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31.3.06

Prodi: «Basta con il fisco dei furbi»


Anche i maratoneti inciampano. Di buona mattina Romano Prodi il «passista» dà del «matto» ad un radioascoltatore Rai che gli fa una domanda scomoda. Poi il Professore si corregge, ma il piccolo incidente in casa Rai diventerà nel giro di poche ore un episodio rivelatore: alle sei della sera, Romano Prodi decideva una secca svolta alla sua campagna elettorale, convincendosi di imprimere una dose hard alle sue parole. A Giulio Tremonti che aveva attribuito all’Unione l’intenzione di un aumento al 25% dell’aliquota contributiva per artigiani commercianti e autonomi, il Professore rispondeva così: «Questa è delinquenza politica!».

E poi quasi a rafforzare il messaggio, davanti alle telecamere ripeteva per altre due volte le stessa espressione: «E’ delinquenza politica, è delinquenza politica», «in atto da qualche giorno perché nessuno ha parlato di aliquote, nessuno ha mai parlato di 25%». Contro Tremonti, ieri sera, anche il segretario Ds Piero Fassino: «Come nessuno accetta di discutere con Calderoli così non dobbiamo discutere con Giulio Tremonti. È inaccettabile che si continui a dare credito a chi è stato cacciato dal Governo due anni fa per i disastri causati alla finanza pubblica e ci consegna una situazione molto più grave di quelle che risulta perchè con il deficit siamo oltre il 5%».

Ma quella di Prodi non era soltanto una battuta più aspra di altre, e non si tratta di scegliere gli interlocutori: il Professore ha fatto un vero e proprio cambio di strategia elettorale. Per una settimana ha provato a rispondere al centrodestra in punto di fatto e - in questo consigliato dagli esperti di comunicazione - ha evitato di buttarla in rissa. Ma l’efficacia dell’offensiva polista ha indotto alla fine Prodi ad alzare la voce, arrivando ad accusare di delinquenza i suoi avversari. Un salto semantico che - Prodi lo aveva messo nel conto - ha aperto una spirale di violenza verbale.

Silvio Berlusconi, che ha una strategia elettorale opposta (col volume alto richiamare alle urne gli elettori apatici) ha preso la palla al balzo e nel giro di pochi minuti ha chiesto «un chiarimento», mentre Gianfranco Fini ha dato dell’«isterico» a Prodi; poi in serata il premier ha lanciato un forte appello agli elettori, dicendo che «se gli italiani non vogliono fare una scelta di campo facciano almeno una scelta guardando ai loro interessi, perché in fondo la politica è una scelta per difendere i propri interessi» (e il riferimento era alle tasse). Certo, tutta la giornata del Professore si era svolta con toni più caldi del solito. Negli studi Rai Prodi aveva cercato di chiarire meglio il suo messaggio: «In questi cinque anni l’Italia è stato il regno dei furbi» e se l’amministrazione non punisce gli evasori «chi paga le tasse sembra essere un fesso».

E ancora: «Io non voglio tasse alte, sono entrato nell’euro con una tassa provvisoria che ho poi restituito, ma se i cittadini vogliono i servizi questi vanno pagati a seconda della robustezza delle spalle». Ragionamenti e dati che culminavano in una risposta colorita: «Aumenti delle tasse? Ho già detto mille volte: no, no, no, no!». E quanto alla tassazione dei Bot, dopo aver via via corretto la sua posizione nel corso degli ultimi giorni, dal «non è vero» iniziale, sino al «porteremo l’aliquota dal 12,5% al 20», ieri il Professore è ulteriormente slittato: «Non ho detto che questo aumento di aliquota lo faremo subito, ma si tratta di un obiettivo di lungo periodo».

Poi Prodi aveva parlato davanti ai giornalisti stranieri accreditati a Roma e anche qui si era lasciato andare a qualche battuta hard. Quando qualcuno gli ha chiesto cosa ne pensasse del rischo di un attentato, il Professore ha risposto così: «Dovrei fare dei gesti che non si fanno...». Il prossimo duello in tv con Berlusconi? «Non mi sto preparando, sono già pronto».

Il voto elettronico alle prossime elezioni politiche? Racconta Prodi: «Ho chiamato il ministro dell’Interno Giuseppe Pisanu e mi ha rassicurato: si tratta di un esperimento e quindi non c’è nulla da temere». E in serata presentando un libero del premier belga Guy Verhofstad che ha scherzato sui suoi piatti preferiti («la pizza con le ulive») il Professore s’è concesso una battuta: «Sì, è una pizza da mangiare sotto una Quercia, con la Rosa nel Pugno».

Tratto da La Stampa - www.lastampa.it

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