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12.3.08

Fini successore di Berlusconi? Non v'è certezza

La campagna elettorale italiana, con le polemiche sulla candidatura di Giuseppe Ciarrapico, rimbalza nelle ultime ore sui siti web dei giornali stranieri. Il quotidiano britannico Financial Times fa il «diario della campagna» di Silvio Berlusconi, dopo avere seguito per un tratto il giro in bus di Walter Veltroni, e in un altro articolo affronta la questione dell'eventuale cambio della guardia tra il Cavaliere e Gianfranco Fini. «Berlusconi e il legittimo erede aprono la campagna», titola un servizio di Guy Dinmore, che si era spostato a Milano per seguire il comizio al Palalido, nel week-end, del Popolo della Libertà. «Berlusconi ha dimostrato che, a 71 anni, ha ancora la spinta e l'energia per una quinta campagna e un terzo mandato». Tuttavia, scrive Dinmore, «il comizio nella sua città natale è stato visto come l'inizio del processo di passare il testimone alla prossima generazione». Il primo nella linea di successione è Fini, leader del partito «post-fascista» Alleanza nazionale. Se il Cavaliere dovesse vincere, spiega, pochi pensano che resterà primo ministro per i cinque anni della legislatura: «I suoi collaboratori dicono che potrebbe concludere la carriera come capo dello Stato, una carica cerimoniale ma importante, e lasciare la posizione di primo ministro al suo successore». Ma – aggiunge - chi sarà il successore «è tutt'altro che certo». Fini oggi è un partner elettorale «vitale» ed è chiaramente il suo numero due, ma Berlusconi, secondo il Financial Times, «è stato capace di cambiare rotta, e partner, improvvisamente, se le condizioni lo richiedono». L'articolo sottolinea che Fini, applaudito a Milano, ha denunciato il fascismo e Benito Mussolini, spostando il suo partito verso il centro. Ma osserva che anche Alessandra Mussolini, entrata nell'alleanza di Berlusconi, è stata acclamata. Nel «diario della campagna» primeggia la foto di Berlusconi mentre "straccia" il programma degli avversari. Nel fare la cronaca dell'evento, Dinmore fa un paragone tra i leader dei due principali partiti: mentre Veltroni ai suoi comizi «ispira una certa dose di rispetto e anche di empatia», Berlusconi ottiene «chiassosa devozione», e non solo dalle donne.

La bufera sulla candidatura di Ciarrapico, già menzionata ieri mattina dal Financial Times, trova ancora qualche eco grazie a un servizio dell'Associated Press ripreso dai siti del quotidiano britannico Daily Mail e di quelli americani Washington Post e International Herald Tribune. L'articolo parla del «grosso imbarazzo» di Berlusconi, precisando che tuttavia la sua candidatura non è stata ritirata, anche se alcuni nel campo conservatore lo hanno chiesto. L'Ap cita le controverse dichiarazioni sul fascismo e ricorda che Ciarrapico è stato associato con molti politici, in particolare con i democristiani di Giulio Andreotti, per il quale ha lavorator come consulente.

Il sito del quotidiano francese Le Figaro, sotto il titolo «Romano Prodi si cancella dalla scena politica italiana», osserva che Prodi si congeda «nell'indifferenza generale». L'articolo di Richard Heuzé afferma: «Veti incrociati, diktat, idee confuse e fragilità del programma hanno fatto sì che la sua maggioranza si è dissolta col tempo e Romano Prodi si è sfinito correndo di qua e di là per colmare le brecce». «negli ultimi tempi, niente di buono è uscito da un governo diviso tra dieci partiti agli antipodi gli uni dagli altri». Heuzé riconosce a Prodi tenacia e coraggio politico. Ma aggiunge che Veltroni cerca sopratutto di prendere le distanze dal premier uscente.

Il caso Alitalia, diventato un tema elettorale, continua a essere seguito: il francese Les Echos scrive che l'offerta di Air France è appesa all'approvazione del governo che uscirà dalle urne in aprile, forse più ancora che a quella dei sindacati. Sull'argomento ritorna anche lo spagnolo El Pais.

Da segnalare su Les Echos un'intervista su temi economici a Mario Monti, presidente della Bocconi. L'intervista, realizzata da Marie-Laure Cittanova, è intitolata: «L'aumento del potere d'acquisto passa dalle riforme per liberare la crescita».

Articolo di Elysa Fazzino per Il Sole 24 Ore

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