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9.9.06

La Cdl ha perso tutto per gli errori di Silvio ??


«Leggo che Guzzanti, Del Debbio e tanti altri colleghi sono giustamente allarmati per la situazione di Forza Italia. Ma se i tanti amici che mi telefonano per raccontarmi la loro preoccupazione e per darmi (li ringrazio) la loro solidarietà mi avessero lasciato meno solo quando cominciai, tre anni fa, a dire che in Fi le cose andavano male, forse Silvio Berlusconi sarebbe ancora a Palazzo Chigi». L’avvocato Domenico Contestabile, l’ex socialista che è stato uno dei fondatori di Forza Italia, non solo ha superato l’amarezza di non essere stato lui, già sottosegretario alla Giustizia, vicepresidente del Senato e presidente della commissione Difesa, ricandidato da Berlusconi lo scorso aprile («mi sono sfilato un attimo prima che mi silurassero o offrissero una posizione umiliante») ma sembra rinato. Libertà. Tra i suoi studi di filosofia medievale e il suo vecchio lavoro (difende la famiglia di Gian Mario Roveraro, il finanziere assassinato) Contestabile, obeso quando aveva potere, in pochi mesi ha perso 23 chili. Dieta magica? Anoressia post-trombata? In giacca bianca da dandy ribatte: «Al contrario ingrassavo per le incazzature che mi prendevo ogni giorno». Il suo telefono suona spesso, sarà infine Silvio? Attesa vana. A cercarlo non è il suo pur sempre amato leader, ma amici che vorrebbero rivederlo in politica a occuparsi di Fi. «Solo se me lo chiede lui», risponde l’ex senatore. E, per la prima volta, con «La Stampa» si sfila qualche sassolino. Avvocato Contestabile, è vero che non è stato ricandidato perché aveva litigato con il Cavaliere? «Sì, ci sono stati forti scontri con Berlusconi. Premetto che, se si votasse domani, rivoterei Berlusconi e Fi. Ma ciò non vuol dire che sono d’accordo con Berlusconi. Tutto mi sarei aspettato meno di ritrovarmi invece un giorno a dover dar ragione a Marcello Pera! Eppure è successo: l’ex presidente del Senato ha ragione quando dice che i leader della Cdl litigano fra di loro, ovvio, pensa a Berlusconi, invece di riflettere sulla storica occasione che abbiamo sprecato e sugli errori fatti, anche dal nostro leader». Quali errori? «Nel 2001 la Cdl aveva in Parlamento una tale maggioranza da poter varare finalmente riforme e liberalizzazioni; ed invece abbiamo perso anni dietro leggi e leggine, esempio la Cirami, inutili. Perché se è vero che Berlusconi e i suoi amici sono stati vittime di una persecuzione giudiziaria la nostra strategia doveva essere un’altra. Bisognava reintrodurre l’immunità parlamentare, anche metà dell’opposizione era d’accordo, e abolire il Csm. Avevamo i numeri! E invece in una riunione presieduta da Berlusconi con quelli che si occupano di giustizia, la mia fu ritenuta una linea troppo radicale. Fui messo in minoranza». E’ sempre un falco, come ai tempi del decreto Biondi! Nell’estate 1994 vi andò molto male.
«Sulla giustizia resto un falco. Sul decreto Biondi, mi onoro di averlo scritto io, è vero ci andò malissimo. Ricordo che portai il testo a Palazzo Chigi: Berlusconi lo lesse nell’anticamera del suo studio. “Forse è meglio fare un disegno di legge”, dissi. Rispose: “No”. Chiesi: “Ma ti sei assicurato la copertura di tv e stampa?”. Mise le sue mani sul petto e concluse: “Non ci sono problemi”. Si è visto! Se la mia linea era troppo radicale, quella degli altri si è rivelata perdente. Linea Pecorella? Chiamiamola così. Non solo flop sulla giustizia. Certo, il governo Berlusconi ha avuto la sfiga enorme d’imbattersi in una situazione economica difficile ma si potevano fare riforme senza costi, liberalizzazioni». Altri scontri con il Cavaliere? Cosa è mai successo tre anni fa?
«Era fine giugno, ci fu una riunione del gruppo in Senato con Berlusconi. Attaccai pesantemente la gestione del partito, chiedendo maggiore democrazia. A Berlusconi dissi: “Silvio, devi diventare il leader di Fi, non il padrone”. “Padrone io? Ma se sono il servo di Forza Italia!”, mi rispose. Replicai che non occorre conoscere Shakespeare per sapere che chi è padrone è sempre anche servo e viceversa. “Tu devi fare il leader”», lo incalzai consigliandogli di cambiare consiglieri: stimo solo Fabrizio Cicchitto che, non a caso, è uno della Prima Repubblica». De gustibus! Ma come finì, quel giorno? «Tutto i senatori applaudirono, anche Berlusconi applaudì. “Silvio si sarà incazzato?”, chiesi a Dell’Utri, persona che stimo molto. Marcello disse: “No”. Da allora ho fatto la mia battaglia solitaria in Fi, sempre con toni moderati, tanto che sono stato usato come messaggero tra i due schieramenti. E l’ho fatta da solo: in privato molti mi davano ragione. Pensano alle loro ricandidature! Forza Italia è piena di adulatori di Berlusconi, ho sentito cose allucinanti». Per esempio?
«Nessun nome, per carità! Ricordo che in una riunione Berlusconi fu paragonato al sole...!». ... inteso come Re Sole? «Come stella. Non credo, come Guzzanti, che Forza Italia sia ridotta al 15%, però non si era mai visto un grande partito perdere 6 punti. Ma è successo, nonostante il formidabile recupero fatto da Berlusconi. E’ lui il vincitore morale delle elezioni, ha subito una beffa dalle urne ma se l’è cercata. Doveva candidare meno adulatori e meno signorine di bella presenza e nessuna capacità politica (ha visto di che qualità il dibattito estivo tra la Garfagna e la Gardini?). O si comincia fare politica a 16 anni o, se s’inizia a 60 anni e si è molto intelligenti com’è Berlusconi, ci si deve circondare di consiglieri capaci. Sì, parlo di Bondi, Verdini, Mantovani etc etc... La maggioranza dei dirigenti di Fi non ha mai letto Sturzo, Giustino Fortunato, Salvemini, Benedetto Croce!». Casini parla di cambio di leadership. Ha ragione? «Casini è intelligente e politicamente capace ma si fa, o finge di farsi, delle illusioni. Ecco un altro errore di Berlusconi: doveva metterlo alla Farnesina non alla presidenza della Camera, dove si è messo in evidenza e autonomizzato. Un presidente del Consiglio può controllare un ministro degli Esteri, non un presidente della Camera. Lapalissiano». Filtrano indiscrezioni sui nuovi progetti di Berlusconi: un autunno in piazza alla testa di tassisti, notai e avvocati. Condivide?. «Un errore. E, poi, quale piazza? Lo stesso Berlusconi sa che non è più in grado di portare un milione di persone a protestare, semmai 5 mila tassisti. Gli avvocati? Fanno battaglie retrograde, erano contro pure al decreto Scajola per il risarcimento diretto ai danneggiati delle assicurazioni. Metà degli avvocati italiani fanno i parafangari».(www.lastampa.it)

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