Casini: «Nel centrodestra ci sono anche gli imbecilli»
Non si tratta di ricucire gli strappi che lacerano la Cdl, Pier Ferdinando Casini tesse un'altra tela. E non è il caso di sbottonarsi sulla piazza di Vicenza: «Io percorro un'altra strada, qualunque polemica andrebbe a vantaggio di chi ha organizzato la manifestazione», ragiona sull'aereo che lo riporta a Roma da Stresa dov'è stato ospite del convegno sulle liberalizzazioni organizzato da Iniziativa subalpina, il think tank del portavoce dell'Udc Michele Vietti. A Stresa Casini ha parlato da leader del centrodestra e da leader - già che c'era - ha ridisegnato i confini della coalizione, e dato la linea «alla parte produttiva del paese» (e dell'ormai ex centrodestra). Anzitutto, pulizia: «Siamo ostaggi degli estremismi, a sinistra come a destra. Io posso discutere di molte cose con Rutelli, D'Alema può lavorare con Fini». La geometria di Casini parte dal centro - «i moderati» -, esclude gli estremi e soprattutto esclude Silvio Berlusconi, cui non concede neppure un accenno. Ha appena ricevuto il Tapiro da Striscia la Notizia e sospira: «in effetti l'ho meritato», lasciando capire che se avesse saputo che finiva così, l'«amico Marco» non avrebbe avuto una candidatura facile facile. L'intervento di Casini si snoda in parallelo con la manifestazione a Vicenza: quando intorno all'una gli arrivano le notizie dal Veneto, lui non riesce a trattenere un commento sui fischi all'inno di Mameli. Tagliente: «Nella Cdl c'è qualche imbecille, lo vediamo tutti i giorni. Mi rifiuto di pensare che metà degli italiani, quelli che hanno votato i partiti del centrodestra sarebbero capaci di fischiare l'inno nazionale». Non toccate le istituzioni, ammonisce Casini «guai a chi le porta in piazza». Non si tocca per esempio il Presidente della Repubblica Giorgio Napolitano: «è un uomo di sinistra, vero, ma è anche una persona capace di far prevalere il peso del suo ruolo sulle sue convinzioni». Se qualcuno pensa che Pierferdi parli di massimi sistemi non si illuda, il leader Udc ha una strategia ben disegnata in testa. Primo: «Se Prodi cade è meglio, ma non ci illudiamo che dopo verranno le elezioni. Le elezioni sono fuori questione, lo dice uno che ha cominciato a far politica in seconda liceo». Chi ci pensa o chi ci crede è un ragazzino e invece a un'eventuale caduta di Prodi dovrebbe seguire un governo «in cui tutti si prendono le loro responsabilità, e tutti partecipano a una revisione delle regole che ormai è indispensabile». Secondo, e conseguenza del primo: non si fa ostruzionismo sulla Finanziaria. «Non diamo a Prodi la scusa per mettere la fiducia presentando cinquemila emendamenti, attenzione perché c'è uno schieramento trasversale che ci conta. Dalla nostra parte per gridare al blitz, dall'altra per portare a casa il provvedimento senza modifiche». Detto questo, «non lasciamoci andare a proclami: la fiducia sulla manovra non è un colpo di Stato, io stesso l'ho subita da presidente della Camera e resto convinto che sia il segnale di un governo debole». Terzo: il rapporto con l'immigrazione, dove Pierferdi riesce ad attaccare Fini da destra, accusandolo di esser stato debole sulla vicenda del velo. «I simboli religiosi non vanno proibiti, ma devono esser portati con moderazione. E non dimentichiamo che siamo cristiani e la nostra è la chiesa di Ratzinger». Basta con il bipolarismo relativista, insomma. Come dice Vietti: «Il Casini che ha preferito oggi la proposta alla protesta è il nuovo leader dei moderati, non c'è dubbio». A Vicenza, però, c'era Giovanardi. Casini: «Che posso dire, è un deputato del Veneto, va dove crede».
FONTE WWW.LASTAMPA.IT
1 Commenti:
Alle lunedì, 23 ottobre, 2006 , Anonimo ha detto...
"A Vicenza manifestavano quelli vogliono tornare padroni,
a Foggia quelli che vogliono smettere di essere schiavi"
Peccato che le telecamere erano tutte a Vicenza dagli ottomila chiamati dal centrodestra
piuttosto che dinnanzi ai 30 mila spontaneamente scesi in strada a Foggia...
http://guerrillaradio.iobloggo.com/
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