Televisione e Politica
Mercoledì 11 aprile 2007, alle ore 12:00, presso la Sala Stampa di Montecitorio a Roma, in Via della Missione 4, si terrà la conferenza stampa per la presentazione del quindicesimo manuale di conversazione politica (che sarà nelle edicole dal 12 aprile) scritto da Davide Giacalone, edito da Libero-Free e curato da Vittorio Feltri e Renato Brunetta, dal titolo: “Televisione & Politica: 30 anni d’ipocrisie e 4 referendum dimenticati mentre il mercato produceva ricchezza e libertà. La storia politica della televisione come nessuno l’ha mai raccontata”. Conflitto d’interessi e strapotere mediatico, ecco i due ingredienti con i quali si condisce ogni discorso sulla nuova legge tv. Ma se provassimo a porci qualche domanda e ad immaginare risposte un po’ meno scontate e conformiste? Perché, ad esempio, quando qualcuno chiede maggiore pluralismo si sente anche in dovere di proporre la chiusura di qualche televisione? Perché la sinistra di governo agì in modo che lo Stato non avesse alcun ruolo nelle telecomunicazioni, dove si privatizzava un monopolio, ed invece pretende che ci sia sempre, e sia sempre la più forte e ricca, una televisione di Stato in un mercato già aperto alla concorrenza? Perché gli italiani hanno votato quattro referendum sulla televisione e la politica ne ignora i risultati dimenticandoli? E ancora: perché si dice che le leggi sono sempre al servizio di Berlusconi, quando fu il quotidiano “la Repubblica” a ringraziare per la legge Mammì? Perché si ricorda il decreto Craxi che fece riaprire le televisioni di Fininvest, ma si fa finta di non sapere che con quello stesso decreto si consegnò la Rai a Biagio Agnes, gran ciambellano dell’accordo fra democristiani e comunisti? E perché si dice che il problema sono le frequenze, quando, in realtà, c’è spazio sia per il terzo che per il quarto polo televisivi? Non sarà che sono state raccontate un sacco di balle? Leggere per sapere.
Fonte www.forzaitalia.it
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