: Politica Libera :

Blog QUOTIDIANO dedicato alla Politica ITALIANA.On line da febbraio 2006

30.8.07

Voto in primavera?


Il voto a primavera, federazione e poi partito unico - Il Giornale

Circoli della libertà. Silvio Berlusconi ha poi chiarito che "i circoli della libertà sono aperti a tutti i partiti del centrodestra" e che "qualora riuscissimo a realizzare un'unica forza comune, mio sogno personale, avremo a disposizione il simbolo del partito della libertà". Il leader di Forza Italia ha poi precisato anche che "il manifesto del Pdl sarà il manifesto del Ppe europeo". Inoltre, ha detto:"Credo che non utilizzeremo il simbolo del Partito delle libertà nelle elezioni amministrative a Courmayeur".

FINI: Silvio dia nuova strategia - Repubblica

Il Cav corteggia Mastella - Repubblica

29.8.07

Berlusconi: Prodi è in caduta libera

28.8.07

Berlusconi: votare entro maggio e rilancia il partito unico

27.8.07

Il Pd sembra San Remo: i cantanti fanno a gara per schierarsi

LE DICHIARAZIONI a sorpresa di Francesco De Gregori con cui lo storico cantautore di sinistra ha annunciato il suo voto per Rosy Bindi alle primarie del Partito democratico («tradendo» l'amico Walter Veltroni) hanno scatenato una corsa al «posizionamento» nel mondo dello spettacolo. E non solo tra gli artisti tradizionalmente collocati a sinistra. Nel prossimo numero, in edicola da oggi, «TV Sorrisi e Canzoni», il settimanale diretto da Umberto Brindani, ha raccolto le posizioni di molti dei componenti di quello che soi potrebbe definire il nascente «Partito democratico dello spettacolo» che, con una schiacciante maggioranza, elegge suo segretario Walter Veltroni. Ma non mancano le sorprese, come la preferenza di Milva per Bindi. Se Orietta Berti dichiara: «Lo voto. Mi è sempre stato simpatico. L'ho conosciuto di persona: veniva spesso a Domenica in e ci siamo parlati diverse volte». Il trasgressivo Ivan Cattaneo vota la cattolica Rosy Bindi: «Mi sembra una vecchia praticona di partito che però si dà da fare. Mi piacciono le persone che fanno i fatti e lei con i Dico si è prodigata. E poi Veltroni è troppo attento alla sua immagine, cosa che non possiamo certo rimproverare alla Rosy...». Per il terzo candidato, Enrico Letta, si schierano due gruppi storici della canzone italiana, «Stadio» e «Nomadi» con i loro leader, Gaetano Curreri e Beppe Carletti, e il patriarca del liscio Raoul Casadei che ha dichiarato a «Sorrisi»: «Tutta la mia famiglia lo vota: la politica ha bisogno di ringiovanirsi». Infine, come sempre, ecco una pattuglia di astenuti o indecisi. Dichiara Francesco Facchinetti: «Da ragazzo ero anarchico. Non ho mai votato nella mia vita. A me l'unico che piace è Al Gore». Il più drastico è Fabio Canino: «Veltroni è "er Kennedy de noantri", la Bindi "la Evita dei poveri". Io non voto». Ecco gli schieramenti degli artisti per le primarie, con 17 che si pronunciano per Veltroni, cinque per Rosy Bindi, quattro per Enrico Letta. Sette gli indecisi. Per Walter Veltroni si pronunciano Giuliano dei Negramaro, Nicky Nicolai, Mango, Zero Assoluto, Fiorella Mannoia, Francesco Baccini, Marco Tardelli, Veronica Pivetti, Renzo Arbore, Alba Parietti, Michele Placido, Bruno Pizzul, Paolo Rossi, David Coco, Orietta Berti, Roberto Vecchioni, Antonello Venditti. Per Rosy Bindi: Ivan Cattaneo, Gigliola Cinquetti, Francesco Renga, Milva, Francesco De Gregori. Per Enrico Letta: Beppe Carletti dei Nomadi, Gaetano Curreri degli Stadio, Raoul Casadei, Franco Califano. Astenuti o indecisi: Francesco Facchinetti, Fabio Canino, Amanda Sandrelli, Paolo Belli, Irene Grandi, Massimo Giletti, Francesco Guccini.

FONTE WWW.ILTEMPO.IT

24.8.07

Anche la Moratti apre al Partito della Libertà


«Più si allarga la partecipazione politica più si avvicinano i cittadini. Per questo il Pdl può essere una risposta valida e un utile strumento per ottenere questo risultato. Se questa è l’intenzione di Berlusconi mi sembra condivisibile». E' quanto afferma il sindaco di Milano Letizia Moratti (FI)

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PdL parola d'ordine: oscurare il PD

Raccattare voti dispersi in mille rivoli e rompere le uova nel paniere al Partito democratico. Si può sintetizzare così la missione del neonato Partito della libertà berlusconiano. Tutto cominciò con quei 24.755 voti, con quel minimo scarto elettorale grazie al quale l’anno scorso alla Camera Romano Prodi ebbe la meglio su Silvio Berlusconi. Al Cavaliere perdere per quella manciata di voti non è mai andato giù e fin dalle prime difficoltà dell’Unione ha cominciato a commissionare sondaggi e ad allacciare alleanze con ogni pur piccolo movimento politico compatibile con la Cdl, in vista di elezioni più o meno imminenti. Con il passare dei mesi, Berlusconi ha modificato la strategia in seguito a due eventi: la nascita del Partito democratico e il referendum sulla legge elettorale, in programma in primavera se il Parlamento non modificherà la normativa e se la Consulta a gennaio lo considererà ammissibile.
È in questo contesto che rientrano i Circoli della libertà, raccolti nell’omonima associazione fondata nel novembre 2006 dall’imprenditrice Michela Vittoria Brambilla (presidente dei giovani della Confcommercio) e destinati a trasformarsi in una nuova forza politica con il compito di raccogliere il voto dei giovani, dei delusi di vario orientamento (puntando anche ai bacini dell’Udc e di An), di una certa frangia imprenditoriale.
Nel frattempo, all’Ufficio per l’armonizzazione del mercato interno dell’Unione Europea Brambilla ha registrato prima il nome “Partito della libertà” (il 26 aprile scorso), poi, il 6 agosto, anche il simbolo, ceduto a Berlusconi con una scrittura privata. Un partito con le caratteristiche di una lista civica.
La novità ha aumentato le tensioni dentro Forza Italia e nella Cdl. C’è chi ricorda che già nel febbraio 1994, alla prima riunione dei candidati azzurri alle politiche di quell’anno, Berlusconi accennò a un partito dei moderati; e che l’anno scorso ha pubblicato dalla Mondadori un libro il cui titolo non lascia equivoci: Verso il partito della libertà.
Ma se arrivare a un vero, unico partito sembra utopistico, Berlusconi oggi punta sul Pdl per altri e più immediati obiettivi. Primo test elettorale, con una lista civica che porterà la nuova denominazione, saranno le elezioni comunali di Courmayeur l’11 novembre. Le liste vanno depositate un mese prima: proprio alla vigilia delle primarie per il Partito democratico, con le quali il Cavaliere punta a gareggiare mediaticamente, fissate al 14 ottobre. E sempre a metà ottobre a Roma ci sarà la prima riunione nazionale dei circoli.
L’altro obiettivo è molto più importante. Da settembre entrerà nel vivo il dibattito sulla legge elettorale. Tra chi punta a una modifica di quella attuale e chi vuole soluzioni diverse, si rischia seriamente di arrivare al referendum, con molte probabilità che vengano approvate le modifiche richieste. Berlusconi si considera comunque in una botte di ferro: nel primo caso la lista civica-Pdl porterà altri voti alla Cdl; nel secondo caso la nuova legge elettorale assegnerebbe alla lista con più voti il 54 per cento. Così, sotto il nome di Partito della libertà Berlusconi riunirebbe i partiti del centrodestra, che manterrebbero la propria identità. A quel punto, perfino Umberto Bossi (nemico del referendum e stoico difensore dell’identità leghista) potrebbe fare buon viso a cattivo gioco perché restarne fuori significherebbe diventare ininfluenti.
Ma quanto valgono nelle urne i Circoli della libertà? Secondo alcuni fino al 4 per cento, secondo un autorevole dirigente forzista dall’1 al 2 per cento. Per ora è impossibile fare previsioni attendibili. Di sicuro lo spazio che Berlusconi sta dando a Brambilla irrita, e molto, i dirigenti azzurri più in vista, che si vedono surclassati mediaticamente da una giovane digiuna di politica e fanno di tutto per ridimensionarne ruolo e prospettive. Tanto che il Cavaliere li tranquillizza: lei resta presidente dei circoli “ed è già abbastanza…”.
Michela Vittoria Brambilla, l'imprenditrice molto stimata da Berlusconi
I Circoli di Brambilla, dunque, porterebbero acqua al mulino della Cdl come altre piccole realtà già nel mirino di Berlusconi: dalle mini Dc di Angelo Sandri, Giuseppe Pizza e Publio Fiori ai socialdemocratici del redivivo Franco Nicolazzi, senza contare il bacino dei 92 mila voti raccolti in Veneto dall’imprenditore Giorgio Panto, morto nel novembre 2006 cadendo con il suo elicottero.
Il sindaco di Courmayeur, Romano Blua, è al secondo mandato, ma le regole locali gliene consentirebbero un terzo. Nel 2002 vinse di poco alla testa di una lista autonomista, grazie anche al mancato accordo tra Union Valdôtaine e Forza Italia, ispiratrici di altre due civiche. Quello che attende il Pdl sarà un piccolo test, ma già all’esordio deve battere un Romano.

FONTE WWW.PANORAMA.IT

Meeting Rimini - Duello Tremonti - Fassino


Il popolo del Meeting si divide: fischi per il segretario Ds, applausi per l’ex ministro. L’esponente di Fi: la prossima sarà una finanziaria durissima. La replica: non è vero, alleggeriremo il carico fiscale e l’Ici

Leggi l'articolo - www.corriere.it

23.8.07

Secco No dell' UDC al PDL

Fassino: PDL risultato del PD

"Il partito unico e' un progetto per il futuro"


"Per quanto riguarda il cosiddetto partito unico confermo che si tratta di un obiettivo futuro per il quale non è in corso, ad oggi, nessuna concreta azione preparatoria" . Lo afferma Silvio Berlusconi in una dichiarazione diffusa ai cronisti che lo seguono in Sardegna.

22.8.07

Il PDL brevettato da Berlusconi

Quando si dice: «Tanto rumore per nulla». Parte da qui Silvio Berlusconi. E sul mistero del «Partito della libertà», che tiene in agitazione da tre giorni l’intero centrodestra, il presidente di Forza Italia sgombra il terreno da ogni dubbio e presenta il suo progetto. Nome e marchio del nuovo partito già ufficialmente registrati, non per chissà quale strana congettura ma semplicemente «per evitare il rischio che qualcuno si impadronisse di questo nome compiendo una specie di appropriazione indebita», spiega l’ex premier. Il presidente di Fi, conversando al telefono con i cronisti di Ansa e Apcom, spiega anche che il nome «Partito della libertà» non è scelto a caso. «Mi sembra logico, visto che c’è il sogno di fare un grande partito dei moderati. Inoltre questo può essere il seguito del nome “Casa delle libertà” e anche, in futuro, l’espressione italiana del Partito popolare europeo».
Berlusconi annuncia inoltre che intende presentare una lista alle elezioni comunali per Courmayeur in cui il centrodestra comparirà unito per la prima volta sotto il nome di Partito della Libertà. E Michela Brambilla? «Lei resta presidente dei Circoli e mi sembra già abbastanza, perché credo che se domani si realizzerà il sogno sarà con regole democratiche». Così, in tarda serata, Berlusconi mette un punto alla vicenda «Brambilla-Pdl». E lo fa in un’altra giornata trascorsa all’insegna delle polemiche e dell’agitazione sul nuovo partito.
Nel pomeriggio la prima a parlare era stata proprio Michela Brambilla, per dare una veste ufficiale a quella che per tanti era solo una boutade estiva. «Su mandato del presidente Silvio Berlusconi, il giorno 6 agosto 2007 - aveva detto la Brambilla - ho provveduto alla registrazione in sede comunitaria europea del nome e del simbolo del Partito della libertà che, da allora, si trovano ad essere nella totale e assoluta disponibilità dello stesso presidente Berlusconi».
Scattava quindi la ricerca di maggiori dettagli nel sito Ue dedicato al Pdl, dove si trovano innanzitutto informazioni sul «nome del marchio»: «Partito della libertà», numero 006203012, un «marchio comunitario». Dopodiché il tanto discusso simbolo: un logo rotondo, dallo sfondo azzurro, con la scritta «Partito della libertà» (che combacia in tutto con quello dei Circoli della libertà di cui la Brambilla è presidente) e un arcobaleno con i colori della bandiera italiana.

L’outing di Michela Brambilla, oltre ad agitare il già fremente centrodestra, fa scattare in molti, soprattutto nel popolo di Forza Italia, altre analisi ed ennesimi interrogativi d’obbligo. Tipo: «A che cosa serve questo partito?», oppure «Dove si colloca?» e così via. A dare qualche elemento chiarificatore è stato Niccolò Ghedini, senatore di Fi, nonché avvocato di fiducia di Silvio Berlusconi: «Posso confermare, avendo seguito personalmente la vicenda dal punto di vista tecnico-giuridico», che, così come indicato dalla Brambilla, «il simbolo del Partito della libertà è stato immediatamente posto, sin dalla sua registrazione, nell’esclusiva e totale disponibilità del presidente Silvio Berlusconi», ha detto Ghedini raccontando di un incontro avvenuto tra il 9 e il 10 agosto scorso, in cui «è stata siglata una scrittura privata», trasferendo la proprietà del marchio dalla Brambilla a Silvio Berlusconi.
Il senatore di Fi ha poi chiarito che l’iniziativa ha l’obiettivo, nell’ambito della Cdl, «di recuperare l’area del non-voto, che in Italia raggiunge ormai quote pari a quasi il 20% dell’elettorato, e non certo a sostituirsi o a far concorrenza in maniera impropria ai partiti della coalizione». Parole, quelle di Ghedini, che andrebbero a confermare in qualche modo quello che, per molti tra i fedelissimi del presidente di Fi, sarebbe proprio il ragionamento del Cavaliere: «Di certo non sostituire o minare il campo di Fi», spiega un parlamentare azzurro, «ma costruire una sorta di “rete di protezione”, un bacino dove raccogliere tutti gli esclusi o gli usciti dai partiti, che tra centrodestra e centrosinistra, sono davvero tanti». C’è poi, all’interno del partito di via dell’Umiltà, chi lamenta «tanta agitazione per nulla», ricordando che «secondo l’attuale legge elettorale, non conta chi presenta il logo di un partito, ma chi si presenta per primo al tribunale competente per le elezioni nazionali. Quindi...».

FONTE WWW.ILGIORNALE.IT

21.8.07

SPECIAL PARTITO DELLA LIBERTA'

Brambilla registra logo, Berlusconi titolare - Corriere

Lega e UDC dicono no - Corriere

On line ci si può iscrivere: 10 euro - Corriere

Dell' Utri:una nuova forza ma non sostituisce FI - Corriere


Berlusconi blinda nome e logo - Corriere


COMMENTO DELLA GIORNATA

«TERREMOTO POLITICO NUOVO» - «Siamo di fronte ad un terremoto politico nuovo» dichiara Peppino Caldarola. Secondo il deputato dell'Ulivo ed ex direttore dell'Unità «con un'unica mossa Berlusconi fa una doppia operazione: da un lato rifonda Forza Italia con altre gerarchie, dall'altro, come faceva la vecchia Dc, insoddisfatto degli alleati An e Udc punta a assorbirne il bacino elettorale».








BRAMBILLA: DEPOSITATO SIMBOLO SU MANDATO BERLUSCONI
Michela Vittoria Brambilla conferma di aver depositato il nome e il simbolo del Partito delle Libertà e in un comunicato di poche righe spiega di averlo fatto "su mandato del presidente Silvio Berlusconi". Ora dunque nome e simbolo sono "nella totale ed assoluta disponibilità dello stesso presidente Berlusconi".

"In riferimento alla notizia diffusa quest' oggi dalle agenzie di stampa - scrive Brambilla - desidero confermare che, in qualità di presidente dell'Associazione nazionale Circolo della Libertà e su mandato del presidente Silvio Berlusconi, il giorno 6 agosto 2007 ho provveduto alla registrazione in sede comunitaria europea del nome e del simbolo del Partito della Libertà che, da allora, si trovano essere nella totale ed assoluta disponibilità dello stesso presidente Berlusconi".

CALDEROLI AVVERTE BERLUSCONI"Spero che la posizione di Berlusconi sia quella della smentita alla 'Stampa'. Questo nuovo contenitore del Pdl sembra fatto apposta per sostenere il referendum. Allora, se è così, verrebbe meno l'accordo con Umberto Bossi". Lo afferma Roberto Calderoli (Lega Nord) ribadendo che al Carroccio "non interessano partiti unici". "Il partito delle Libertà - prosegue il vice presidente del Senato - non interessa minimamente la Lega Nord. Noi speriamo che Berlusconi confermi la smentita che ha diffuso dopo l'indiscrezione della 'Stampa'. Se così non fosse, sarebbe antipatico verificare che Berlusconi, da un lato mantiene i partiti così come sono, e dall'altro crei un contenitore, il Pdl, appunto, ideale per raccogliere i voti nel caso in cui passasse il referendum". "Se veramente questo fosse il suo obiettivo - prosegue Calderoli - allora sorgerebbe un problema. Berlusconi s'era impegnato con Bossi garantendogli che si sarebbe battuto contro il referendum, lavorando anche alla modifica dell'attuale legge elettorale ma senza prevedere due cartelli elettorali. Speriamo di no. Ma se avesse cambiato idea viene meno l'intesa tra Lega e Forza Italia".

LA RUSSA, OK BERLUSCONI,TESTIAMO PDL NEI PICCOLI COMUNI
"Berlusconi ha fatto bene a registrare il marchio del Pdl per evitare che lo facessero altri, estranei alla Cdl, prima di lui: è un primo piccolo passo verso il nostro obbiettivo che è la federazione del centrodestra". Ignazio La Russa, capogruppo An alla Camera, saluta con favore il gesto del leader di Forza Italia, tuttavia sottolinea, senza grandi entusiasmi che sul tema dell'unificazione della Cdl "non c'é nulla di nuovo". "Berlusconi lancia sul mercato politico una soluzione capace di contrastare quanto accade a sinistra con il Pd. Del resto - aggiunge - da anni An punta a un partito unitario. E' chiaro a tutti che questo obbiettivo non è possibile raggiungerlo ora. Per questo noi lavoriamo a fondo alle nostre iniziative identitarie, attenti a futuri momenti di sintesi". La Russa propone di fare esordire il Partito delle Libertà già alle prossime amministrative, nei comuni sotto il 15 %: "In quelle realtà dove è più facile fare accordi si può sperimentare questo nuovo logo". Il dirigente di An non condivide le critiche di Lorenzo Cesa: "Sbaglia a parlare così, negando l'importanza del marketing. In politica i simboli contano, e molto. Cesa lo sa bene, basta vedere come legittimamente difende lo Scudo crociato".

CESA, PARTITO BERLUSCONI? OPERAZIONE DI MARKETING
Il partito delle Libertà "non è una cosa seria", è solo "un'operazione di marketing politico-elettorale" che a noi non interessa perché l'Udc punta al centro. Il segretario centrista Lorenzo Cesa commenta così, in un'intervista a 'La Repubblica', l'idea di Berlusconi di dar vita ad un partito 'delle Liberta''. Berlusconi, per Cesa, "ha un'idea padronale del centrodestra", "crede di potere vincere le elezioni con il partito dei Corona...qualsiasi cosa pur di raccattare consensi". Ma il Paese, sottolinea, "ha bisogno di risposte serie". L'Udc dunque, che "é un partito alternativo alla sinistra", continuerà a fare le sue "battaglie in Parlamento", spiega Cesa, dove accetta "il coordinamento con An ed Fi". Ma resta critica sull'operazione-nuovo-partito anche perché ora punta ad una riforma elettorale sul modello tedesco e ha aperto un dialogo con Mastella e Pezzotta per dar vita ad un grande centro di ispirazione cristiana che abbia come riferimento i valori del Partito popolare europeo. Ma poi, conclude il segretario del partito, l'Udc come potrebbe allearsi con chi "propone lo sciopero fiscale?". "Fi - dichiara - non ha detto un no chiaro alla Lega e questo ci fa dubitare della buona fede forzista".

MONACO: A DECIDERE E' UNO SOLO
"Bella cultura democratica! Dei disegni del Cavaliere ancora non si capisce granché, ma delle due l'una: o si tratta di sostituire FI con un altro partito senza o contro i suoi quadri, non a caso agitatissimi; oppure di fare della coalizione della Cdl un partito unico senza o contro gli alleati". Lo afferma Franco Monaco, deputato dell'Ulivo commentando l'ipotesi della nascita all'interno della Cdl del partito delle libertà. "In entrambe le ipotesi - prosegue - a decidere è uno solo: e questa sarebbe una forza presidio di libertà e democrazia? Libertà poca, democrazia zero e men che meno 'partito'". "Una proposta - conclude il deputato dell'Ulivo - su misura per dipendenti disposti a consegnarsi a un padrone".

ALEMANNO, ANCHE AN HA NUOVO PROGETTO
"Tutte le trasformazioni che stanno attraversando il centrodestra devono essere guardate con serenità senza cultura del sospetto". Così il deputato di Alleanza Nazionale Gianni Alemanno commenta l'intenzione di Silvio Berlusconi di registrare presso un notaio marchio e logo di un nuovo partito, il nascente 'Partito delle liberta''. "Una fase della casa della Libertà è finita - prosegue - bisogna quindi aprirne una nuova. Anche noi di Alleanza Nazionale stiamo procedendo sulla nostra strada con un nuovo progetto di aggregazione attorno alla destra politica e sociale italiana". "Non ci preoccupa - sottolinea - quindi se il presidente Berlusconi ha intenzione di fare altrettanto attorno a Forza Italia. Il punto di unità del centrodestra afferma Alemanno - si ritroverà non attorno a sigle o aggregazioni forzate, bensì attorno a un nuovo programma che deve essere la base di un progetto per la nuova Italia che tutti i cittadini si aspettano". (ANSA)

Cdl, pronto il notaio per il nuovo partito

Nelle prossime ore Silvio Berlusconi si recherà di corsa dal notaio per registrare nome e logo del Partito della Libertà, prima che a qualcuno venga la stessa idea e gliela scippi. Lo hanno reso noto fonti parlamentari vicine al Cavaliere, e stavolta non c’è stata alcuna smentita.

Si precisa pure, nello stesso giro berlusconiano, che l’ipotesi di trasformare i Circoli della libertà in una forza elettorale (come aveva scritto La Stampa) «è vera», e che tutta la polemica è stata figlia di un «equivoco» poiché le notizie (nuovo partito e liste dei circoli) si sono sovrapposte, così qualcuno ha immaginato la nascita di un altro partito al posto di Forza Italia, con Berlusconi presidente e Brambilla alla segreteria... Sipario.

La prima persona informata della svolta è stata proprio lei, Maria Vittoria. Ieri mattina Berlusconi ha alzato il telefono per tranquillizzarla, per suggerirle prudenza nelle dichiarazioni, infine per invitarla a procedere con decisione nella metamorfosi dei suoi circoli in movimento elettorale. Il nome che prenderà questo movimento si vedrà più avanti: magari sarà proprio Partito delle Libertà, dipende dalla piega che assumeranno gli eventi. Comunque lo si voglia mettere, è il via libera che la «rossa» Brambilla si attendeva, mentre dentro il partito si susseguivano i pronunciamenti in suo favore, e andava assottigliandosi la schiera dei «duri e puri». Guarda caso, subito dopo la telefonata col Capo, è iniziata dentro Forza Italia la gara a riposizionarsi in base ai nuovi equilibri. Roberto Formigoni è stato tra i più lesti.

La Brambilla non lo fa impazzire come leader del nuovo partito, ha precisato Formigoni, e «Berlusconi non commetterà certo l’errore di assassinare Forza Italia», che è figlia sua. Ciò detto, pure il potente Governatore della Lombardia non trova nulla di male se il Cavaliere abbia ritenuto di «affiancare a Fi e agli altri partiti della nuova alleanza un’altra formazione, tipo i Circoli della libertà». Pista praticabile, per Formigoni, soprattutto se mostrerà di avere una consistenza elettorale.

Guido Crosetto, coordinatore azzurro in Piemonte, si stupisce dello stupore di molti: «A un nuovo partito Berlusconi pensa almeno da un anno e mezzo...», roba risaputa. Neppure lui stravede per MVB: «E’ una donna di carattere forte, e come tutti coloro che hanno carattere, la si accusa di cattivo carattere». Però non sarà la Brambilla l’ostacolo, assicura, in quanto il leader del nuovo partito può essere uno solo, «l’unico che vuole la gente», indovinate chi.

Perfino Fabrizio Cicchitto, numero due di Forza Italia, considerato da Michela Vittoria uno degli avversari più irriducibili, verso sera ha diffuso una nota il cui senso è: faccia pure la Brambilla il suo partitino, a condizione che non rubi i voti a Forza Italia, An e Lega, ma se li vada a pescare nella società civile. E soprattutto, aggiunge Cicchitto, a patto che il suo cespuglio non ambisca a diventare il famoso partito unico del centrodestra, perché queste sono faccende che debbono sbrigarsi tra loro Berlusconi, Bossi e Fini «sulla base di un processo politico consensuale e concordato». Cosa, peraltro, di là da venire. Già, gli alleati. Che non sembrano affatto entusiasti di quanto accade in Forza Italia. Da Alleanza nazionale sono piovute palle di cannone.

«Berlusconi lavori per unire senza creare equivoci», gli ha intimato secco il capogruppo al Senato, Matteoli. Come dire, eviti iniziative come quella della Brambilla. Severo Urso, deputato di An: «Il Partito delle Libertà non può essere una costola di Forza Italia e nemmeno una creatura solo di Berlusconi, anche se tutti lo riconosciamo come leader». E Gasparri, che pure del Cavaliere passa per amico: «Il progetto di PdL va coltivato seriamente» (sottinteso, senza affidarlo a MVB). Da registrare il commento, icastico, di Bossi: «Partito della Libertà? Per la libertà c’è solo la Lega...».

FONTE WWW.LASTAMPA.IT

20.8.07

Così ci prendiamo i delusi da Prodi

Festa dell' Unità da abolire ???? i Ds si interrogano

19.8.07

Berlusconi: «Nuovo partito? Fantasie»

L'ex premier smentisce le indiscrezioni sulla nascita di un nuovo movimento: «Forza Italia è insostituibile»

Silvio Berlusconi



«Una fantasia di Ferragosto». Così Silvio Berlusconi smentisce la notizia riportata dal quotidiano "La Stampa", secondo il quale il premier sarebbe pronto a fondare il nuovo "Partito della Libertà". «Forza Italia - ha aggiunto il premier - resta baluardo della libertà e della democrazia nel nostro Paese» ed è pertanto «insostituibile».

«Leggo sulla Stampa di stamani una fantasia di Ferragosto, costruita di sana pianta. Tanto per cominciare - dice il leader di FI in una nota - non sarò il 24 agosto a Courmayeur per fondare un nuovo partito. E, per continuare, Forza Italia è il partito che ho l'orgoglio di aver fondato nel 1994 e che resta il baluardo della libertà e della democrazia nel nostro paese». «Un baluardo - sottolinea il Cavaliere - che ritengo insostituibile». «Mi auguro - conclude il presidente di Fi - che la scarsità di notizie in questo periodo, con molti italiani in ferie, non induca altri giornali a dedicarsi a queste sfrenate fantasie».

Tutto pronto per il partito della Libertà

17.8.07

Sempre a senos unico le critiche - Questa è la sinistra !

Spulciando qua e là ho trovato sul sito di Repubblica questo articolo

"Faccetta nera" via dai cellulari
E' polemica sull'inno fascista

ecco il link dell'articolo

E' curioso come in Italia gli inni della sinistra estrema possono essere cantati qua e là senza che nessuno dica niente, mentre per degli inni di estrema destra si grida allo scandalo....

SE DOVESSIMO DIRLA PROPRIO TUTTO SI DOVREBBE BANDIRE SIA L'UNO CHE L'ALTRO E NON CHE CI SI DEBBA SCANDALIZZARE PER UN FACCETTA NERA COME SUONERIA SUL CELLULARE E PER GLI INNI ROSSI DA BELLA CIAO, ALL' INTERNAZIONALE SOCIALISTA, ALLE FACCE DEL CHE E AD ALTRE COSE SIMILARI NESSUNO PROFERISCA UNA SOLA PAROLA DI DISSENSO......


E QUESTA LA CHIAMATE LIBERTA' ?????

LIBERTA' A SENSO UNICO...QUELLO ROSSO !!!

Archiviato il partito della libertà ?

TUTTO è cominciato con l’invito a Telese. E Berlusconi ha detto sì, scegliendo la festa dell’Udeur per rompere il ghiaccio e prender parte per la prima volta a una kermesse estiva di un partito che non sia del centrodestra. E da quel sì (era ancora luglio), piano piano, il Cavaliere e Mastella hanno cominciato a sentirsi. Parlare. Colloquiare. E trattare. Sì, hanno iniziato anche a trattare. Loro due, da soli. Senza intermediari, senza consiglieri. Un filo diretto tra i due tanto che della trattativa si sa pochissimo. Mauro Fabris, capogruppo dell’Udeur alla Camera, da buon democristiano lascia intendere: «Ricordatevi che Mastella è stato al governo con Berlusconi, è stato un suo ministro nel ’94 e, guarda caso, si occupava proprio dei temi caldi di questi giorni: lavoro e pensioni». In pubblico si sono solo mandati segnali. Mastella ha preso le distanze dal centrosinistra, e in particolare dal Partito democratico. E la risposta? «Per noi un punto importante è stata l’archiviazione del partito unico della Cdl - ammette Fabris -. Da quel momento in poi è chiaro che il dialogo è diventato più facile». E adesso? «Adesso c’è Telese - sottolinea il capogruppo alla Camera dell’Udeur - il cui titolo è "che fare?". Vedremo Berlusconi che ha da dire in proposito». E che cosa può dire il Cavaliere nella cittadina sannita il 30 agosto?

Dal quartier generale di Forza Italia frenano. «Clemente ha posto due condizioni impossibili, diciamo che ha fatto due proposte indecenti», spiega un fedelissimo del Cav. E quali potrebbe essere? Una potrebbe essere il no ad An. No anzitutto all’ingresso di Fini nel Ppe. E un’altra il via libera a un nuovo sistema elettorale, magari sul modello tedesco. O forse altro, che solo la fervida fantasia di Mastella può tirare fuori. Publio Fiori, uno che senza tanti giri di parole ha chiamato il suo partito Rifondazione Dc, ci scherza su:, «Sono in vacanza in Sardegna, a due passi da casa di Silvio. E non ho visto passare Clemente. Se non altro mi avrebbe fatto uno squillo». L’ex vicepresidente della Camera, che ha un filo diretto con Mastella, mette i paletti: «Il grande centro non potrà che essere alleato con il centrodestra. A sinistra non c’è spazio, tanto più che oggi c’è il Pd. E poi andare a sinistra non appartiene alla nostra storia, dobbiamo riaggregarci al centro e al limite allearci con il centrodestra». E probabilmente non è un caso che Sandro Bondi, coordinatore di Forza Italia, ha spiegato proprio al Tempo che il suo partito «non ha archiviato un bel nulla ma i parti prematuri non risolvono i problemi, semmai li accrescono, e ancora non sono maturate nei gruppi dirigenti del centrodestra né la convinzione unanime né la volontà di partecipare a questo grande progetto politico». Mentre Fabrizio Cicchitto, suo vice, ha sottolineato come «Forza Italia è il grande centro». Non sono frasi a caso. Sono segnali. Anche perché il Cav ha avviato una trattativa serrata con Giuseppe Pizza, grande amico dell’ex consigliere di Prodi Angelo Rovati che gli è stato vicino nelle battaglia per farsi assegnare dal tribunale nome e soprattutto simbolo della Dc. Insomma, è il signore che detiene lo Scudocrociato e nelle scorse elezioni 42mila voti (Prodi ha vinto per meno di 25mila). I due si sono parlati. Gli incontri sono stati tre, tutti a cavallo tra luglio e agosto. Pizza, da buon democristiano, non s’è fatto vedere (ma s’è fatto sentire a telefono) a Palazzo Grazioli: ha mandato il presidente del consiglio nazionale del suo partito, Alberto Alessi, il figlio del centoduenne Peppino, mitico senatore dc. E negli incontri Berlusconi s’è fatto scappare qual è il suo progetto. Rifare almeno per ora una piccola Dc. Unendo quella di Rotondi, quella di Pizza che ha lo scudocrociato e fare una nuova formazione che superi almeno il 2%. Alessi conferma: «A noi non interessa fare un’intesa con Casini e Mastella e poi con Berlusconi. Piuttosto pensiamo a dialogare direttamente con Berlusconi, l’intelocutore più aperto e credibile». E il simbolo? Finirà alla Cdl? Alessi è secco: «Io ho proposto a Berlusconi di prenderlo lui e di farne la bandiera di Forza Italia». E lui? «Ha sorriso, forse è troppo presto. Silvio pensa a una riaggregazione centrista nel centrodestra. È d’accordo con il nostro progetto che è quello di tenere assieme noi, Rotondi, Fiori, Prandini. Possiamo puntare anche al 6%». Ma il leader della Cdl ormai si muove come se si dovesse votare domani, a Ferragosto. E così tratta, parla con tutti, con chiunque pensi di presentarsi alle elezioni. Perché rafforzare Rotondi avrebbe uno scopo preciso non secondario. La Dc per le autononie infatti è il partito della Cdl che alle scorse elezioni non ha superato lo sbarramento del 2% (s’è fermato all’1,8%). Ma, essendo il miglior perdente, per effetto della legge elettorale ha comunque fatto entrare il suo bel gruppetto alla Camera.

Con lo scudocrociato dovrebbe superare la soglia del 2%, liberando quindi il posto del miglior perdente. Che il Cav ha già messo all’asta per chi democristiano non è. Berlusconi sta vedendo una raffica di rappresentanti di liste e listarelle, personaggi imbarazzanti alla Fabrizio Corona, aspiranti politici, naufraghi del Transatlantico, buffoni di corte, venditori di fumo, accattoni dei Palazzi. Non si butta via niente. Il Cav sta facendo a tutti lo stesso discorso: «Presentatevi alle elezioni con me. Intanto, se superate l’1%, accedete ai rimborsi elettorali e vi mettete in tasca un bel gruzzoletto di fondi pubblici. Il più bravo di voi riuscirà a portare in Parlamento anche qualche deputato». Per questo sta preparando un serie di liste tematiche: quella degli automobilisti, quella dei consumatori, quella degli amanti del vino, degli innamorati della montagna, dei velisti, dei tifosi di calcio e chi più ne ha più ne metta. L’altra volta ha perso per 25mila voti e quella cifra ancora non se l’è tolta dalla testa


FONTE WWW.ILTEMPO.IT

Putin: bombardieri in volo permanente

Da oggi i bombardieri strategici russi riprendono i voli a lungo raggio su base permanente dopo 15 anni di sospensione. Lo ha annunciato il presidente Vladimir Putin nell'ultima prova di forza che, per ribadire al mondo che la Russia è tornata una super potenza militare, ha ripristinato una delle tipiche attività strategiche dell'aeronautica russa della guerra fredda. E' un ulteriore passo in avanti nel braccio di ferro con gli Stati Uniti che vede i due paesi contrapposti sullo scudo spaziale e sui programmi militari e giunge ad una settimana da un'altra provocazione, quando bombardieri russi si sono spinti in volo fino a poche centinaia di miglia dalla base americana di Guam nell'isola del Pacifico costringendo i piloti americani a rincorrerli in cielo. Putin ha oggi ricordato che i voli erano stati "sospesi unilateralmente" nel 1992, ma "purtroppo non tutti i paesi hanno seguito il nostro esempio. Voli strategici da parte di altri Paesi continuano". La ripresa su base permanente è dettata "dalle esigenze di sicurezza della Russia". "Oggi, il 17 agosto a mezzanotte esatta, quattordici bombardieri strategici armati di missili, aerei di supporto e aerocisterne si sono alzati in volo da sette aeroporti russi da vari punti del Paese. La missione di combattimento è iniziata", ha dichiarato Putin mentre parlava dalle montagne degli Urali dove assiste alle esercitazione congiunte con la Cina dell'Organizzazione di Shanghai (Sco).

Gli aerei resteranno in aria per venti ore, in contatto con la flotta, ha aggiunto il presidente russo. "Partiamo dal presupposto che i nostri partner accolgano con comprensione la ripresa dei pattugliamenti. I nostri piloti a mio avviso sono rimasti troppo tempo in panchina. Per loro comincia una nuova vita" ha detto ancora Putin. L'escalation va avanti da tempo. Lo scorso mese Mosca è uscita dal trattato sulla riduzione delle forze convenzionali in Europa, accusando i paesi occidentali di non aver ratificato la versione emendata del trattato del 1999. Ha anche accusato i paesi Nato di aver violato il Trattato sui missili balistici (Abm) con il progetto dello Scudo spaziale. Sarcastica la reazione degli Stati Uniti: per il dipartimento di Stato si tratta di una "decisione interessante". Il portavoce, Sean McCormack, ha anche sottolineato che la Russia dispone di "velivoli antiquati" e ha dato l'impressione che gli Stati Uniti non siano molto preoccupati da questa mossa del leader del Cremlino. Il portavoce americano ha rifiutato di tracciare paralleli tra la situazione esistente tra Mosca e Washington ai tempi della guerra fredda e quella che si è venuta adesso a creare per la mossa di Putin: "Quella era un'altra epoca", ha affermato McCormack. FONTE WWW.REPUBBLICA.IT

16.8.07

Andreotti: Prodi durerà

«Meglio tirare a campare che tirare le cuoia... Certo che mi ricordo di quando lo dissi. De Mita sosteneva che il mio governo tirava a campare. Io risposi alla mia maniera: è noto che sono uomo di un certo realismo. Ne nacque una polemica. Se avessi espresso il medesimo concetto in latino, primum vivere deinde philosophari,De Mita avrebbe avuto meno da ridire...». Giulio Andreotti passa il Ferragosto con la famiglia e i cani, ieri particolarmente vivaci. Lo stacco di mezza estate induce anche un noto realista come lui a esprimere una visione d’insieme.


«Viviamo un passaggio cruciale della storia. Il destino mi ha dato in sorte di assistere a un’altra fase di grandi cambiamenti, dopo la guerra mondiale e la ricostruzione. Oggi le cose per certi aspetti sono ancora più complicate. Non c’è più l’Urss a fare da riferimento, positivo o negativo». Poi però gli accade di planare dagli orizzonti alle persone, sempre con il noto realismo. Anche Prodi tira a campare? «Secondo me, Prodi dura». Tutti attendono per l’autunno la caduta. «Non ci sono alternative al suo governo. E questo per Prodi è un elemento di stabilità». E un governo istituzionale? «Allo stato, non lo vedo. Ma tenga conto che ho 88 anni. Faccio vita di Senato. Non mi occupo di partiti».


Il rapporto con Prodi è antico: il professore fu ministro dell’Industria nel suo governo di solidarietà nazionale.A Palazzo circola una leggenda, secondo cui Andreotti avrebbe congedato Prodi dicendogli: «Lei professore è sprecato per la politica ». A ricordargliela, Andreotti sorride. «Non ricordo le parole precise, però è vero, più o meno andò così... Prodi aveva un po’ questa mania, di dire "noi tecnici" e "voi politici". Una distinzione che, forse sbagliando, noi non accettiamo, e già all’epoca non fu apprezzata. Detto questo, la legge Prodi che varammo per le industrie in difficoltà diede strumenti all’economia che restano validi ancora oggi. Prodi come ministro fu bravo». E come presidente del Consiglio? «Guardi, quel mestiere l’ho fatto più volte. È un mestiere difficile, e la difficoltà dipende dalle circostanze. Ci sono momenti in cui si riescono a sciogliere i nodi più intricati, e altri in cui una tensione o una crisi internazionale ti rendono la vita quasi impossibile indipendentemente dalla volontà e dalle capacità. Ma ora siamo in una fase abbastanza tranquilla. E poi Prodi di esperienza ne ha. I cinque anni a Bruxelles sono stati importanti».


Su Hamas e in genere il mondo arabo, a Prodi e D’Alema viene attribuito una sorta di neoandreottismo. «Non è questo. Su Hamas Prodi ha ragione. Dire che Hamas è fuori dalla legge e quindi non bisogna parlarci significa nascondere la testa sotto l’ala. È vero il contrario: occorre fare evolvere Hamas nella direzione del dialogo. In passato criticavano me perché parlavo con Arafat. Ora gli stessi lo rimpiangono e vanno a rendere omaggio alla sua tomba. Meglio scoprirli da vivi che da morti. E poi un conto sono le fantasie macabre di qualche leader islamico, che straparla di distruggere Israele, di cose che non esistono. Un conto è il dramma di un popolo che attende una patria dal ’48». I suoi 88 anni e la "vita di Senato" gli consentono uno sguardo d’insieme. Per esempio Sarkozy, il politico più citato dell’estate, «a me ricorda Pinet». Prego? «Al di là dello stile, Sarkozy è una figura in linea con il tradizionale moderatismo francese. Più che un de Gaulle, un uomo di rottura, credo incarni una linea politica che ha quasi sempre governato la Francia. Solo da noi essere moderati sembra essere divenuta una colpa da espiare, anziché una virtù».


In Italia, Casini sta provando ad aggregare un polo moderato. E Andreotti, che dopo l’esperienza di Democrazia europea alle elezioni 2001 è sempre stato molto cauto sui progetti neocentristi, stavolta gli accorda un credito. «Casini è già presidente dell’Internazionale democristiana. Ha un ruolo internazionale che sta cercando giustamente di trasporre sul piano interno. L’uomo è capace. Può riuscire». Non si tratta ovviamente di rifare la Dc, ma di aggregare imprenditori, professori, e cattolici, per consentire ai moderati di tornare a governare il Paese. Con Berlusconi il rapporto personale è ottimo ma la politica, spiega Andreotti, è un’altra cosa. «Berlusconi gode ancora di un vasto seguito, perché molte delle sue iniziative hanno avuto successo. Ma non sempre 1 più 1 fa 2. Non sempre un imprenditore di talento ottiene gli stessi risultati in politica. Il governo di un Paese è cosa più complessa, o comunque diversa, dal costruire una fortuna economica, un’azienda tv, una squadra di calcio».


Né il senatore a vita nutre particolari aspettative nei confronti del Partito Democratico. «Le ho già detto che non mi occupo di partiti. Sono cose da giovani. E poi i partiti non esistono più, o almeno non sono più gli stessi, con l’organizzazione, le sezioni, gli uffici studi. Il popolo». Follini pensa a una sorta di Dc che guarda a sinistra. «Follini evoca antiche definizioni, che si addicono a tempi antichi». Veltroni? «Mi pare stia facendo bene il sindaco di Roma. Rispetta il fatto che Roma è pure la capitale della cristianità». Può fare anche il segretario di un partito? «Certo che sì. Mica si candida a gestire una casa di tolleranza. C’è continuità tra i due mestieri: sempre di politica si tratta. Ma i problemi di Roma sono molto specifici, diversi da quelli nazionali, anche se talora più complessi».


Le accuse di invadenza rivolte alle gerarchie cattoliche, cui Andreotti diede il collegamento con la politica che oggi i cardinali hanno assunto di persona, non lo turbano. «Non credo esistano né un’invadenza, né un sentimento anticattolico. Esiste un fenomeno ciclico.Atratti scompare, a tratti si manifesta. Scontiamo la questione del potere temporale, di cui non ci libereremo prima di un paio di secoli ». Forse neppure lei ne vedrà la fine. «In realtà il potere e la religione sono due ambiti diversi. Io stesso non li ho mai confusi. A volte si dimentica quanta importanza abbia avuto per la politica italiana la dottrina sociale della Chiesa. La Rerum Novarum. Il codice di Camaldoli: ricordo che i lavori si aprirono il 19 luglio 1943 e durarono una settimana, il tempo del bombardamento di Roma e del crollo del fascismo».


Oggi di Chiesa si parla a proposito di pedofilia. «Mai che si trovi un rabbino pedofilo o un imam pedofilo. Io ho passato la mia vita in mezzo ai preti, fin da bambino, e di preti pedofili non ne ho trovato uno. Va beh che non sono mai stato molto avvenente... Scherzo. Diciamo che lo stupore e lo scandalo destati da certe accuse dimostrano che la stragrande maggioranza dei preti fanno del bene, che della Chiesa abbiamo ancora bisogno, e che gli italiani ne sono ben consapevoli ».

FONTE WWW.CORRIERE.IT

SILVIO SI COMPRA LA DC ???

Quel matto di Berlusconi quando si assenta un momento vuol dire che ne sta combinando una grossa. L'ha combinata e ve la raccontiamo a Ferragosto profittando della calma regnante nel Palazzo chiuso per ferie. È da un po' di tempo che Silvio sbadiglia annoiato nel teatrino della politica dove tutti si agitano e nulla concludono, presi come sono da se stessi e dall'esigenza di non farsi espellere. La sua eclisse è stata interpretata in vari modi. Il più gentile: il Cavaliere ne ha le antenne piene e tratta con gli avversari un ritiro onorevole con la garanzia che nessuno poi gli rompa l'anima con iniziative giudiziarie e altre scocciature. Non è vero. Ha in testa altri piani. Piani ambiziosi e spericolati per realizzare i quali si è ritagliato un ruolo da autentico acrobata. Altro che bollito. Vittorio Feltri


La DC in vendita? Niente affatto - Corriere.it

Prodi su hamas? Arroganza intellettuale - Corriere.it

La campagna d'autunno di AN: togliere voti a FI - Affari

Centrodestra al bivio - Il Giornale

La Biagi potrebbe far aprire una crisi - Il Giornale

14.8.07

Brambilla: tra gli azzurri ceno solo con Silvio



Michela Vittoria Brambilla
Michela Vittoria Brambilla
COURMAYEUR — «Ma dove li trova dei prati così verdi? Non è fantastico questo panorama?».
È di buon umore, signora Michela Vittoria Brambilla.
«Perché, scusi: come dovrei essere?».
Magari un po’ dispiaciuta. Poche ore fa, Silvio Berlusconi, dopo averla indicata nei mesi scorsi sua erede alla guida di Forza Italia, l’ha improvvisamente ridimensionata.
«Silvio? Mi ha ridimensionata?».
Il Cavaliere ha detto che «fortunatamente, all’interno di Forza Italia, di donne valide ce ne sono comunque tante...».
«Veramente non ha detto solo questo... ».
Cos’ha aggiunto?
«Che ho carattere, volontà e capacità comunicativa. E lei mi vorrebbe vedere con il broncio dopo simili complimenti?». Dica la verità: un filino di delusione... «Delusa, io? Sa quanti Circoli della Libertà ho fondato in sette mesi?».
Decine...
«Cinquemila. E gli ultimi due proprio qui, a Courmayeur. La mia attività politica, se permette, va avanti alla grande».
Ecco, appunto: non sarà, signora Brambilla, che sta spingendo un po’ troppo sull’acceleratore? Il senatore Marcello Dell’Utri, per esempio, che pure aveva fondato un altro genere di circoli, dicono sia piuttosto seccato e...
«È un po’ che non lo sento, Dell’Utri. Ma dov’è il problema? La mia missione è precisa: ascoltare e poi aggregare i cittadini stanchi della politica di questo governo. Certe polemiche, giuro, mi sfuggono».
Le sono parecchio ostili, secondo alcuni osservatori di Fi, anche Tremonti e Cicchitto.
«L’ho sentito dire. Mah... come vuole che commenti? Tremonti è una risorsa... ».
E Cicchitto?
«Lui è il coordinatore del partito e...».
Vice-coordinatore.
«Beh, mi sembra stia comunque svolgendo un buon lavoro. Sì, lo so: i giornali riferiscono certe sue considerazioni non proprio lusinghiere nei miei confronti. Quando però l’incontro, mi creda, è sempre molto gentile. Spero non finga...».
Lei, signora, non è amata all’interno di Forza Italia.
«Guardi, io nemmeno li conosco bene, i deputati e i senatori. Mai andata a cena con uno di loro».
Nemmeno con Silvio Berlusconi?
«Beh, no, che c’entra... Con Silvio mi è capitato, questo privilegio... Però, scusi, senta una cosa: qui lei mi sta facendo fare la figura di una molto antipatica che va a cena, se capita, solo con il capo...».
Invece?
«Ho anche molti amici. Persino fuori da Forza Italia».
Tipo?
«Il senatore a vita Francesco Cossiga. Lui è particolarmente affettuoso, con me: ogni volta che vado da Bruno...».
Vespa?
«Sì, certo... ogni volta che vado come ospite da Bruno Vespa o a Ballarò, lui poi mi telefona emi dice di continuare a mordere, di non mollare».
Infatti lei non molla: ha fondato anche una televisione e un giornale. Senza considerare che era già imprenditrice di successo e presidente dei giovani imprenditori di Confcommercio...
«È una colpa saper lavorare 18 ore al giorno?».
Aldo Grasso, dopo averla vista all’opera nella sua tivù, ha però scritto sul Corriere che sembra Wanna Marchi.
«L’ho preso come un complimento».
Ma no?
«Ma sì... Senta: lo so bene che ha fatto schifezze di ogni genere, la Marchi. Mediaticamente, però, è una fuoriclasse. Per me, a livello di pura tecnica televisiva, resta un modello».
Casini, quando seppe che lei, signora, era stata indicata da Berlusconi alla sua successione, disse: «Spero sia uno scherzo poco serio».
«Nel frattempo, mi sembra che anche Casini dimostri finalmente qualche velleità in meno di leadership... Dev’essersi convinto che, per adesso, Berlusconi resta dov’è».
Fini ci ha discusso, recentemente, con Berlusconi. Lo accusa di non voler fare il partito unico.
«Fini stia tranquillo. Il nuovo grande partito che dovrebbe riunire il centrodestra sta, di fatto, già nascendo tra la gente ».
Tra la gente dei suoi circoli?
«I circoli sono gli embrioni del nuovo partito».
Come reagisce quando la chiamano «rossa salmonata»?
«Credo giochino sul fatto che una delle mie aziende tratta prodotti ittici. Sono invidiosi. Sul mio look, d’altra parte, s’è aperto da tempo una specie di dibattito. Il colore dei capelli, i tacchi...».
E non solo, signora.
«Lo so. L’Espresso pubblicò una pagina intera con una mia foto, scattata durante un fuori-onda di Porta a Porta. Avevo accavallato le gambe, si vedeva il bordo delle calze autoreggenti. Patetici ad attaccarmi sulla biancheria intima, non trova? ».
Sempre sposata, con un figlio di tre anni, e 14 cani, 24 gatti, 2 asini, 200 piccioni, tre galline e 4 caprette?
«Le caprette sono diventate 7».
Ultime domande. Cosa pensa di Walter Veltroni?
«Nel centrosinistra, mi sembra l’unico avversario possibile per Berlusconi».
Berlusconi dice che, quando entra lei, Bondi comincia a sudare. È vero?
«Sandro mi vede e suda? Oh Dio, no... non me ne sono mai accorta...».

Fabrizio Roncone - www.corriere.it

13.8.07

Casini: il centrodestra non è proprietà di Berlusconi.

Casini: il centrodestra non è proprietà di Berlusconi. Il leader della Cdl Silvio Berlusconi deve capire che il centrodestra non è di sua proprietà nè "il fortilizio del cavaliere" e deve convincersi che è necessaria "una certa discontinuità". Ne è convinto il leader dell'udc Pier Ferdinando Casini, che in un'intervista a Libero conferma la sua amicizia personale con Berlusconi, sostenendo però "che occorre ristrutturare la politica italiana e comunque andare oltre l'attuale perimetro del centrodestra: là fuori ci sono un mare di elettori moderati delusi da Prodi ai quali va data una risposta politica. Il centrodestra dovrebbe ringraziarmi, non preoccuparsi degli incontri che faccio", afferma Casini, sottolineando che l'udc resterà fedele alla coalizione".

Sugli assetti futuri dell'alleanza, Casini avverte l'ex premier e alleato di Forza Italia: "Il centrodestra non è mica proprietà di Berlusconi. Se lo deve mettere in testa, il mio amico Silvio". E pur ammettendo che "è forte, molto forte" e che vorrà ancora fare il premier, Casini ritiene che "una certa discontinuità sia necessaria, quindi farò di tutto per convincerlo del contrario. Magari lo convinco, perché escluderlo"?

Berlusconi "si rassegni", non è "il padrone del centrodestra", serve "discontinuità": Pier Ferdinando Casini, intervistato da "Libero", replica così all'intervista del presidente di Forza Italia a "Tempi", nella quale il Cavaliere pronosticava per l'Udc un ritorno nella Cdl. Casini premette di essere stufo dei continui esami di fedeltà al centrodestra cui viene sottoposto e di cui attribuisce una responsabilità a Marco Follini ("l'Udc dovrebbe chiedergli i danni: il suo ribaltone autorizza i cattivi pensieri"). Il leader centrista ammette però di aprire una linea di credito a Rutelli che "é in difficoltà a fare politica con Rifondazione e il resto della sinistra radicale". Per Casini, del resto, il pensiero del leader Dl è "di centro, non di sinistra".

Il Pd, per il modo in cui sta nascendo, non é un "modello da seguire" ma all'interno, secondo il leader Udc, ci sono personalità con le quali dialogare: "Lo fa Berlusconi, lo faccio anch'io", dice. Casini non esclude che vi possa essere tra Veltroni (che è "in stress d'attesa") e Berlusconi un comune interesse ad andare alle elezioni l'anno prossimo. Casini ritiene urgente che Prodi vada a casa, ma sottolinea che l'alternativa "si costruisce in Parlamento" e non con la teoria della 'spallata' che è "la vera assicurazione sulla vita per Prodi". Vista la quantità di elettori moderati delusi da Prodi, inoltre, "il centrodestra dovrebbe ringraziarmi, non preoccuparsi degli incontri che faccio". Il discorso si sposta quindi sulla intenzione di Berlusconi di mantenere la leadership del centrodestra: "Berlusconi - premette - è forte, molto forte. Ma io ritengo che una certa discontinuità sia necessaria, quindi farò di tutto per convincerlo del contrario". Forza Italia e Berlusconi fanno il pieno di voti, ma per Casini "questo non basta": "Il centrodestra non vince solo se è il fortilizio del Cavaliere".

Comunque, "il centrodestra non è mica di proprietà di Berlusconi. Se lo deve mettere in testa il mio amico Silvio". Casini parla poi del progetto di grande centro insieme a Mastella, sottolineando che si tratta però "di intercettare ambienti" più che unire classe dirigente, e che non si tratta di dar vita a un 'terzo polo', ma piuttosto a un nuovo bipolarismo che garantisca "alternanza di governo" senza subire il "ricatto delle estreme". Per favorirlo, sottolinea, serve il sistema elettorale tedesco. A Forza Italia, Casini chiede di non "aver paura" dato che quel sistema non danneggia né il partito di Berlusconi né la Lega. Quanto all'opposizione di Fini (di cui dice "ha le carte in regola" per candidarsi al Campidoglio), Casini afferma: "Evidentemente si è pentito della legge che ha votato". Comunque, per Casini, non va fatta una legge elettorale tanto per farla: "O la facciamo bene oppure si vada al referendum".


IL PRC AVREBBE DOVUTO GIA' CACCIARLO - "Avrebbero già dovuto cacciarlo": Pier Ferdinando Casini, intervistato da 'Libero', commenta così, in una intervista a 'Libero', la vicenda delle dichiarazioni di Francesco Caruso, il deputato di Prc che ieri sera si è però intanto autosospeso dal gruppo. "Non esiste - prosegue Casini - che il partito della terza carica dello Stato abbia in Parlamento qualcuno che giustifica i terroristi". Il leader dell'Udc parla poi della legge Biagi criticata dalla sinistra radicale: "E' una delle migliori leggi fatte dal governo Berlusconi, anche per merito di Maroni".

FONTE ANSA E NOIPRESS.IT

Legge BIAGI, la sfida di Rifondazione

«Cambi radicali o non votiamo sul welfare». «Questo esecutivo
è inaffidabile, ha ragione Epifani. Il ministro Damiano non si accorge di quanto è soddisfatta Confindustria?»

 Franco Giordano, segretario del Partito della Rifondazione Comunista (Ansa)

Onorevole Giordano, confessi, l'uscita di Francesco Caruso ha indebolito la posizione del Prc. Il ministro Cesare Damiano, ma non solo lui, critica in un'intervista al Corriere della Sera la manifestazione del 20 ottobre... «L'ho detto e lo ribadisco: le parole di Caruso sono incompatibili con la nostra cultura politica. Lo ha compreso anche lui, tant'è vero che ha cercato di rettificare, si è scusato e si è autosospeso dal gruppo parlamentare. Detto questo, nel dibattito che si è aperto su quelle esternazioni sbagliate sono emerse molte posizioni che non possono essere condivise».
Scusi!? «Ci sono state delle prese di posizione strumentali, inclusa quella di Damiano, che puntano a delegittimare la manifestazione del 20 ottobre. Non so che ambienti sociali frequentino il ministro Damiano, e quelli che, come lui, menano vanto delle politiche che il governo ha attuato in materia di precarietà e sicurezza del lavoro... Io so solo che c'è un malessere sociale profondo».
Ma Damiano vi ricorda che nel programma dell'Unione non è prevista l'abrogazione della legge Biagi... «In quel programma c'è un giudizio nettamente negativo sulla legge 30. È inutile che Damiano e altri tentino di dire che il giudizio su quella normativa era un altro. Basta con la politica dei piccoli aggiustamenti. Quella legge va cambiata, e cambiata radicalmente ».
Altrimenti non voterete il protocollo sul Welfare, giusto? «Lo abbiamo detto. Come abbiamo anche detto che siamo contrari anche all'esito della vicenda dello scalone».
Giordano, ma voi state al governo. Ogni tanto sembra che ve lo dimentichiate. «Io invece penso che Damiano e quelli come lui dimentichino che, dopo la conclusione della vicenda dello scalone e di quella del mercato del lavoro, si sono create grandi tensioni con e tra i sindacati, mentre Confindustria ha mostrato tutta la sua soddisfazione. Bel risultato per un governo di centrosinistra ».
E intanto Damiano vi ricorda anche che il governo attua il programma dell'Unione, non quello del Prc. «Tutte le affermazioni di Damiano sulla lotta al precariato in rapporto al programma dell'Unione non sono supportate da dati concreti. In quel programma avevamo scritto che la forma normale di lavoro doveva essere quella a tempo indeterminato. Ebbene, nonostante tutti i piccoli, seppur significativi, aggiustamenti fatti dal governo siamo ben lontani dall'obiettivo che ci eravamo dati ».
Giordano, non siete mai contenti. Anche il segretario della Cgil ha firmato il protocollo sul mercato del lavoro. «Lo ha firmato con riserva. E a questo proposito vorrei ricordare che è stato proprio Epifani a dire che questo governo è inaffidabile. Ci credo. Su questo terreno si è deciso di darla vinta a Confindustria».
Viene da chiedersi perché stiate ancora in un governo inaffidabile che si fa dettare la linea dalla Confindustria. «Ci stiamo perché abbiamo firmato un programma e intendiamo portarlo a compimento. E la grande manifestazione del 20 ottobre serve anche a questo. Perché in Italia si è creata una situazione pericolosa: settori significativi e maggioritari del mondo del lavoro sono ormai rimasti senza rappresentanza politica».
Scusi, ma i Ds sono pur sempre un partito di sinistra. Si presume che porteranno il loro bagaglio culturale anche nel Partito democratico. «Il Pd, come dice Ciriaco de Mita proprio sul Corriere della Sera, è un partito neocentrista. In Italia le forze della sinistra maggioritaria, i Ds, insomma, non sono state capaci, com'è invece avvenuto nel resto dell'Europa, di dare vita a un'opzione socialdemocratica, che, seppur moderata, si rapporta con il mondo del lavoro».
E questa rappresentanza vorreste darla voi di Rifondazione? «La darà il grande soggetto unitario e plurale della sinistra che parteciperà alla manifestazione del 20 ottobre».
Veramente un pezzo della Cosa rossa sembra perplesso. Il leader della Sinistra democratica, Fabio Mussi, ha fatto capire che non vuole scendere in piazza. «Confido che ci sia abbastanza tempo per trovare unità».
Lei confida, intanto voi della sinistra cosiddetta radicale sembrate emarginati. «Io non nego che ci sia un tentativo di cambiare la natura di questo governo cambiando le gerarchie all'interno della coalizione».
Giordano, sta dicendo che vuole più potere per il suo partito? «Di questa materia noi, al contrario del Pd, non siamo esperti. Sto dicendo un'altra cosa, che emarginando noi non ci sarà più chi darà rappresentanza all'istanza del mondo del lavoro».
Ciò detto, dovrete chinare la testa, pena la caduta del governo. «Ciò detto, riapriamo una grande stagione di conflitto sociale... e il Parlamento non potrà non tenerne conto al momento del voto dei provvedimenti sullo scalone e il mercato del lavoro».

FONTE WWW.CORRIERE.IT

12.8.07

Berlusconi frena la Brambilla e apre ai centristi


Il Cavaliere confessa: «Dentro Forza Italia ci sono anche altre donne in gamba». Si riapre il dialogo con l’Udc SARÀ Michela Vittoria Brambilla la candidata della Cdl alla presidenza del Consiglio? Berlusconi risponde testuale: «La dottoressa Brambilla ha carattere, volontà, capacità comunicativa. È un vulcano di iniziative e sta stendendo sull’Italia la rete dei Circoli della libertà che si rivelerà preziosa per avvicinare alle nostre idee quei cittadini che non amano i partiti. Quanto alla presidenza del Consiglio, fortunatamente in Forza Italia di donne in gamba ce ne sono davvero tante». Dunque, il Cavaliere non incorona la presidente dei Circoli delle Libertà. La loda, la apprezza ma avverte: non è l’unica. Berlusconi parla a tutto campo in un’intervista a Tempi, settimanale vicino a Comunione e Liberazione. Poi si sofferma sul centro e spiega: «Casini, in un sistema bipolare, dovrà necessariamente restare nel centrodestra». Assicura poi che l’opposizione gode di ottima salute. «Con Fini, con An ma anche con la Lega - sottolinea - esiste un rapporto di collaborazione che dura da molti anni e che è molto solido. La Cdl non è un cartello elettorale, è un’alleanza che si fonda su valori e programmi condivisi». Una coalizione coesa che, secondo Berlusconi, gli permetterà di tornare presto a Palazzo Chigi da dove potrà «completare una rivoluzione copernicana». Frasi che puntualmente provocano la reazione centrista. Casini dirà la sua oggi, ma i vertici dell’Udc replicano che la questione è appunto il superamento di «questo bipolarismo». Mario Baccini invita Berlusconi a rendersi conto che «il problema di oggi non è stabilire chi c’è e chi andrà via. È necessario prendere atto - osserva - che questo bipolarismo è fallito e che bisogna lavorare a un nuovo equilibrio». Uno scenario che, secondo Baccini, prevede la nascita di una forza politica ancorata alla famiglia del Ppe, progetto che potrebbe coinvolgere gli azzurri. «Ora il punto è vedere se Berlusconi è intenzionato a intestarsi questo progetto politico. Solo allora potremo discutere su chi ci sta e chi no». Più ruvido Francesco Pionati, portavoce dell’Udc, che chiede a Berlusconi di scoprire le carte, soprattutto sulla riforma elettorale: «Berlusconi parte dalla coda del problema e non dalla testa: la questione non è sapere dove sta o dove andrà Casini ma cosa si deve fare assieme». Immediata la replica dell’azzurro Fabrizio Cicchitto secondo cui senza una alleanza fra tutte le forze dell’ex Cdl non sarà possibile alcun nuovo equilibrio politico. Sulla stessa linea An che loda la difesa del Cav del bipolarismo così com’è. Altero Matteoli, capogruppo al Senato, punzecchia i centristi: «Accantoniamo inutili tatticismi e fuorvianti distinguo e ricostruiamo l’unità del centrodestra».

FONTE WWW.ILTEMPO.IT

Rassegna stampa sul caso Caruso

11.8.07

BERLUSCONI: CASINI DOVRA' RESTARE NEL CENTRODESTRA

ROMA - "Casini, in un sistema bipolare, dovrà necessariamente restare nel centrodestra. Con Fini, con Alleanza Nazionale ma anche con la Lega esiste un rapporto di collaborazione e di consultazione che dura da molti anni e che é molto solido. La Cdl non è un cartello elettorale, è un'alleanza che si fonda su valori e programmi condivisi": lo afferma Silvio Berlusconi in una intervista rilasciata a Michelle Noury per lo "Speciale Meeting" del settimanale 'Tempi'.

PRESTO A P.CHIGI PER RIVOLUZIONE COPERNICANA - Silvio Berlusconi è convinto che tornerà presto a Palazzo Chigi dove promette di completare una "rivoluzione liberale copernicana". "L'Italia - spiega in un'intervista a 'Tempi' - ha bisogno di meno tasse e di più libertà, e questo lo può fare solo un governo liberale che abbia la volontà, e ce l'avrà, di spazzare via le resistenze corporative, gli egoismi municipali e tutto l'apparato politico-clientelare che la sinistra ha messo su per alimentare il proprio consenso con i soldi pubblici". "La nostra rivoluzione liberale - conclude il leader di Forza Italia - dovrà essere una rivoluzione copernicana, a tutto campo, per cancellare i danni arrecati al paese dal governo di questa sinistra".

GOVERNO CADRA' DA SOLO, IN 10 MLN LO VOGLIONO - Silvio Berlusconi è convinto che "il governo cadrà da solo" e promette di dare battaglia già in ripresa della stagione politica parlamentare di settembre. Lo afferma il leader della Cdl in una intervista al settimanale "Tempi" nel numero che sarà distribuito al Meeting dell'Amicizia di Rimini. L'ex premier nega vi sia stata una "opposizione morbida": "E' un'impressione assolutamente errata. Abbiamo fatto tutto il possibile per contrastare in Parlamento il governo, e lo abbiamo costretto alla crisi sulla politica estera". Però dice di non "mai creduto alla cosiddetta spallata, una parola inventata dai giornali e che io non ho mai usato". "Questa maggioranza - prosegue - è destinata ad implodere sotto il peso delle proprie contraddizioni. Dagli ultimi sondaggi risulta che il premier e il governo non godono più della fiducia degli elettori: tre cittadini su quattro bocciano il centrosinistra e il 60 per cento vuole le elezioni anticipate. E più di 10 milioni si dichiarano pronti a scendere in piazza pur di mandare a casa Prodi. Il popolo dei moderati non è più una maggioranza silenziosa, ma un soggetto attivo che non esita a scendere in campo per far valere le proprie ragioni. Ma se vuole un pronostico non credo che ce ne sarà bisogno, perché, ripeto, queste sinistre imploderanno da sole sotto il peso delle loro contraddizioni".

LEGGE ELETTORALE VA BENE COSI' CON QUALCHE RITOCCO - "L'attuale legge è già una buona legge che in caso di nuove elezioni consentirebbe al centrodestra una larga maggioranza sia alla Camera che al Senato. Per migliorarla basterebbe passare dall'attribuzione del premio di maggioranza su base regionale all'attribuzione su base nazionale. Il tutto sarebbe possibile con una sola settimana di lavoro parlamentare". Lo afferma il leader di Forza Italia, Silvio Berlusconi, intervistato da "Tempi" per un numero che sarà distribuito nel corso del Meeting di Rimini.

SUL CASO INTERCETTAZIONI NON USEREMO METODI DI SINISTRA - Forza Italia voterà no alla richiesta dei magistrati di utilizzare le intercettazioni dei parlamentari coinvolti nel caso Unipol. Lo conferma il leader di Fi, Silvio Berlusconi, in un'intervista al settimanale Tempi. "Lo confermo con assoluta convinzione - risponde Berlusconi - Non siamo garantisti a corrente alternata. Il rispetto della privacy della persona è un diritto costituzionalmente garantito, che non dev'essere mai violato. Né un magistrato ha diritto, anche in buona fede, di procedere per insinuazioni". "Io sono convinto che esista, e sia sempre esistita - prosegue il leader azzurro - una contiguità non soltanto politica ma operativa fra Coop rosse e dirigenti del Pci prima e dei Ds oggi. Senza bisogno di intercettazioni telefoniche, sappiamo tutti che le operazioni condotte da Consorte avevano un significato politico oltre che finanziario. Ma il diritto alla privacy vale per ogni cittadino". "In Italia si abusa delle intercettazioni, che sono uno strumento delicatissimo, e potrebbero essere consentite solo nelle indagini su reati gravi, ad esempio reati per cui sia prevista una pena minima edittale di almeno dieci anni. C'é di più. Per molti anni la sinistra, compresi i Ds, hanno confidato sul fatto di ottenere attraverso scorciatoie giudiziarie quella vittoria su di noi che politicamente non erano in grado di conseguire. Siamo stati oggetto di un'autentica persecuzione assolutamente illiberale. Noi non useremo mai gli stessi metodi nei confronti dei nostri avversari. Non ci servono mezzucci giudiziari e comunque, da veri liberali, li rifiutiamo categoricamente".

BRAMBILLA PREMIER? IN FI MOLTE LE DONNE IN GAMBA - "La dottoressa Brambilla ha carattere, volontà, capacità comunicativa. E' un vulcano di iniziative e sta stendendo sull'Italia la rete dei Circoli della libertà che si rivelerà preziosa per avvicinare alle nostre idee quei cittadini che non amano i partiti. Quanto alla presidenza del Consiglio, fortunatamente in Forza Italia di donne in gamba ce ne sono davvero tante". Così Silvio Berlusconi risponde alla domanda di "Tempi" se fosse vero che intende candidare Michela Brambilla alla presidenza del Consiglio. "Certo - aggiunge - non vedrei male una donna premier anche in Italia, sarebbe un valore aggiunto per il paese e per la politica". (www.ansa.it)