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29.6.06

Berlusconi: "Mandiamoli a casa"

Sull'Afghanistan anche la Cdl è divisa. I partiti del centrodestra si muovono in ordine sparso in vista dell'appuntamento parlamentare con il voto sul rifinanziamento della missione italiana. C'è chi come l'Udc annuncia un voto a favore, chi manda segnali all'Unione, e chi invece è tentato di lasciare il centrosinistra al suo destino. L'Udc ha deciso, dopo la direzione, per il voto favorevole: il segretario Lorenzo Cesa ha detto che "il rifinanziamento della missione in Afghanistan sarà la cartina di tornasole di un'opposizione che coltiva ambizioni di governo, che non è sfascista né sterile. Su questo punto, un partito come l'Udc non può rinnegare i pilastri di una politica atlantica che è stata il vanto del governo Berlusconi". Poi, l'affondo contro gli alleati di Fi, che nei giorni scorsi avevano ammonito i centristi a non soccorrere Prodi: "Con tutto il rispetto per i colleghi Bondi e Cicchitto - dice Cesa - che vorrebbero votare contro queste missioni, noi diciamo che le loro motivazioni non ci convincono e che i loro anatemi non ci impensieriscono". Ma Berlusconi non molla, come racconta chi ha partecipato ieri a un vertice di Fi ad Arcore. Quello dell'Udc, avrebbe detto il Cavaliere, "è un atteggiamento che non capisco, una tattica non corretta. Se lo fanno per mettere in difficoltà Prodi, bene, ma non mi sembra che siano queste le condizioni... Si creano dei crediti pericolosi". "Abbiamo - ha detto il leader di FI a Casini - la possibilità di mandarli a casa, perché aiutarli?".
A Cesa replica anche il coordinatore forzista Sandro Bondi, che sostiene di non riuscire a comprendere "le ragioni per le quali l'Udc annunci un probabile voto favorevole al governo Prodi senza una preventiva consultazione e discussione all'interno della Cdl". Più prudente nei toni, ma ugualmente perplesso, il leader di An, Gianfranco Fini, che invita l'Udc a "riflettere" prima del sì. "A D'Alema - dice - è ben chiaro che il governo sul rifinanziamento della missione militare umanitaria e di pace, sotto l'egida Onu e Nato, in Afghanistan non può non avere una maggioranza parlamentare autosufficiente". "E' certo - aggiunge il leader di An - che l'opposizione non può limitarsi ad assistere inerte allo scontro politico in atto nella maggioranza e sarebbe davvero grave se si dividesse". Quindi la conclusione: "Per questo chiedo agli amici di Fi, dell'Udc e della Lega di attendere, prima di dire sì o no all'ipotesi di votare il decreto Afghanistan. Conoscerne con precisione il testo, compresa la relazione, e soprattutto ascoltare le parole con cui il governo lo illustrerà in Parlamento e il successivo dibattito potrebbe rendere scontata la scelta unitaria della Cdl".
fonte: Repubblica

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