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2.8.06

Rutelli, Mastella, Casini: il partito unico del centro già esiste

Mentre l’Unione discute di come «acquistare» pezzi dell’opposizione, i tre leader hanno messo a punto la loro larga intesa

C’È modo e modo di fare le «larghe intese». C’è chi le studia a tavolino come Romano Prodi e Piero Fassino che pensano già al «mercato di riparazione» di gennaio (2007) quando, incassata la Finanziaria, lanceranno la loro campagna acquisti su pezzi più o meno grandi dell’opposizione. E c’è chi come il Capo dello Stato Giorgio Napolitano e il presidente del Senato Franco Marini vedrebbe di buon occhio un dialogo più costruttivo tra i Poli, magari già nei prossimi mesi e proprio in vista della Finanziaria. Infine c’è chi la sua «larga intesa» l’ha già portata a casa. Si tratta di Pier Ferdinando Casini, Francesco Rutelli e Clemente Mastella. In una parola: il partito unico di centro. Tra i tre leader, infatti, sembra esserci molto di più di un’amicizia personale e non è un caso che, anche nelle partite più difficili giocate dal governo Prodi in questi mesi, Udeur, Udc e Margherita, si siano spesso trovati dalla stessa parte della barricata. Dalle liberalizzazioni all’indulto, dall’Afghanistan alla crisi in Medioriente, non c’è stato campo dell’azione dell’esecutivo su cui Francesco, Clemente e Pier Ferdinando non abbiano cercato la strada del dialogo e del confronto (salvo poi dividersi appena Prodi, più interessato a salvaguardare la compattezza della propria maggioranza, optava per un rassicurante voto di fiducia). E gli ultimi giorni sono stati ancora più rivelatori con Casini in campo per lodare Rutelli e la sua scelta di aprire alla Cdl invitando Berlusconi alla festa della Margherita di settembre; e Mastella che ieri, dalle pagine della Stampa, è tornato a parlare del suo sogno di «un grande centro» equidistante da entrambi i Poli. Dopotutto la «corrispondenza di amorosi sensi» tra Udc, Udeur e Margherita ha radici lontane. Già nel 2005, infatti, Mastella aveva provato l’affondo proponendo alle altre forze centriste il «Patto di Telese»: un accordo prima delle elezioni che, indipendentemente dal vincitore, avrebbe «vincolato» i contraenti ad un dialogo sui temi della politica estera e dei valori (un equivalente delle larghe intese proposte in questi giorni da Rutelli). L’idea, però, era caduta nel vuoto. Ma non la voglia di proseguire fianco a fianco. E, se Bruno Tabacci lanciava l’idea di un partito Casini-Rutelli da far nascere una volta che Berlusconi avrebbe fatto un passo indietro (un partito capace di raccogliere, oltre ai due leader, personaggi come Pisanu, Marini e Scajola), il numero uno dell’Udc azzardava anche un tentativo di opa nei confronti dell’Udeur. In fondo quella tra Casini e Mastella è un’amicizia di lunga data. Insieme nella Dc e cofondatori del Ccd i due si sono sempre stimati. Così non è raro sentire il ministro della Giustizia pronunciare frasi come: «Alcuni giornali scrivono che io e Casini siamo due fratelli siamesi; ma i fratelli siamesi, una volta separati, non possono essere ricongiunti. I fratelli normali, invece, quando si separano poi si possono ricongiungere. Questo non significa che lo facciamo domani, ma come dice il film "mai dire mai"» (4 settembre 2005). O ascoltare l’ex presidente della Camera rivolgere a Mastella un accorato appello: «Il tuo posto è nel centrodestra» (26 gennaio 2006). Alla vigilia delle scorse elezioni qualcuno aveva anche parlato di un possibile ricongiungimento sotto le insegne della Cdl, ma così non è stato. Più recente, ma non per questo meno forte, il legame tra Casini e il ministro dei Beni Culturali Rutelli. Dopo il referendum sulla procreazione assistita dello scorso anno, i due si sono trovati coinvolti in una strana competition: quella per conquistare il voto cattolico. Così, se Rutelli candidava Luigi Bobba (Acli) e Paola Binetti (comitato Scienza & Vita), Casini rispondeva con Luisa Santolini (comitato Scienza & Vita e Forum delle Associazioni Familiari). Ma è sui grandi temi etici, come ad esempio i Pacs, che Pier e Francesco hanno scoperto un’insolita sintonia (dopotutto Rutelli è pur sempre un’ex Radicale). Certo, come tutte le storie che si rispettino non sono mancate le tensioni (soprattutto in campagna elettorale quando Casini definì la Margherita i «servi sciocchi della sinistra»), ma alla fine ha sempre prevalso l’unità. Al punto che, durante il faccia a faccia televisivo che precedette le elezioni politiche (22 marzo 2006), Rutelli usò parte del suo appello finale per rivolgersi all’amico. «Sono pronto - disse ipotizzando la vittoria dell’Unione - a tendervi la mano sulla sicurezza, sulla politica internazionale, sulla pace, sulle riforme della Costituzione e della legge elettorale». Sembrava una promessa elettorale, chi l’avrebbe detto che, da quella mano tesa, sarebbe passato il futuro del partito unico di centro.

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