FITTO PORTA IN PARLAMENTO I ”PACS” DI VENDOLA E IL GOVERNO NON RISPONDE
Atti parlamentari - Resoconto Camera dei Deputati - Seduta del 5/10/2006 Seduta del 5/10/2006
(Mancata impugnazione, da parte del Governo, della legge approvata dal Consiglio regionale della Puglia che estende i servizi sociali alle coppie di fatto - n. 2-00158 )
PRESIDENTE. L’onorevole Fitto ha facoltà di illustrare la sua interpellanza n. 2-00158 (vedi l’allegato A - Interpellanze urgenti sezione 7).
RAFFAELE FITTO. Signor Presidente, l’interpellanza nasce da una doppia esigenza: la prima di carattere tecnico, la seconda di carattere squisitamente politico, rispetto alle differenze che vi sono anche nell’ambito di questo testo legislativo. Nei giorni scorsi abbiamo appreso da numerosi organi di informazione che nel Consiglio dei ministri, durante il quale si è discusso sulla possibilità o meno di impugnare davanti alla Corte Costituzionale, vi sia stata una vera e propria discussione di carattere politico. Da qui la prima questione di carattere tecnico. In Consiglio dei ministri non si è ragionato sulla valutazione di carattere costituzionale e quindi sulla necessità o meno di impugnare la legge sulle tematiche che venivano portate alla sua attenzione, così come dovrebbe essere, nel pieno rispetto della Costituzione, ma c’è stata una proposta del ministro Lanzillotta (argomento sul quale tornerò tra qui a breve, peraltro già da noi anticipato nei mesi precedenti) di impugnare questo provvedimento legislativo davanti alla Corte Costituzionale per due questioni di incostituzionalità. Si è aperto un dibattito in Consiglio dei ministri nel corso del quale il ministro Lanzillotta è risultata soccombente (di ciò si è letto sui giornali ed ciò che accaduto). Cosa proponeva sostanzialmente il ministro Lanzillotta in Consiglio dei ministri? Ella proponeva di impugnare questa legge su due punti particolari. Il primo, la totale mancanza di copertura finanziaria per i tanti organismi inseriti all’interno di questa legge (è una contraddizione clamorosa con quanto sta accadendo durante la discussione della legge finanziaria, nella quale si tagliano i trasferimenti agli enti locali e poi si creano decine di organismi a livello locale, con decine di nomine, indennità e gettoni di presenza, senza che vi sia alcun controllo di spesa). In più, all’interno di questo provvedimento, vi è un aspetto che ha una rilevanza particolare dal punto di vista politico e che oltre alla copertura finanziaria ci pone di fronte ad un problema che ci vedrà sicuramente impegnati in Parlamento nei prossimi mesi. Sto parlando del famoso provvedimento legislativo che anticipa non già la legge che riconosce i Pacs, ma qualcosa di più, perché all’interno di quel provvedimento si parla di «unioni solidaristiche tra due o più persone». Con tutta l’apertura mentale di questo mondo, immaginando anche che ci possa essere una visione della società aperta e moderna, non retrograda magari come la mia, anche a voler immaginare uno scenario completamente diverso, queste unioni solidaristiche tra due o più persone non sono previste dalla Costituzione né da altre norme. Mi chiedo se da un punto di vista finanziario non si vadano ad attuare dei diritti soggettivi sul territorio non più gestibili o quantificabili (ed è la prima osservazione che il ministro Lanzillotta ha giustamente svolto in Consiglio dei ministri). Inoltre, vorrei capire, forse è un mio limite culturale, cosa sia una unione solidaristica tra due o più persone. Faremo un confronto sui Pacs dalle nostre posizioni, ma parlare di due o più persone attraverso queste unioni è un escamotage all’interno del quale vi è una delle più grandi contraddizioni che esistono nel centro-sinistra. La Puglia è la regione che ha anticipato quelle che sono le formule sulle quali dovrete trovare un compromesso all’interno della legge nazionale, per cercare di consentire a ciascuno di esprimere le proprie opinioni diverse dicendo però esattamente la stessa cosa, e qui c’è il paradosso. Tutto ciò può dar luogo ad un ulteriore elemento di preoccupazione. Non stiamo parlando, signor sottosegretario, di una legge regionale, la cui costituzionalità o meno possa essere affidata ad un dibattito politico all’interno del Consiglio dei ministri. Ciò che chiediamo con questa interpellanza è capire cosa realmente sia accaduto all’interno di quel Consiglio nel momento in cui c’è stata una discussione, una proposta, basata su osservazioni, da parte del ministero competente di impugnare la legge dinanzi alla Corte costituzionale, con la conseguente rivolta di alcuni ministri, Pollastrini, Bindi, Ferrero, Pecoraro Scanio ed altri, citati ufficialmente in dichiarazioni pubbliche, che hanno «stoppato» il ministro Lanzillotta. La mia domanda è questa: esiste un profilo di incostituzionalità oppure esiste una valutazione che il Consiglio dei ministri fa dal punto di vista politico per evitare di entrare in contrasto con un governo regionale, su una legge che da un punto di vista costituzionale fa acqua da tutte le parti? Questa è la domanda. Mi riserverò poi in sede di replica di fare ulteriori considerazioni sulla recente polemica - mi dispiace che il ministro Lanzillotta non sia qui presente - che proprio ieri sera ha registrato la parte finale di questa vicenda, con la richiesta di dimissioni del ministro Lanzillotta da parte del Presidente della Giunta regionale per un altro provvedimento. Quindi, prendiamo praticamente atto che, oramai, sia la Costituzione di questo paese, sia le valutazioni ad essa riferite sono piegate agli scontri politici interni a questa maggioranza (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia)! PRESIDENTE. Il sottosegretario di Stato per i rapporti con il Parlamento e le riforme istituzionali, Paolo Naccarato, ha facoltà di rispondere. PAOLO NACCARATO, Sottosegretario di Stato per i rapporti con il Parlamento e le riforme istituzionali. Signor Presidente, con riferimento all’interpellanza urgente presentata dall’onorevole Fitto e da altri deputati, riguardante la legge regionale approvata il 30 giugno 2006 dal consiglio regionale della Puglia, recante «Disciplina del sistema integrato dei servizi sociali per la dignità ed il benessere delle donne e degli uomini in Puglia», l’interpellanza dichiara che, come da notizie di stampa, nel corso della riunione del Consiglio dei ministri dell’8 settembre ultimo scorso, il ministro per gli affari regionali e le autonomie locali, Linda Lanzillotta, avrebbe proposto di impugnare la legge pugliese. Tuttavia, il Governo avrebbe deciso di non mettere ai voti la proposta del ministro Lanzillotta e, quindi, di salvare la suddetta legge, come del resto ha testè affermato l’onorevole Fitto. Al riguardo, si precisa che le deliberazioni del Consiglio dei ministri sono collegiali, indipendentemente dalla posizione dei singoli ministri, che possono, naturalmente, esprimere personalmente la propria opinione su una determinata materia. Quanto alla lamentata mancanza di votazione, spetta soltanto al Presidente del Consiglio fissare le modalità relative alla formalizzazione di quanto deliberato dal Consiglio stesso, così come previsto dall’articolo 7, comma 2, del regolamento interno del Consiglio dei ministri, laddove viene stabilito - cito testualmente - che: «Il Presidente del Consiglio dei ministri dirige i lavori del Consiglio; precisa le conseguenze delle varie proposte; pone ai voti, ove lo ritenga opportuno, fissandone le modalità e le deliberazioni; dichiara l’esito delle votazioni e l’adozione delle deliberazioni». Pertanto, nella fattispecie, al termine di una valutazione collegiale è stata assunta una deliberazione altrettanto collegiale. A riprova di ciò, non risultano a verbale opinioni dissenzienti e, quindi, nessun ministro si è avvalso della facoltà pur prevista dal comma 3 del citato articolo 7 del regolamento interno del Consiglio dei ministri, il quale prevede - cito anche in questo caso testualmente - che: «Prima della votazione chi dissente può chiedere che ne sia dato atto nel processo verbale, eventualmente, anche con una succinta motivazione». Relativamente alla compatibilità della legge regionale pugliese con la Costituzione e con le leggi nazionali, si fa presente l’opportunità di una lettura «sistematica» della stessa Costituzione, incentrata sulla consapevolezza che al favor familiae, riconosciuto dall’articolo 29, si affiancano vari altri articoli, tra cui, in particolare, l’articolo 2 (riconoscimento dei diritti dell’uomo in tutte le «formazioni sociali» ove si svolge la sua personalità) e l’articolo 3 (divieto di discriminazione e dovere della Repubblica di rimuovere gli ostacoli economico-sociali all’uguaglianza). Chiara e senza equivoci è la ricostruzione sistematica offerta, in questo ambito, dalla Corte costituzionale, in particolare a partire dalla sentenza n. 404 del 1988, dove è riconosciuta alla famiglia di fatto la natura di formazione sociale ai sensi dell’articolo 2 della Costituzione e dove, a partire dal caso di specie di parificazione del convivente more uxorio al coniuge nel succedere nel contratto di locazione di immobili privati o di residenza pubblica, si rileva che, nell’ambito dei diritti economico-sociali, non vi possono essere discriminazioni irragionevoli. Premesse le suesposte considerazioni, la legge regionale della Puglia 10 luglio 2006, n. 19, mantiene in vigore le disposizioni contenute negli articoli 1 e 2 della legge regionale della stessa regione Puglia 2 aprile 2004, n. 5 (vale a dire, la legge quadro per la famiglia) e dedica il proprio titolo II alla «Famiglia nel sistema integrato dei servizi», distinguendo significativamente le disposizioni di tutela e promozione della famiglia ex articolo 29 della Costituzione dalle norme che riconoscono determinati diritti sociali a nuclei di persone legate da «vincoli solidaristici». Infine, per quanto riguarda la copertura finanziaria idonea a garantire la tutela di questi ultimi, l’articolo 67, comma 5, della legge regionale in questione riserva un 10 per cento della quota regionale del Fondo nazionale per le politiche sociali a tali interventi proporzionali e ad altri interventi della medesima natura. PRESIDENTE. L’onorevole Fitto ha facoltà di replicare. RAFFAELE FITTO. Signor Presidente, non sono soddisfatto della risposta del sottosegretario per diverse ragioni. Innanzitutto, ringrazio il sottosegretario Naccarato, ma, da parlamentare, conosco il funzionamento del Consiglio dei ministri. La sua spiegazione sul funzionamento del Consiglio dei ministri - sul fatto che il presidente avanza proposte e che il ministro può dissentire e sulla valenza del verbale - riguarda aspetti abbastanza noti; lo ringrazio, ma ciò non c’entra nulla con il merito della questione di cui stiamo parlando. Vorrei anche ricordare al sottosegretario che la questione che abbiamo sollevato è tanto vera che, proprio ieri sera, si è manifestata una «coda» di questa polemica, come accennavo in precedenza. Visto che dobbiamo mettere la testa sotto la sabbia e far finta di nulla, le vorrei dire come stanno le cose. Innanzitutto, il ministro Lanzillotta è intervenuta in Consiglio dei ministri non come uno dei tanti ministri, ma in qualità di ministro per gli affari regionali, ossia (visto che dobbiamo illustrare dettagliatamente l’organizzazione del Consiglio dei ministri) come il ministro che, rispetto ad una legge regionale, ascolta tutti gli altri ministri, chiede se vi siano delle osservazioni e propone le sue valutazioni rispetto al merito della legge regionale. Quindi, è il ministro competente sulle leggi regionali, e non un ministro che, casualmente, si trova ad effettuare queste valutazioni. Il ministro Lanzillotta, in modo coerente, ha proposto due questioni, che sono esattamente l’opposto rispetto a quanto contenuto nella sua risposta, che sinceramente mi lascia del tutto insoddisfatto. La prima è quella collegata alla mancanza di copertura finanziaria della legge, data l’enormità degli interventi previsti nei confronti di tutti i cittadini, senza alcun tipo di specificazione. La seconda è legata ad una questione più politica, rispetto alla quale lei, signor sottosegretario, non può fare un generico riferimento. Infatti, in quella legge si parla di unioni solidaristiche fra due o più persone. Le ripropongo la domanda: non riesco a comprendere il significato di unioni tra due o più persone, pur facendo uno sforzo mentale, che possa giungere ad un riconoscimento dei diritti soggettivi che, come lei ha ricordato, nelle leggi regionali varate dal precedente governo regionale erano assolutamente riconosciuti, senza alcuna discriminazione. Vorrei capire quali sono le unioni solidaristiche fra due o più persone. Questo rimane un punto oscuro al quale, sinceramente, non riesco a dare una risposta; né lei lo ha fatto oggi. Vi è di più, e mi avvio alla conclusione. Prima dell’approvazione di questa legge vi è stato un carteggio ufficioso, reso più o meno ufficiale, fra l’assessore regionale e il ministro Bindi, che ha scavalcato il ministro Lanzillotta. Non ne possiamo venire a conoscenza, ma si tratta della sintesi del tentativo di delegittimazione della proposta del ministro Lanzillotta in seno al Consiglio dei ministri. Vuole che le dica perché tutto ciò è vero e perché quanto lei ha affermato è assolutamente falso? Glielo spiego. Nei giorni scorsi, il Consiglio dei ministri aveva svolto osservazioni rispetto ad una legge regionale sull’assestamento di bilancio. Ieri pomeriggio, il presidente della regione Puglia ha svolto alcune valutazioni sulle osservazioni del Governo. Ma, trascinato dalla foga di prendersela con il ministro Lanzillotta per l’episodio che ho citato, ha chiesto le dimissioni della stessa, poiché il Governo si era permesso di svolgere osservazioni su alcuni aspetti specifici in ordine ad una legge regionale sull’assestamento di bilancio. Tuttavia, queste osservazioni si riferiscono non certamente ad una proposta, paradossalmente, del ministro Lanzillotta, ma ad altri ministri che hanno proposto alla stessa di svolgere osservazioni su un’altra legge regionale. È evidente che, in questo contesto, esiste una grande contraddizione. Siamo arrivati alla richiesta di dimissioni del ministro Lanzillotta come vendetta politica nei confronti del tentativo da parte del ministro stesso di rispettare i precetti costituzionali in riferimento a questa legge. Per quanto ci riguarda, quindi, rimane la piena insoddisfazione. Prendiamo atto della notevole incoerenza e del fatto che, per effetto di questa grande polemica che esiste all’interno del centrosinistra, si arriva a delegittimare, all’interno del Consiglio dei ministri, la proposta del ministro competente per materia che propone una osservazione di carattere costituzionale. Di conseguenza, lo stesso Consiglio dei ministri deve trovare una sintesi di carattere politico tale da piegare - perché di questo si tratta - la nostra Costituzione. Voglio anche dire, per quanto ci riguarda, che alla luce di questo comportamento non solamente adotteremo un’iniziativa specifica ma, quando arriveremo a discutere, in questa sede, di altri provvedimenti del genere, noi saremo portatori di un messaggio non di retroguardia. Il nostro messaggio, infatti, è molto diverso: il rispetto dei diritti soggettivi di ogni singolo cittadino, al di là delle sue tendenze sessuali, non è in discussione; noi mettiamo in discussione il tentativo di stravolgere il modello organizzativo della nostra società. Riconoscere diritti a tutti i cittadini è doveroso. Tuttavia, il modello di società fondato, in base all’articolo 29 della nostra Costituzione, in forma laica sulla famiglia non può essere messo in condizione di essere stravolto e calpestato da una logica che sicuramente non ci appartiene e che ad esso non può essere equiparata. Pur nel rispetto dei diritti di ogni singolo cittadino, noi la combatteremo con tutte le nostre forze e con tutte le nostre iniziative. Certamente, la risposta che lei ha dato è la sintesi delle grandi contraddizioni che sono all’interno di questo Governo e di questo Consiglio dei ministri.
Fonte www.raffaelefitto.it
(Mancata impugnazione, da parte del Governo, della legge approvata dal Consiglio regionale della Puglia che estende i servizi sociali alle coppie di fatto - n. 2-00158 )
PRESIDENTE. L’onorevole Fitto ha facoltà di illustrare la sua interpellanza n. 2-00158 (vedi l’allegato A - Interpellanze urgenti sezione 7).
RAFFAELE FITTO. Signor Presidente, l’interpellanza nasce da una doppia esigenza: la prima di carattere tecnico, la seconda di carattere squisitamente politico, rispetto alle differenze che vi sono anche nell’ambito di questo testo legislativo. Nei giorni scorsi abbiamo appreso da numerosi organi di informazione che nel Consiglio dei ministri, durante il quale si è discusso sulla possibilità o meno di impugnare davanti alla Corte Costituzionale, vi sia stata una vera e propria discussione di carattere politico. Da qui la prima questione di carattere tecnico. In Consiglio dei ministri non si è ragionato sulla valutazione di carattere costituzionale e quindi sulla necessità o meno di impugnare la legge sulle tematiche che venivano portate alla sua attenzione, così come dovrebbe essere, nel pieno rispetto della Costituzione, ma c’è stata una proposta del ministro Lanzillotta (argomento sul quale tornerò tra qui a breve, peraltro già da noi anticipato nei mesi precedenti) di impugnare questo provvedimento legislativo davanti alla Corte Costituzionale per due questioni di incostituzionalità. Si è aperto un dibattito in Consiglio dei ministri nel corso del quale il ministro Lanzillotta è risultata soccombente (di ciò si è letto sui giornali ed ciò che accaduto). Cosa proponeva sostanzialmente il ministro Lanzillotta in Consiglio dei ministri? Ella proponeva di impugnare questa legge su due punti particolari. Il primo, la totale mancanza di copertura finanziaria per i tanti organismi inseriti all’interno di questa legge (è una contraddizione clamorosa con quanto sta accadendo durante la discussione della legge finanziaria, nella quale si tagliano i trasferimenti agli enti locali e poi si creano decine di organismi a livello locale, con decine di nomine, indennità e gettoni di presenza, senza che vi sia alcun controllo di spesa). In più, all’interno di questo provvedimento, vi è un aspetto che ha una rilevanza particolare dal punto di vista politico e che oltre alla copertura finanziaria ci pone di fronte ad un problema che ci vedrà sicuramente impegnati in Parlamento nei prossimi mesi. Sto parlando del famoso provvedimento legislativo che anticipa non già la legge che riconosce i Pacs, ma qualcosa di più, perché all’interno di quel provvedimento si parla di «unioni solidaristiche tra due o più persone». Con tutta l’apertura mentale di questo mondo, immaginando anche che ci possa essere una visione della società aperta e moderna, non retrograda magari come la mia, anche a voler immaginare uno scenario completamente diverso, queste unioni solidaristiche tra due o più persone non sono previste dalla Costituzione né da altre norme. Mi chiedo se da un punto di vista finanziario non si vadano ad attuare dei diritti soggettivi sul territorio non più gestibili o quantificabili (ed è la prima osservazione che il ministro Lanzillotta ha giustamente svolto in Consiglio dei ministri). Inoltre, vorrei capire, forse è un mio limite culturale, cosa sia una unione solidaristica tra due o più persone. Faremo un confronto sui Pacs dalle nostre posizioni, ma parlare di due o più persone attraverso queste unioni è un escamotage all’interno del quale vi è una delle più grandi contraddizioni che esistono nel centro-sinistra. La Puglia è la regione che ha anticipato quelle che sono le formule sulle quali dovrete trovare un compromesso all’interno della legge nazionale, per cercare di consentire a ciascuno di esprimere le proprie opinioni diverse dicendo però esattamente la stessa cosa, e qui c’è il paradosso. Tutto ciò può dar luogo ad un ulteriore elemento di preoccupazione. Non stiamo parlando, signor sottosegretario, di una legge regionale, la cui costituzionalità o meno possa essere affidata ad un dibattito politico all’interno del Consiglio dei ministri. Ciò che chiediamo con questa interpellanza è capire cosa realmente sia accaduto all’interno di quel Consiglio nel momento in cui c’è stata una discussione, una proposta, basata su osservazioni, da parte del ministero competente di impugnare la legge dinanzi alla Corte costituzionale, con la conseguente rivolta di alcuni ministri, Pollastrini, Bindi, Ferrero, Pecoraro Scanio ed altri, citati ufficialmente in dichiarazioni pubbliche, che hanno «stoppato» il ministro Lanzillotta. La mia domanda è questa: esiste un profilo di incostituzionalità oppure esiste una valutazione che il Consiglio dei ministri fa dal punto di vista politico per evitare di entrare in contrasto con un governo regionale, su una legge che da un punto di vista costituzionale fa acqua da tutte le parti? Questa è la domanda. Mi riserverò poi in sede di replica di fare ulteriori considerazioni sulla recente polemica - mi dispiace che il ministro Lanzillotta non sia qui presente - che proprio ieri sera ha registrato la parte finale di questa vicenda, con la richiesta di dimissioni del ministro Lanzillotta da parte del Presidente della Giunta regionale per un altro provvedimento. Quindi, prendiamo praticamente atto che, oramai, sia la Costituzione di questo paese, sia le valutazioni ad essa riferite sono piegate agli scontri politici interni a questa maggioranza (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia)! PRESIDENTE. Il sottosegretario di Stato per i rapporti con il Parlamento e le riforme istituzionali, Paolo Naccarato, ha facoltà di rispondere. PAOLO NACCARATO, Sottosegretario di Stato per i rapporti con il Parlamento e le riforme istituzionali. Signor Presidente, con riferimento all’interpellanza urgente presentata dall’onorevole Fitto e da altri deputati, riguardante la legge regionale approvata il 30 giugno 2006 dal consiglio regionale della Puglia, recante «Disciplina del sistema integrato dei servizi sociali per la dignità ed il benessere delle donne e degli uomini in Puglia», l’interpellanza dichiara che, come da notizie di stampa, nel corso della riunione del Consiglio dei ministri dell’8 settembre ultimo scorso, il ministro per gli affari regionali e le autonomie locali, Linda Lanzillotta, avrebbe proposto di impugnare la legge pugliese. Tuttavia, il Governo avrebbe deciso di non mettere ai voti la proposta del ministro Lanzillotta e, quindi, di salvare la suddetta legge, come del resto ha testè affermato l’onorevole Fitto. Al riguardo, si precisa che le deliberazioni del Consiglio dei ministri sono collegiali, indipendentemente dalla posizione dei singoli ministri, che possono, naturalmente, esprimere personalmente la propria opinione su una determinata materia. Quanto alla lamentata mancanza di votazione, spetta soltanto al Presidente del Consiglio fissare le modalità relative alla formalizzazione di quanto deliberato dal Consiglio stesso, così come previsto dall’articolo 7, comma 2, del regolamento interno del Consiglio dei ministri, laddove viene stabilito - cito testualmente - che: «Il Presidente del Consiglio dei ministri dirige i lavori del Consiglio; precisa le conseguenze delle varie proposte; pone ai voti, ove lo ritenga opportuno, fissandone le modalità e le deliberazioni; dichiara l’esito delle votazioni e l’adozione delle deliberazioni». Pertanto, nella fattispecie, al termine di una valutazione collegiale è stata assunta una deliberazione altrettanto collegiale. A riprova di ciò, non risultano a verbale opinioni dissenzienti e, quindi, nessun ministro si è avvalso della facoltà pur prevista dal comma 3 del citato articolo 7 del regolamento interno del Consiglio dei ministri, il quale prevede - cito anche in questo caso testualmente - che: «Prima della votazione chi dissente può chiedere che ne sia dato atto nel processo verbale, eventualmente, anche con una succinta motivazione». Relativamente alla compatibilità della legge regionale pugliese con la Costituzione e con le leggi nazionali, si fa presente l’opportunità di una lettura «sistematica» della stessa Costituzione, incentrata sulla consapevolezza che al favor familiae, riconosciuto dall’articolo 29, si affiancano vari altri articoli, tra cui, in particolare, l’articolo 2 (riconoscimento dei diritti dell’uomo in tutte le «formazioni sociali» ove si svolge la sua personalità) e l’articolo 3 (divieto di discriminazione e dovere della Repubblica di rimuovere gli ostacoli economico-sociali all’uguaglianza). Chiara e senza equivoci è la ricostruzione sistematica offerta, in questo ambito, dalla Corte costituzionale, in particolare a partire dalla sentenza n. 404 del 1988, dove è riconosciuta alla famiglia di fatto la natura di formazione sociale ai sensi dell’articolo 2 della Costituzione e dove, a partire dal caso di specie di parificazione del convivente more uxorio al coniuge nel succedere nel contratto di locazione di immobili privati o di residenza pubblica, si rileva che, nell’ambito dei diritti economico-sociali, non vi possono essere discriminazioni irragionevoli. Premesse le suesposte considerazioni, la legge regionale della Puglia 10 luglio 2006, n. 19, mantiene in vigore le disposizioni contenute negli articoli 1 e 2 della legge regionale della stessa regione Puglia 2 aprile 2004, n. 5 (vale a dire, la legge quadro per la famiglia) e dedica il proprio titolo II alla «Famiglia nel sistema integrato dei servizi», distinguendo significativamente le disposizioni di tutela e promozione della famiglia ex articolo 29 della Costituzione dalle norme che riconoscono determinati diritti sociali a nuclei di persone legate da «vincoli solidaristici». Infine, per quanto riguarda la copertura finanziaria idonea a garantire la tutela di questi ultimi, l’articolo 67, comma 5, della legge regionale in questione riserva un 10 per cento della quota regionale del Fondo nazionale per le politiche sociali a tali interventi proporzionali e ad altri interventi della medesima natura. PRESIDENTE. L’onorevole Fitto ha facoltà di replicare. RAFFAELE FITTO. Signor Presidente, non sono soddisfatto della risposta del sottosegretario per diverse ragioni. Innanzitutto, ringrazio il sottosegretario Naccarato, ma, da parlamentare, conosco il funzionamento del Consiglio dei ministri. La sua spiegazione sul funzionamento del Consiglio dei ministri - sul fatto che il presidente avanza proposte e che il ministro può dissentire e sulla valenza del verbale - riguarda aspetti abbastanza noti; lo ringrazio, ma ciò non c’entra nulla con il merito della questione di cui stiamo parlando. Vorrei anche ricordare al sottosegretario che la questione che abbiamo sollevato è tanto vera che, proprio ieri sera, si è manifestata una «coda» di questa polemica, come accennavo in precedenza. Visto che dobbiamo mettere la testa sotto la sabbia e far finta di nulla, le vorrei dire come stanno le cose. Innanzitutto, il ministro Lanzillotta è intervenuta in Consiglio dei ministri non come uno dei tanti ministri, ma in qualità di ministro per gli affari regionali, ossia (visto che dobbiamo illustrare dettagliatamente l’organizzazione del Consiglio dei ministri) come il ministro che, rispetto ad una legge regionale, ascolta tutti gli altri ministri, chiede se vi siano delle osservazioni e propone le sue valutazioni rispetto al merito della legge regionale. Quindi, è il ministro competente sulle leggi regionali, e non un ministro che, casualmente, si trova ad effettuare queste valutazioni. Il ministro Lanzillotta, in modo coerente, ha proposto due questioni, che sono esattamente l’opposto rispetto a quanto contenuto nella sua risposta, che sinceramente mi lascia del tutto insoddisfatto. La prima è quella collegata alla mancanza di copertura finanziaria della legge, data l’enormità degli interventi previsti nei confronti di tutti i cittadini, senza alcun tipo di specificazione. La seconda è legata ad una questione più politica, rispetto alla quale lei, signor sottosegretario, non può fare un generico riferimento. Infatti, in quella legge si parla di unioni solidaristiche fra due o più persone. Le ripropongo la domanda: non riesco a comprendere il significato di unioni tra due o più persone, pur facendo uno sforzo mentale, che possa giungere ad un riconoscimento dei diritti soggettivi che, come lei ha ricordato, nelle leggi regionali varate dal precedente governo regionale erano assolutamente riconosciuti, senza alcuna discriminazione. Vorrei capire quali sono le unioni solidaristiche fra due o più persone. Questo rimane un punto oscuro al quale, sinceramente, non riesco a dare una risposta; né lei lo ha fatto oggi. Vi è di più, e mi avvio alla conclusione. Prima dell’approvazione di questa legge vi è stato un carteggio ufficioso, reso più o meno ufficiale, fra l’assessore regionale e il ministro Bindi, che ha scavalcato il ministro Lanzillotta. Non ne possiamo venire a conoscenza, ma si tratta della sintesi del tentativo di delegittimazione della proposta del ministro Lanzillotta in seno al Consiglio dei ministri. Vuole che le dica perché tutto ciò è vero e perché quanto lei ha affermato è assolutamente falso? Glielo spiego. Nei giorni scorsi, il Consiglio dei ministri aveva svolto osservazioni rispetto ad una legge regionale sull’assestamento di bilancio. Ieri pomeriggio, il presidente della regione Puglia ha svolto alcune valutazioni sulle osservazioni del Governo. Ma, trascinato dalla foga di prendersela con il ministro Lanzillotta per l’episodio che ho citato, ha chiesto le dimissioni della stessa, poiché il Governo si era permesso di svolgere osservazioni su alcuni aspetti specifici in ordine ad una legge regionale sull’assestamento di bilancio. Tuttavia, queste osservazioni si riferiscono non certamente ad una proposta, paradossalmente, del ministro Lanzillotta, ma ad altri ministri che hanno proposto alla stessa di svolgere osservazioni su un’altra legge regionale. È evidente che, in questo contesto, esiste una grande contraddizione. Siamo arrivati alla richiesta di dimissioni del ministro Lanzillotta come vendetta politica nei confronti del tentativo da parte del ministro stesso di rispettare i precetti costituzionali in riferimento a questa legge. Per quanto ci riguarda, quindi, rimane la piena insoddisfazione. Prendiamo atto della notevole incoerenza e del fatto che, per effetto di questa grande polemica che esiste all’interno del centrosinistra, si arriva a delegittimare, all’interno del Consiglio dei ministri, la proposta del ministro competente per materia che propone una osservazione di carattere costituzionale. Di conseguenza, lo stesso Consiglio dei ministri deve trovare una sintesi di carattere politico tale da piegare - perché di questo si tratta - la nostra Costituzione. Voglio anche dire, per quanto ci riguarda, che alla luce di questo comportamento non solamente adotteremo un’iniziativa specifica ma, quando arriveremo a discutere, in questa sede, di altri provvedimenti del genere, noi saremo portatori di un messaggio non di retroguardia. Il nostro messaggio, infatti, è molto diverso: il rispetto dei diritti soggettivi di ogni singolo cittadino, al di là delle sue tendenze sessuali, non è in discussione; noi mettiamo in discussione il tentativo di stravolgere il modello organizzativo della nostra società. Riconoscere diritti a tutti i cittadini è doveroso. Tuttavia, il modello di società fondato, in base all’articolo 29 della nostra Costituzione, in forma laica sulla famiglia non può essere messo in condizione di essere stravolto e calpestato da una logica che sicuramente non ci appartiene e che ad esso non può essere equiparata. Pur nel rispetto dei diritti di ogni singolo cittadino, noi la combatteremo con tutte le nostre forze e con tutte le nostre iniziative. Certamente, la risposta che lei ha dato è la sintesi delle grandi contraddizioni che sono all’interno di questo Governo e di questo Consiglio dei ministri.
Fonte www.raffaelefitto.it
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