PdL parola d'ordine: oscurare il PD
Raccattare voti dispersi in mille rivoli e rompere le uova nel paniere al Partito democratico. Si può sintetizzare così la missione del neonato Partito della libertà berlusconiano. Tutto cominciò con quei 24.755 voti, con quel minimo scarto elettorale grazie al quale l’anno scorso alla Camera Romano Prodi ebbe la meglio su Silvio Berlusconi. Al Cavaliere perdere per quella manciata di voti non è mai andato giù e fin dalle prime difficoltà dell’Unione ha cominciato a commissionare sondaggi e ad allacciare alleanze con ogni pur piccolo movimento politico compatibile con la Cdl, in vista di elezioni più o meno imminenti. Con il passare dei mesi, Berlusconi ha modificato la strategia in seguito a due eventi: la nascita del Partito democratico e il referendum sulla legge elettorale, in programma in primavera se il Parlamento non modificherà la normativa e se la Consulta a gennaio lo considererà ammissibile.
È in questo contesto che rientrano i Circoli della libertà, raccolti nell’omonima associazione fondata nel novembre 2006 dall’imprenditrice Michela Vittoria Brambilla (presidente dei giovani della Confcommercio) e destinati a trasformarsi in una nuova forza politica con il compito di raccogliere il voto dei giovani, dei delusi di vario orientamento (puntando anche ai bacini dell’Udc e di An), di una certa frangia imprenditoriale.
Nel frattempo, all’Ufficio per l’armonizzazione del mercato interno dell’Unione Europea Brambilla ha registrato prima il nome “Partito della libertà” (il 26 aprile scorso), poi, il 6 agosto, anche il simbolo, ceduto a Berlusconi con una scrittura privata. Un partito con le caratteristiche di una lista civica.
La novità ha aumentato le tensioni dentro Forza Italia e nella Cdl. C’è chi ricorda che già nel febbraio 1994, alla prima riunione dei candidati azzurri alle politiche di quell’anno, Berlusconi accennò a un partito dei moderati; e che l’anno scorso ha pubblicato dalla Mondadori un libro il cui titolo non lascia equivoci: Verso il partito della libertà.
Ma se arrivare a un vero, unico partito sembra utopistico, Berlusconi oggi punta sul Pdl per altri e più immediati obiettivi. Primo test elettorale, con una lista civica che porterà la nuova denominazione, saranno le elezioni comunali di Courmayeur l’11 novembre. Le liste vanno depositate un mese prima: proprio alla vigilia delle primarie per il Partito democratico, con le quali il Cavaliere punta a gareggiare mediaticamente, fissate al 14 ottobre. E sempre a metà ottobre a Roma ci sarà la prima riunione nazionale dei circoli.
L’altro obiettivo è molto più importante. Da settembre entrerà nel vivo il dibattito sulla legge elettorale. Tra chi punta a una modifica di quella attuale e chi vuole soluzioni diverse, si rischia seriamente di arrivare al referendum, con molte probabilità che vengano approvate le modifiche richieste. Berlusconi si considera comunque in una botte di ferro: nel primo caso la lista civica-Pdl porterà altri voti alla Cdl; nel secondo caso la nuova legge elettorale assegnerebbe alla lista con più voti il 54 per cento. Così, sotto il nome di Partito della libertà Berlusconi riunirebbe i partiti del centrodestra, che manterrebbero la propria identità. A quel punto, perfino Umberto Bossi (nemico del referendum e stoico difensore dell’identità leghista) potrebbe fare buon viso a cattivo gioco perché restarne fuori significherebbe diventare ininfluenti.
Ma quanto valgono nelle urne i Circoli della libertà? Secondo alcuni fino al 4 per cento, secondo un autorevole dirigente forzista dall’1 al 2 per cento. Per ora è impossibile fare previsioni attendibili. Di sicuro lo spazio che Berlusconi sta dando a Brambilla irrita, e molto, i dirigenti azzurri più in vista, che si vedono surclassati mediaticamente da una giovane digiuna di politica e fanno di tutto per ridimensionarne ruolo e prospettive. Tanto che il Cavaliere li tranquillizza: lei resta presidente dei circoli “ed è già abbastanza…”.
I Circoli di Brambilla, dunque, porterebbero acqua al mulino della Cdl come altre piccole realtà già nel mirino di Berlusconi: dalle mini Dc di Angelo Sandri, Giuseppe Pizza e Publio Fiori ai socialdemocratici del redivivo Franco Nicolazzi, senza contare il bacino dei 92 mila voti raccolti in Veneto dall’imprenditore Giorgio Panto, morto nel novembre 2006 cadendo con il suo elicottero.
Il sindaco di Courmayeur, Romano Blua, è al secondo mandato, ma le regole locali gliene consentirebbero un terzo. Nel 2002 vinse di poco alla testa di una lista autonomista, grazie anche al mancato accordo tra Union Valdôtaine e Forza Italia, ispiratrici di altre due civiche. Quello che attende il Pdl sarà un piccolo test, ma già all’esordio deve battere un Romano.
FONTE WWW.PANORAMA.IT
È in questo contesto che rientrano i Circoli della libertà, raccolti nell’omonima associazione fondata nel novembre 2006 dall’imprenditrice Michela Vittoria Brambilla (presidente dei giovani della Confcommercio) e destinati a trasformarsi in una nuova forza politica con il compito di raccogliere il voto dei giovani, dei delusi di vario orientamento (puntando anche ai bacini dell’Udc e di An), di una certa frangia imprenditoriale.
Nel frattempo, all’Ufficio per l’armonizzazione del mercato interno dell’Unione Europea Brambilla ha registrato prima il nome “Partito della libertà” (il 26 aprile scorso), poi, il 6 agosto, anche il simbolo, ceduto a Berlusconi con una scrittura privata. Un partito con le caratteristiche di una lista civica.
La novità ha aumentato le tensioni dentro Forza Italia e nella Cdl. C’è chi ricorda che già nel febbraio 1994, alla prima riunione dei candidati azzurri alle politiche di quell’anno, Berlusconi accennò a un partito dei moderati; e che l’anno scorso ha pubblicato dalla Mondadori un libro il cui titolo non lascia equivoci: Verso il partito della libertà.
Ma se arrivare a un vero, unico partito sembra utopistico, Berlusconi oggi punta sul Pdl per altri e più immediati obiettivi. Primo test elettorale, con una lista civica che porterà la nuova denominazione, saranno le elezioni comunali di Courmayeur l’11 novembre. Le liste vanno depositate un mese prima: proprio alla vigilia delle primarie per il Partito democratico, con le quali il Cavaliere punta a gareggiare mediaticamente, fissate al 14 ottobre. E sempre a metà ottobre a Roma ci sarà la prima riunione nazionale dei circoli.
L’altro obiettivo è molto più importante. Da settembre entrerà nel vivo il dibattito sulla legge elettorale. Tra chi punta a una modifica di quella attuale e chi vuole soluzioni diverse, si rischia seriamente di arrivare al referendum, con molte probabilità che vengano approvate le modifiche richieste. Berlusconi si considera comunque in una botte di ferro: nel primo caso la lista civica-Pdl porterà altri voti alla Cdl; nel secondo caso la nuova legge elettorale assegnerebbe alla lista con più voti il 54 per cento. Così, sotto il nome di Partito della libertà Berlusconi riunirebbe i partiti del centrodestra, che manterrebbero la propria identità. A quel punto, perfino Umberto Bossi (nemico del referendum e stoico difensore dell’identità leghista) potrebbe fare buon viso a cattivo gioco perché restarne fuori significherebbe diventare ininfluenti.
Ma quanto valgono nelle urne i Circoli della libertà? Secondo alcuni fino al 4 per cento, secondo un autorevole dirigente forzista dall’1 al 2 per cento. Per ora è impossibile fare previsioni attendibili. Di sicuro lo spazio che Berlusconi sta dando a Brambilla irrita, e molto, i dirigenti azzurri più in vista, che si vedono surclassati mediaticamente da una giovane digiuna di politica e fanno di tutto per ridimensionarne ruolo e prospettive. Tanto che il Cavaliere li tranquillizza: lei resta presidente dei circoli “ed è già abbastanza…”.
I Circoli di Brambilla, dunque, porterebbero acqua al mulino della Cdl come altre piccole realtà già nel mirino di Berlusconi: dalle mini Dc di Angelo Sandri, Giuseppe Pizza e Publio Fiori ai socialdemocratici del redivivo Franco Nicolazzi, senza contare il bacino dei 92 mila voti raccolti in Veneto dall’imprenditore Giorgio Panto, morto nel novembre 2006 cadendo con il suo elicottero.
Il sindaco di Courmayeur, Romano Blua, è al secondo mandato, ma le regole locali gliene consentirebbero un terzo. Nel 2002 vinse di poco alla testa di una lista autonomista, grazie anche al mancato accordo tra Union Valdôtaine e Forza Italia, ispiratrici di altre due civiche. Quello che attende il Pdl sarà un piccolo test, ma già all’esordio deve battere un Romano.
FONTE WWW.PANORAMA.IT
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