: Politica Libera :

Blog QUOTIDIANO dedicato alla Politica ITALIANA.On line da febbraio 2006

27.2.06

Casini incalza Prodi «Non basta dire no» Follini: «Imbarcano tutti»


«PRODI dice che il 9 aprile tornerà la primavera... ma per guidare un paese non è sufficiente dire no e basta, dire no alla Tav, al nucleare, a Berlusconi...bisogna saper dire dei sì e il nostro sì è al quoziente familiare. Più figli meno tasse: questo è il nostro obiettivo». Così il presidente della Camera Pier Ferdinando Casini replica al discorso al Palalottomatica del leader dell'Unione, Romano Prodi. Lo fa intervenendo al convegno sul tema «Nella famiglia il futuro dei nostri figli». Casini sottolinea il valore strategico che la politica per la famiglia ha per l'Udc, e avanza una proposta anche per sbloccare il settore: una proposta è consentire per i redditi inferiori a 50 mila euro l'anno la deduzione dell'affitto. Battersi per la famiglia, secondo Casini, è fondamentale perchè il futuro della nostra società è in pericolo, perchè non ci sono più riferimenti ideali e quindi una stoccata all'Unione: «Mi chiedo come Prodi farà a celebrare il matrimonio tra Luxuria e Mastella». Un'ultima battuta sulla kermesse al Palalottomatica: «Non è un caso - sostiene Casini - se ieri più che un Prodi-show c'è stato un Crozza-show». E Marco Follini ha rincarato la dose: «Dobbiamo evitare che la sinistra pensi che dall'altra parte c'è il diluvio universale: vogliamo una campagna elettorale sobria». «La sinistra - ha rimarcato l'ex segretario Udc - si comporta come Noè con l'Arca. Non sceglie, mette tutto insieme alla rinfusa, fa salire a bordo tutti gli argomenti senza selezionare. Nelle 281 pagine del programma di Prodi c'è posto per tutto. Probabilmente se sei con l'Unipol ti puoi riconoscere alle tali pagine, se sei contro ci sarà qualche riga che va bene per te a un'altra pagina».

Tratto da www.iltempo.it

RUTELLI, VOGLIAMO LIBERARE ITALIA DA BERLUSCONI




Oggi non e' solo l'apertura della campagna elettorale ma per noi questo 25 febbraio puo' e deve essere l'inizio di un cammino molto importante per liberare l'Italia da Berlusconi''. Cosi' il leader della Margherita Francesco Rutelli si e' rivolto agli elettori dell'Ulivo. ''Dobbiamo dire chiaro - ha detto Rutelli - che se vinceremo saremo la coalizione che mette al primo posto il servizio al Paese, dopo cinque anni in cui certa gente ha preteso di avere il Paese al proprio servizio''. Elencando, a partire dalla giustizia, le riforme del centrodestra, il leader Dl ha sottolineato che l'obiettivo della CdL e' stato ''calpestare gli interessi di tutti per garantire gli interessi di pochi''.

tratto da www.ansa.it

Bertinotti: VINCERA' CHI SARA' IN SINTONIA CON IL PAESE




"Vincerà le elezioni chi riuscirà a mettersi in sintonia profonda con il Paese". Così Fausto Bertinotti, leader del Prc, risponde ai cronisti che gli chiedono quale sia la 'ricetta' per vincere le elezioni, prima di prendere parte all'assemblea nazionale dei dirigenti di Rifondazione.

"Il Paese si trova in un grande disagio sociale - spiega il segretario del Prc -, vince chi saprà dare una risposta a questo disagio. C'é il disagio della precarietà, di chi ha una malattia e non ce la fa a curarla, ci troviamo in un Paese malato - prosegue - che ha bisogno di una cura e chi darà una buona cura vincerà le elezioni. E quindi penso - conclude Bertinotti - vinceremo noi".

"Non credo ci sarà un pareggio, l'Unione vincerà. C'é però un tentativo di prospettare un'ipotesi neocentrista, che però è un modo conservatore che porta a risultati inadeguati ai bisogni del Paese ,che esige cambiamenti radicali dalla politica di Berlusconi". Così Bertinotti risponde a chi gli chiede se alle elezioni sia possibile un pareggio.

"Ragionando su quale deve essere la strategia di un eventuale governo dell'Unione, il segretario aggiunge: "Non rinunceremo a ritirare le truppe dall'Iraq e a dialogare con le civiltà del Mediterraneo, non rinunceremo - aggiunge - ad una giustizia sociale e alla redistribuzione del reddito e infine non rinunceremo a ricostruire la democrazia e la partecipazione".

tratto da www.ansa.it

L’Italia che non sa più fare la guerra



Ma tu guarda di che cosa ci dobbiamo occupare. Con Sanremo che incombe, il derby di Roma da analizzare, e il tradizionale festival sulle toghe rosse da seguire, la primavera italiana sembrava avviata secondo i canoni nazionali, resi solo più piccanti dall’angoscioso interrogativo: si farà o non si farà, il duello tv tra Prodi e Berlusconi? E, invece, eccoci qua alle prese con energia, schiaffi francesi, umiliazioni patrie. Ma non lo sanno all’estero che siamo in tutt’altre faccende affaccendati?
Se la cosa non fosse seria, ci sarebbe da ridere. Berlusconi ha appena spiegato perfino a Isoradio che il primo risultato del suo governo è stata la riconquista di un posto al sole per l’Italia e il ritorno alla condizione di paese rispettato e temuto. Dice che ha dedicato il 50% del suo tempo a questa opera storica. E monsieur de Villepin che ti fa? Va in tv e annuncia la fusione di Gaz de France e Suez per impedire alla nostra Enel di comprarsi un pezzo del sistema energetico franco-belga. Avete capito? Un primo ministro che annuncia una fusione di mercato, una cosa mai vista nell’Europa del mercato unico.
Dal canto loro gli euro-entusiasti, sacerdoti del mantra ulivista, avevano appena finito di spiegare a questo piccolo giornale un po’ anglofilo che è l’Inghilterra il demonio d’Europa, la talpa che scava sotto il sogno federalista, e che bisognava riportare al più presto l’Italia in linea con la Francia, vero motore e cervello del progetto europeo. E monsieur de Villepin che ti fa? Definisce un’operazione di mercato dei cugini italiani come «un attacco alla Francia», e seppellisce per la seconda volta il cadavere dell’Europa unita, già uccisa dal referendum francese.
I «nazionalisti» del centrodestra escono molto male da questa storia. Diciamo che Chirac ha fregato Berlusconi. Sì, proprio fregato. Il nostro premier gli aveva scongelato i diritti di voto di Edf in Edison, capovolgendo una decisione dell’ultimo centrosinistra e aprendogli in pratica le porte del mercato energetico italiano. Chissà che cosa gli aveva promesso in cambio l’Eliseo. Magari la benevolenza dei Bolloré, dei Bernheim e del grande amico Ben Ammar per il matrimonio di Mediolanum con Generali, dove i francesi hanno già la presidenza? Fatto sta che Enel emette un fiato (altrove le opa prima si fanno e poi si discutono, da noi prima si discutono e poi non si fanno): vuole Electrabel, che sta in Suez, e si capisce pure, visto che in patria la costringono a vendere le centrali e le impediscono di costruirne altre (do you remember Civitavecchia?). Da buon italiano Conti va da Berlusconi e gli chiede una mano. Il Cavaliere pensa di incassare finalmente il prezzo del tempo passato a riconquistare il prestigio dell’Italia, e fa una telefonata a Chirac: amico mio, ti ricordi tutte le nostre pacche sulle spalle, ti ricordi che ti ho aiutato a sforare Maastricht, che ho salvato la Nato, che mia madre ha sconfitto il nazismo? Ti ricordi che Bnp si sta prendendo Bnl e che Air France si può prendere Alitalia appena l’abbiamo liberata dei dipendenti? Bene, ora dammi un po’ di reciprocità, e apri le porte a questo amico mio. Risultato: mobilitazione generale in Francia e sprangatura della porta. Il nostro premier, che non è tipo da abbozzare, è costretto a usare l’arma-fine-di-mondo: fa saltare il vertice parigino con Scajola, forse il colpo più grave subito dall’orgoglio nazionale francese dai tempi dell’aggiramento della Maginot.
Ma anche gli «europeisti» del centrosinistra non sanno che pesci pigliare. Sarà per questo che alla convention, tra tanti peana all’ideale europeo, non hanno pronunciato una parola sulla guerra che divampa in Europa. Credono ancora di vivere nel 1996, quando vinsero le elezioni in nome dell’Europa. Sognano di ricominciare da dove eravamo, prima che l’insipienza e il colbertismo del governo ci inimicassero l’Europa. Il concetto di «guerra» risulta così refrattario al loro irenismo che non possono fare altro che condannarla anche mentre si combatte, e dall’esito dipende l’interesse nazionale. Non hanno ancora digerito il cambio di paradigma che il 2001 e le due torri hanno rappresentato. Lì dove c’erano globalizzazione ed europeismo ora c’è guerra di civiltà, guerra al terrorismo, guerra in Iraq; e anche, guarda un po’, guerre di mercato. Perché l’Europa come la volevano loro semplicemente non c’è più. E al suo posto c’è la rinazionalizzazione delle politiche economiche e dei mercati, il massacro tedesco dell’opa europea e il massacro francese della Bolkestein, e perfino Draghi, ex Goldman Sachs, dice che bisogna riaprire qualche posto di blocco alle frontiere. Così gli europeisti ulivisti ora dovranno dirci come faranno a essere nazionalisti migliori di Berlusconi. Sappiamo che è un fastidio, che l’Italia cui si rivolgono è, come la Teresa Batista di Jorge Amado, stanca di guerra. Ma se gli altri ti fanno la guerra, bisognerà pure combatterla. In che modo, s’il vous plait, monsieur Prodi?

Tratto da www.ilriformista.it

Elezioni, 174 i simboli presentati


Unione. Lo schieramento guidato da Romano Prodi correrà alle elezioni politiche con i radicali ed i socialisti di Craxi. Va sottolineato che Ulivo, Ds e Margherita, salvo accordi di desistenza, presenteranno 3 distinti simboli in tutte le circoscrizioni italiane di Camera e Senato. Quercia e Dl potrebbero dunque non fare un passo indietro per favorire l'Ulivo alla Camera.

Cdl. La Casa delle libertà, invece, avrà fra le sue fila Alternativa Sociale di Alessandra Mussolini ed il Movimento Sociale Fiamma Tricolore di Luca Romagnoli. In mezzo nessuno spazio per un terzo polo: il Patto Segni non si presenterà. A sinistra Prc sarà nell'Unione senza desistenze. A destra il Mis di Pino Rauti non esclude una desistenza con Berlusconi.

Le scritte nei simboli. Solo Forza Italia esplicita nel simbolo la scritta 'Berlusconi Presidente'. Nessun altro partito espone la scritta 'Presidente' nel simbolo. Nei 174 contrassegni depositati al Viminale sono citati i nomi di alcuni politici: 1) Forza Italia Berlusconi Presidente (Camera e Senato, Italia ed estero); 2) L'Unione Prodi (solo estero, Camera e Senato); 3) An Fini (solo Italia, Camera e Senato); 4) Per l'Italia nel mondo con Tremaglia (solo estero, Camera e Senato); 5) Udc Casini (Camera e Senato, Italia ed estero); 6) Udeur Mastella (Camera e Senato, Italia ed estero); 7) Italia dei Valori Di Pietro (Camera e Senato, Italia ed all'estero solo Europa); 8) Italia di nuovo Scelli (solo Italia, Camera e Senato); 9) I socialisti Craxi (solo Italia, Camera e Senato); 10) Repubblicani europei Sbarbati (solo Italia, solo Senato); 11) Mis Lista Rauti (solo Italia, Camera e Senato); 12) Alternativa Sociale con Alessandra Mussolini (Italia ed estero, Camera e Senato).

Formazioni. Le due coalizioni, raccolta delle firme permettendo, avranno in Italia le seguenti formazioni:

Cdl camera. Capo della coalizione Berlusconi. 1) Fi; 2) An; 3) Udc; 4) Lega Nord-Mpa; 5) Dc-Partito socialista; 6) Pli; 7) Federazione Italiana Pensionati Uniti; 8) As; 9) Msi Ft; 10) Verdi verdi; 11) Progetto natura; 12) No euro; 13) Sos Italia; 14) Unione nord est; 15) Italia di nuovo Scelli.

Unione Camera. Capo della coalizione Prodi. 1) Ulivo; 2) Ds; 3) Dl Margherita; 4) Prc; 5) Verdi; 6) Idv; 7) Pdci; 8) Udeur; 9) I socialisti Craxi; 10) Pensionati; 11) Codacons; 12) Rnp; 13) Svp; 14) Liga Fronte Veneto; 15) Psdi; 16) Lega per l'autonomia Alleanza Lomabrda; 17) Consumatori uniti.

Cdl Senato. Capo della coalizione Berlusconi. 1) Fi; 2) An; 3) Udc; 4) Lega nord-Mpa; 5) Dc-Partito socialista; 6) Pri; 7) Riformatori liberali; 8) Pli; 9) Fipu; 10) As; 11) Msi Ft; 12) Verdi verdi; 13) Progetto natura; 14) Sos Italia; 15) Nuova Sicilia; 16) Patto per la Sicilia; 17) Patto cristiano esteso; 18) Unione nord est; 19) Italia di nuovo; 20) No euro.

Unione Senato. Capo della coalizione Prodi. 1) Ulivo; 2) Ds; 3) Dl Margherita; 4) Prc; 5) Insieme con l'Unione (Pdci, Verdi, Consumatori); 6) Idv; 7) Udeur; 8) Rnp; 9) I socialisti Craxi; 10) Codacons; 11) Pensionati; 12) Liga fronte Veneto; 13) Psdi; 14) Democratici Cristiani uniti; 15) Lega per l'autonomia Alleanza Lombarda; 16) Repubblicani europei Sbarbati.

Estero. Per gli italiani all'estero non ci sono apparentamenti. Escluse le numerose liste minori, non ci saranno simboli socialisti. Il simbolo più a sinistra sarà 'L'Unione Prodi'. Ds, Margherita, Prc, Pdci, Rnp, I socialisti Craxi, Verdi, Repubblicani europei, Psdi hanno rinunciato a presentare il loro simbolo nelle circoscrizioni estere.

An schiera due punte: Fini in Italia, Tremaglia all'estero. Alleanza Nazionale non presenterà il suo simbolo nelle circoscrizioni estere. Ci saranno invece i simboli di Fiamma Tricolore, Alternativa Sociale con Alessandra Mussolini, Lega Nord-Mpa, Italiani nel mondo per le libertà, Per l'Italia nel mondo con Tremaglia, Forza Italia Berlusconi Presidente, Udc Casini, Udeur Mastella, Italia dei Valori Di Pietro (solo in Europa), No Euro.

fonte www.repubblica.it

Bari - Intimidazioni contro Forza Italia


Un gruppo di giovani ha prima strappato i manifesti della campagna elettorale, poi ha aggredito verbalmente il guardiano che si trovava nel gazebo
BARI - Duplice atto intimidatorio tra la notte scorsa e questa mattina a Bari contro il gazebo dell’ operazione verità di Forza Italia allestito nella centralissima via Sparano, la via dello shopping del capoluogo. Un gruppo di giovani - denuncia Forza Italia in una nota - ha prima strappato i manifesti della campagna elettorale, poi ha aggredito verbalmente il guardiano che si trovava nel gazebo. La prima incursione si è verificata intorno alle 3.30, quando il custode ha sentito che all’esterno qualcuno strappava i manifesti, è uscito ed è stato insultato dal gruppetto che si è qualificato come «comunista» ed ha ripetutamente inveito contro i messaggi contenuti sui manifesti e contro il simbolo di Forza Italia. Il custode non ha reagito ed è riuscito ad allontanare il gruppo. L’incursione si è ripetuta intorno alle 7, quando le stesse persone - prosegue il comunicato - sono tornate a strappare i manifesti e ad insultare e minacciare il guardiano, che ha chiamato i suoi colleghi di un istituto privato di vigilanza e ha messo in fuga il gruppetto.

Tratto dalla Gazzetta del Mezzogiorno


Fitto: condanniamo l'estremismo


Condanniamo con forza il duplice atto intimidatorio della notte scorsa contro il gazebo dell’Operazione Verità di Forza in Piazza San Ferdinando a Bari..
Un atto gravissimo che testimonia un clima di tensione e intimidazione frutto dell’inasprimento del confronto politico.
Da parte nostra non ci lasceremo intimidire né cadremo nella tentazione di scendere al livello di chi intende la politica come scontro diretto e violento. Continueremo la nostra Operazione Verità in tutte le piazze della Puglia e dell’Italia.
Ribadiamo fiducia e rispetto nelle Istituzioni e nelle Forze dell’Ordine e rivolgiamo un appello ai nostri avversari politici, affinché si uniscano a noi nel condannare questi episodi e nell’isolare questi estremismi, auspichiamo che questa campagna elettorale possa svolgersi non sullo scontro ma sul libero e sereno confronto dei valori, delle idee, dei programmi.

Tratto da www.fittopresidente.it





Berlusconi fa l’americano grazie ai giudici Chiede una mano a Bush ed entra nella storia


L’Anm protesti quanto vuole, ma è colpa sua se Berlusconi questa settimana fa passerella a Washington. Paradosso dei paradossi, infatti, il premier deve proprio ai famigerati pubblici ministeri di Milano l’ambìta conquista di riuscire a pronunciare un discorso a Washington alle Camere riunite del Congresso americano nel pieno della campagna elettorale italiana. Mercoledì primo marzo infatti terrà il suo intervento che vedrà l’ovazione dei congressmen americani, con la lotta al terrorismo internazionale e il ribadito impegno dell’Italia al fianco degli Stati Uniti, in Iraq come nel delicato dossier del nucleare iraniano iscritti in cima alla lista degli impegni del governo italiano, in caso Berlusconi rivinca le elezioni. Ma è grazie alla Procura di Milano che il prestigioso onore non venne tributato quando era inizialmente previsto, prima nello scorso settembre e poi in occasione della visita che Berlusconi rese a Bush nell’ottobre 2005. Erano infatti troppo fresche le polemiche per i provvedimenti giudiziari assunti per 22 agenti della Cia implicati nel rapimento dello sceicco Abu Omar da Milano alla volta dell’Egitto. E anche sul blocco americano alle indagini condotte a Roma e inerenti il caso Calipari il ferro era troppo caldo per sprecare allora la grande occasione mettendo in imbarazzo sia Roma sia Washington. Non a caso, proprio a Washington allora il premier italiano approfittò dell’occasione per rilanciare in un’intervista televisiva a un network americano la tesi secondo la quale egli era sempre stato non convinto fino in fondo dell’azione militare in Iraq, e si era adoperato fino allo stremo per frenare Bush. Ora tutto è tornato ai cordiali rapporti di sempre, e dunque il premier può gustarsi il trionfo personale riservato nella storia solo a tre premier italiani prima di lui, De Gasperi, Craxi e Andreotti, e a due capi di Stato, Gronchi e Segni.

Articolo di Oscar Giannino tratto dal sito del Riformista - www.ilriformista.it

Capezzone: Moretti rimandi «Il caimano»

C'è chi accoglie l'appello: «Meglio rinviare». Altri invece sono per rispettare la data già fissata per la prima del Caimano di Nanni Moretti, il film su Silvio Berlusconi. E così Daniele Capezzone divide il centrosinistra. Lancia la sua proposta da Radio Città Futura: «A due settimane dalle elezioni, un film antiberlusconiano potrebbe rivelarsi un boomerang. Nanni Moretti ci pensi, potrebbe rinviarne l'uscita». Perché altrimenti, argomenta l'esponente della Rosa nel Pugno, «tra film e avvisi di garanzia, si rischia di consegnare al premier argomenti utili per la sua campagna elettorale». Il girotondista Pancho Pardi trasecola: «Mi sembra una follia. È assurdo pensare che qualsiasi cosa facciamo si rivolti contro di noi, persino i film. Se davvero non potessimo dire la verità su Berlusconi per evitare l'effetto boomerang, saremmo fritti».

Daniele Capezzone (Ansa)

Anche il filosofo Gianni Vattimo difende l'uscita del film prima delle elezioni: «Non l'ho mai visto, ma tutto ciò che contrasta Berlusconi è un fatto positivo. L'appello a rinviarlo è un eccesso di prudenza che non porta a nulla». Franco Giordano di Rifondazione Comunista fa un discorso diverso: «Quel film non inciderà direttamente nella vicenda elettorale. Trovo quindi giusto che esca quando l'ha deciso il suo regista. La politica non può dettare in alcun modo i tempi della produzione artistica». Sulla stessa linea la diessina Giovanna Melandri: «Che discorso è quello di Capezzone? I film escono quando devono uscire.
La politica e il cinema hanno due calendari diversi». Antonio Di Pietro, invece, abbraccia la tesi di Capezzone: «Gli elettori devono avere davanti a loro tutto ciò che non ha fatto Berlusconi e tutto ciò che invece vogliamo fare noi. Puntare su effetti diversi può essere controproducente. Di film e telefilm ne sono stati fatti già troppi». Il riformista Emanuele Macaluso non se la sente di bocciare il film di Moretti prima di averlo visto, anzi ha una buona opinione del regista: «Non è uno sprovveduto propagandista, ma un cineasta fine».
Ma non è d'accordo con chi punta alla demonizzazione del Cavaliere: «È assolutamente controproducente. La gente ha già capito da sola che Berlusconi è stato disastroso. Ciò che ancora non ha capito è se noi saremo capaci a governare bene e con un'unità tale da garantire certe scelte. Di questo dobbiamo parlare agli elettori». E Lanfranco Turci, che è appena passato dalla Quercia alla Rosa nel Pugno? «Moretti è un bravo regista. Spero che il suo film porti avanti una critica intelligente, non faziosa. Ma occorre fare attenzione: il film di Moore su Bush non provocò tutti quegli effetti positivi che sperava il partito democratico. Anzi, avvenne il contrario».

tratto da www.corriere.it

26.2.06

Lasciano i Ds per la Rosa nel pugno


Conosciamo abbastanza bene Biagio de Giovanni e Lanfranco Turci per dire che il senso di delusione che manifestano nei confronti dei Ds e che li ha spinti verso la Rosa nel pugno non è tutto spiegabile con la questione della laicità. Ieri Vannino Chiti, coordinatore della segreteria ds, ha difeso la Quercia dall'accusa di scarsa attenzione sui temi della fecondazione assistita, dell'aborto, delle unioni civili. E, in effetti, non si può certo rimproverare alla Quercia di aver tradito la sua impostazione laica; né francamente le si può rimproverare una disponibilità al compromesso con le altre anime della coalizione in materia di questioni eticamente sensibili, visto che non solo Bertinotti, ma anche la Rosa nel pugno, che pure quel compromesso ha criticato, nella coalizione sono rimasti.Per questo abbiamo l'impressione che ci sia dell'altro. Anzi, ne abbiamo la certezza. Perché è Biagio de Giovanni stesso, nell'intervista che oggi pubblichiamo, a spiegare in termini più «politici» la sua scelta, attribuendola alla «novità» che per lui rappresentano Margherita e Rosa nel pugno rispetto ai Ds. E perché così ha fatto Turci nella parte dell'intervista a Repubblica che fa da cappello al discorso sulla laicità. Dice Turci: «Il mio malessere profondo è che, pur essendosi trasformata la cultura politica dei Ds, non è cambiato il sistema di potere. Si continua a governare dal centro, cooptando in maniera più di fedeltà che di meriti. Nella mia vicenda politica dentro il partito mi sono trovato quasi sempre in minoranza, prima da migliorista poi da socialdemocratico (e queste parole venivano usate contro di noi in termini di scherno), poi da riformista e liberal. Ho pagato i miei prezzi per quelle scelte, perché in politica, soprattutto nella tradizione comunista, non c'è nulla di peggio che avere ragione in anticipo».Ci pare questo il vero malessere che accomuna Turci a molti diessini riformisti che pure hanno scelto di restare nei Ds. Questa mini-scissione avviene da destra, ovvero riguarda la parte più moderata e liberal dei Ds, ma paradossalmente trova sul tema della laicità il modo per radicalizzarsi a sinistra, in un atteggiamento intransigente sui temi della libertà dell'individuo. Nasce dal fatto che oggi, significativamente, Mussi e Salvi si trovano più a loro agio nei Ds di Turci o de Giovanni. La storia si ripete. E la lunga storia di minorità in cui sono state tenute le componenti riformiste più avanzate prima del Pci, poi del Pds e infine dei Ds, «quelli che avevano ragione in anticipo», è quasi confermata dalla reazione, tipica dell'albagia d'apparato, che l'ufficio stampa di quel partito ha dato alla notizia della fuoriuscita di Turci: «Siamo sorpresi, perché aveva accolto con soddisfazione l'offerta di un sottosegretariato». O in quella sgradevole di Livia Turco alla notizia che de Giovanni si candidava con la Rosa nel pugno: «Davvero? Alla faccia della coerenza. Non lo sapevo così appassionato al tema dei diritti civili».

Anche Prodi riscopre Fazio


BANCHE all’estero? Colpa del governo. Si fa attendere solo pochi giorni la risposta di Romano Prodi a Silvio Berlusconi sul tema dell’italianità delle banche. Giovedì era stato il premier ad aprire le danze attaccando i pm che, con il loro «indebito intervento», avevano di fatto permesso a banche straniere di acquistare Antonveneta. Ieri la risposta del Professore che, dal Palalottomatica di Roma, nel corso della kermesse che ha dato il via alla campagna elettorale dell’Ulivo, ha detto la sua. «È vero - ha ammesso Prodi - il Paese è stato svenduto in questi anni. Sono andati all’estero la mozzarella, l’olio d’oliva, i salumi, le banche, le centrali elettriche, le assicurazioni. E questo non è certo colpa dei magistrati». E se Berlusconi aveva citato Antonveneta, Prodi ha parlato, ovviamente, di Bnl. «Il fatto vero - ha aggiunto - è che in tutti questi anni il casereccio dirigismo del governo e i bisbigli di moral suasion della Banca d’Italia, hanno impedito agli istituti di credito italiani di rilevare le quote della Bnl (il riferimento è al tentativo di Montepashi di due anni fa, ndr). È lo stesso casereccio dirigismo che ha favorito l’acquisto di quote di banche italiane da parte di banche straniere nell’illusione di poterle poi governare a paicere come era un tempo in grado di fare Enrico Cuccia. Questa è responsabilità del governo e non dei magistrati». Insomma anche Romano Prodi scende in campo in difesa dell’italianità delle banche e non è un caso che ciò avvenga a una settimana esatta dal primo discorso ufficiale del Governatore di Bankitalia Mario Draghi che, proprio nel corso del Comitato interministeriale per il Credito di martedì, aveva evidenziato il rischio, per le nostre banche, di essere acquistate da gruppi stranieri. Un rischio che, secondo Draghi, deve essere scongiurato attraverso una politica di alleanze e aggregazioni. E i più maliziosi già pensano all’ex numero uno di Palazzo Koch Antonio Fazio finito sulla graticola proprio per aver tentato di difendere l’italianità di due banche: Antonveneta e Bnl appunto. Chi l’avrebbe mai detto che sarebbe finita così. Per il resto il discorso pronunciato dal Professore è stata una lunga requisitoria contro Silvio Berlusconi colpevole di aver portato allo sfascio il Paese. «Quest’anno - ha esordito il Professore - la primavera arriverà il 10 aprile, quando si chiuderanno le urne e gli italiani avranno depositato la loro sentenza. Una sentenza definitiva, questa davvero inappellabile, che decreterà la fine di un inverno durato cinque lunghi anni». Per Prodi Berlusconi è ormai il «passato». «Un passato che, anche se ci lascia l’amaro in bocca, è comunque definitivamente passato. Definitivamente». E visto che Berlusconi è praticamente con un piede fuori da palazzo Chigi il Professore ne ha approfittato per riprendere alcuni punti del programma dell’Unione. Che sono poi quelli che va ripetendo da qualche giorno: cuneo contributivo, casa e sostegno alla famiglia. Misure che hanno un costo, ma che verranno realizzate perché, ha spiegato Prodi, «i conti li abbiamo fatti bene».
Tratto da www.iltempo.it

Nasce www.perloccidente.it


L'Occidente è in crisi. Attaccato dall'esterno dal fondamentalismo e dal terrorismo islamico, non è capace di rispondere alla sfida. Minato dall'interno da una crisi morale e spirituale, non trova il coraggio per reagire. Ci sentiamo colpevoli del nostro benessere, proviamo vergogna delle nostre tradizioni, consideriamo il terrorismo come una reazione ai nostri errori. Il terrorismo, invece, è un'aggressione diretta alla nostra civiltà e all'umanità intera.L'Europa è ferma. Continua a perdere natalità, competitività, unità di azione sulla scena internazionale. Nasconde e nega la propria identità e così fallisce nel tentativo di darsi una Costituzione legittimata dai cittadini. Determina una frattura con gli Stati Uniti e fa dell'antiamericanismo una bandiera.Le nostre tradizioni sono messe in discussione. Il laicismo o il progressismo rinnegano i costumi millenari della nostra storia. Si sviliscono così i valori della vita, della persona, del matrimonio, della famiglia. Si predica l'uguale valore di tutte le culture. Si lascia senza guida e senza regola l'integrazione degli immigrati.Come ha detto Benedetto XVI, oggi "l'Occidente non ama più se stesso". Per superare questa crisi abbiamo bisogno di più impegno e di più coraggio sui temi della nostra civiltà.

vai su www.perloccidente.it

25.2.06

SMS Consumatori, per il consumatore consapevole


SMS Consumatori, il progetto del Ministero delle Politiche Agricole e Forestali per il consumatore consapevole.SMS Consumatori è un servizio innovativo di pubblica utilità che informa l'utente sui prezzi dei principali prodotti ortofrutticoli. Uno strumento per una spesa intelligente che, in tempo reale, ti aggiorna sui prezzi all'origine, all'ingrosso e di vendita.Innovativa la tecnologia prevista per l'applicazione che si avvale della messaggistica SMS.Inviando un SMS completamente gratuito, con il solo nome del prodotto ortofrutticolo d'interesse, si ricevono all'istante tutte le informazioni sulla filiera dei prezzi.Un'opportunità per il consumatore di effettuare un acquisto consapevole.

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Tratto da www.smsconsumatori.it - www.politicheagricole.it

Programma della Casa delle Libertà 2006-2011


E' disponibile dal sito di FORZA ITALIA il programma della CDL 2006-2011

http://www.forza-italia.it/speciali/programma_cdl.pdf

Disponibile sul sito di AN un volantino sulle cose fatte dal Governo e un sunto per il futuro

http://www.alleanzanazionale.it/documenti/varie/volantone2006.pdf

Sul sito dell' UDC invece NESSUN riferimento al nuovo programma....

Programma dell' Unione 2006-2011



E' disponibile sul sito della Margherita il programma dell'Unione capeggiata da Romano Prodi

http://www.margheritaonline.it/margherita/attachments/programmaunione.pdf

Prodi, cercasi braccio destro


Chi sarebbe il Gianni Letta di Romano Prodi? Edotti dall’osservazione della legislatura berlusconiana, dove la competenza e il peso del sottosegretario al Consiglio Gianni Letta sono stati tali da innalzare la sua poltrona, in termini di prestigio e di potere gestito, nel ristretto drappello dove ci sono solo i responsabili di Economia, Interno ed Esteri, anche nel centrosinistra ci si interroga con inedita curiosità su chi il Professore (se vincerà le elezioni) vorrà portare con sè a Palazzo Chigi. A quanto si sa, la rosa prodiana comprende (per ora) tre petali: l’ex ministro del Lavoro Tiziano Treu (Margherita), il coordinatore della Quercia Vannino Chiti e l’ex ministro dell’Industria Enrico Letta, anche lui della Margherita ma non della maggioranza rutelliana. Che di Gianni, per inciso, è il nipote. Sempre a quanto trapela, nessuno dei tre però avrebbe fatto per ora salti di gioia: il lavoro che aspetta è durissimo, la presenza a Palazzo Chigi deve essere assidua, e, soprattutto, il Professore, a differenza del Cavaliere, è uno che delega poco.

Tratto da www.panorama.it

Berlusconi-Prodi, fissate le date


Il faccia a faccia in tv tra il premier Silvio Berlusconi e il leader dell'Ulivo, Romano Prodi, si terrà nelle date del 13 marzo e del 3 aprile. Lo ha annunciato il presidente Rai Claudio Petruccioli, precisando che il "contenitore" Rai che ospiterà i faccia a faccia tra i leader politici sarà un contenitore "neutro". "Si tratterà di un programma ad hoc", ha detto. E ha spiegato che sul conduttore deciderà Meocci.

"Dobbiamo tener conto delle esigenze che ci verranno trasmesse dai protagonisti -ha continuato Petruccioli- abbiamo cercato di definire nell'ambito del regolamento l'intera programmazione televisiva, non solo della Rai. Quello che per noi vale e' che la trasmissione va in onda dalle 21 alle 22.30". Petruccioli, inoltre, ha chiarito che "il contenitore sara' neutro. Tutti i programmi di approfondimento politico o talk show presenti hanno scritte, sfondi, schermi spettacolari da escludere per questo tipo di programma". Sul moderatore di queste 'conferenze-dibattito' "questa decisione spetta infine al direttore generale della Rai, Meocci - ha chiosato Petruccioli - in questa azienda queste decisioni o si prendono d'accordo o si vede subito che non sono state prese d'accordo".

Tratto da www.tgcom.it

Fitto: “Vendola ha offeso il Gargano alla Bit”


Parlare di illegalità istituzionalizzata, dire che nel Gargano ci sono ‘mafiosi in doppiopetto’ significa sparare nel mucchio”. E' quanto afferma in una nota il coordinatore regionale di Forza Italia, Raffaele Fitto, a proposito di dichiarazioni fatte sulla comunità foggiana dal presidente della giunta regionale pugliese, Nichi Vendola, alla Bit di Milano. “La comunità foggiana e quella garganica in particolare sono state ingiustamente e duramente offese dalle parole del presidente della giunta regionale, Nichi Vendola, pronunciate a margine della conferenza stampa di presentazione della Puglia alla Bit di Milano. Ma Vendola – ha aggiunto Fitto - non è nuovo a queste spettacolarizzazioni, bene farebbe, se davvero è in possesso di informazioni in tal senso, a parlarne con i magistrati”. Molto più duro è il capogruppo Udc alla regione, Angelo Cera, secondo cui il presidente della Regione Puglia, Nichi Vendola, “dopo aver ingrassato la Provincia di Bari e il Salento di posizioni assessorili, cerca di dare un colpo mortale all´economia turistica del Gargano e della Capitanata. Secondo Cera, che Vendola non ami la provincia di Foggia lo sanno tutti. “Ha un pessimo concetto del Gargano e delle sue genti, ma mai è riuscito a fare nomi e cognomi dei presunti delinquenti in doppio petto che pure sono stati le sue fortune durante la permanenza della Commissione parlamentare antimafia. A questo punto a Vendola - conclude Cera - chiediamo di non venire più sul Gargano e, se dovesse farlo, venga a chiedere scusa ai tanti cittadini e operatori turistici”. “Il presidente della Regione Vendola a Milano ha insultato la comunità garganica dinanzi ad una platea internazionale di operatori turistici e giornalisti'. E´ quanto sostiene in una nota il coordinatore provinciale di Foggia di Fi, Carmelo Morra, secondo il quale Vendola dovrebbe chiedere 'scusa'. 'Non possiamo consentire al massimo esponente istituzionale della Puglia - continua Morra - di lanciare accuse pesanti e generiche nei confronti di un territorio, quello garganico, che contribuisce onestamente e notevolmente allo sviluppo e alla promozione turistica della Puglia”.

Tratto da www.teleradioerre.it

Vendola & le accuse sul Gargano


Da oggi «le dichiarazioni rilasciate dal presidente Vendola alla Bit di Milano e raccolte dall’emittente radiofonica foggiana Onda Radio, sono pubblicate in formato audio .mp3 sul sito internet di Forza Italia Puglia a disposizione di tutti i pugliesi che volessero ascoltarle e dello stesso Presidente, qualora volesse rinfrescarsi la memoria o allegarle all’eventuale querela che ha annunciato di voler sporgere nei miei confronti. E che aspettiamo con ansia». Lo afferma il coordinatore regionale pugliese di Forza Italia, Raffaele Fitto, che ha da ieri ingaggiato una dura polemica con Vendola per dichiarazioni fatte su mafia e Gargano a giornalisti alla Bit a Milano.
«Siamo ansiosi - aggiunge Fitto - di leggere il testo della querela che il presidente della Regione ha annunciato di voler presentare nei miei confronti. Anche se, alla luce delle tante indignate reazioni alle sue dichiarazioni milanesi, pubblicate oggi dai quotidiani pugliesi, Vendola dovrebbe querelare mezza Puglia. L’ansia è quella di vedere se il Presidente, per una volta, avrà il coraggio di non nascondere la mano dopo aver lanciato il sasso. Deve dire, almeno ai magistrati, chi sono i “malavitosi in doppiopetto, i molti furbi e i molti affaristi” del Gargano, deve specificare quando, dove e da chi sarebbero state commesse le “illegalità istituzionalizzate”».
Per Fitto, «è un anno esatto ormai che Vendola continua a lanciare accuse nel mucchio, infangando la Puglia, parlando di non meglio identificati oscuri centri di spesa, di “lobby affaristiche”, di “corruzione da combattere”, di “questione morale”». «Eravamo - continua l’esponente di FI - ancora in campagna elettorale, nel corso dell’ormai noto confronto televisivo su Telerama, quando mi annunciò, quasi fosse un emissario della Procura, che sarei stato convocato in un’aula di giustizia per rispondere di non meglio identificati centri oscuri di spesa relativi alla formazione professionale. Circostanza strana e curiosa. Da presidente della Regione non ha certo cambiato registro, dal vacuo dibattito in Consiglio regionale su una presunta “questione morale”; alla spettacolare e spettacolarizzata visita di Vendola alla Procura di Bari con telecamere al seguito. Insomma, il presidente sembra conoscere persone e fatti, ma si limita a sparare nel mucchio, come se non si fosse ancora reso conto di essere il massimo esponente della massima istituzione della Puglia, come se fosse ancora parlamentare di opposizione e componente della Commissione antimafia». «Dovrebbero essere i pugliesi, i foggiani, e i garganici in particolare, a querelare lui - conclude Fitto - per diffamazione».

Tratto dalla Gazzetta del Mezzogiorno