: Politica Libera :

Blog QUOTIDIANO dedicato alla Politica ITALIANA.On line da febbraio 2006

18.5.06

Berlusconi: fusione Udc-An-Fi in Partito dei moderati da autunno

(Reuters) - Il presidente del Consiglio uscente Silvio Berlusconi ha detto oggi che la fusione dei tre principali partiti dell'opposizione di centrodestra in un'unica formazione è un passaggio ineludibile e che ciò potrebbe accadere a partire dal prossimo autunno. "La nostra intenzione è di procedere verso la costituzione di un'unica di forza dei moderati, il partito delle libertà, penso che alla fine questo sarà il nome della nuova formazione, credo che questo sia un viaggio obbligato", ha detto Berlusconi in una conferenza stampa a Palazzo Chigi.

"Ho avuto conferma dai leader di Udc e An che questa è anche la loro volontà e penso che i congressi autunnali (dei tre partiti) decreteranno la fusione in un'unica forza".

10.5.06

Napolitano è il nuovo Capo dello Stato


Superata la soglia di 505 voti, raggiunta quota 543. Scrutinio decisivo dopo le due giornate di trattative tra Unione e Cdl.

ROMA -
Giorgio Napolitano è il nuovo Capo dello Stato, l'undicesimo nella storia della Repubblica italiana. Succede a Carlo Azeglio Ciampi, eletto nel 1999 e giunto al termine del suo settennato. Il voto decisivo è arrivato alla quarta votazione, dopo due giorni spesi in ipotesi di trattativa tra la maggioranza dell'Unione e l'opposizione. Pochi minuti prima delle 13 un lungo applauso di tutti i grandi elettori ha segnato il momento decisivo, quello del superamento della soglia di voti richiesta. Il voto al quarto scrutinio, con maggioranza assoluta (dopo i tre con maggioranza qualificata dei due terzi), poneva la soglia a 505 voti e Napolitano l'ha superata, raggiungendo quota 543. Si tratta del voto previsto dell'Unione più altre 3 preferenze.
IL RINGRAZIAMENTO - «Un grazie a tutti voi»: sono state queste le prime parole del nuovo capo dello Stato, pronunciate a Palazzo Giustiniani dove il presidente della Camera, Fausto Bertinotti, gli ha letto il verbale di proclamazione. Bertinotti era affiancato dal presidente del Senato, Franco Marini. «Le porgo il saluto deferente di tutto il parlamento- ha detto Bertinotti- con l'augurio di buon lavoro nell'interesse del paese e delle sue istituzioni».
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APPREZZAMENTO - L'elezione di Napolitano è stata in ogni caso molto tormentata.
Nonostante pareri discordi da parte soprattutto dell'Udc, la Cdl ha infine deciso di votare scheda bianca anche al quarto scrutinio, con l'eccezione di Follini, ex segretario Udc (che in un'intervista al Corriere ha dichiarato il proprio voto per Napolitano) e della Lega che ha votato il proprio leader Umberto Bossi. Non si è avuta quindi quella larga maggioranza che veniva auspicata. Ma d'altra parte anche dal centrodestra sono venuti molte esplicite dichiarazioni di apprezzamento per Giorgio Napolitano, tali da far pensare che la divisione degli schieramenti sul suo nome sia molto più formale che sostanziale. Come hanno dimostrato i lunghi applausi in aula, è opinione diffusa che la sua presidenza sia considerata una garanzia istituzionale da tutto il Parlamento. Fuori dall'ingresso di Montecitorio una piccola folla è rimasta in attesa del risultato fino al termine dello scrutinio. La proclamazione da parte del presidente della camera è avvenuta intorno alle 13,15. «Il nostro augurio più intenso al presidente della Repubblica Giorgio Napolitano».
L'ATTESA - La giornata di Napolitano era cominciata presto. Da quando il voto dell'Unione su di lui è diventato ufficiale, i giornalisti non hanno smesso di inseguirlo, di porgli domande sulle sue attese, sulla situazione, sulle prospettive. E Napolitano non si è sottratto alla naturale, curiosità espressa nei suoi confronti,
leader migliorista spesso in minoranza nel Pci, ora diventato un simbolo istituzionale della sinistra. Anche nel giorno del voto decisivo i cronisti lo seguono fin dal mattino, all'uscita dall'abitazione in centro a Roma. Gli chiedono se questo sia il giorno più importante della sua vita. «Se si considera la vita privata no, ce ne sono stati altri. Per la politica, certo...» è la risposta. Poi gli viene chiesto delle speranze, se «il buongiorno si vede dal mattino...», gli dicono. «Lo speriamo...» risponde con un sorriso. Napolitano, dopo aver deposto la scheda nell'urna tra i primi nella quarta votazione, come tutti i senatori a vita, ha scambiato una veloce stretta di mano con Giulio Andreotti e si è avviato verso l'uscita a sinistra dell'aula di Montecitorio, quella normalmente utilizzata dall'Unione. Prima di uscire, un abbraccio caloroso con Olga Di Serio D'Antona, la vedova del giurista assassinato dalle Br. Poi si è recato nel suo studio a Palazzo Giustiniani, dove ha atteso il completamento delle operazioni di voto e lo scrutinio.GIURAMENTO E INCARICO - Giorgio Napolitano potrebbe giurare soltanto lunedì prossimo. È la previsione dell’Unione che considera la campagna elettorale in corso per le amministrative e la necessità di permettere ai leader politici di raggiungere i territori nel weekend. Per l’incarico di governo a Romano Prodi la previsione quindi è che potrebbe avvenire nei primi giorni della prossima settimana, presumibilmente mercoledì.
10 maggio 2006 - corriere.it

7.5.06

ulrtimi aggiornamenti sul voto di domani per il Quirinale


Per il Quirinale "la proposta di un politico di un partito di sinistra è semplicemente indecente e al limite dell'emergenza democratica" . Lo ha detto Silvio Berlusconi prima di entrare alla convention per Letizia Moratti a Milano. ''Il nostro candidato, il candidato del centrodestra si chiama Gianni Letta e insisteremo per dare il voto a lui'': cosi' ha affermato Silvio Berlusconi, parlando dell'elezione al Quirinale con i giornalisti prima dell'inizio della manifestazione della Cdl per Letizia Moratti a Milano. ''Non ci sentiamo rappresentati se non siamo nelle istituzioni. Non accetteremo di pagare le tasse. Faremo anche noi gli scioperi che hanno fatto loro. Faremo anche noi lo sciopero fiscale e faremo l'ostruzione in Parlamento'' ha detto Berlusconi.

PRODI, DOMANI GIORNATA IMPORTANTE
''Oggi non faccio alcuna dichiarazione proprio perche' domani e' una giornata importante''. Cosi' Romano Prodi ha risposto ai cronisti che lo hanno avvicinato al termine della messa a Bologna chiedendogli un commento sulla situazione per l'elezione del nuovo presidente della Repubblica, anche alla luce delle ultime dichiarazioni di Berlusconi da Milano. ''Credo sia giusto non fare dichiarazioni'', ha detto ancora Prodi prima di rientrare in casa.

VERTICE CDL AL PALALIDO
Al termine della convention elettorale al Palalido i leader della Cdl si sono incontrati per discutere sulle candidature per il Quirinale. ''Il vertice - ha detto Ignazio La Russa rispondendo alla domanda se era in programma questa sera ad Arcore - lo abbiamo fatto adesso. Ora ci terremo in contatto telefonicamente''.

COSSIGA, PAROLE BERLUSCONI AIUTANO D'ALEMA
''Escludendo quello che si riteneva essere il candidato piu' vicino al centrodestra, ovvero Giuliano Amato, Berlusconi oggettivamente aiuta Massimo D'Alema provocando il ricompattamento dell'Unione su di lui''. Lo afferma il presidente emerito della Repubblica, Francesco Cossiga alla trasmissione di Lucia Annunziata 'In Mezz'ora' su Raitre. ''Com'e' noto, D'Alema - aggiunge Cossiga - non e' il mio candidato ma lo votero' ''.

BERTINOTTI: SI DIFEDA SCELTA D'ALEMA, CANDIDATURA AUTOREVOLE
''La candidatura la deve decidere l'Unione, ma la mia opinione e' che Massimo D'Alema sia una candidatura di tutto rispetto, molto autorevole e per me convincente''. Cosi' Fausto Bertinotti, presidente della Camera, risponde ai cronisti che lo attendono a margine del comitato politico di Rifondazione, commentando la possibilita' che Massimo D'Alema venga eletto alla presidenza della Repubblica. ''Spero che continui la strada del confronto tra i due schieramenti, da una parte, e dall'altra spero che l'Unione difenda con molta forza una candidatura che parta dal campo del centrosinistra e poi sappia parlare a tutto lo schieramento parlamentare''.

BERLUSCONI, NO A D'ALEMA, AMATO, NAPOLITANO
Da Berlusconi arriva un no a ogni candidato al Quirinale che abbia "il cuore a sinistra": quindi no a D'Alema, Amato e Napolitano. "Sono nomi che hanno il cuore a sinistra - ha detto, rispondendo ad una precisa domanda dei giornalisti - e noi vogliamo qualcuno che abbia il cuore nel centrodestra". Insomma Berlusconi vorrebbe che si ripresentasse, ora con un governo di centrosinistra, la situazione che c'é stata con Ciampi come garante. Quindi "non credano i signori della sinistra - avverte il leader di Forza Italia - che se occupano tutte le istituzioni lasciando fuori la nostra parte politica, che è praticamente la parte più dinamica e produttiva, che noi possiamo accettare cose del genere". "La trattativa è possibile - dice ai giornalisti - si tratta di vedere se l'Italia è ancora una democrazia oppure se si avvia pericolosamente verso la strada di un regime". Comunque, Berlusconi tiene a sottolineare che "la proposta di un appartenente, di un combattente, di un protagonista della sinistra la considero una proposta che non deve esserci nemmeno fatta".

NUOVO NO DI AVVENIRE A CANDIDATURA D'ALEMA
Nuovo ''no'' dell'Avvenire alla candidatura di Massimo D'Alema alla presidenza della Repubblica.

Un candidato per il dopo-Ciampi - segnala il quotidiano della Cei, che gia' nei giorni scorsi aveva sostenuto che la candidatura D'Alema non soddisfa il ''metodo-Ciampi'' - non deve ''ovviamente essere una improbabile copia conforme del suo grande predecessore'', ma neppure ''l'antitesi''.

Cioe' non deve rappresentare ''per carattere, storia personale e appartenenza politica un salto o, peggio, uno strappo dopo la stagione di grande servizio alle istituzioni e alla gente garantita da un presidente senza-partito, capace di lasciare il segno...pur 'senza mettere la sua persona sopra il settennato'''.

E cosi' Avvenire ritiene ''consentito segnalare che le qualita' di Massimo D'Alema, gran facitore di politica e personalita' forte che ha 'marchiato' in modo indelebile fasi tormentate e controverse della nostra vicenda nazionale recente, sono oggi indubitabilmente altre rispetto alle caratteristiche del presidente-garante e capace di parlare a tutti, senza suscitare e senza scontare pregiudizi''.

''Nell'Italia del maggioritario - conclude l'editoriale di prima pagina, firmato da Marco Tarquinio - non c'e' alternativa alla scelta di un capo dello Stato che sia e venga percepito da tutti come 'super partes'''. (ANSA)

6.5.06

LEZIONE DAGLI USA: SI FESTEGGI IL LAVORO MA SENZA POLITICA


"Mai quanto in un’Italia a governo unionista - quale sarà a giorni - la notizia della marcia di milioni di immigrati chicanos nelle maggiori città americane avrebbe potuto eccitare gli animi e i pruriti della categoria giornalistica nazionale, cartacea o catodica che sia. Notizia che comunque c’è, bella grossa, e che rappresenterà sicuramente una delle issue bollenti, uno dei temi caldi delle prossime elezioni di medio termine negli Stati Uniti. E anche oltre, dato che l’immane problema di questi milioni di disperati sans papier d’Oltre Oceano, braccia a basso costo per buona parte di quell’economia, condizionerà il prossimo futuro della più grande potenza mondiale. Che però lo affronterà - e lo risolverà, ne siamo certi - come ha sempre fatto in altre analoghe occasioni: con soluzioni semplici, pragmatiche e soprattutto dopo un dibattito privo di incrostazioni ideologiche.
Mentre questa occasione, in Italia, ha fatto ancora una volta "l’uomo ladro". O meglio, "il giornalista ignorante". Perché di fronte alla ghiotta opportunità di dileggiare l’America, penne e microfoni hanno clamorosamente toppato. Con il risultato che le pulsioni contro l’odiato yankee, finalmente libere di esprimersi, sono venute a galla, fino alla carta e all’etere, traducendosi in una comune falsità. Più o meno questa, inesatta quanto compiaciuta: "In America non esiste la festa del lavoro". Lasciando intendere che laggiù, oltre l’Atlantico, si stende una landa ingiusta e crudele dove i lavoratori non possono festeggiare una giornata a loro dedicata.
Errore! Anche l’America ha il suo Labor Day,festività nazionale e molto sentita, che cade però ogni primo lunedì di settembre, anziché il primo maggio come da noi. La ragione di ciò si potrebbe trovare appunto, come si accennava prima, nell’assenza di ideologie nel bagaglio culturale degli americani. E in parte è vero, mentre invece il 1° maggio europeo è nato come festa di partito, come celebrazione della primavera del proletariato illuminata dal sol dell’avvenire, come rappresentazione visiva della concezione marxiana di una società divisa in classi contrapposte, in guerra tra loro.
Gli Stati Uniti, dove le lotte sindacali in passato sono state durissime, anche sanguinose, ma sempre giocate sul terreno dei risultati pratici - più soldi e più diritti - e mai su quello di un confronto tra ­pezzi» della società, hanno invece avuto l’idea bizzarra (ad occhi marxiani, ovviamente) di nascere come nazione senza classi. Idea sintetizzata magistralmente nell’incipit della loro carta costituzionale (del 1787, la più antica tra tutte quelle democratiche, è giusto ricordarlo): "We, the People...". Cioè "Noi, il popolo". Nel senso di tutti: operai e liberi professionisti, impiegati e industriali, perfino sacerdoti e militari. Tutti quelli che lavorano, insomma. E anche la scelta della data, il primo lunedì di settembre, ha una sua precisa ragion d’essere. In quanto è il giorno che sancisce sui calendari la fine della stagione delle vacanze (che inizia il 30 maggio con il Memorial Day) e la piena ripresa sia delle attività lavorative, sia di quelle scolastiche.
Rivoluzionario - ma per davvero, non come sotto le alluvioni di retorica che caratterizzano il 1° maggio europeo - è infine anche il modo di festeggiare. Senza bandiere né slogan che dividono. Bensì con qualcosa che unisce: con party, feste e grigliate nei parchi pubblici o nei giardini delle case private, per celebrare quelle comodità e quegli stessi oggetti del benessere - dal barbecue al frigidaire colmo di bistecche - che sono in fondo la traduzione sì prosaica, ma concreta e per questo sincera, del conquistato benessere diffuso (checchè ne dica Bertinotti) della società americana. Al punto da convincere gli stessi dirigenti dei sindacati, nel 1994, a rinunciare per sempre a quella che era stata fino ad allora la tradizionale parata newyorkese sulla Quinta Strada. Optando per un liberatorio tuffo in mare o in piscina."

tratto da www.ilgiornale.it

5.5.06

Luxuria: «No alle trans-toilette alla Camera»

Un socialista chiede il wc per transgender e scoppiano le polemiche

Il neodeputato del Prc si indigna: «No all'apartheid della segregazione urinaria, polemica strumentale e offensiva»

L'onorevole Luxuria
L'onorevole Luxuria
Onorevole Luxuria la sua decisione di utilizzare i bagni delle donne in Transatlantico ha sollevato proteste e polemiche. Se lo aspettava?

«Non mi aspettavo che la politica scendesse così in basso con questa polemica che reputo strumentale e offensiva. Ci sono momenti molto difficili nella vita di una trangender e anche un po' imbarazzanti, come l'uso dei bagni pubblici. Di solito andiamo nei bagni delle donne perché gli uomini si imbarazzano. Penso che volare così in basso nella politica sia un modo per perdere tempo e per non interessarsi dei problemi della gente».

E' indignata la prima deputata transgender (eletta nelle file di Rifondazione): single, 41 anni il prossimo 24 giugno, una laurea con lode in Lingue in tasca e un trascorso di attivista gay e di attrice, Luxuria le battute le aveva messe in conto ma di certo non si aspettatava che il primo argomento di discussione alla Camera fosse dove fare pipì. Tant'è che un altro «debuttante» di Montecitorio, il «ripescato» Lucio Barani (Partito Socialista-Nuovo Psi), è arrivato chiedere di istituire una toilette ad hoc: «Ho inoltrato al presidente Bertinotti un'interrogazione urgente (leggi il testo), uno strumento previsto dal regolamento ma non conosciuto e quindi mai utilizzato. Bertinotti ha voluto Luxuria in Parlamento, ora deve provvedere, ci sono degli obblighi igienico-sanitari da adempiere» s'inalbera il neodeputato.

Luxuria era all'oscuro della singolare iniziativa. E raggiunta al telefono prima dell'ennesimo decollo (fino al 14 maggio fa la spola tra Roma e Torino dove è in scena con "lezioni di sesso" aperte al pubblico nel suo spettacolo «Si sdrai, per favore») ha reagito con la consueta ironia: «L'apartheid della segregazione urinaria non è un argomento che mi appassiona particolarmente. E' un privilegio che non penso di meritare. Non voglio ottenere il privilegio di avere un bagno tutto per me. Penso invece che alcuni servizi per le donne debbano essere rivolti anche alle trans. Come è successo in Gran Bretagna dove ci è stata riconosciuta come età pensionabile quella delle donne: 60 anni invece di 65».

Barani ha motivato la sua richiesta sostenendo che «non è giusto provocare imbarazzo tra uomini donne e transgender relativamente all’uso della toilette».
«A lui ricordo che quando si va in un bagno si chiude la porta»

L’episodio più sgradevole e quello che l’ha sorpresa in positivo dal suo debutto in Aula?
«Mi ha fatto piacere ricevere i complimenti anche degli avversari politici per come ho condotto la campagna elettorale. L'episodio più sgradevole forse è stata la richiesta avanzata da Roberto Menia, di Alleanza Nazionale, di bandire il mio nome d'arte Luxuria definendolo "nomignolo di travestimento" quando è apparso sul tabellone elettronico alla chiama per l'elezione del presidente della Camera. Ma è stato zittito subito dal presidente della seduta Fabio Mussi: "Lo pseudonimo è consentito alla Camera". Che ha ricordato anche i precedenti: come Alberto Moravia che si chiamava Pincherle, il caso di Bobo Craxi, Ombretta Colli, il cui vero cognome è Comelli e Marco Pannella, che in realtà si chiama Giacinto».

(www.corriere.it)

Berlusconi: «Non può salire al Colle chi ha nel cuore il simbolo della falce e martello»




Il leader della Cdl, Silvio Berlusconi (Newpress)
Il leader della Cdl, Silvio Berlusconi (Newpress)
«La partita è aperta». Così Silvio Berlusconi, arrivando a Napoli per partecipare ad un comizio nell'ambito della campagna elettorale per il Comune, si esprime riguardo alla corsa per il dopo Ciampi. Berlusconi, che giovedì ha incontrato il leader del centorsinistra a Palazzo Chigi per cercare di individuare un metodo collaborativo per l'elezione del nuovo capo dello Stato, spiega anche che «oggi non ci sarà alcun incontro» con Prodi.
«SIMBOLO DI MORTE» - Il leader di Forza Italia non ha mai citato il nome di Massimo D'Alema ma ha spiegato chiaramente che chi ha detto «di avere inciso nel cuore» il simbolo della falce e del martello, «un simbolo di morte», non può «pretendere di occupare una poltrona che deve essere di garanzia». «Occorre ricordare - dice Berlusconi - che il presidente della Repubblica è garante della Costituzione, è la bandiera dell'unita di Italia, deve unire i cittadini e garantire l'imparzialità».
OSTRUZIONISMO E BROGLI - «Apprestiamoci a resistere alla sinistra, non arretreremo neanche di un passo - ha poi esortato Berlusconi -. In Parlamento abbiamo i numeri per non far passare leggi che ritenessimo contrarie all'interesse del paese». Un'opposizione dura, quella prospettata dal Cavaliere, a cui brucia ancora l'esito elettorale che per il capo della Cdl resta adombrato dall'ipotesi di brogli e irregolarità: «Siamo stati scippati di una vittoria sonante - ha detto - Abbiamo vinto ma non abbiamo trovato un giudice a Berlino, come si suol dire, che facesse giustizia e che controllasse il milione e 100mila schede».
I «10 ERRORI CAPITALI» - Regolarità del voto a parte, Berlusconi ha parlato anche del modo in cui è stata condotta la campagna elettorale rivendicando la correttezza della linea tenuta da Forza Italia ma ammettendo che nella Cdl non tutto è andato per il verso giusto: «Sono stati commessi dieci errori capitali, non nostri - ha sottolineato -. Bastava non farne uno che avremmo avuto il premio di maggioranza». (www.corriere.it)

Unione, contatti con la Cdl per un solo nome


L'Unione all'unanimità ha dato mandato a Ricardo Franco Levi, consigliere politico di Romano Prodi, di «sondare nel centrodestra se vi è la possibilità di convergere sin dalle prime votazioni su una personalità di centrosinistra» per l'elezione del Capo dello Stato. «In questa delicata fase della vita della Repubblica, l’Unione considera che si debbano ricercare le massime convergenze possibili nella elezione della persona chiamata a rappresentare e a garantire l’unità del Paese» si legge in un comunicato emesso al termine del vertice tra i leader del centrosinistra. «Sul tema dell’elezione del Presidente della Repubblica - continua la nota - si è all’unanimità deciso di affidare a Ricardo Franco Levi il mandato di verificare le condizioni per identificare una personalità che, nel rispetto della lettera e dello spirito della Costituzione, sia capace, a partire dalla coesione del centrosinistra, di raccogliere un consenso così largo da permetterne la elezione sin dalle prime votazioni».
METODO E NOMI - Una scelta lineare nel metodo importante: Levi tratterà con la Cdl per definire un solo nome, non una rosa di possibili candidati. Ma il comunicato tuttavia non spiega nulla, ovviamente, sui possibili nomi. Soprattutto sul nome che fino a oggi doveva essere il candidato dell'Unione, Massimo D'Alema. Intanto Boselli fa capire che il sostegno della Rosa nel Pugno non ci sarà per a un candidato troppo caratterizzato. «Noi di candidature di sfondamento non ne votiamo - dice - Questo l'ho precisato in modo chiaro ed esplicito. Vogliamo che il centrosinistra proponga candidati in grado di raccogliere un vasto consenso perché il Presidente della Repubblica è il garante dell'unità dell'intera nazione»
FASSINO: «E' STATA UN'OTTIMA RIUNIONE» - Sembra un no a Massimo D'alema, ma intanto anche i Ds mostrano soddisfazione dopo il vertice. «È stata un'ottima riunione - ha detto il segretario dei Ds Piero Fassino - nella quale abbiamo definito in pieno accordo il metodo da seguire in questi giorni in vista della convocazione delle Camere per lunedì, lavoriamo per individuare un candidato che sia in grado di garantire la coesione e l'unità del centrosinistra e al tempo stesso di raccogliere consenso nel centrodestra». «E’ giusto. E’ il metodo che abbiamo sempre seguito» sono state le uniche dichiarazioni di D'Alema.
ESPLORAZIONE - «Non siamo entrati nel dettaglio dei nomi ma Massimo D'Alema rimane un'ottima candidatura» e dunque a Ricardo Franco Levi è stato dato «un mandato per cercare un largo consenso su D'Alema nei fatti» dice il presidente dei Verdi, Alfonso Pecoraro Scanio. E sottolinea che è stata presa la decisione di dare un «mandato ufficiale a Levi per cercare di eleggere fin dalle prime votazioni una personalità sulla quale possa esserci una larga convergenza». Non si sarebbe quindi discusso di nomi «ma del metodo per eleggere il presidente della Repubblica, con un consenso da parte del centrosinistra, ma che non si limiti al centrosinistra».

www.corriere.it

Senato, Marini eletto presidente

Il senatore del centrosinistra Franco Marini è stato eletto presidente del Senato. Alla terza votazione ha ottenuto 165 voti, contro i 156 di Giulio Andreotti. Una sola scheda bianca. La maggioranza necessaria per essere eletto, dato che avevano votato tutti i senatori, era sempre di 162 voti anche se in teoria, se i voti espressi fossero stati meno, ne poteva bastare un numero inferiore.
Il neopresidente del Senato Franco Marini (Liverani)
Il neopresidente del Senato Franco Marini
IL DISCORSO - Marini, una volta insediato, ha pronunciato il consueto discorso di inizio mandato: «Permettetemi un ricordo commosso per le vittime di Nassiriya. Voglio ringraziare tutti coloro che mi hanno dato il loro consenso, ma anche quanti hanno votato per il presidente Andreotti. Guardando ai fatti, sono stato eletto dalla maggioranza politica che ha vinto le elezioni, ma sarò il presidente di tutto il Senato, con grande attenzione e rispetto per le prerogative della maggioranza e dell'opposizione nel rispetto della democrazia popolare. Il 9 e 10 aprile oltre 38 milioni di italiani hanno votato con una partecipazione eccezionale. La nostra è una democrazia forte e salda come tali sono le nostre istituzioni. Le stesse forze politiche sono oggi chiamate a svolgere il loro compito con impegno. Le sfide che ci troveremo ad afrontare chiedono grande efficienza al nostro lavoro. La forza di una democrazia matura come la nostra chiede a tutti di saper convergere nelle grandi scelte che coinvolgono il Paese. Non voglio evocare intese che non ci sono, ma richiamare una grande senso di responsabilità e la ricerca di un impegno comune alla risoluzione dei problemi. Dobbiamo operare insieme per il bene comune della nostra Patria. La nostra ferma collocazione nelle alleanze atlantiche non ci deve impedire di muoverci liberamente nelle nuove regioni del mondo. Dobbiamo stabilire una nuova e forte coesione sociale. Più sviluppo e più coesione sociale è la sfida difficile che dobbiamo affrontare e vincere». Poi Marini ha aggiunto rivolto ai senatori eletti all'estero «Finalmente benvenuti tra noi».
ELETTO - Dopo le votazioni di venerdì (tre complessivamente di cui una ripetuta), Marini dunque ce l'ha fatta. A differenza delle prime due votazioni che richiedevano la conquista della maggioranza assoluta dei seggi per l'elezione, nella terza era sufficiente la maggioranza assoluta dei voti dei presenti, computando tra i voti anche le schede bianche. Di fatto però avendo votato tutti e 322 i senatori, la maggioranza necessaria era ancora di 162 voti, quota superata da Marini.
Marini aveva sfiorato nel corso della seconda votazione l'elezione, sfuggitagli per la contestazione avvenuta su un paio di schede sui quali era stato apposto il nome Francesco Marini e non Franco.
Forti contestazioni erano state espresse da parte del centrodestra nei confronti dell'operato del presidente provvisorio Oscar Luigi Scalfaro. Secondo il leader diAn Gianfranco Fini «Il comportamento di Scalfaro è stato indecente».
L'INTERVENTO DI COSSIGA - Prima della terza votazione è intervenuto il senatore a vita Francesco Cossiga, che dopo aver dichiarato ai giornalisti «Oggi vincerà Marini», ha fornito una sua proposta per far uscire le istituzioni «dal ridicolo che potrebbe ucciderle». «Una idea - ha spiegato Cossiga - mi è venuta per risolvere il ridicolo problema che è sorto nelle elezioni del presidente del Senato ed è la seguente: il presidente provvisorio del Senato, con l'autoritá che gli deriva dalle alte cariche ricoperte e dalla sua fama di uomo e magistrato integerrimo, dovrebbe proporre al di fuori del regolamento vigente, quale patto tra gentiluomini tra gli attuali elettori, le seguenti istruzioni per esprimere il voto: 1) possono essere votati alla presidenza del Senato esclusivamente membri di esso; 2) il nome e cognome devono essere indicati nella forma che risulta ufficialmente dal registro dei senatori; 3) si può usare il solo cognome esclusivamente se a quel cognome corrisponde una sola persona; se più persone hanno lo stesso cognome deve essere indicato anche il nome; alla indicazione quando sufficiente del solo cognome o quando necessaria del nome e cognome non deve aggiungersi nè alcun abbreviativo o nomignolo, salvo che esso non faccia parte ufficialmente della iscrizione del nome nei registri».

tratto da www.corriere.it