La Camera approva il voto di fiducia Berlusconi: «E' uno stato di polizia»
I sì sono stati 327, i no 247. Acceso dibattito a Montecitorio. Il leader Cdl: «Esautorato il Parlamento». Ovazioni e fischi dall'emiciclo. Fini: con la fiducia sulla Finanziaria lo scontro va in piazza
Settima fiducia in 75 giorni e anche questa volta tra le polemiche. «Un record» esclama Gianfranco Fini puntando il dito contro un governo che «attendiamo alla prova della Finanziaria». E se blinderete anche quella- avverte minaccioso il leader di An - «lo scontro si trasferirà in piazza». La Lega esibisce uno striscione di protesta «Prodi = indulto + tasse + clandestini». Insomma, la Cdl non molla la presa e in aula torna a criticare il ricorso massiccio alla fiducia, chiesto dall'esecutivo Prodi anche sulla manovrina e confermato dalla Camera con 327 sì e 247 no.
BERLUSCONI - Pure Berlusconi va all'attacco, nel metodo e nel merito del provvedimento che verrà trasformato in legge stanotte o probabilmente giovedì. «Il rischio è quello di esautorare il Parlamento: non è una cosa da poco» spiega l'ex premier entrando a Montecitorio. «Leggo che Prodi ha chiesto scusa al Parlamento. La verità è che dovrebbe scusarsi con tutti gli italiani. Così non è possibile andare avanti, finisce che non si discute più...», continua il leader di Forza Italia.
«STATO DI POLIZIA» - E sul decreto sulle liberalizzazioni Bersani, incluso nella manovra, mette in guardia: «Siamo veramente ad una sorta di Stato di polizia tributaria: i cittadini ancora non ne sono consapevoli delle cose che introduce questo decreto». «Questo decreto controlla la vita economica del cittadino e delle imprese in maniera assoluta e totale, attraverso un intreccio con le banche. Da qui-prosegue Berlusconi- viene fuori una oppressione fiscale e burocratica francamente preoccupante. Una oppressione che comporta per le imprese una serie di adempimenti che incrementano le spese, mentre invece dovremmo fare il contrario: perché l'impresa crea lavoro e ricchezza, e quindi non bisogna rendergli la vita più difficile». Il leader della Cdl contesta duramente le norme fiscali introdotte dal viceministro Visco con il decreto legge. Poi concede: «Ci auguriamo che il filo del dialogo con questa maggioranza possa essere ripreso. Gli appelli del Capo dello Stato e quelli del mondo produttivo vanno in questa direzione ma purtroppo non sembrano queste le logiche che prevalgono nella maggioranza».
PO-PO-PO-PO DALLA CDL - Un intervento, quello di Berlusconi, che si chiude tra gli applausi fiume da parte dell'opposizione. La telecamera inquadra Fini che si alza dai banchi di Alleanza Nazionale e va stringere di persona la mano a Berlusconi. Si sentono anche cori da stadio con i deputati che intonano il po-po-po-po-po diventato l'inno del Mondiale. Il chiasso in aula è assordante, tanto da non permettere al presidente della Camera, Fausto Bertinotti, di proseguire i lavori. «Possiamo continuare a lavorare - interrompe Bertinotti- o dobbiamo aspettare». In ogni caso, «l'aula può applaudire o dissentire ma sia sobria» conclude il presidente di Montecitorio visibilmente stizzito. Quando è il suo turno di parlare, Dario Franceschini dell'Ulivo commenta sarcastico rivolto a Bertinotti: «Ha fatto bene a non interrompere il lungo applauso a Berlusconi perché finalmente ha avuto quell'applauso che non ha ricevuto in 5 anni di governo dalla sua maggioranza». A Berlusconi che parla di Stato di polizia, replica il ministro dello Sviluppo, Pier Luigi Bersani: «È una vergogna che ci sia una istigazione così violenta che dimostra una disabitudine alla fedeltà fiscale». (www.corriere.it)
BERLUSCONI - Pure Berlusconi va all'attacco, nel metodo e nel merito del provvedimento che verrà trasformato in legge stanotte o probabilmente giovedì. «Il rischio è quello di esautorare il Parlamento: non è una cosa da poco» spiega l'ex premier entrando a Montecitorio. «Leggo che Prodi ha chiesto scusa al Parlamento. La verità è che dovrebbe scusarsi con tutti gli italiani. Così non è possibile andare avanti, finisce che non si discute più...», continua il leader di Forza Italia.
«STATO DI POLIZIA» - E sul decreto sulle liberalizzazioni Bersani, incluso nella manovra, mette in guardia: «Siamo veramente ad una sorta di Stato di polizia tributaria: i cittadini ancora non ne sono consapevoli delle cose che introduce questo decreto». «Questo decreto controlla la vita economica del cittadino e delle imprese in maniera assoluta e totale, attraverso un intreccio con le banche. Da qui-prosegue Berlusconi- viene fuori una oppressione fiscale e burocratica francamente preoccupante. Una oppressione che comporta per le imprese una serie di adempimenti che incrementano le spese, mentre invece dovremmo fare il contrario: perché l'impresa crea lavoro e ricchezza, e quindi non bisogna rendergli la vita più difficile». Il leader della Cdl contesta duramente le norme fiscali introdotte dal viceministro Visco con il decreto legge. Poi concede: «Ci auguriamo che il filo del dialogo con questa maggioranza possa essere ripreso. Gli appelli del Capo dello Stato e quelli del mondo produttivo vanno in questa direzione ma purtroppo non sembrano queste le logiche che prevalgono nella maggioranza».
Il ministro dello Sviluppo Bersani |
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