Forza Italia e la bandiera a mezz'asta di Berlusconi
La bandiera a mezz'asta di Forza Italia nella sede nazionale in Via dell'Umiltà raffigura perfettamente lo stato d'animo del Cavaliere. Affranto e depresso. Nell'assolato agosto romano, tra giapponesi che scattano foto e auto blu che sfrecciano per i vicoli della capitale, si consuma il declino di Silvio Berlusconi. La mossa di votare sì al decreto sul rifinanziamento della missione in Afghanistan è, di fatto, il segno della resa. La linea di Casini, contrario a qualsiasi tentativo di spallata al governo Prodi, ha prevalso e alla fine l'ex premier ha dovuto adeguarsi. Tra i parlamentari che escono ed entrano da Montecitorio e si infilano nei bar del centro storico la convinzione è la stessa: il Cavaliere non si è ancora ripreso dalla sconfitta elettorale e sta attraversando una crisi profonda. Tanto che a breve partirà per una lunghissima vacanza nella sua reggia in Sardegna. C'è chi parla addirittura di due mesi lontano da Roma, dalla politica e da tutto. Isolato, a leccarsi le feriti e a cercare un modo per rilanciarsi. Impresa al quanto improba. Gli alleati, Udc in testa ma anche Alleanza Nazionale, ormai viaggiano per conto loro. Il progetto di partito unico del Centrodestra è tramontato definitivamente, con il povero Adornato rimasto col cerino in mano, sempre più simile a uno che grida nel deserto. "Non se ne parla proprio, la nostra strategia è ben diversa", confida un onorevole centrista mentre sorseggia il suo aperitivo davanti alla Camera. E i piani di Casini, che ha rinviato il congresso del partito (che avrebbe dovuto svolgersi in ottobre) proprio per restare nell'ombra, non prevedono alcun ruolo per Silvio Berlusconi. L'ex presidente della Camera punta a vivacchiare per almeno un paio d'anni, sperando che l'esecutivo dell'Unione non imploda. Un ritorno alle urne entro 24 mesi, infatti, riproporebbe la sfida tra il Professore e il Cavaliere. E quindi per Udc e An, la Lega ormai è sempre più marginale e ininfluente, l'importante è far passare il tempo. Tempo che gioca tutto a loro favore. Se la legislatura arrivasse almeno fino al 2010, il numero uno di Forza Italia, per ovvi motivi anagrafici, difficilmente potrebbe ricandidarsi a Palazzo Chigi. E resterebbe quindi una sorta di padre nobile della CdL, o meglio di re senza corona. A quel punto Casini, forte dell'appoggio d'Oltretevere, sarebbe l'uomo ideale per tentare la scalata al ruolo di presidente del Consiglio. E Fini? Nessun problema, la prossima legislatura sarà quella che voterà anche il nuovo capo dello Stato e, quindi, in caso di successo, le caselle verranno facilmente riempite. Insomma, ci sarà un posto per tutti (magari invertendo i ruoli del leader dell'Udc e del presidente di An)... tranne che per Berlusconi. da www.affaritaliani.it
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