: Politica Libera :

Blog QUOTIDIANO dedicato alla Politica ITALIANA.On line da febbraio 2006

23.7.07

La svolta di Forza Italia

22.7.07

Salvi (SD) la Quercia puntava al Corriere

«I miei ex compagni di partito? Li vedo messi molto maluccio». Sospira, il senatore Cesare Salvi, presidente della Commissione giustizia e anche del gruppo della Sinistra democratica, fuoriuscito dalla Quercia con il Correntone in polemica con la scelta di fondersi nel Partito democratico.
Salvi si gode il week end sulla spiaggia di Fregene, lontano dall’afa romana, ma ha letto con attenzione i quotidiani, le accuse del Gip Forleo, le nuove paginate di intercettazioni messe in piazza, gli editoriali severi.

Senatore Salvi, i ds denunciano un «teorema» contro di loro, si sentono isolati e sotto attacco. Hanno ragione?
«Ho grande rispetto per l’autonomia della magistratura e anche per quella della stampa. Ma non sono nato ieri. Ai miei ex compagni di partito mi verrebbe da dire: vi siete voluti autosciogliere? E adesso, da fuori, stanno tentando di sciogliere definitivamente anche quel poco che è rimasto. Di certo è un momento brutto, molto brutto».

Sotto attacco sembra essere soprattutto Massimo D’Alema. C’è chi, come Antonio Di Pietro, dice ad esempio che metterebbe la mano sul fuoco, ma solo per Piero Fassino.
«Non mi pare ci sia alcun motivo per fare differenze. Ad esempio, anche Pierluigi Bersani intervenne pubblicamente sulla vicenda, all’epoca, e difese la scalata di Unipol. Si trattò di una scelta condivisa da un intero gruppo dirigente. Una scelta profondamente sbagliata, a mio parere, fatta nell’illusione forse ingenua che con Unipol, Bnl e gli immobiliaristi si sarebbe arrivati persino al Corriere della Sera. Figuriamoci...».

Lei criticò da subito quella scelta. Perché?
«Il mio fu un giudizio politico molto critico, e nulla mi fa mutare quella impressione iniziale su una vicenda che ha anche avuto un costo elettorale non da poco per i Ds e per tutto il centrosinistra. Non ho mai messo in discussione l’onestà personale di D’Alema, Fassino o Latorre. E in fondo i loro colloqui privati con Consorte non sono diversi dalle loro posizioni, prese pubblicamente, a difesa delle scalate. Ma se è certo legittimo che dei dirigenti politici vogliano essere informati di quel che accade nel mondo dell’economia, devono farlo con il dovuto distacco».

Gran parte del mondo politico, da una parte e dall’altra, ha criticato l’ordinanza della Gip Clementina Forleo, parlando di ingerenza, di sentenze emesse prima del processo. Lei che idea se ne è fatta?
«Non sono in grado di dare una valutazione compiuta su quel documento perché non lo ho letto. Ho chiamato stamane il Senato, ma ancora non è arrivato nulla, quindi ci si può basare solo sulle anticipazioni di stampa. Il quesito di fondo mi pare uno: nelle motivazioni, certo necessarie in un’ordinanza che chiede l’utilizzo a fini processuali delle intercettazioni, la Gip è andata oltre i limiti? Da quel che ho letto, c’è senz’altro un surplus di argomenti e toni forse non necessari, ma non vedo alcuna violazione delle regole».

Insomma è un atto legittimo?
«Capisco le reazioni ai toni usati, e penso che ci debba essere libertà di critica anche nei confronti dei magistrati e dei loro atti. Ma non credo che questo renda in alcun modo illegittima la richiesta della Forleo al Parlamento. E quindi non ha a mio parere ragione il ministro Mastella, che è intervenuto chiedendo ai suoi uffici di acquisire l’ordinanza parlando di “singolarità” e “potenziale lesione dei diritti” degli imputati».

La richiesta della Forleo arriverà prima o poi in Parlamento. Va accettata o no?
«Secondo me bisogna votare sì all’autorizzazione chiesta dai magistrati. Intanto disperdiamo un equivoco: la Gip non sta chiedendo l’autorizzazione a procedere nei confronti dei sei parlamentari coinvolti, perché l’autorizzazione a procedere non esiste più. Non voteremo né sulla Forleo e sui suoi eventuali eccessi di linguaggio, né tantomeno sui comportamenti dei politici coinvolti. Dobbiamo solo stabilire se di fronte a un grande scandalo come quello delle scalate la magistratura debba o meno disporre di elementi utili all’inchiesta. Ed è difficile dubitare che quelle intercettazioni lo siano».

Crede che l’Ulivo si orienterà a votare no?
«Non lo so, ma sarebbe sbagliato. Tanto più con la crisi di legittimazione che investe la classe politica: si confermerebbe pienamente l’impressione di una casta che si autotutela. D’altronde persino Giulio Andreotti, accusato di associazione mafiosa, chiese che gli venisse concessa l’autorizzazione a procedere. E fu assolto. Capisco le reazioni di chi si difende, ma il paese è esasperato contro la politica. C’è un clima generale di irritazione e scontentezza, e un rifiuto non sarebbe capito né accettato».

FONTE. WWW.ILGIORNALE.IT

21.7.07

Grand esempio (ennesimo) di stile del Cavaliere

L'assessore regionale della Margherita Gianvalerio Sanna è entusiasta: «Certo, che stile Berlusconi». Flavio Briatore, invece, è deluso: «Davvero lui ha pagato? Io non lo farò ». Silvio Berlusconi divide e fa discutere. Ma questa volta non per una questione politica. Il leader di Forza Italia, infatti, ha pagato 50 mila euro di tassa del lusso per la sua villa «La Certosa», in Costa Smeralda. Sono stati gli amministratori della società Idra a versare la cifra su disposizione del Cavaliere. Che avrebbe anche dato mandato alla figlia Marina di pagare l'Ici per i 450 ettari di Costa Turchese sui quali, a causa di un severo vincolo del piano paesaggistico regionale, non si può costruire niente: 25 mila euro. Per terreni come questi, tra l'altro, il governatore sardo, Renato Soru, ha dichiarato che non gli sarebbe dispiaciuta quella che gli avversari bollano come «esproprio proletario» ma che lui definisce «una donazione. Con i terreni dei privati e con quelli regionali e comunali vorremmo far nascere un grande parco costiero pubblico, disponibile per sempre ad usi civici». continua .....

16.7.07

TAV TORINO LIONE : SI FA !!!

L'accordo sulla Tav è stato trovato. Francia e Italia hanno sottoscritto l'accordo per la richiesta di cofinanziamento dell'alta velocità che collegherà i due Paesi alla Commissione europea. La richiesta complessiva è di 725 milioni di euro per il periodo 2007-2013, di cui 494 per l'Italia e 231 per la Francia.

Il 30% del costo totale dell'opera Si calcola che l'opera verrà a costare circa 9,33 miliardi di euro, il 30% dei quali potrà essere richiesto all'Europa dai due Paesi. "Le opere che si possono fare da oggi al 2013 - spiega il ministro delle Infrastrutture, Antonio Di Pietro, al momento della firma con il collega francese Jean-Louis Borloo - ammontano a 2,165 miliardi di euro, quindi abbiamo fatto una richiesta di 725 milioni, che corrisponde al 30%" del fabbisogno per le opere da realizzare.

Costi aggiuntivi a carico dei richiedenti Per quanto riguarda i maggiori costi corrispondenti alle variazioni del tracciato, i due governi hanno concordato "il principio in base al quale i maggiori costi di eventuali modifiche di tracciato saranno a carico del paese che le avrà richieste". Riguardo alla parte italiana, dunque, i maggiori costi corrispondenti alle variazioni del tracciato "sia per quanto riguarda gli studi che per quanto riguarda i lavori, risulteranno - aggiunge Di Pietro - a carico dell’Italia che beneficerà della globalità del relativo finanziamento europeo".

La lettera a Barrot Nella lettera che i due governi hanno indirizzato al vice presidente della Commissione eurpea e commissario ai Trasporti Jacques Barrot, Francia e Italia si impegnano a dare "garanzie" alla Ue che ciascun Paese "si doterà dei mezzi che gli consentiranno di fare fronte alle spese di rispettiva competenza nel periodo 2007-2013". L’Italia ha confermato il suo impegno nel Dpef, la Francia ha inserito il progetto nella Carta delle infrastrutture ferroviarie da realizzare entro il 2025. I ministri hanno poi garantito che il progetto "sarà supportato da chiare misure a favore del trasferimento modale dalla strada verso modalità di trasporto maggiormente sostenibili, tra cui quella ferroviaria". Di Pietro è convito di riuscire a rispettare tutti i termini e le scadenze per la realizzazione dell’opera. "Riusciremo a rispettare in pieno i tempi e a realizzare tutta la parte propedeutica" al tratto internazionale. "Italia e Francia continueranno a lavorare con grande sinergia".


FONTE WWW.ILGIORNALE.IT


RIFONDAZIONE ovviamente non ci sta ...leggete qua appena battuto dall' ANSA...ma il PRC è si o no nel Governo?

(ANSA) - TORINO, 13 LUG - ''La Tav continua ad essere inutile e potenzialmente dannosa''. Lo ribadisce l'eurodeputato di Rifondazione Comunista, Vittorio Agnoletto, in una lettera inviata a tutti i sindaci della Valsusa, invitandoli ''a scriverlo in modo chiaro e incontrovertibile sulle risoluzioni che saranno inviate a Bruxelles''. I comuni del territorio interessato dal passaggio della linea ad alta' velocita' Torino-Lione hanno infatti annunciato che il 17 luglio, a tre giorni dalla scadenza per la presentazione all'Unione Europea della richiesta di cofinanziamento, approveranno in contemporanea un documento per ribadire le proprie perplessita' sull'opera. E se da questo dovesse scomparire un netto e chiaro rifiuto della Tav, ''si rischia che la nostra battaglia - scrive l'eurodeputato - si trasformi in pura testimonianza''.(ANSA)


Dini: Prodi lasci il PRC o cadrà !!!

Se non si candida alle primarie del Pd è solo per raggiunti limiti anagrafici, ma di certo Lamberto Dini, 76 anni, presidente della commissione Esteri del Senato, non rinuncia a prendere per le corna il toro della politica. Bacchetta Prodi per aver «ceduto alle sirene di Bertinotti», minaccia di non votare le pensioni, bolla la sinistra come «minoranza sconfitta dalla storia» e apostrofa, sarcastico, quel «filosofo » di Arturo Parisi. Il ministro della Difesa dice che Rutelli si muove da «bella statuina» verso un nuovo assetto centrista. «Reazioni di un filosofo della politica, che poi trovino sostanza nella realtà è un'altra cosa. Capisco Rutelli e Fassino, ma non cosa abbia in testa Parisi».

Per Fassino la maggioranza è fragile, non coesa.
«Sono emerse lacerazioni, differenze molto forti. Ma se prevale la ragionevolezza forse il quadro si può ricomporre ».
La sinistra vi accusa di tentare una offensiva centrista...
«Rutelli non è stato bene interpretato. Se la maggioranza è così divisa da non permettere di fare le riforme che vuole Prodi, con una nuova legge elettorale perché non si dovrebbero cercare nuove alleanze? Non oggi, né domani. Ma dopodomani».
Sembra quasi che Rutelli e Fassino abbiano più fretta di lei: il segretario Ds ha aperto con forza a Udc e Lega.
«Se la coalizione è bloccata dalle contraddizioni interne e non consente di fare le riforme, tutte le forze facciano il punto della situazione. Io mi auguro che a sinistra prevalga la ragionevolezza».
A sinistra? E che dice del voto sulla giustizia? Al senato sono stati due ulivisti a portarvi sull'orlo del baratro.
«Il governo poteva esprimere parere favorevole sull'emendamento Manzione. Non vedo cosa ci fosse di sconvolgente, visto che in passato il centrosinistra condivideva quelle posizioni. La norma sugli avvocati nei consigli giudiziari è stata bocciata solo grazie al voto dei senatori a vita convocati per l'occasione».
Ora l'Ulivo vuole espellere sia Manzione che Bordon.
«Non capisco tanta severità, se non si può parlare in dissenso si creano ulteriori tensioni. Due senatori in meno non facilitano la sopravvivenza del governo».
Qualcuno sospetterà che sia davvero lei il burattinaio di Bordon e Manzione.
«Ammesso che ne siano capaci si muovono nella logica di creare un altro gruppo, un movimento di cui non mi hanno mai parlato. Non faccio parte della loro cordata».
Però lei ha detto che anche i riformisti possono far cadere il governo e che 20 senatori bastano...
«Confermo. Fassino e Rutelli, non due cani sciolti, hanno spiegato il clima dentro i nostri partiti. Dl e Ds devono valutare se si può andare avanti in queste condizioni, anche se mi auguro che si permetta al governo di recuperare il terreno perduto».
Dicono i bene informati che dopo Prodi non c'è Dini e non c'è Marini, ma Giuliano Amato.
«Dovrebbe chiederlo a chi mette in giro queste previsioni, io non ne faccio. Marini e Amato sono impeccabili, hanno tutti i titoli per guidare un eventuale governo prima di nuove elezioni».
Voterà le pensioni?
«Faccio affidamento sulla proposta del premier, se Prodi vuole accettare un addolcimento dello scalone si trovino le risorse all'interno del sistema previdenziale per finanziare i minori risparmi. Se questo è non ho difficoltà a votarla, se invece si aumenta la spesa no, non la voto ».
Giordano ha detto che Prodi farà sua la proposta del Prc.
«Prodi ha ceduto alle sirene del Prc, ma andare in pensione alla giovane età di 57 anni non si può. Non credo che Prodi accetterà la proposta di Giordano, non deve accettarla, la soluzione ideale è che lo scalone entri in vigore il primo gennaio 2008. La sinistra antagonista è isolata, sono loro che devono unirsi al resto della maggioranza».
Sembra facile...
«Un accordo in questa direzione è la sola possibilità per il governo di sopravvivere. Capisco che Giordano minacci di far cadere Prodi, è stato eletto da movimenti, no global, pacifisti anti-Usa... Una piccola minoranza sconfitta dalla storia e che rappresenta il 5 o 6 per cento della popolazione non può avere la pretesa di piegare il Paese a ideologie del passato, mentre l'Italia perde la battaglia dell'economia».
Bertinotti dice che voi riformisti siete i veri conservatori.
«Il conservatore è colui che vuole mantenere l'età della pensione al di sotto della media europea. I riformisti siamo noi del Pd».
Presenterà una sua lista?
«Ci sto pensando, è bene che ci sia una componente liberaldemocratica in appoggio a Veltroni».
E perché non a Letta?
«Nessuno me lo ha chiesto».

13.7.07

Pace fatta tra Fini e Alessandra Mussolini


Onorevole Alessandra Mussolini, gira una strana voce.
«Senta, nella politica italiana ne girano così tante che...».
Ma questa riguarda lei.
«Ah sì?».
Sì. Dicono che lei abbia fatto la pace con Gianfranco Fini.
«Eh...»
È vero o no?
«Vede, poiché io e Gianfranco siamo entrambi del Capricorno, è chiaro che noi non ci limitiamo a fare pace. Di più. Tra noi, come dire? scoppia la pace».
Insomma, la voce era giusta. Vi siete ritrovati.
«Diciamo che, politicamente, abbiamo ritrovato un’intesa assai profonda».
Com’è successo?
«Vede, per spiegarlo, dovrei raccontare un fatto piuttosto privato e...».
Se può...
«Dobbiamo tornare indietro di un anno e mezzo, al febbraio del 2006, quando morì mio padre Romano. Ebbene, in quei giorni tremendi, Gianfranco mi scrisse una lettera».
Prosegua, onorevole.
«Una lettera speciale. Sono stata dodici anni dentro An e so, per certo, che Gianfranco non ne scrive. Mai. Per me, però, fece un’eccezione. Tra l’altro, è una lettera di quelle che si usava scrivere un tempo. Scritta a mano, con la penna. E dentro...».
Dentro?
«Beh, toccò dei punti che... ecco, direi che quelle parole di Gianfranco hanno lavorato, negli ultimi mesi, nel mio cuore e nella mia mente. In più, ci aggiunga poi i militanti».
Che fanno i militanti?
«Ogni volta che ne incontro uno, dopo un po’ è lì che mi dice: forza, Alessandra, con Gianfranco dovete tornare a fare un fronte comune ».
Che fronte sarà?
«Le dico: sia chiaro che io resto con il mio piccolo, potente partito di Azione sociale. Poi però ammetto di aver apprezzato molto alcuni ragionamenti fatti, recentemente, da Gianfranco ».
Tipo?
«Mi piacciono le sue posizioni sulla droga, sull’immigrazione, sulla sicurezza. Mi piace questa sua idea di una federazione del centrodestra. Ela lealtà che dimostra a Silvio Berlusconi. In più, poi, mi piace, anche e soprattutto, la battaglia che sta facendo per il referendum sulla legge elettorale».
Lei è favorevole?
«Assolutamente sì».
Lei litigò con Fini e uscì da An nel novembre del 2003.
«Quando Gianfranco, in Israele, disse cose brutte nei confronti di mio nonno».
Fini prese le distanze dalla Repubblica di Salò e dal fascismo, rivedendo, sostanzialmente, il giudizio su Benito Mussolini. Suo nonno, appunto.
«Io reagii d’istinto. Con la pancia. E andai via sbattendo la porta».
Pochi mesi dopo, fondò il suo partito.
«Alle europee fui subito eletta eurodeputata, incarico che ancora ricopro. Poi, con il cartello di Alternativa sociale, alle regionale del 2005 ci presentammo, fuori dai poli, in tutta Italia. Io, nel Lazio, addirittura mi candidai alla presidenza e perciò...».
Arriviamo al cosiddetto Laziogate.
«Arriviamo a Storace. Faccia subito i nomi e i cognomi».
Francesco Storace.
«Ecco, appunto. È accusato di hackeraggio informatico ai miei danni, e quello, mi creda, pensavo potesse essere il punto più basso mai raggiunto da Storace. Invece...».
S’è dimesso da An.
«No, non s’è dimesso e basta: non la faccia così facile. Non se ne è andato dal partito per un motivo qualsiasi, non ha agito d’istinto, come me».
Storace dice che...
«Mi dia retta: si è fatto i suoi bei calcoli, ha agito a freddo, è stato lucido, cinico. Lui sì che ha tradito».
Storace è al suo bacino di voti, che mira, onorevole Mussolini.
«Ah ah ah!...ma dove va? Si schianterà. Politicamente farà un tonfo che lo sentiranno pure... Senta, io Storace lo conosco bene».
Racconti.
«Nel 1992, quando entrai nel Msi, Fini me lo mise dietro come addetto stampa. Quindi, come dire, io l’ho visto crescere, Starace...».
Storace.
«Sì, certo: perché, scusi, come ho detto? Comunque, poi di strada ne ha fatta. Borbottava e lavorava, lavorava e borbottava. Faceva le sue correnti e però grazie ad An è diventato presidente della Regione Lazio, e poi ministro per la Salute, e poi ancora, un anno fa, Fini ha voluto che fosse addirittura capolista di An al Senato... E lui, Storace, come ripaga? Mah, dal punto di vista umano, davvero una vergogna».
Onorevole Mussolini, ora che si riavvicina politicamente ad An, qual è il rapporto con gli altri leader? Ad esempio, i rapporti con Alemanno come sono?
«Diciamo che mi fa piacere abbia preso, per tempo, le distanze da Storace».
Gasparri?
«Senta, facciamo prima: lei vuol sapere il nome di uno che non sopporto? ».
Beh...
«Selva, Gustavo Selva. La bravata di farsi trasportare a bordo di un’ambulanza per arrivare prima negli studi di una televisione è uno schifo. Scriva così: una schifo ».
E con le donne di An? Con la Santanché, con la Perina, con...
«Guardi, quando ero in Parlamento, io sono sempre andata d’accordo con tutte le donne della politica italiana. Insieme abbiamo fatto mille battaglie per tutelare la figura femminile ».
Lei passa per essere una molto attenta ai problemi delle donne. Suo nonno Benito, invece, pensava che le donne dovessero soltanto cucinare, fare figli e...
«Eh...».
Cosa?
«Erano altri tempi, forza».
Fini le ha detto che vuole candidarsi a fare il sindaco di Roma?
«No. Ma per me Fini sarebbe un candidato ideale».
E lei, onorevole? A cosa intende candidarsi?
«Prima o poi bisognerà rieleggere il sindaco di Napoli...».

FONTE WWW.CORRIERE.IT

10.7.07

napoli accoglierà Berlusconi il 12 luglio

Tutto pronto per l’arrivo di Silvio Berlusconi. Sono attese 300mila persone in piazza del Plebiscito giovedì 10 luglio per partecipare all’incontro tra l’ex premier ed i sindaci eletti all’ultime amministrative. Ieri, i rappresentanti locali del partito hanno dato vita ad un dibattito nel corso del quale è stato annunciato il programma della giornata. La crisi rifiuti, l’alto tasso di criminalità ed il degrado generale della città di Napoli saranno i temi su cui Berlusconi orienterà il suo discorso per lanciare l’ennesimo attacco alle tre giunte di centro sinistra.

Vedi un filmato con le interviste ai coordinatori

Brogli alle elezioni - spunta un video

8.7.07

De Michelis lascia la CDL , al via la costituente socialista

Governo di irresponsabili !!!

1.7.07

Ed ora nella CDL ??????


Veltroni: con Berlusconi ci sfideremo nel 2011 - Il Giornale


Non vi fidate dell’ufficialità: per il centrodestra, e per Silvio Berlusconi in particolare, la discesa in campo di Walter Veltroni non è affatto indifferente. Nel bene e nel male.

Cominciamo dal bene. Si accorcia la vita del governo Prodi, in pratica si andrà alle elezioni anticipate. Non è infatti pensabile una lunga coabitazione Prodi-Veltroni: quest’ultimo ne uscirebbe logorato e prenderebbe su di sé tutte le magagne del premier e del governo. Elezioni anticipate sono un’ottima notizia per il centrodestra, e per Berlusconi in particolare: gli consentono infatti di porre di nuovo la propria candidatura senza troppe obiezioni.

Ma quando votare? Molti parlano già nel 2008, a primavera, cosa che consentirebbe a Veltroni di sfruttare al massimo l’effetto novità, nonché di evitare il referendum sulla legge elettorale. In questo caso Berlusconi sarebbe automaticamente il candidato della Cdl, sia pure tra gli inevitabili mugugni degli alleati.

Discorso leggermente diverso se si arriva al 2009. E non solo perché il Cavaliere avrebbe un anno in più. Il Parlamento che venisse eletto nella primavera 2009 nominerebbe a sua volta il futuro capo dello Stato, il successore di Giorgio Napolitano il cui mandato scade a giugno 2013. Facile immaginare che Berlusconi voglia puntare al Quirinale, così come del resto Prodi. In questo caso per Berlusconi (se vincesse) si imporrebbe una sorta di staffetta a palazzo Chigi, il che dovrebbe prevedere un ticket elettorale.

Con chi? Qui si entra nell’area dei problemi. La scelta del vice dovrebbe cadere su un personaggio anagraficamente o politicamente equivalente a Veltroni: insomma, o Gianfranco Fini o Pier Ferdinando Casini. C’è anche la possibilità di un outsider di lusso: Luca di Montezemolo nel 2009 sarà libero da impegni confindustriali, e forse anche dalla Fiat. Ma la cosa appare complicata e indigeribile per gli alleati del centrodestra.

Dunque Fini o Casini (o un altro politico), con inevitabile lotta intestina. In ogni caso il favorito appare Fini. Per due motivi: così come a sinistra sta nascendo il Partito democratico, a destra si comincia a lavorare sul Partito della libertà, con Forza Italia e An, mentre con Lega, Udc e altri si stabilirebbe una sorta di federazione. Secondo motivo, la sterzata centrista che Veltroni ha imposto con il suo discorso del Lingotto fa piazza pulita di ogni ipotesi di terzo polo inseguita nei mesi scorsi da Casini. Veltroni e Berlusconi (e Fini) sono convinti bipolaristi, e su questo terreno si giocherà lo scontro elettorale.

Altro problema per la Cdl, e per Berlusconi in particolare, potrebbe essere l’anagrafe. Tra i due ci sono 18 anni di differenza: ma se valgono impatto e capacità mediatica di entrambi, questo scarto si riduce sensibilmente. Comunque è evidente che gli strateghi elettorali del Cavaliere dovranno studiare adeguate contromisure, dialettiche e non (lo stanno già facendo: il discorso “Veltroni è in politica da più anni di Berlusconi” serve proprio a questo).

Infine Veltroni ha promesso che non demonizzerà l’avversario. Per Berlusconi è una buona notizia. Deve però a sua volta dismettere l’ideologia, i toni troppo accesi e scendere sul terreno delle cose concrete. Gli argomenti - dalle tasse alla sicurezza - non gli mancano, e glieli ha forniti proprio Prodi. E il vantaggio nei sondaggi è ancora notevole. Ma l’eccessiva sicurezza gioca brutti scherzi: Veltroni ha dalla sua l’effetto novità, la voglia di riscossa del “popolo della sinistra”, un linguaggio certamente moderno e una sua diabolica abilità nel cercare e ottenere consenso. Mai sottovalutare i troppo buoni, veri o finti che siano.

Fonte PANORAMA