Fassino: dialogo sul Quirinale ma niente pasticci con il Polo
La posta in gioco è il Quirinale. Berlusconi continua a non riconoscere la vittoria del centrosinistra. D'Alema gli chiede di abbassare i toni e di accettare il verdetto delle urne se vuole il dialogo e il confronto sull'elezione del capo dello Stato. Il presidente del consiglio uscente rilancia con l'ipotesi del "governissimo". Tocca a Piero Fassino, segretario dei Ds, dettare le condizioni per arrivare a un clima più sereno tra la nuova maggioranza e la nuova opposizione e al confronto sul capo dello Stato. Rivendicando al centrosinistra i presidenti delle Camere, perché hanno un ruolo politico. Onorevole Fassino, ha letto la proposta di Berlusconi? "Prendo atto che nella lettera di Berlusconi c'è un cambiamento di tono: probabilmente si rende conto di dover uscire dal vicolo cieco in cui si è infilato. Ma il tono, per quanto importante, da solo non basta: non si può dire "chiunque vinca". No, il risultato elettorale è chiaro e dice che ha vinto il centrosinistra sia pure di misura ed è ormai evidente che la polemica sui brogli era del tutto strumentale ed infondata". Quindi da dove si può partire per instaurare un clima più sereno? "Intanto Berlusconi dica apertamente che non c'è stato alcun broglio e riconosca che il centrosinistra ha vinto le elezioni. Riconosca quindi che Prodi e il centrosinistra hanno diritto a governare questo paese. La possibilità di instaurare un clima nuovo e un confronto tra la nuova maggioranza di governo e la nuova opposizione dipende dal fatto che ci sia un riconoscimento chiaro dell'esito elettorale. Ci attendiamo nelle prossime ore, non appena le corti d'appello avranno accertato l'assoluta regolarità delle elezioni che sanciscono la vittoria del centrosinistra, che il presidente del Consiglio e i leader del centrodestra riconoscano che Prodi e il centrosinistra hanno la piena legittimità di andare a Palazzo Chigi perché hanno la maggioranza per governare il paese". Ma Berlusconi quel gesto non lo vuole fare, a meno che non si faccia il "governissimo". "Non vedo francamente le condizioni per dare vita a governi di unità nazionale, non solo per l'asprezza dello scontro di questi mesi, fino all'infamante accusa di brogli che si è rivelata del tutto infondata. Ma anche perché ci siamo presentati agli elettori con programmi alternativi e una confusione di ruoli e di profili non sarebbe capita dagli elettori. Questo non significa che non si possa cambiare il clima nel paese e tra maggioranza e opposizione". Non sembra che si vada in quella direzione, però. "Prodi, D'Alema e anch'io pensiamo che si debba superare il muro contro muro, la contrapposizione frontale, la reciproca delegittimazione perché questo non fa bene al paese e alla solidità delle istituzioni". Ma non le sembra che D'Alema abbia offerto a Berlusconi la possibilità di aprire il fronte del "governissimo"? "Noi stiamo cercando di spiegare a Berlusconi che deve liberarsi dalla sua ossessione per la sconfitta che non vuole accettare. L'intervista di D'Alema aveva l'unico obiettivo di dare a Berlusconi una via d'uscita dal cul de sac in cui si è messo. Se continua a contestare il risultato delle elezioni che fa? Lui e i suoi non partecipano alla seduta inaugurale del Parlamento?". Difficile pensarlo, ma il clima resterà tesissimo. "Quindi assumiamo tutti un atteggiamento reciprocamente più rispettoso e disponiamoci in modo sincero ad un confronto sulle grandi questioni che stanno di fronte al paese: c'è da rimettere in moto un'economia ferma, c'è da mettere in campo una strategia che affronti l'enorme debito pubblico che è cresciuto in questi anni, c'è da riportare l'Italia a un ruolo di protagonista nel processo di unità europea in un momento difficile, c'è da affrontare temi sociali rilevantissimi il primo dei quali è una precarietà che affligge la vita quotidiana di tantissimi giovani e famiglie. Allora, senza confondere i ruoli, e senza inseguire "governissimi" che non esistono, e senza nessuna confusione tra chi governa: il centrosinistra, e chi sta all'opposizione: il centrodestra, sviluppiamo un confronto su questi temi e vediamo se si possono individuare soluzioni programmatiche condivise". Un esempio? "Siccome noi abbiamo proposto che si riduca il cuneo fiscale di cinque punti alla fine del 2006 e la Cdl ha proposto di ridurlo di tre punti in cinque anni, significa che tra noi e loro c'è una diversa graduazione di un provvedimento che tuttavia entrambi gli schieramenti ritengono importante per il rilancio dell'economia. Benissimo, discutiamo di come farlo al meglio. Ma per questo non c'è bisogno di un "governissimo", quando in Parlamento il governo di centrosinistra porterà la sua proposta, si discuterà anche la proposta dell'opposizione per cercare una soluzione condivisa. Naturalmente questo confronto è tanto più necessario sulle questioni istituzionali, che non sono solo le elezioni dei presidenti delle Camere. Che comunque spettano al centrosinistra perché svolgono un ruolo politico". Pensa alla legge elettorale? "Credo che dopo queste elezioni tutti conveniamo che questa è una pessima legge elettorale. Vogliamo aprire un confronto senza pregiudizi tra maggioranza e opposizione per vedere come si può arrivare a una legge elettorale nuova e condivisa? E ancora: noi quando eravamo all'opposizione ci siamo battuti perché venissero adeguati i regolamenti parlamentari alla logica bipolare con l'introduzione di uno statuto per l'opposizione. La maggioranza di allora ci disse di no. Adesso che siamo noi maggioranza, io rilancio la proposta e dico alla nuova opposizione: vogliamo discutere di come modificare il regolamento parlamentare per consentire sia a chi governa, sia a chi è all'opposizione di fare al meglio il suo compito istituzionale?". E arriviamo al nodo del capo dello Stato. La partita in definitiva si gioca tutta sul Quirinale, o no? "Mi pare evidente che il metodo che dobbiamo seguire è quello che abbiamo seguito con Cossiga prima e con Ciampi dopo. Verifichiamo la possibilità di una candidatura di larga convergenza democratica che consenta di avere un presidente della Repubblica con un consenso larghissimo, accentuando così quel suo profilo di rappresentante dell'unità del paese e garante della stabilità delle istituzioni. Non c'è da parte del centrosinistra un atteggiamento ottuso ad aprirsi al confronto ma, ripeto, a due condizioni molto precise. Il riconoscimento che noi abbiamo vinto le elezioni e quindi abbiamo legittimità a governare e la distinzione dei ruoli fra chi governa e chi sta all'opposizione". Una volta risolto il rebus del Quirinale, tocca alla Rai. Cosa ne farete della Rai berlusconizzata? "Noi abbiamo sofferto molto una Rai berlusconiana e non vogliamo fare una Rai prodiana. Vogliamo una Rai che prima di tutto sia autonoma dal sistema politico, che valorizzi le competenze, che garantisca un vero servizio pubblico televisivo, che sia capace di parlare a tutto il paese".
Tratto da www.repubblica.it
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