centrodestra del Cda: da Urbani alla Bianchi Clerici a Malgieri (non cito Staderini perché tutti sanno che è mio amico), sono tutti in grado di fare il presidente Rai”.
Totò Cuffaro il prossimo anno vuole portare anche lei in pellegrinaggio a Santiago de Compostela dove lui è andato a pregare per la resurrezione della Dc. Ci andrà?
“Voglio rassicurare Cuffaro: ci sono già stato un anno e mezzo fa con la mia mamma”.
A pregare per la rinascita del grande centro?
“Non ho pregato per la Dc, ma per la mia famiglia”
COMMENTO DOVEROSO FINALE : CASINI A CHE GIOCO VUOI GIOCARE ?????????
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