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16.10.06

Mussi guasta la festa del Professore

Alla festa per il compleanno delle primarie, Romano Prodi pranza a tortelloni e maccheroncini in mezzo al suo popolo, quella Bologna progressista riunita per l’occasione nel circolo dell’Arci «Benassi», poco fuori città. Uno spaccato perfetto di emilianità per venire a parlare di partito democratico, l’unico strumento possibile per mettere insieme «le forze riformiste del paese». Spiega il premier: «Il partito democratico è l’unione fra i partiti e il popolo. I partiti rappresentano tanta parte del popolo, ma c’è una parte di questo popolo che è fuori dai partiti. Il partito democratico si estende oltre i partiti».

Fabio Mussi

Quindi dovrebbe raccogliere (almeno negli auspici) anche coloro che non si riconoscono negli attuali partiti. Evocato da Prodi, il tema del partito democratico è stato anche al centro di un intervento di Mussi, che ha voluto rispondere a Massimo D’Alema. Il ministro degli Esteri si era detto dispiaciuto che il Pd potesse nascere senza l’apporto di Mussi e del «correntone» Ds. Il ministro per l’Università ha replicato secco: «Il Pd rappresenta un’iniziativa poco lungimirante poichè le alleanze durano un certo periodo, ma i partiti hanno una balistica diversa, una gittata più lunga. I partiti sono destinati a durare almeno 50 anni, hanno a che fare con la storia profonda della nazione. Capisco l'alleanza fra Ds e Margherita e la sola certezza che abbiamo al momento è che questa assomma al 31% dei voti del Paese, però non è chiaro tutto il resto: nè l'identità del partito democratico, nè le sue posizioni sui problemi internazionali, sulla laicità dello stato, sulle libertà dei cittadini, sulla libertà della scienza, sul lavoro». E dalla sinistra Ds ha parlato anche Cesare Salvi: «Il treno del Partito democratico è partito, non vorremmo però che fra ferrovie scassate e macchinisti affaticati abbia preso un percorso sbagliato. Per fondare un partito ci vorrebbero un'anima, un programma, una politica: per ora non si nota nulla di tutto ciò». Franco Monaco dell’Ulivo invece dice «no a dinamiche regressive e a divisioni che ostacolano il processo del partito democratico».

A Bologna intanto Prodi affronta anche altri temi, dal disegno di legge Gentiloni agli attacchi della Cdl al presidente Napolitano, da Mastella alla Finanziaria: «Il testo Gentiloni è estremamente equilibrato, se uno fa il confronto con le leggi straniere non può che arrivare a queste conclusioni». Sugli attacchi dell’opposizione al presidente taglia corto: «Non entro nella polemica, è un problema loro», dove loro sono la Cdl. Quanto al ministro Mastella che, a proposito delle primarie, aveva osservato che i votanti forse erano meno di quelli dichiarati, il premier sorride: «Mastella è un politico che guarda al presente e al futuro, il passato probabilmente se l’è dimenticato». Siamo alla finanziaria, che il presidente del consiglio definisce «di equità» e non «di sinistra»: «Io parlo di equità, la finanziaria finalmente comincia a invertire un andamento che portava i ricchi a essere sempre più ricchi e i poveri sempre più poveri. Noi in misura certamente non radicale ma con serietà abbiamo fatto una finanziaria di equità, cominciando a invertire questa tendenza».

In partenza per Madrid, dove incontrerà Zapatero, Prodi indica nell’immigrazione l’argomento principale del colloquio. Poi il pranzo coi sostenitori, 25 euro a persona, nella grande sala tombola del circolo Arci, e infine il ricordo delle primarie di un anno fa: «Noi ci aspettavamo allora qualche centinaio di migliaio di persone, ne sono venute dieci volte di più, perché la politica è partecipazione – ha attaccato Prodi – Buona parte di quel mandato siamo riusciti a portarlo avanti, non a compierlo». Riguardo alla finanziaria, il premier sottolinea: «Non si tiene in considerazione lo stato disastroso in cui abbiamo trovato le finanze pubbliche. Per cinque anni questo è stato un paese con crescita zero che ha prodotto differenze più elevate fra ricchi e poveri». In materia di tivù il premier osserva: «La riforma lascia al duopolio attuale uno spazio molto più ampio degli altri sistemi europei (dal pubblico un anziano militante commenta ad alta voce: “Anche troppo”, ndr)”». Infine il partito democratico: «Noi abbiamo il grande compito di unificare le forze riformiste del paese. In passato abbiamo avuto la cortina di ferro dentro l’Italia, ma adesso quel capitolo è chiuso e il partito democratico è lo strumento del riformismo in Italia, e anche qui non c’è alternativa. Non stupiamoci della lunghezza di questo processo: a spaccare basta un minuto, per costruire serve molto di più».


FONTE WWW.LASTAMPA.IT

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