«Decreto per fermare l'ondata di ricatti»
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ROMA - Il Consiglio dei ministri ha varato sull'onda dello scandalo Telecom un provvedimento sulle intercettazioni telefoniche. Un decreto legge immediato per fermare «l'ondata di ricatti» spiega Romano Prodi.
IL DECRETO - Le linee guida del testo le illustra il ministro dell'Interno Amato: «Le intercettazioni illegali non potranno essere utilizzate ai fini processuali e vanno distrutte». «Sarà reato - afferma Amato - anche detenere le intercettazioni illegali». Il premier partecipando a Vasto alla festa dell'Italia dei Valori va oltre: «Il decreto che abbiamo immaginato ha l'obiettivo di tentare che almeno il marcio non dilaghi». Prodi parla di un'intesa raggiunta con la Cdl e spiega che ci sono stati contatti anche «con i leader dell'opposizione». Ipotesi confermata dal ministro Mastella che a sua volta riferisce di contatti con il Csm, nella persona del vicepresidente Nicola Mancino. «Vogliamo che non parta quest'ondata di ricatti - aggiunge Prodi - perché allora l'attentato alla democrazia sarebbe ancora più forte e ancora più grave». Il presidente del Consiglio apre anche alla richiesta della Cdl di istituire una commissione d'inchiesta ad hoc, «purché - è la sua condizione - sia rapida».
L'ATTACCO ALL'AUTORITA' PER LA PRIVACY - Una «violazione dl diritto impressionante» così Prodi definisce il caso della rete illegale parallela all'azienda telefonica. «Quella che stamattina veniva adombrata da alcuni giornali, con liste dei nomi, è un industria parallela, una cosa di dimensioni enormi». «Mi chiedo - attacca Prodi - cosa abbia fatto l'Autorità per la privacy, o altre autorità del genere, e quali limiti gli siano stati imposti».
BERLUSCONI E LA VENDITA DI TIM - Rendere pubbliche le reti? «In Italia sarebbe complicato, anche se in altri Paesi succede. Ci sarebbe un problema tra controllore e controllati - osserva Prodi - Non ho mai preso in considerazione questa soluzione. Questo tipo di soluzione ha una sua logica, ma sarebbe complesso e difficile metterla in pratica», spiega il premier. Che spiega di non aver mai letto il «piano Rovati, nemmeno in Cina, anche perché avevo altro da fare»». «Per questo non posso dire nulla», aggiunge. Un interesse di Silvio Berlusconi su Tim? «Non c'è il problema Berlusconi o Bianchi o Rossi. È un problema di conflitto d'interessi, se non c'è il conflitto d'interessi...», puntualizza Prodi. Che torna poi sulla sua tormentata decisione di riferire alle Camere. «Non mi tiro mai indietro sulla sacralità del Parlamento» continua Prodi, precisando che la sua risposta "ma siamo matti" era riferita «ad una richiesta dei giornalisti per spiegare il piano Rovati», cosa che è «al di fuori del governo».
ULTIMATUM AGLI ALLEATI - Nell'intervento di Prodi c'è spazio anche per una digressione sugli alleati. Non tra le più tenere, va detto. «Io sono convinto che se non ce la faccio vado a casa, ma sono anche convinto che non vado mica a casa da solo». (www.corriere.it)
L'ATTACCO ALL'AUTORITA' PER LA PRIVACY - Una «violazione dl diritto impressionante» così Prodi definisce il caso della rete illegale parallela all'azienda telefonica. «Quella che stamattina veniva adombrata da alcuni giornali, con liste dei nomi, è un industria parallela, una cosa di dimensioni enormi». «Mi chiedo - attacca Prodi - cosa abbia fatto l'Autorità per la privacy, o altre autorità del genere, e quali limiti gli siano stati imposti».
BERLUSCONI E LA VENDITA DI TIM - Rendere pubbliche le reti? «In Italia sarebbe complicato, anche se in altri Paesi succede. Ci sarebbe un problema tra controllore e controllati - osserva Prodi - Non ho mai preso in considerazione questa soluzione. Questo tipo di soluzione ha una sua logica, ma sarebbe complesso e difficile metterla in pratica», spiega il premier. Che spiega di non aver mai letto il «piano Rovati, nemmeno in Cina, anche perché avevo altro da fare»». «Per questo non posso dire nulla», aggiunge. Un interesse di Silvio Berlusconi su Tim? «Non c'è il problema Berlusconi o Bianchi o Rossi. È un problema di conflitto d'interessi, se non c'è il conflitto d'interessi...», puntualizza Prodi. Che torna poi sulla sua tormentata decisione di riferire alle Camere. «Non mi tiro mai indietro sulla sacralità del Parlamento» continua Prodi, precisando che la sua risposta "ma siamo matti" era riferita «ad una richiesta dei giornalisti per spiegare il piano Rovati», cosa che è «al di fuori del governo».
ULTIMATUM AGLI ALLEATI - Nell'intervento di Prodi c'è spazio anche per una digressione sugli alleati. Non tra le più tenere, va detto. «Io sono convinto che se non ce la faccio vado a casa, ma sono anche convinto che non vado mica a casa da solo». (www.corriere.it)
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