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17.10.06

Violante: era meglio l'Ulivo - «l Partito democratico ricorda troppo la Dc»

Crisi della politica e nascita del Partito democratico: il dibattito nella sinistra continua. Se ne è parlato a Saint Vincent nello scorso weekend, dove il ds Luciano Violante, presidente della commissione Affari costituzionali della Camera, ha fatto un intervento non scontato, chiedendo un rinnovamento anche delle leadership. E mentre su «La Stampa» ieri il dalemiano Nicola La Torre negava la necessità delle primarie per il Pd, Violante le rilancia. Ma non gli piace il nome scelto, Partito democratico: lo considera troppo generico. Quasi ricordasse la Dc.


Presidente Violante, lei ha detto che le leadership sono rimaste immutate: si riferiva a Prodi e Berlusconi?
«Non sono in discussione né Prodi, consacrato da oltre 4 milioni di votanti, né Berlusconi, che è il capo autorevole del più importante partito di centrodestra. Il problema vero è come selezionare le leadership future».

Servono le primarie?
«Prima vengono l’educazione politica e la competenza. Le primarie vanno bene per leaders; ma il leader non esaurisce un partito moderno e democratico. Dobbiamo risolvere il problema della selezione dei quadri intermedi, dei parlamentari, dei componenti delle assemblee elettive, che sono la spina dorsale di un sistema politico».

Pensa al nuovo Partito democratico?
«Anche. Ma Partito democratico è una espressione tiepida e indistinta. Non a caso in Italia, “democratico” l’abbiamo declinata come liberaldemocratico, democratico cristiano, socialdemocratico».

E quindi?
«Ha più significato politico la parola Ulivo che ha dalla sua anche ha una lunga tradizione. Si deve lavorare attorno a questo concetto...».

Anche l’estrema sinistra si sta riorganizzando: ci sono rischi di scissione nei Ds?
«Spero di no. Ma non sono sufficienti gli appelli all’unità. La frantumazione del sistema politico è una palla al piede dello sviluppo e dell’equità. Dappertutto, nell’Unione, nella Cdl, nella sinistra più radicale si discute del superamento di questa frantumazione mediante aggregazioni politiche più rappresentative. I compagni della sinistra ds che cosa propongono per superare la crisi? Su questo terreno deve svilupparsi il nostro confronto interno. Ed è necessario discutere degli obiettivi strategici del nuovo partito. Come recuperare una nuova dignità dello Stato, come introdurre il merito nella selezione della classe dirigente, come aiutare gli ultimi e come rendere più estese le fasce sociali che hanno conoscenza e reddito».

Si è appena celebrato l’anniversario delle primarie...
«Quei cittadini aspettano a noi una risposta all'altezza delle loro speranze. Non possiamo dirgli: vi diamo mille gazebo Dobbiamo dirgli: costruiamo insieme una nuova forza per l'Italia del presente e del futuro».

Dal suo osservatorio della commissione Affari costituzionali, che cosa pensa degli attacchi a Napolitano per il ddl Gentiloni? Ha ecceduto?
«Il Capo dello Stato ha richiamato i valori costituzionali: pluralismo e libertà dell'informazione. Concetti già sollevati da Ciampi».

Come si spiega questo accanimento dalla Cdl?
«Il centrodestra deve liberarsi dal fattore "M", come Mediaset, dalla confusione tra politica e azienda. Mediaset è un’impresa con migliaia di dipendenti che va salvaguardata, ci mancherebbe. Una legge che rompe il duopolio e agevola pluralismo e concorrenza, avvantaggerà anche una grande impresa come Mediaset. Semmai, il limite è che nella legge non c'è niente sulla Rai».

Qualcuno, nella Cdl, incomincia a vedere in Napolitano un nuovo Scalfaro...
«Ho grande stima e amicizia per il presidente Scalfaro; il suo settennato è stato di esemplare equilibrio. Il presidente Napolitano ha fatto un richiamo di carattere costituzionale. E' questa la cifra della sua presidenza».

FONTE WWW.LASTAMPA.IT

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