CPT e la polemica tra Vendola e Napolitano
Le bacchettate che l'Italia ha ricevuto sul tema dei centri di permanenza temporanea, riaprono la questione sul futuro dei CPT. L'argomento fu affrontato da Nichi Vendola all'indomani delle elezioni regionali del 2005. L'appena eletto presidente della Regione Puglia convocò i colleghi presidenti di tutte le regioni per fare fronte comune e chiedere al Governo la chiusura dei centri ed un nuova politica dell'accoglienza. E se i colleghi presidenti sposarono l'iniziativa di Vendola, ad insorgere fu Giorgio Napolitano autore, con Livia Turco, del Testo unico delle disposizioni concernenti la disciplina dell'immigrazione e norme sulla condizione dello straniero. Napolitano polemizzò con il neopresidente pugliese, rivendicando al governo di centrosinistra l'istituzione dei Cpt, sostenendone la necessità e definendo ''irresponsabile'' la richiesta di chiuderli. ''E' stata la legge presentata dal governo Prodi con mia firma - aveva spiegato l'allora alto dirigente dei Ds - a istituire i centri di permanenza temporanea al fine di identificare gli stranieri che arrivano in Italia senza titolo per soggiornarvi e senza documenti. Si può discutere sul modo in cui vengono gestiti, ma altro è chiederne la chiusura". Vendola replicò sostenendo che "l'asse politico e culturale Pisanu-Napolitano non vuole fare i conti con il fallimento dell'idea di una Europa fortezza, di un'Europa blindata. Dobbiamo, invece, salvare l'idea di fondo della unificazione europea. E penso - concluse Vendola - che noi possiamo svolgere un ruolo, perchè questa Europa può essere salvata dal Mediterraneo, visto che non è stata salvata dalle banche''.
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