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17.3.06

Mauro Del Bue: “Berlusconi meglio di Prodi”


Mauro Del Bue, 54 anni, rappresenta una figura storica, di riferimento, per il socialismo reggiano. E' nella politica attiva da sempre. Iscritto al Psi a 17 anni, a 22 anni diventa segretario della federazione giovanile e un anno più tardi entra nella segreteria nazionale dei giovani. A 24 anni è eletto consigliere comunale e diventa poi capogruppo del Psi, a 25 anni è già segretario provinciale della federazione mentre a 27 entra in comitato centrale. Sul fronte amministrativo a 35 anni diventa vice sindaco con Giulio Fantuzzi e l'anno successivo è parlamentare, ruolo che ricopre fino ai 42 anni. Nel 2003 viene nominato vice segretario nazionale del Nuovo Psi e da un anno è sottosegretario ai lavori pubblici. Ipotizziamo un futuro da parlamentare. Quali sono i temi sui quali concentrerà l'attenzione nei primi mesi di mandato? “Sono un uomo che ha fatto della politica una delle sue ragioni di vita, anche se non la sola. E pur tuttavia mi sono particolarmente concentrato, in questa fase del mio impegno, sulle cose concrete. Un anno da sottosegretario mi ha permesso di occuparmi dei problemi della mia provincia e vorrei continuare a farlo dal governo o dall'opposizione. Ho scoperto, io che mi sono prevalentemente occupato di cultura, l'orizzonte delle infrastrutture. Vorrei continuare. Credo che l'Italia abbia bisogno di continuare il buon lavoro fatto dal governo, anche se credo che, qualora vincesse l'Unione, sarà assai complicato per il condizionamento dell'estrema sinistra ostile alle grandi opere”. Lei ritiene che il governo Berlusconi abbia rispettato le promesse fatte agli italiani? E se ha fallito, in che cosa? “Forse le promosse sono state eccessive, ma capita. Pensi che Prodi oggi promette il taglio di 5 punti di cuneo fiscale in un anno e duemilacinquecento euro ai neonati per tre anni. Una follia. Penso che il governo Berlusconi, per ciò che riguarda la politica estera, la politica delle grandi opere, la politica fiscale, la politica sociale, la politica dell'istruzione, sia stato assai più produttivo e riformatore del governo Prodi. Forse ha fallito sul tema del patto per l'Italia. Cisl e Uil si erano sganciati dalla Cgil e avevano firmato un accordo, che poi non è stato recepito”. Come è possibile che un partito che si fregia dell'appellativo di socialista si trovi schierato dalla stessa parte della barricata di Alleanza nazionale e Alessandra Mussolini? “Potremmo dichiarare superata la scissione del 1914 del suo caro nonno. Scherzo, naturalmente. Però non capisco perchè in Italia si continui a parlare di comunismo e di fascismo, a seconda degli interessi opposti. Ci sono ancora o non ci sono più, queste vecchie ideologie? Se ci fossero ancora sarebbero ambedue pericolosi. Se non sono più tali che pericolo c'è? Credo che il problema sia l'accordo sui programmi e sulle cose da fare. Ci distingue da questa sinistra italiana l'irrisolto conflitto tra riformismo e massimalismo. Non si può coniugare la natura di entrambi se non in un minestrone indigeribile. Capisco le esigenze elettorali. Però non dimentico che Schroeder poteva fare l'alleanza con i suoi massimalisti, vedi Lafontaine, il Bertinotti tedesco, e restare presidente, e invece ha preferito cedere la presidenza alla Merkel e allearsi con lei. Sarebbe come se in Italia Prodi preferisse allearsi con Berlusconi anziché con Diliberto, Pecoraro Scanio e Bertinotti. Da noi sarebbe impossibile. E invece io penso sarebbe augurabile per l'Italia”. Non ritiene che l'elettorato socialista sia rimasto disorientato dalle lotte interne al Nuovo Psi? “Può darsi. Ma che colpa abbiamo noi… Noi che abbiamo subito una scissione incomprensibile che avrebbe dovuto portare all'unità socialista. E invece ha portato Bobo in braccio ai Ds e il nostro Corradini con la Rosa nel pugno. Noi restiamo dove eravamo. Io avevo proposto allo Sdi e ai radicali di formare insieme un terzo polo con la Bonino candidata alla presidenza contro Berlusconi e Prodi. Ma loro hanno rifiutato. Per fare l'unità dovevamo accettare la collocazione altrui e rinnegare le nostre scelte. Un po' troppo. Abbiamo preferito formare una lista assieme alla Dc, anche perchè Dc e Psi sono i grandi assenti d'Italia, pur essendo presenti in tutta Europa. Abbiamo un progetto ambizioso. Non quello di formare l'ennesimo nuovo partitino, ma quello di far rinascere due grandi formazioni politiche che hanno radici nel Novecento italiano e nel Duemila europeo”. Se Berlusconi vincerà, tornerà a porsi il problema della presenza nel governo di una Lega xenofoba e antieuropea. Come socialisti come vi collocate rispetto a questo problema? “Beh, francamente non mi pare che questo governo abbia fatto una politica xenofoba e antieuropea. Se si riferisce alla questione dell'ingresso della Turchia nella comunità, devo dire che ovviamente non condivido le posizioni della Lega, anche se mi rendo conto che oggi, alla luce dell'attacco del terrorismo islamico all'Occidente, sono molto popolari”. Quali sono gli impegni che si sente di prendere nei confronti della provincia di Reggio? “L'impegno fondamentale è di fare il suo rappresentante a Roma, di curare sempre, come del resto mi sembra di aver fatto in questa fase e nel passato, i suoi legittimi interessi. E di non rifiutare mai di parlare con la gente. Io mi sento un reggiano viscerale. Sono troppo legato alla mia città e alla mia provincia perché qualcuno possa sospettare che non mi occupi di loro”. In qualità di sottosegretario ai lavori pubblici, elenchi almeno tre interventi per i quali ritiene di meritarsi una lode. “L'affidamento dei lavori per la costruzione del casello di Caprara sull'Autosole, l'approvazione del preliminare della variante alla statale 63 Bocco-Canala, il finanziamento della stazione mediopadana dell'Alta velocità. Quest'ultimo mi auguro venga definitivamente deliberato nel corso della Conferenza Stato-Regioni del 16 marzo. Tre obiettivi raggiunti in un anno di presenza al governo del Paese. Se avessi avuto cinque anni…”. www.reporter.it

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