: Politica Libera :

Blog QUOTIDIANO dedicato alla Politica ITALIANA.On line da febbraio 2006

30.4.08

ASSEGNI:ECCO LE NUOVE REGOLE

Scattano oggi le nuove regole sugli assegni bancari. Tra le principali disposizioni messe messe a punto dal ministero dell'Economia, l'obbligo di emettere solo assegni non trasferibili dai 5.000 euro in su, il pagamento di una tassa di 1,50 euro ad assegno nel caso in cui si vogliano fare cheque liberi e l'impossibilità di emettere assegni 'a me medesimo' se non per l'incasso di contanti da parte di chi li ha emessi. Inoltre gli assegni liberi dovranno portare per ogni girata, pena la sua nullità, anche l'indicazione del codice fiscale di chi la effettua. E sono previste multe per chi non rispetta le regole.

Le novità adottate per adeguarsi alle direttive comunitarie e combattere riciclaggio e criminalità riguardano una grandissima platea di cittadini se si pensa che nel 2006 - come risulta da dati Abi - sono stati 453 milioni gli assegni emessi per un importo complessivo di 1.191 miliardi di euro e un importo medio per assegno di 2.629 euro.

Ecco le sei regole principali che l'Abi ricorda ai clienti delle banche:

1) LIMITE A 5.000 EURO: Gli assegni bancari, circolari o postali con un importo pari o superiore a 5.000 euro dovranno riportare la clausola 'non trasferibile'.

2) ARRIVANO I 'NUOVI ASSEGNI': I nuovi carnet di assegni distribuiti dalle banche saranno già muniti della dicitura 'non trasferibile'. Quelli liberi (per importi inferiori ai 5.000 euro) si potranno avere richiedendoli in banca e pagando 1,50 euro di imposta di bollo per ciascun assegno o 15 euro per un blocchetto da 10. L'imposta di bollo sarà versata dalla banca allo Stato.

3) CHE FARE CON I VECCHI? I 'vecchi' carnet di assegni, emessi prima dell'entrata in vigore delle nuove misure, potranno essere usati fino al loro esaurimento e per importi pari o superiori a 5.000 euro è necessario 'validarli' inserendo la clausola di 'non trasferibilita''.

4) PER LA GIRATA SERVE IL CODICE FISCALE: Sugli assegni in forma libera ogni girata, pena la sua nullità, dovrà riportare il codice fiscale di chi la effettua.

5) STOP AL 'ME MEDESIMO': Gli assegni intestati a 'me medesimo' possono essere girati per l'incasso soltanto presso uno sportello bancario o postale, vengono considerati 'non trasferibili' e possono essere incassati unicamente dall'emittente che non può girarli ad altri.

6) LIBRETTI: Il saldo dei libretti di deposito al portatore non potrà essere pari o superiore alla somma di 5.000 euro. Per quelli in essere è prevista l'estinzione o la riduzione alla soglia stabilita dalla legge entro il 30 giugno 2009. Per chi usa in modo scorretto gli assegni sono previste sanzioni che vanno dall'1% al 40% del totale dell'importo trasferito. Sanzioni anche per chi non regolarizza gli importi per i libretti al portatore entro il 30 giugno 2009: si va dal 10 al 20% del saldo del libretto.
(ANSA)

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Berlusconi:se non facciamo bene ci verranno a prendere sotto casa !

«Se non facciamo bene, stavolta vengono a prenderci sotto casa». Il concetto rivela le ansie di Berlusconi, per nulla preoccupato delle «fisiologiche» liti sulla squadra di governo, certo del suo ruolo «riconosciuto dagli alleati per principio », sicuro che le «intemperanze verbali di Bossi» non avranno conseguenze, e convinto che An «dopo la conquista di Roma si deve sentire appagata». Piuttosto è sui primi «cento giorni» a Palazzo Chigi che il Cavaliere intende concentrarsi, perché nei tre mesi iniziali dovrà mantenere alcune promesse elettorali già in scadenza: il «caso Alitalia» ha dei limiti di tempo imposti dal prestito ponte, l’emergenza rifiuti in Campania dovrà essere risolta entro l’estate, il federalismo fiscale andrà impostato prima dell’autunno. Non a caso il futuro ministro Scajola l’altra sera a Porta a Porta ha rivelato che sulla scrivania di Berlusconi sono in evidenza «tre dossier». Si tratta però di dossier ancora aperti.

Quello sulla cordata per la compagnia di bandiera, per esempio, contiene una relazione di Ermolli, che ha messo insieme oltre una decina di società e imprenditori — tra cui alcuni nuovi del Nordest — interessati all’affaire. Ma per ora si tratta solo di «disponibilità», non di impegni sottoscritti, in attesa di conoscere il piano industriale e il partner internazionale. Serve insomma altro tempo. Ecco perché Berlusconi ieri ha accennato alla possibilità di «parcheggiare» Alitalia in un’azienda di Stato. C’è poi il piano per ripulire la Campania, e che prevederebbe anche l’uso dei militari per accelerare lo smaltimento dei rifiuti prima della stagione estiva. Quanto al federalismo, Bossi ha fatto capire chiaramente che la Lega non intende spostare la riforma nel tempo: «Va fatta subito», perché l’idea è di sfruttarla elettoralmente già per le Europee. Insomma, i primi «cento giorni» non saranno solo indicativi. Saranno per certi versi decisivi.

Perciò il Cavaliere cerca di ritagliarsi un consenso che superi i confini delle Camere. Sa che la maggioranza di cui dispone lo rende fortissimo, anzi attrae pezzi di opposizione come un magnete. Basti pensare ai voti in più ottenuti da Schifani per la sua elezione alla presidenza del Senato. Voti centristi, a sentire la confidenza fatta da Cuffaro ad un amico incrociato nel pomeriggio a Montecitorio. «Il discorso di Renato era bellissimo», ha sussurrato il senatore dell’Udc. «Vuoi dire che l’hai votato?». «Sì, ma ufficialmente ho votato scheda bianca. Ehhh, la verità è che se i parlamentari udc vengono lasciati liberi, non fanno accordi con il Pd, ma con il Pdl. E io non sono un parlamentare, sono... un sarto». Per l’impresa che lo attende, Berlusconi deve allargare il consenso fuori dal Palazzo. È in questo quadro che va inserito l’incontro riservato di ieri sera a palazzo Grazioli tra i segretari di Cisl e Uil, Bonanni e Angeletti, e Gianni Letta. Già, Letta. Contro di lui sono salite critiche a mezza bocca pronunciate da forzisti insofferenti, e soprattutto pubbliche bordate da Bossi: il Senatùr non accetta che il futuro «sottosegretario unico» alla presidenza possa avere l’ultima parola su deleghe e decreti del ministero per le Riforme e di quello per il Federalismo.

Ma c’è un motivo se ieri il premier in pectore ha difeso il suo braccio destro: «Gianni—come racconta l’azzurro Valducci—è fondamentale per Berlusconi. Perché in questo sistema che si regge ancora su logiche consociative, per varare certe riforme non bastano i voti del Parlamento, serve che alcuni centri di potere non siano quantomeno contrari. Altrimenti si inceppa tutto. In tal senso, è bene anche consolidare il rapporto con Veltroni. E mi auguro che Ichino accetti la presidenza della commissione Lavoro, perché c’è la necessità di riformare lo statuto dei lavoratori». Intesa con i sindacati e dialogo con il leader del Pd: ecco gli obiettivi del Cavaliere in vista dei primi «cento giorni». Scajola lo confermava ieri dopo un breve colloquio con Veltroni, «che è intenzionato ad andare avanti sulle riforme. Capisco che ora debba registrare il suo partito dopo una sconfitta peraltro scontata. Speriamo solo che non lo mettano in difficoltà: questi sono i limiti storici della sinistra italiana».

www.corriere.it

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28.4.08

PEPE è IL NUOVO PRESIDENTE DELLA PROVINCIA DI FOGGIA













La Provincia di Foggia volta pagina, il risultato è definitivo. Sono state scrutinate tutte le 693 sezioni. Antonio Pepe è il nuovo Presidente della Provincia di Foggia con 54,03% contro il 45,97 % di Paolo Campo

Il primo turno, lo ricordiamo, si era chiuso con il vantaggio di Paolo Campo con il 42,8% dei voti contro il 37,4% di Antonio Pepe. Terzo incomodo era stato Enrico Santaniello con il 17,1% dei voti.

Paolo Campo è stato sostenuto in questo ballottaggio da 5 liste, le stesse del primo turno, e cioè : PD, Italia dei Valori, Partito Socialista, Sinistra Arcobaleno, Movimento per i Diritti della Capitanata.

Antonio Pepe è stato sostenuto da 12 liste e cioè, PDL, UDC, I Socialisti, La Rosa Bianca, La Destra – Fiamma Tricolore, Santaniell'08, La Capitanata Prima di Tutto, Partito dei Pensionati, Oltre il Polo, Az. Sociale Mussolini, Alleanza per la Capitanata, Lista del Presidente – Pepe.

E' la prima volta che la Provincia di Foggia si appresta ad avere un Governo di Centro Destra.

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Roma:vince ALEMANNO


















Il candidato del Pdl a sindaco di Roma Gianni Alemanno, quando sono stati scrutinati i voti di due terzi delle sezioni elettorali, è in vantaggio sul suo avversario, il candidato del centrosinistra Francesco Rutelli, nel ballottaggio per le elezioni comunali della Capitale. Nel dettaglio, 2.158 sezioni su 2.600, Alemanno è al 53,3%, mentre Rutelli è al 46,7%.

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27.4.08

Bondi: l'Authority alimentare resta a Foggia

(AGI) - Bari, 24 apr. - Con una nota il Coordinatore Nazionale Fi-Pdl, Sandro Bondi critica Massimo D'Alema a cui "la sconfitta elettorale non ha insegnato che la sterile propaganda non paga".
Secondo Bondi, l'esponente del Pd "continua ad agitare lo spettro della Lega anti meridionalista anche a Foggia raccontando bufale targate Pd nella terra della meravigliosa bufala DOP. La sede dell'authority agroalimentare e' Foggia e non c'e' alcun dibattito sulla modifica di tale decisione se non quello alimentato dalla propaganda del Pd".
"La dimostrazione di responsabilita' mostrata dal responsabile di Fi-Pdl per il Mezzogiorno, Raffaele Fitto nel ribadire la disponibilita' del Pdl, anche dopo la vittoria elettorale, ad un dialogo costruttivo sui temi dello sviluppo del Mezzogiorno - prosegue Bondi - dovrebbe indurre anche Massimo D'Alema ad abbandonare la propaganda e a mettersi finalmente a lavorare per il Sud. Ma la sua ostinazione nella polemica e negli attacchi al Presidente Berlusconi - conclude Bondi - e' segno di grande miopia e di scarso interesse per il futuro del Sud e della Capitanata. Un futuro che invece sara' ben tutelato dall'amico Antonio Pepe che da Presidente della Provincia di Foggia con tutto il centrodestra alle spalle sapra' lavorare in stretto raccordo e in perfetta sinergia con il Governo Berlusconi per riportare la Capitanata all'attenzione nazionale".(AGI)

Link consigliato http://www.siafoggia.it/

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25.4.08

Berlusconi:quasi pronta la squadra di governo

Avanti tutta, manca poco. Il lavoro per la definizione della nuova squadra di governo della maggioranza di centrodestra uscita dalle urne del 13-14 aprile procede bene, ma non si è ancora concluso. Lo ha detto oggi Silvio Berlusconi uscendo da Palazzo Grazioli, sua residenza romana, al termine di una lunga riunione con i vertici di Forza Italia. "Abbiamo lavorato su diverse cose, anche sulla composizione del governo. Procede molto bene ma (la squadra) non è ancora definita" ha detto il Cavaliere. "Stiamo cercando di mettere a ogni posto uomini in grado di svolgere il ruolo a loro affidato".

Indiscrezioni Secondo quanto riferito in precedenza da fonti vicine al candidato premier, una poltrona di ministro dovrebbe essere riservata anche all’ex presidente della Regione Puglia Raffaele Fitto, che dovrebbe andare agli Affari Regionali. Ad Angelino Alfano potrebbe invece andare la Funzione Pubblica e una poltrona da ministro, come già annunciato, ci sarebbe anche per Stefania Prestigiacomo e per Adriana Poli Bortone. Claudio Scajola otterrebbe il ministero dello Sviluppo. Berlusconi, uscendo dalla sua residenza romana tra decine di supporter che lo applaudivano e lo salutavano, si è poi recato, come è suo costume nelle giornate che trascorre a Roma, a fare compere in una bottega del centro.

Vertice E' stata un'altra giornata di incontri, terminata intorno alle 15.30. Hanno lasciato Palazzo Grazioli Sandro Bondi, Fabrizio Cicchitto, Dennis Verdini, Claudio Scajola, Franco Frattini, Niccolò Ghedini riuniti con il premier in pectore da questa mattina alle 9.30. Nella residenza-ufficio del Cavaliere restano soltanto i capigruppo uscenti di Camera e Senato di Fi, Elio Vito e Renato Schifani. Il leader del Popolo della libertà ha rinviato la sua partenza da Roma per Milano a domani mattina.

Micciché "La squadra di governo è fatta" assicura Gianfranco Micciché lasciando Palazzo Grazioli. Micciché infatti precisa di non avere partecipato all’incontro, ma di essere arrivato solo al termine per "discutere delle deleghe con Berlusconi". Per quanto riguarda la formazione del governo mostra soddisfazione, perché "è stato raggiunto un buon equilibrio tra nord e sud, che invece fino a qualche giorno fa vedeva una prevalenza del nord". Per quanto lo riguarda, infine, Micciché dice che il suo ruolo sarà "quello di sottosegretario alla presidenza del Consiglio con la delega per il sud e per il Cipe".

Tensioni con la Lega Nord La lista va chiusa prima dell’insediamento delle Camere per evitare "sorprese", come avverte Umberto Bossi. Il Carroccio non si smuove dall’accordo stretto con il Cavaliere e spinge su Berlusconi per avere la conferma della parola data. Il premier in pectore resta così a Roma per il 25 aprile. La festa della Liberazione è un giorno di lavoro, rinchiuso nel suo quartiere generale di palazzo Grazioli. Con lui si riuniscono i vertici di Forza Italia: a via del Plebiscito sono presenti Sandro Bondi e Fabrizio Cicchitto, Renato Schifani ed Elio Vito, Paolo Bonaiuti, Claudio Scajola e Denis Verdini. Berlusconi nel pomeriggio tornerà a Milano dove domani dovrebbe vedere Bossi.

I futuri assetti del Pdl Al tavolo di palazzo Grazioli all’ordine del giorno anche i futuri assetti del Popolo della Libertà. E anche in questo caso la partita riguarda Formigoni. Il leader della pattuglia di Comunione e Liberazione all’interno di Forza Italia è in corsa per l’incarico di coordinatore degli azzurri. Un ruolo fondamentale in vista degli appuntamenti che porteranno gli azzurri a confluire nel Popolo della Libertà. La soluzione Formigoni, però, non è scontata. Il posto "fa gola" a molti e tra i papabili alla poltrona di coordinatore c’è anche Verdini.

FONTE WWW.ILGIORNALE.IT

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Berlusconi:25 aprile sia festa di tutti

«Il 25 aprile indica simbolicamente il ritorno dell'Italia alla democrazia ed alla libertà». Lo afferma il leader del Pdl, e presidente del Consiglio in pectore, Silvio Berlusconi in un comunicato diffuso in occasione delle celebrazioni per la Festa della Liberazione. «In quel giorno di 63 anni fa - aggiunge - si videro le piazze festanti attorno alle truppe alleate e ai combattenti per la libertà. Purtroppo - sottolinea Berlusconi - seguì la guerra civile, l'occupazione da parte dei tedeschi, che creò un segno di sangue nella memoria italiana. Generò un odio tra vincitori e vinti che segnò la coscienza del Paese». «Ormai - rimarca il leader del Pdl - tutto questo è storia e adesso è tempo di dare al 25 aprile un senso italiano popolare e nazionale, un senso di libertà e di pace. Il giorno della Liberazione è un alto simbolo di libertà, e così deve essere vissuto da tutto il popolo italiano». «Credo fermamente che oggi - afferma il Cavaliere - ci siano le condizioni storiche e politiche perché questo 25 aprile possa rappresentare un salto di qualità verso la definitiva pacificazione nazionale. Quando, quasi dieci anni fa, autorevoli esponenti della sinistra invitavano a capire anche le ragioni dei 'ragazzi di Salò', e quando più recentemente hanno invitato a saldare il debito contratto con gli esuli Istriano-dalmati e con chi, più sfortunato, finì infoibato - scrive ancora Berlusconi -, hanno indicato la strada giusta. Togliere quei veli, capire quelle ragioni non può in qualche modo ledere l'orgoglio di chi combatté per la libertà contro la tirannia. Non c'è revisione storica che possa cambiare la gratitudine che dobbiamo a quei combattenti - sottolinea - che posero le basi per la libertà delle generazioni successive e per il ritorno dell'Italia nel consesso delle democrazie. Ma non c'è gratitudine che possa impedire la ricostruzione obiettiva di quegli anni. L'anniversario della Liberazione - conclude - è dunque principalmente l'occasione per riflettere sul passato, sul presente e sull'avvenire del Paese. Se oggi riusciremo a farlo insieme, avremo reso un grande servizio non a una parte politica o all'altra, ma al popolo italiano e, soprattutto, ai nostri figli che hanno il diritto di vivere in una democrazia finalmente pacificata». POLEMICA SU CIARRAPICO - In precedenza, Berlusconi era stato attaccato dal leader del Pd, Walter Veltroni, per aver ricevuto in giornata a Palazzo Grazioli Giuseppe Ciarrapico, neo senatore del Popolo della libertà, che poche settimane fa ha dichiarato di non aver rinnegato il fascismo. «Siccome le cose hanno un valore simbolico - ha affermato Veltroni - il fatto che Berlusconi abbia voluto ricevere un uomo che non ha mai smesso di dichiarare la sua continuità politica con il fascismo è evidentemente un segnale politico che marca una distanza molto profonda e molto grave con tutti gli italiani che festeggiano il giorno in cui in Italia si è ritrovata la libertà». Secondo il leader del Pd quella di oggi «è una grande festa di libertà e Berlusconi ha voluto celebrarla ricevendo coloro i quali stavano dalla parte di chi la libertà l'ha proibita. Un atto di questo genere è un gesto anche di sfregio nei confronti dei democratici e di questa grande pagina che ha riguardato la storia italiana».

REAZIONE PDL - Immediata la replica del Pdl. «Dall'alto di quale pulpito Veltroni si permette di impartire lezioni di democrazia anche al presidente Berlusconi che ha ricevuto almeno 30 persone in una mattinata di lavoro intenso?» affermano Paolo Bonaiuti, portavoce del presidente Berlusconi, e Fabrizio Cicchitto, vicecoordinatore nazionale di FI. «La polemica di Veltroni, rivolta nei confronti di un senatore democraticamente eletto, la stessa persona ricevuta con tutti gli onori dal coordinatore Goffredo Bettini alla prima assise del Partito democratico, è meschina e volgare. Appare chiaro che Veltroni è un uomo stordito dalla sconfitta, senza argomenti e senza qualità, che tenta soltanto di replicare una polemica elettorale di basso livello già fallita in precedenza».

«CAPIRE LE RAGIONI DEI RAGAZZI DI SALO'»- Poi arriva la nota del Cavaliere sul 25 aprile: «Capire le ragioni dei "ragazzi di Salò", si legge, come hanno sostenuto in passato anche diversi esponenti della sinistra, e saldare il debito contratto con gli esuli Istriano-dalmati» è la strada giusta che non può in qualche modo ledere l'orgoglio di chi combattè per la libertà contro la tirannia». «Non c'è revisione storica - aggiunge Berlusconi nella nota - che possa cambiare la gratitudine che dobbiamo a quei combattenti che posero le basi per la libertà delle generazioni».

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23.4.08

Alitalia. c'è la cordata italiana

«Air France ha detto no in primo luogo per il veto posto dai sindacati». Lo ha detto il leader del Pdl e futuro premier Silvio Berlusconi a Nuova spazio radio riferendosi alla situazione di Alitalia. «Da un lato il governo non ha accettato le condizioni imperative poste da Air France - ha sottolineato Berlusconi -, tra cui il prezzo che non era ritenuto congruo e il fatto che si dovesse rinunciare al trasporto delle merci, ma la prima motivazione del ritiro di Air France è stato il fermo no dei sindacati sulla riduzione del personale. Per noi forse sarebbe stato meglio lasciare a questo governo la "patata bollente", ma riteniamo che l'interesse nazionale richieda che si mantenga una compagnia di bandiera». Più tardi però il Cavaliere corregge il tiro: «Su Alitalia i sindacati hanno fatto il loro mestiere e magari hanno avuto anche ragione. La verità è che le condizioni poste da Air France-Klm erano impossibili da accogliere».


PRESTITO PONTE - «Ritengo sia bene che sia stato escluso il commissariamento di Alitalia» ha aggiunto Berlusconi commentando il prestito ponte deciso martedì dal governo Prodi. «Dopo una due diligence che durerà tra le quattro e le cinque settimane - ha sottolineato il leader del Pdl - sarà possibile per altri operatori un'offerta impegnativa e farsi carico della questione. Purtroppo bisognerà affrontare una dolorosa riduzione del personale cui si farà carico con gli strumenti offerti dalla legge».

CORDATA ITALIANA - Berlusconi ha rilanciato poi l'esistenza della cosidetta cordata italiana: «Adesso, chiusa la trattativa con la Francia, c'è modo che la compagine italiana, coordinata da Bruno Ermolli, si faccia avanti, faccia la due diligence dei conti di Alitalia e poi, in 3-4 settimane, faccia un'offerta impegnativa per la compagnia».

NUOVO GOVERNO - Poi il Cavaliere si è soffermato sulla formazione del nuovo governo. «Questi sono stati giorni di afflizione e continueranno fino a quando non si sarà determinata la formazione di questo nuovo governo», perchè «si accontenta una persona e se ne scontentano tante altre» ha aggiunto Berlusconi. «La squadra sarà di 60 componenti in tutto, tra ministri e sottosegretari, la metà del governo attuale. Ci sono funzioni che adesso sono in tre ministeri, che vanno accorpate in uno solo e questo complica la scelta delle persone. È un momento particolarmente impegnativo, perchè la squadra di governo è la base per trasformare in realtà il nostro programma, che per noi è un impegno morale» ha spiegato il leader del Pdl.

CLANDESTINI E ROMANIA - Il futuro governo deve «chiudere le frontiere, tornando all'applicazione della Bossi-Fini. Chi viene trovato in Italia senza permesso di soggiorno deve essere espulso» ha spiegato ancora Berlusconi. «Prodi non ha messo un dito quando il primo gennaio del 2007 si sono aperte le frontiere con la Romania. Lui poteva negoziare una moratoria per ridurre la libertà degli ingressi rumeni in Italia come hanno fatto tutti i maggiori Paesi europei» ha sottolineato il Cavaliere. «Proprio per l'inettitudine del governo Prodi, di cui l'aspirante sindaco Rutelli era il vice - ha proseguito il Cavaliere - la delinquenza si è come passata la voce: venite a rubare e rapinare tanto qui si riesce a farla franca. Apriremo una trattativa con la Romania per concordare una deroga alla normativa dell'Unione europea e filtrare i flussi degli immigrati».

LEGA - «Da 21 anni la Lega è un partito democratico». Berlusconi difende a spada tratta l'operato del Carroccio soprattutto nei cinque anni in cui è stato al governo: «Non c'è mai stato un solo episodio - ha spiegato il Cavaliere successivamente a "Radio Radio"- in cui la Lega abbia causato ritardi o abbia detto no al presidente del Consiglio». Berlusconi ha sfidato a trovare «fatti veri e concreti» attraverso i quali il Carroccio abbia «portato pericoli» all'Italia. Berlusconi, però, ha fornito un consiglio al partito di Bossi: «Il linguaggio della Lega è fatto di iperboli e anche un po' rozzo. E quindi dovrebbe cambiare. Certo questo è un difetto». Ma, obietta ancora, la Lega ha sindaci che amministrano benissimo e comunque - ha ribadito il premier in pectore - «non credo ci sia nessuna possibilità che la Lega possa fare un danno non dico solo ad un cittadino del sud ma ad un italiano in generale».

LIGRESTI: LA CORDATA ITALIANA SI FARA' - E finalmente arriva la prima conferma ufficiale alla fantomatica cordata italiana che si proporrebbe di acquistare Alitalia più volte tirata in ballo da Berlusconi. «Una mano bisogna darla»: così Salvatore Ligresti, presidente onorario di Premafin, ha infatti risposto ai giornalisti che lo interpellano sull’eventuale cordata italiana per Alitalia. «Penso che ci sarà modo di essere coinvolti - ha affermato, parlando a margine dell’assemblea degli azionisti di Fondiaria-Sai - penso che sia giusto e doveroso per il Paese, per la compagnia, per i lavoratori, per il turismo». Ai cronisti che gli chiedevano tempi e modi della formazione della cordata, Ligresti ha risposto che «le cose si fanno in silenzio», aggiungendo poi «penso che si faranno».

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22.4.08

Fitto spiega il PDL

E’ un PDL che parla salentino e che ha voglia di sbancare la Puglia: un connubio, come evidenziato da Adriana Poli Bortone, “tra me che sono donna e Raffaele che è uomo, tra me che ho una certa età e lui che è giovane, tra la sottoscritta in quota AN e lui di FI. Siamo complementari, non possiamo che andare d’accordo” e aggiunge Raffaele Fitto, “io senza Adriana nella mia vita non so stare”, riferendosi chiaramente anche ai suoi affetti familiari. Fioccano i sorrisi tra gli uomini del PDL: donne come al solito non ce ne sono, solo due consigliere circoscrizionali di Bari, una bionda procace e qualcun’altra di passaggio. Tutti in giacca e cravatta, profumatissimi i sindaci, i consiglieri e i parlamentari del PD: non ci sono le facce da povera gente viste nel comitato di Via Melo durante la campagna elettorale, ma a loro il PDL dovrà chiedere i voti, in primis per le amministrative di Bari nel 2009. Quindi per loro i 36 eletti in Puglia qualcosa dovranno fare. In queste risposte il Fitto-pensiero sul rapporto PDL-Mezzogiorno e non solo.

Qual è l’obiettivo primo del PDL secondo Raffaele Fitto? Affrontare le grandi emergenze del Paese con spirito costruttivo e di collaborazione, cercando di avere anche dall’opposizione attenzione ai temi importanti: noi siamo dell’avviso che non servano contrapposizioni tra le due parti del paese ma serve grande senso di responsabilità e collaborazione in questa direzione. Ci auguriamo che il SUD si interroghi su ciò che può e deve fare rispetto agli obiettivi che abbiamo di fronte. Io mi auguro sintonia piena e sono convinto che non mancherà da parte degli esponenti più sensibili del PD la volontà di individuare forme di collaborazione.

Onorevole questo governo con la Lega protagonista può essere un problema per il SUD? Quali saranno le prospettive per la Lotta alla Mafia o per cogliere l’ultimo treno della programmazione POR 2007-2013 che la Puglia tanto sospira?

Continuare a parlare della Lega in questi toni mi sembra fuorviante: la Lega è un partito politico che democraticamente ha ottenuto un consenso notevolissimo. Dal 2001 al 2006 la Lega ha governato con noi e non ha creato problemi al Mezzogiorno. Il sud ha dei problemi che riguardano la sua classe dirigente e che deve affrontare e risolvere da soli, a partire dalla programmazione comunitaria per la quale siamo in ritardo.

C’è un ruolo per Raffaele Fitto nel governo Berlusconi?
Questo è l’ultimo dei problemi: ora dobbiamo pensare ad un ruolo della Puglia e dei problemi di questo territorio. Vedremo cosa accadrà. C’è da organizzare il partito, i gruppi, il governo: è un lavoro intenso che abbisogna del gioco di squadra.

A livello locale si aspetta i gruppi unici? Nei comuni FI resta Forza Italia e AN Alleanza Nazionale.

Penso che sia un processo ineludibile, appena stabiliremo le regole sarà fatto. Ma ci vorrà tempo…tanto tempo… e speriamo che ci sia la Puglia…prima di Tutto.

www.barilive.it

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Alitalia: nuovi scenari

21.4.08

Il PDL è pronto alla vittoria totale di domenica


Ad una settimana esatta dal trionfo elettorale in Puglia, il Popolo delle Libertà si è radunato a Bari per i ringraziamenti di rito e per una breve analisi del voto territoriale.All’appuntamento si sono presentati alcuni degli eletti e dei sindaci del circondario, quasi tutti uomini. A radunarli i due coordinatori pugliesi di Fi e An, Raffaele Fitto e Adriana Poli Bortone.
Raffaele Fitto e Adriana Poli Bortone
L’ex sindaco di Lecce ha messo in evidenza come “abbiamo avuto qualcosa in più rispetto alla semplice sommatoria dei voti dei due partiti”. Qualche polemica in meno, secondo Poli Bortone, avrebbe anche potuto arricchire il già grasso bottino. “Dovremo, comunque, fare un’analisi delle incongruenze rispetto ad alcune zone”, ha continuato. “Se qualcuno avesse compreso la forza dello stare insieme, saremmo andati oltre il 50%”. Sotto accusa non è l’Udc: i presunti colpevoli non vengono mai citati dalla Poli Bortone.

Ma la campagna elettorale non è ancora terminata. Bisognerà tenere i ranghi serrati fino a domenica prossima, giornata di ballottaggi, che potrebbe determinare una vera e propria debacle per il centrosinistra, già ampiamente sconfitto (in Puglia 23 comuni sono andati al centrodestra, solo 7 al centrosinistra).
“Per la prima volta”, ha commentato Raffaele Fitto, “non c’è stata alcuna discrasia tra il voto politico e quello amministrativo”. “Il Pdl”, ha concluso l’ex presidente della Regione Puglia, “è un progetto politico, non un cartello elettorale, che dobbiamo portare nel territorio”.

E in vista del voto del prossimo anno, non poteva mancare un riferimento alla situazione politco-amministrativa del Comune di Bari, “in piena deflagrazione”, secondo i presenti.
Ancora celato il nome di colui che sfiderà l’attuale sindaco del capoluogo pugliese, ricandidato da due giorni da tutto il centrosinistra, ma, secondo indiscrezioni, sono in due a giocarsela: l’ex primo cittadino Simeone Di Cagno Abbrescia e Filippo Melchiorre.

www.barilive.it

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Maroni: sì alle ronde contro i criminali


MILANO — «Ha visto? Anche a Bologna le fanno. Certo, viste dai Tg, quelle sembrano ronde buone. Ma sono uguali alle nostre». È il ministro dell'Interno in pectore, Roberto Maroni, a rilanciare la vecchia idea del Carroccio, la vigilanza dei volontari contro la criminalità.

È questa la strada seguire?
«Sì. Ho visto con piacere e anche con un po' di compiacimento che Cofferati ha istituito di fatto e legalizzato le ronde».

Serve una legge che dia ai Comuni la legittimità a costituirle?
«Ma no, non serve, le ronde sono già legali. Si fanno già da anni in diverse città. A Milano, per esempio, ci sono i City Angels».



I compiti di polizia non dovrebbero essere di competenza delle forze dell'ordine?
«Infatti le ronde non hanno poteri di polizia giudiziaria, ma di prevenzione ».

Non sono incostituzionali, come sostiene l'ex procuratore antimafia Pierluigi Vigna?
«Questi sono cavilli, ai quali antepongo la vita delle persone. Quando uno viene ammazzato, il problema non si risolve più».

C'è un'emergenza criminalità?
«Sì. Collegata all'immigrazione, spesso clandestina. Prodi ha perso le elezioni su questo e sulle tasse. Noi le abbiamo vinte sulla sicurezza e sul federalismo fiscale».

Amato dice che gli stupri sono diminuiti. E che i patti per la sicurezza nelle città funzionano.
«Ma sono aumentati gli altri reati. I patti non hanno funzionato bene dappertutto e sono insufficienti, anche se bisogna proseguire su questa via».

Che provvedimenti prenderà il governo Berlusconi sulla sicurezza?
«Più rigore contro l'immigrazione clandestina. Serve più pulizia e polizia ».

Non si rischia di esagerare?
«Non vogliamo militarizzare il territorio, ma controllarlo. Coinvolgendo le autonomie locali».

Cioè i sindaci.
«Ha visto il patto siglato dai primi cittadini a Parma? Ecco, quello è l'esempio migliore».

Ora c'è il fenomeno del sindaco- sceriffo di sinistra.
«Non ci sorprende, abbiamo sempre anticipato i tempi».

Fassino chiede il dialogo.
«E noi dialogheremo. Altri hanno interposto barriere ideologiche. Dandoci dei razzisti, degli xenofobi e dei baluba».

È pensabile che il testo sulla sicurezza venga condiviso anche dalla sinistra?
«La mia preoccupazione non è avere un ampio consenso, ma trovare le misure adeguate. Se la sinistra ci sta, bene. Altrimenti abbiamo i numeri per fare da soli».

La Bossi-Fini, si dice, funziona male. Discrimina gli immigrati che lavorano e non fa andare via i criminali.
«È un problema essenzialmente di applicazione. Bisogna attuarla con rigore, come la legge Biagi».

C'è chi invoca una Bossi-Bossi.
«No, la legge ha tutti gli strumenti adeguati per contrastare l'immigrazione clandestina. Semmai si può aggiornare con le novità intervenute dopo il varo».

L'ingresso dei romeni.
«Esatto. Bisogna trovare una soluzione per loro.
Con un provvedimento ad hoc, visto che sono comunitari ».

Lusetti vi accusa: avete aperto voi le frontiere dal 1˚ gennaio 2007 ai comunitari e quindi ai romeni, a differenza di altre nazioni.
«A Lusetti dico che la campagna elettorale è finita. Non ci venga a fare la morale».

Ma è vero o no che avete fatto entrare i romeni?
«È vero che successivamente alla loro entrata, Prodi non ha messo gli argini necessari. E ha fatto decadere due decreti sicurezza. È un governo che ha pasticciato, balbettando su questo tema e dando risposte emotive ».

Veltroni dice che per voi quando certi episodi accadono a Milano è colpa del governo, quando accadono a Roma, è colpa del sindaco.
«Non voglio infierire su uno sconfitto, ma Veltroni ha perso un'altra occasione per stare zitto. Diciamo che è sempre colpa del governo, ma sono situazioni diverse: in un'area degradata come quella dove è successo lo stupro a Roma, la responsabilità è dell'amministrazione».

Rutelli propone il braccialetto elettronico per le donne.
«Non gli crede nessuno. Alle donne i braccialetti piacciono, ma Rutelli poteva svegliarsi prima. Per due anni ha fatto tutto il contrario, ha approvato anche l'indulto. C'è anche un problema di credibilità».

Castelli dice che i carcerati sono pochi e devono aumentare.
«Ha ragione. Ma bisogna agire innanzitutto sul piano della prevenzione. E poi, certo, anche su quello della certezza della pena».

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20.4.08

Roma: l' UDC appoggerà Alemanno

Libertà di scelta o sostegno ad Alemanno? Scoppia la lite nell’Udc sul ballottaggio per il Campidoglio. La linea ufficiale, espressa dai responsabili del partito di Casini, è quella di lasciare agli elettori «libertà di voto». Ma l’ago della base capitolina dell’Udc è spostato in modo evidente sul candidato sindaco del Pdl, Gianni Alemanno.

A dimostrazione di ciò, ieri mattina, la classe dirigente romana del partito di via Due Macelli, tra quadri, dirigenti, eletti e candidati nei municipi, ha deciso di inviare una lettera a Pier Ferdinando Casini, Rocco Buttiglione e Lorenzo Cesa, per dichiarare apertamente l’appoggio ad Alemanno, rompendo così con quanto stabilito a livello nazionale.
«La base dell’Udc di Roma - si legge nella lettera firmata da circa 100 consiglieri del partito - in disaccordo con la linea dettata dalla classe dirigente nazionale, che invita i propri iscritti e i propri elettori a non schierarsi al ballottaggio per l’elezione del sindaco di Roma, decide di appoggiare la candidatura di Gianni Alemanno».


Inoltre «con tale decisione si intende altresì estendere il sostegno ai candidati presidenti dei municipi del Pdl, e al candidato presidente della Provincia di Roma Alfredo Antoniozzi». La decisione presa a livello nazionale, per i dirigenti dello scudocrociato locale, «è incompatibile» perché «il centrodestra è il luogo di naturale collocazione politica del nostro partito e del suo elettorato».
La lettera arriva dopo che l’altra sera, in seguito a una lunga riunione del gotha romano dell’Udc, si è deciso di non scegliere tra Alemanno e Rutelli, facendo saltare anche le primarie tra gli elettori e gli iscritti centristi, lanciate da Casini martedì scorso, proprio per scegliere quale dei due finalisti in corsa per il Campidoglio votare il 27 aprile.

Tra i primi a commentare la missiva ribelle, il segretario nazionale dell’Udc, Lorenzo Cesa: «Lasciare la libertà di voto non è una decisione presa a caso. Innanzitutto perché è in linea con tutta la nostra campagna elettorale: sarebbe incoerente da parte nostra cambiare atteggiamento. E poi perché, ora più che mai, per noi è fondamentale mantenere la barra ferma al centro». Ecco perché «la libertà di voto per noi è la scelta più opportuna».
Questo è il commento ufficiale. C’è poi chi, negli ambienti di via Due Macelli, aggiunge qualche dettaglio in più: «È ovvio che il partito abbia deciso di intraprendere la strada della libertà di scelta - spiega un esponente dell’Udc - ma è altrettanto ovvio che il nostro elettorato è di centrodestra, per lo meno la fetta maggiore.

Quindi la scelta viene da sé...».
La polemica in casa Udc arriva contemporaneamente all’importante annuncio di Alemanno sugli apparentamenti del Pdl a Roma, nella sfida contro Rutelli: «Dopo aver riflettuto abbiamo deciso di andare da soli, per il ballottaggio non faremo accordi». Alemanno ha rivolto quindi ai cittadini un invito a votare «secondo coscienza», promettendo che il Pdl lavorerà «per il ricompattamento del centrodestra» ma che «prima di arrivare ad un apparentamento occorre un profondo chiarimento, e ciò avverrà anche con Storace». Il candidato di centrodestra ha definito quella del partito di Casini una decisione «corretta». «Rispetto l’Udc - ribadisce Alemanno -. Noi facciamo appello alle coscienze perché se il voto si basasse su questo principio Rutelli non raggiungerebbe il 10% dei voti».

Fonte www.ilgiornale.it

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19.4.08

Perotti:Tremonti taglierà la spesa pubblica

Quali saranno le conseguenze sull'agenda di politica economica del prossimo governo? Cominciamo dal dossier Alitalia...
"La Lega Nord ha ben sostenuto il formarsi di una cordata italiana alternativa ad Air-France. Con la vittoria della Destra, Malpensa, che sembrava persa, si riesumerà. Così come le sorti della compagnia di bandiera".

E quindi?

"Le conseguenze mi sembrano chiare: il gruppo francese uscirà di scena così come vuole anche Berlusconi".


Un altro tema su cui la Lega farà sentire la sua voce sarà il federalismo fiscale. Cosa succederà sul fronte delle tasse? Come cambierà la pressione fiscale sul territorio?
"E' chiaro che la Lega è a favore del federalismo fiscale ed è anche chiaro che uno dei cavalli di battaglia di Berlusconi è la riduzione delle tasse in generale. Ma il problema in Italia è sempre lo stesso".

Quale?
"Diminuire la spesa. Tutti sono capaci di abbassare la pressione fiscale. Mettere mano alla spesa pubblica è più difficile. Non è possibile diminuire le tasse senza ridurre, allo stesso tempo, le uscite del bilancio pubblico. Non credo, comunque, che il federalismo fiscale sia una delle priorità del prossimo governo. Non si possono combattere quindici battaglie alla volta".

E la privatizzazione delle municipalizzate? La Lega, come la Sinistra Arcobaleno, è contro...

"Il capitolo municipalizzate è uno dei grandi mali oscuri dell'Italia. In queste aziende ne son successe di cotte e di crude: da quelle private a quelle pubbliche, hanno partecipato tutti. Sinistra, Destra e Centro".

E quindi?
"Non cambia molto a seconda che uno sia a favore o contro la privatizzazione delle municipalizzate. In questi anni, le cose non si sono modificate per niente e continuerà ad esser così".

Con Tremonti alla guida del Ministero dell'Economia e la Lega al governo, si rafforza il fronte protezionista contro la Cina. L'esecutivo vuole erigere barriere doganali contro le merci che provengono da Pechino e dal Far-East...
"Lega e PdL hanno sposato questa ideologia che paga, forse, in termini politici nel breve periodo. Ma nel lungo, è totalmente fuorviante. Fortunatamente però, dal punto di vista sostanziale, non potranno fare molto".
Perché? "Ci sono i vincoli del Wto e dell'Unione Europea. Il governo Berlusconi potrà attuare qualche provvedimento protezionista, mettendo il bastone fra le ruote a queste istituzioni. Ma nulla di più".

Oltre a una svolta protezionista, cosa farà Tremonti all'Economia? Qual è la sua agenda? "E' difficile dirlo. Non credo che possa fare una rivoluzione, perché non ci sono i margini a livello macroeconomico. Darà un segnale sulle tasse, diminuendole un po'. Ma non riuscirà a ridurre significativamente la pressione fiscale, senza toccare la spesa pubblica".

E poi? "Non potrà fare molto. Il quadro economico generale e quello italiano è quello che è. Difficile che un governo possa attuare dei provvedimenti per intervenire su una recessione che è in atto a livello mondiale. E' falsa l'idea che il governo Prodi ha peggiorato il quadro economico del nostro Paese".

E scendendo nel dettaglio? Tremonti, ad esempio, vuole escludere le banche dal taglio dell'Ires... "E' una posizione che paga politicamente, perché le banche non sono mai state popolari. Questo, però, è un provvedimento irrilevante dal punto di vista macroeconomico".

E le pensioni? L'accordo sul welfare siglato lo corso anno, va ritoccato? "Certo, anche se non credo che il prossimo governo affronterà subito questa patata bollente. Poi, in Italia un vero welfare state non c'è mai stato e per costruirlo servono soldi. Risorse che dovrebbero provenire da un taglio dalla spesa previdenziale".

www.affaritaliani.it

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Verso il ballottaggio ...

Pepe:la scelta dell' Authority non è in discussione - teleradioerre

Agostinacchio (La Destra) appoggerà Pepe - Teleradioerre

ROMA: ALEMANNO andremo da soli - Corriere

Montezemolo: sindacato non protegge operai - Il Giornale

Anno Zero - Ricomincia la guerra a Silvio - Il Tempo




AL BALLOTTAGGIO DELLE PROVINCIALI DAI FORZA AL CAMBIAMENTO
DOPO 60 ANNI DI GOVERNO DI SINISTRA FAI UNA SCELTA DI PARTE VOTA E FAI VOTARE ANTONIO PEPE (PdL)










http://www.pepepresidente.it/

18.4.08

Alitalia:intesa bipartisan


Alitalia:intesa bipartisan - Corriere

SUD: le periferie votano PDL - Corriere

Silvio- Putin incontro in Sardegna






La Puglia in fuga da Vendola Rispetto a due anni fa qui il Pdl ha guadagnato più di cinque punti. «Un recupero così — spiega Francesco Divella, senatore e re della pasta — pesca nei grandi numeri». Cosa vuol dire grandi numeri? Per recuperare parte del deficit regionale, la giunta di Nichi Vendola ha introdotto un'addizionale regionale sui redditi sopra i 28 mila euro lordi l'anno, 1.400 euro netti in busta paga. Addizionale minima, meno dello 0,1 per cento. «Ma come pensate abbiano votato tutti quelli che speravano di campare meglio con la sinistra?». Forse si spiega così anche il miracolo di Foggia. La provincia è da sempre in mano alla sinistra. Eppure stavolta si va al ballottaggio con Antonio Pepe, deputato uscente di An, che non vince al primo turno solo perché il candidato dell'Udc ha preso il 15 per cento. Un sentimento di «vendetta politica » che non è solo pugliese. In tutto il Sud il Pdl guadagna più nelle città storicamente a sinistra: più a Cosenza che a Reggio Calabria, più a Catania che a Palermo, più a Pescara che all'Aquila.

LA PUGLIA RIVUOLE RAFFALE FITTO PRESIDENTE !!!!!!




SPECIAL ELEZIONI POLITICHE 2008


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17.4.08

Silvio velocizza i tempi






























Cossiga a Berlusconi: Napolitano non ti intralcerà - Il Tempo

Il cavaliere parla con DE GENNARO per i rifiuti - Il Tempo

Il Cavaliere apre su AIR FRANCE - Il Sole 24 ore

"La perplessità sollevata dalla comunità ebraica mi sembra eccessiva. Comunque devo ancora valutare attentamente tutta la vicenda". Cosi' Gianni Alemanno commenta da Parigi le dichiarazioni di Riccardo Pacifici su un eventuale apparentamento del Pdl con la Destra di Storace. "Ho parlato ieri con Pacifici - spiega Alemanno - ma devo far notare che Storace è stato in Israele prima di Fini. Terremo in considerazione l'opinione della comunità ebraica, ma non accetteremo veti".

Gli intellettuali: Silvio fai come Sarkozy

Quale mossa a sorpresa si potrebbe suggerire a Berlusconi per fare il Sarkozy italiano? Tranquilli, non vogliamo suggerirgli una rupture alla Carla Bruni. Riconosciamo che Silviò, causa tsunami elettorale, potrebbe anche governare in solitudine. Ma sappiamo che lo scenario è così complesso che forse uno sforzo di fantasia che porti a prendere in considerazione — con oculatezza e su temi condivisi — idee e personalità del campo avverso, potrebbe essere utile a tutti. Un po’ quello che ha fatto il cugino d’Oltralpe Sarkozy che, per quanto vittorioso, si è guardato intorno e in spirito bipartisan ha chiamato le migliori menti dal mondo al capezzale di un Paese bloccato sulla via della modernizzazione, riunendole nella famosa commissione Attali, per cui sono stati chiamati anche due italiani di vaglia, Mario Monti e Franco Bassanini.

L’intento non è quello provocatorio alla Grillo, che nel suo blog ha scritto: «Se fossi Berlusconi farei Veltroni vice-presidente del Consiglio»; il nostro è un pragmatico esercizio creativo con un gruppo scelto di spiriti liberal-bipartisan. E allora ecco che l’economista Nicola Rossi suggerisce, per consolidare il processo di pacificazione, una mossa a sorpresa semplice-semplice, ma che potrebbe essere «eversiva», e che gli è venuta in mente mentre, costretto a letto da un brutto incidente, si guardava tutti gli speech post-elettorali dei due leader: «Da una parte ci sarà il governo, dall’altra il governo- ombra annunciato da Veltroni; bene, costruiamo un meccanismo istituzionale agile per verificare subito che cosa è condiviso e cosa no. Basta che ognuno prenda sul serio il suo ruolo e che ogni ministro abbia una sola interfaccia e su tutti due direttori d’orchestra, Berlusconi e Veltroni. È chiaro che poi la responsabilità finale della scelta resta al governo».

Più radicale la mossa proposta da Piergiorgio Odifreddi, matematico-divulgatore: «Visto che la cultura di sinistra è sempre più baciapile, apprezzerei che uno come Berlusconi — che tutto sommato è un laico — mettesse un vero laico al ministero della Pubblica istruzione. Altro che Bondi o Formigoni!». E allora? «Ormai sono così pochi e silenti i veri laici, quasi quasi mi propongo io, che sono appena uscito dal Pd. E se non gli vado bene, che mi sorprenda lui...». L’imprenditore Arturo Artom, che fa la spola fra l’Italia e la costa californiana, vorrebbe che Berlusconi questa volta facesse davvero la Thatcher, «risolvesse in un colpo solo il tema delle spesa pubblica e lo scandalo della pubblica amministrazione». E per ottenere il miracolo senza spaccare il Paese, gli suggerisce di prendere in prestito dal campo avverso un personaggio che con la sua storia garantirebbe tutti, Pietro Ichino, e di farlo ministro del Lavoro. Anche lo scrittore Ernesto Ferrero, direttore della Fiera internazionale del libro di Torino, propone un nome da rubare alla sinistra, ma fa una premessa: «In campagna elettorale non si è parlato di scuola né di cultura, come se fossero degli optional. Vedo segnato in questa rimozione il nostro futuro di simpatica colonia medio-orientale». Nonostante tutto Ferrero vorrebbe essere smentito da un’iniziativa clamorosa: la nomina di Umberto Eco a ministro dei Beni culturali. «O se no Roberto Benigni. A questo punto ci può salvare solo Dante». Un altro editore punta su una mossa che allarghi la lettura: Giuseppe Laterza suggerisce a Berlusconi di mettere insieme «una cordata di imprenditori legati al territorio», e di convincerli ad adottare una biblioteca, sponsorizzandola. Un esempio di eccellenza? «La straordinaria biblioteca "senza porte" a Pesaro, nata in un vecchio convento restaurato da Scavolini e diventata subito un angolo di modernità».

Nel nostro viaggio a caccia di sorprese bipartisan troviamo anche molti rivalutatori della Commissione Attali (con un’eccezione di lusso, Fabiano Fabiani, che privilegia il «monopartisan»). Anche se Berlusconi l’ha appena bocciata, il sociologo Aldo Bonomi (fresco autore de Il Rancore, alle radici del malessere del Nord, Feltrinelli) sostiene che, puntando su temi specifici come l’immigrazione o la modernizzazione incompiuta, una Commissione «si può fare». E Massimo Calearo, l’ex falco di Federmeccanica passato con il Pd, la propone per la riforma federale, «prima però azzererei tutte le Regioni a statuto speciale, a cominciare dalla Sicilia». Chiederebbe consulenza a destra e a sinistra sul piano internazionale (a José Maria Aznar e a Tony Blair) e arruolerebbe subito Riccardo Illy, l’ex governatore del Friuli. L’imprenditrice Anna Maria Artoni addirittura pensa che sia questo il momento migliore per l’Italia, perché «una Commissione è più forte con un governo forte», e la concentrerebbe su tre temi cruciali: infrastrutture, riduzione della spesa pubblica e liberalizzazione dei servizi pubblici locali. A gestirla, perché no?, gli uomini scelti da Sarkozy, «che hanno sicuramente maturato una certa esperienza», ma a ruoli rovesciati: Monti alla guida e Attali fra gli specialisti chiamati dall’estero.

www.corriere.it

16.4.08

Prodi abbandona la presidenza del PD

Dopo le indiscrezioni circolate nelle ore successive al voto, arriva da New York - dove il premier ha in agenda un intervento alle Nazioni Unite - la precisazione del Professore: «Ruoli di responsabilità all'interno del Pd - dice - adesso spettano ad altri». Prodi spiega di aver preso la decisione e di averla già comunicata a Walter Veltroni con una lettera inviata già il giorno di Pasqua, lo scorso 23 marzo, nella quale aveva assicurato che rimarrà comunque «supporter forte e leale del partito, cercando di lavorare su riflessioni e proposte». La decisione di comunicare con largo anticipo la decisione di lasciare la presidenza del partito, spiega ancora Prodi, è stata presa per evitare che questa potesse essere messa in relazione con l'andamento della campagna elettorale o con il risultato delle elezioni.Quanto poi all'esito del voto, Prodi sottolinea che «senza un Pd forte avrei timori per la democrazia». E definisce «estremamente coraggiosa e forte» la campagna elettorale condotta da Walter Veltroni. Prodi evidenzia che il Pd «ha avuto una buona performance alle elezioni, ed ora deve rafforzarsi, lavorando sui programmi e consolidando il suo ruolo di unica alternativa riformista in Italia». Perché di questo, conclude «ci sarà estremamente bisogno». www.corriere.it

Roma e Foggia vanno al ballottaggio


Ballottaggio Capitale: Rutelli non sfonda, Alemanno ora ci crede

E' ballottaggio a Roma per la poltrona di sindaco e per quella di presidente della Provincia. A spoglio quasi ultimato nella capitale, Francesco Rutelli, centrosinistra, si ferma al 45,7% mentre Gianni Alemanno, centrodestra, è al 40,7%.







Provincia Foggia: Campo contro Pepe al ballottaggio

Ma gli elettori dell' UDC chi voteranno?



15.4.08

SPECIAL POLITICHE 2008


Camera e Senato al PDL

«È un momento storico, sono soddisfatto ma ora quello che ci attende è un periodo difficilissimo». Berlusconi che ha seguito tutto lo spoglio elettorale da Arcore, affida al suo portavoce Paolo Bonaiuti il commento a caldo di quella che è stata una vittoria netta, al di sopra di ogni più rosea previsione

BASTA TEATRINI - RISOLVIAMO I PROBLEMI !
LEGGI L'ARTICOLO

Veltroni si congratula con Cavaliere

Rifiuti e ALITALIA le priorità - Il TEMPO

TOTOMINISTRI by Affaritaliani

Veltroni:pesa l'eredità del Governo Prodi - Il Tempo

IL TRIONFO DI BERLUSCONI - Il Tempo




14.4.08

GRAZIE ITALIA.....L'ITALIA E' TORNATA AGLI ITALIANI !!!

12.4.08

Berlusconi:via anche il bollo auto

«Abolire le tasse sulla proprietà è sempre stato uno dei nostri obiettivi», la butta lì Berlusconi. Che ha passato l’ultima settimana a far da conto insieme con Tremonti per verificare la fattibilità di quella che sarà l’ultima sorpresa della campagna elettorale. Così, a meno di due ore dal silenzio che precede il voto, il Cavaliere bissa la performance del 2006, quando annunciò l’abolizione dell’Ici sulla prima casa. «Abbiamo deciso - spiega negli studi di Matrix dove va in scena la sfida finale con Veltroni - di abolire la tassa sul bollo per auto, moto e motorini». E aggiunge: «Lo faremo gradualmente, entro metà legislatura». «Cominceremo - dice - dalle piccole per poi arrivare alle macchine di una certa cilindrata, vedendo di incentivare il cambio delle auto per sostenere la produzione automobilistica affinché si comprino quelle meno inquinanti». Il costo ammonta a «circa quattro miliardi di euro» e «se quello che ha detto Veltroni sull’extragettito è vero» (cioè che ammonta a quattro miliardi), «useremo quel tesoretto per eliminare una tassa che non ha ragione di esistere». Un rush finale, quello di ieri, nel quale ancora una volta Veltroni e Berlusconi incrociano più che mai i guantoni. «L’ho sentito e sono rimasto sconcertato», dice non a caso l’ex premier appena entrato negli studi del Palatino. Perché, spiega quando Mentana gli chiede ironicamente cosa abbia fatto negli ultimi tre quarti d’ora, «pur essendomi ripromesso di non commentare, sono rimasto sconcertato». Dalle «tante bugie», aggiunge, ma pure dal «buonismo di facciata», visto che il leader del Pd non ha avuto mai «il rispetto» di «chiamarmi per nome» e «mi ha mosso accuse «insolenti e ridicole». Insomma, «continua a ribaltare la realtà». Un esempio? Dice che secondo uno studio di Banca Intesa il suo programma è «il più credibile»? «Bene - replica Berlusconi - noto con piacere che non cita l’Istat, ma i banchieri amici, quelli che sono andati a votare le primarie. Noi invece siamo amici dei cittadini». E ribatte anche sulla mafia: «Nel ’94 dissi ai siciliani che i miei voti li avrei usati contro la mafia. Non è cambiato niente» Dieci giorni dopo il primo confronto televisivo a distanza, quello del primo aprile su RaiDue, i due rimangono d’accordo solo su un punto: no alle larghe intese. «Non faremo inciuci né grandi coalizioni - spiega il Cavaliere - ma speriamo di potere concordare con l’opposizione le riforme dell’architettura istituzionale». Ma siccome «dovremo prendere decisioni anche impopolari», dice a più riprese l’ex premier durante la giornata, abbiamo bisogno di «una vasta maggioranza». Insomma, «lavoreremo duro ma tutto dipende dal risultato». Per questo torna ancora una volta sulla necessità del «voto utile», viste anche le notizie che da qualche giorno continuano ad arrivare a Palazzo Grazioli. In più d’una regione, infatti, viene dato per scontato un patto di desistenza tra Pd e Sinistra Arcobaleno che al Senato si sarebbe impegnata ad appoggiare Veltroni. La Liguria, secondo gli sherpa del Pdl, è il caso di scuola. E poi i sondaggi continuano a registrare una larga fetta di indecisi. Così, l’ex premier rilancia il suo appello agli elettori di Udc e Destra. «Un appello specialissimo, anzi una supplica», dice ai microfoni del Tg4, «affinché riflettano» sulla legge elettorale e sul fatto che questi partiti «non raggiungeranno la soglia del 4% alla Camera e dell’8 al Senato». Insomma, «è bene» che chi si riconosce nel centrodestra voti per il Pdl così da «non avere poi l’angoscia e il rimorso di avere fatto un danno a noi e un piacere a Veltroni». Poi, la replica a Casini: «Quando dice che la Lega avrà un grosso peso sul governo dice una cosa non vera». Anzi, «senza la spina nel fianco di Follini, Casini, Buttiglione e dell’Udc» questa volta «realizzeremo il 100% del programma». Ironizza, invece, sull’ipotesi di Casini premier in caso di pareggio: «Se ne sentono di tutti i colori...». L’ultimo giorno di campagna elettorale è anche quello della cautela, viste le polemiche dell’ultima settimana su ogni suo affondo. Tanto che torna sul caso Quirinale: «Ho solo detto che se in caso di vittoria concedessimo la presidenza del Senato all’opposizione, loro avrebbero le prime due cariche dello Stato e noi solo la terza. Nessun attacco a Napolitano per il quale ho grande stima». Perfino la battuta su Totti ha scatenato la reazione dei vertici delle istituzioni, con l’indignazione di vicepremier e ministri degli Esteri. Così, quando si torna sulla questione, Berlusconi evita accuratamente di scherzarci su: «La sinistra schiera Totti, Jovanotti, Benigni e George Clooney? Sono politicanti e hanno bisogno di trovare queste persone di successo che abbiano fatto qualcosa nella vita. Io, modestamente, qualcosa ho fatto e quindi mi presento con la mia faccia».

«Ma in caso di sconfitta telefonerà a Veltroni per complimentarsi?», chiede in chiusura Mentana. Il Cavaliere se la ride: «Sono giovane, uso gli sms...».

FONTE WWW.ILGIORNALE.IT

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11.4.08

Berlusconi: sinistra usa Totti e Clooney

"La sinistra si vergogna della propria faccia e usa testimonial al loro posto: dopo Totti anche Clooney". Nell’ultimo giorno di campagna elettorale il candidato premier del Pdl, Silvio Berlusconi, critica duramente non solo il manifesto del campione romanista a favore di Francesco Rutelli, ma anche l’incontro di ieri tra Walter Veltroni e il noto attore americano. "Clooney - spiega a Radio Radio - pensava di avere una conversazione sul cinema e non di partecipare a uno spot per la sinistra".

L'invito ai campioni dello sport "Certe volte c’è inconsapevolezza da parte di chi si schiera politicamente ma non lo devono fare i campioni dello sport perchè devono puntare ad avere la simpatia di tutti". Il Cavaliere rivela che, qualora dovesse chiedere ai giocatori del Milan di schierarsi, sarebbero in molti a farlo. "Anzi in tanti mi hanno chiesto di farlo ma io l’ho proibito - continua il presidente azzurro - questa è la differenza tra me, Veltroni e Rutelli". Quanto a Totti, aggiunge: "E' un bravissimo ragazzo, credo sia stato strumentalizzato su un fatto su cui doveva stare più attento". Tornando a quanto è accaduto ieri, il Cavaliere ricorda che quella su Totti "non è stata una sua dichiarazione in pubblico ma solo una battuta ad un ragazzo indignato per il fatto che Roma sia stata invasa da un cartello di Totti a sostegno di Rutelli". "Ho pensato subito che lui non ne fosse a conoscenza e mi dispiace che questa risposta sia stata diffusa e strumentalizzata", continua Berlusconi spiegando che "i signori della sinistra non hanno il coraggio di mostrarsi con la loro faccia ma usano testimonial al loro posto"." Ho pensato che Totti forse non era inconsapevole. Io ho una grande simpatia umana per questo grande campione - sottolinea Berlusconi - e sono stato uno dei primi ad andarlo a trovare in clinica dopo il suo incidente. Dispiace che la sinistra strumentalizzi i grandi campioni e mi dispiace che Totti fosse caduto in questa vicenda senza poter riflettere su ciò che significa, sul fatto cioè che divideva il pubblico romanista".

Stampa estera spostata a sinistra "La Stampa estera accreditata in Italia è prevalentemente a sinistra perché frequenta gli ambienti di Repubblica, i salotti chic di Roma che notoriamente stanno tutti a sinistra". Berlusconi punta il dito contro certi giornalisti che "non rappresentano l’opinione estera". "Infatti quando vado all’estero - spiega - vengo applaudito da tutti".

"Ridurremo di metà la casta" "La riforma elettorale è il meno. Dobbiamo ridurre della metà la casta, cioè il numero delle persone che vivono di politica. Secondo alcuni calcoli, si tratta di circa 300mila persone. Dovremmo ridurre della metà il numero dei parlamentari, quello dei consiglieri regionali e comunali, dovremo abolire le province e quasi tutte le comunità montane". Afferma ancora il leader del Pdl in una intervista a Panorama. E poi, aggiunge, "superamento del bicameralismo, più poteri al premier, federalismo. Tutte riforme per consentire che il governo possa veramente governare e il Parlamento varare le leggi senza impiegare tempi biblici".

www.ilgiornale.it

10.4.08

PATTO BIPARTISAN PER RILANCIARE IL SUD

“II mio giudizio sul governo Prodi è molto negativo: ha pesanti responsabilità per l’ulteriore degrado del Mezzogiorno e ha accumulato un grave ritardo nei programmi per l’utilizzo dei fondi comunitari 2007-2013. Ho un giudizio ancor più negativo nei confronti di D’Alema e di quanti, demagogicamente, agitano al Sud lo spettro della Lega per difendere posizioni di rendita. Tuttavia penso che per invertire la rotta, per aprire davvero una stagione di rinascita del Sud, ci sia bisogno di un patto bipartisan, di un impegno comune che deve coinvolgere innanzitutto governo centrale e Regioni». Per Raffaele Fitto, candidato PdL in Puglia e Responsabile Mezzogiorno di Forza Italia, il «patto per il Sud» nella prossima legislatura dovrebbe essere messo sullo stesso piano delle riforme istituzionali: «Se falliamo, nessuno sarà vincitore e tutti saremo sconfitti». Corollario: al governo non c’è bisogno di un ministro o un viceministro per il Sud. «Serve un coordinamento per le politiche del Mezzogiorno, non un ministero di spesa. E primo compito del coordinamento sarà proprio quello di promuovere l’intesa governo-Regioni per progetti di sviluppo radicalmente nuovi ».

Ma come è pensabile che la Lega non faccia valere la propria ipoteca in un’eventuale governo Berlusconi ?
«La polemica contro la Lega è una via di fuga, una versione macchiettistica della politica. La verità è che le politiche per il Sud dipendono soprattutto dalla credibilità e dalle capacità del Sud. E mai come oggi la nostra credibilità ha raggiunto livelli così bassi. La drammatica emergenza dei rifiuti in Campania è solo il fenomeno più visibile e clamoroso. A questo bisogna aggiungere il grave deficit nell’amministrazione e nella qualità dei servizi sanitari. E il ritardo nei progetti di utilizzo dei fondi comunitari. I 100 miliardi a disposizione del Mezzogiorno d’Italia fino al 2013 sono l’ultima grande occasione...»
Non negherà che il governo Prodi ha posto la questione in cime alle priorità. E che ha chiesto alla Regioni di uscire dalla vecchia logica dei microprogetti per concentrare le risorse in pochi, grandi interventi infrastrutturali.
«Il problema è che a simili propositi, per due anni, non è seguito nulla. Abbiamo solo perso tempo. E non è stato impegnato ancora neppure un euro di questi 100 miliardi. Anzi, i progetti in via di definizione hanno gli stessi difetti del passato. Sono tanti, troppi, parcellizzati. Ci vuole un grande cambiamento. Culturale prima ancora che politico».
Il federalismo fiscale che la Lega sbandiera come suo vessillo porterà comunque minori’ risorse al Mezzogiorno.
«È piuttosto il disegno di legge del governo Prodi sul federalismo fiscale che avrebbe prodotto forti penalizzazioni al Sud. L’ha documentato lo Svimez. Usando questo metro di misura, potrei proseguire dicendo che il governo Berlusconi stanziò maggiori risorse per il Mezzogiorno rispetto ai precedenti governi di centrosinistra. Ma propongo di cambiare metodo. Dobbiamo ripartire da noi. Dal Sud. Non appena una legge dello Stato fissa obiettivi da raggiungere o tempi da rispettare, le Regioni del Nord si adeguano subito, mentre da noi si istituisce una commissione per chiedere una proroga...»
Colpa della società o della politica?
«Quel che conta è che il riscatto è possibile solo se coinvolge tutti. Di risorse al Sud ne sono arrivate tante in questi anni, ma non sono servite. Ora bisogna voltare pagina. Mentre nelle tv di tutto il mondo girano le immagini dell’immondizia di Napoli. Mentre lo Stato italiano è stato costretto a pagare 13 miliardi di debiti aggiuntivi per la Sanità del Lazio e delle Regioni meridionali. Il patto bipartisan per il Sud è solo la premessa. Ma è indispensabile se, ad esempio, vogliamo utilizzare i contributi comunitari per1’a1ta capacità Napoli-Bari anzichè disperderli in micro-progetti ».
Davvero non servirebbe un ministro o un viceministro per il Mezzogiorno?
«No. Il ministero di spesa resterebbe nella logica della vecchia politica. Quella che ha fallito. Ci vogliono progetti nuovi. E bisogna puntare sulla qualità della spesa».
Lei ha contestato l’azione del governo Prodi. Però ha riconosciuto la validità dell’impostazione del cosiddetto decreto Visco Sud.
«Al decreto Visco Sud mancava la copertura finanziaria. E abbiamo contribuito anche noi dell’opposizione e a trovarla. Comunque, passare dalla discrezionalità all’automatismo degli incentivi è ormai un punto su cui siamo tutti d’accordo”.