Berlusconi sogna la cordata italiana
Berlusconi spera in un intervento degli imprenditori.
I suoi: «Ci lavora ancora, è il suo pallino da sempre»
I suoi: «Ci lavora ancora, è il suo pallino da sempre»
I silenzi a volte gridano. Quello impenetrabile del Cavaliere su Alitalia è in realtà una pista che aiuta a capire cosa ne sarà della compagnia di bandiera, di quanti ci lavorano e di Malpensa. Berlusconi pubblicamente tace perché gli conviene. Ha le mani legate. Spera in qualche salvezza che arrivi dal cielo. Una sola parola sarebbe di troppo (e di gaffe ultimamente ne ha combinate), dunque i suoi gli consigliano di cucirsi la bocca. Addirittura il portavoce, Bonaiuti, ha smentito poche innocue battute filtrate da un incontro a porte chiuse con un gruppo di giovanotti, enfaticamente ribattezzati «difensori del voto».
Berlusconi obbedisce a un’esigenza tattica: chi governa è ancora Romano Prodi, che sia lui a maneggiare la patata Alitalia, scottandosi le dita e ustionando magari Veltroni, alle prese con la «questione settentrionale». Il calcolo non è nobile né generoso, ma siamo a 25 giorni dal voto. Del resto, i suoi avversari stanno comportandosi allo stesso modo: Veltroni pattina tra gli ostacoli, preoccupandosi di non sbattere. Ai francesi bisogna dire di sì, «ma anche». Salvare la partnership e pure Malpensa, la capra e i cavoli... Intanto Walter prova a scaricare sul centrodestra la responsabilità di scegliere tra l’offerta-capestro di Air France e la consegna in tribunale dei libri di Alitalia. L’aggancio provvidenziale (per Veltroni) si chiama Moratti. È lei, il sindaco di Milano targato Pdl, che può far saltare la trattativa, insistendo con l’azione legale lanciata dalla Sea, 1 miliardoe 200 milioni di danni per la Malpensa ridotta a cattedrale nel deserto. Se vanno in scena gli avvocati, i francesi se la danno a gambe. Astuti, i ministri Damiano e Bersani voltano i riflettori su donna Letizia, per segnalare che «in questo momento è lei ad avere in mano il bandolo della matassa, se intende far fallire Alitalia può farlo...».
Fiducia ben riposta: la Moratti è «irremovibile», faceva sapere ieri sera da Parigi, la causa andrà avanti. Air France ritira l’offerta? Pazienza. La Lega plaude, il Cavaliere però non si associa, a costo di regalare voti padani al Carroccio. E qui scatta la spiegazione numero due del silenzio: Berlusconi ha le mani legate. Qualcuno si spinge a dire (ma non esiste benché minima prova) che si sia messo di mezzo addirittura Sarkozy, che Silvio non voglia deludere l’amico Nicolas prima ancora di tornare al governo. Di sicuro, tramite Gianni Letta, Berlusconi è vincolato con Prodi a un via libera di massima per la vendita ai cugini d’oltralpe. Anche qui per ragioni non particolarmente sincere, semmai con l’obiettivo di non doversi mai più impicciare di Alitalia casomai tornasse al governo, di liberarsi della grana finché regna Romano. Non a caso il Cavaliere rispondeva ieri sera ai cronisti: «Abbiamo comunicato in via riservata la nostra posizione a chi conduce le trattative...». Da prendere come prova, appunto, che Letta sta trattando. Però con tanta difficoltà. Svela una gola profonda di via del Plebiscito: «La proposta francese ha spiazzato tutti. Perfino Gianni se l’aspettava meno indecente». E in verità, non così indecente se l’attendevano pure sull’altra sponda, da Prodi per arrivare a Bertinotti, confidando almeno di salvare l’onore nazionale.
La proposta, invece, è pessima. Talmente sgradevole nella forma e brutta nella sostanza da far rivivere ipotesi archiviate nel libro dei sogni, come la cordata nazionale. Dicono intorno a Berlusconi che lui non ha mollato la presa, «è un suo pallino, ancora ci sta lavorando». Spera che Marcegaglia smuova le acque, che Assolombarda faccia un passo serio, che chi ha i soldi li metta, che qualche personaggio (da Ligresti a Tronchetti Provera) sia invogliato dalle novità. Una in particolare: lo Stato italiano pronto ad accollarsi 5100 esuberi di Az Service, più gli altri 1800-2000 dipendenti che se ne andranno a casa, più un prezzo base crollato così in basso da doversi chinare a raccoglierlo... Dieci giorni per mettere insieme quel che resta della «razza Padana», sempre che ne esista una.
Fonte WWW.LASTAMPA.IT
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