: Politica Libera :

Blog QUOTIDIANO dedicato alla Politica ITALIANA.On line da febbraio 2006

31.3.06

«Dalla Cdl delinquenza politica»


Questa è delinquenza politica». Romano Prodi sbotta di fronte all'ennesimo atacco della Cdl sul programma fiscale dell'Unione. Gli chiede un cronista, al termine della presentazione del libro del premier belga Guy Werhofstadt: Tremonti dice che lei porterà al 25% l'aliquota contributiva per gli autonomi: «Questa è delinquenza politica, perché nessuno ha mai parlato di aliquote e nessuno ha mai parlato di 25%». In precedenza il Professore, intervenuto a Radio anch'io, era stato altrettanto duro con la Cdl: «Non avendo nulla da proporre, il centrodestra non ha altra via che criticare il nostro programma, prendendo idee che non abbiamo scritto».


TASSE - «Nessuna imposta di nessun tipo per donazioni e per eredità, se non per grandi fortune che riguardano solo poche centinaia di persone. C'è un senso di decenza anche per fare politica» ha poi aggiunto Prodi, che è tornato anche sul tema della tassa di successione: «Gli italiani possono stare tranquilli. Sono stato io ad abbassare la prima volta radicalmente quella tassa e non abbiamo nessuna intenzione di gravare sugli italiani».
EVASIONE - «Finché l'amministrazione non colpisce i furbi, quelli che pagano le tasse sono considerati dei fessi». E per Prodi è quanto è accaduto in questi cinque anni di governo, grazie ai condoni messi in atto. Il leader dell'Unione ribadisce la sua priorità nei confronti della lotta all'evasione fiscale e ricorda che «le tasse servono per finanziare i servizi pubblici. E allora decidano gli italiani se bisogna chiudere gli ospedali, fare una debacle dello Stato sociale oppure fare un Paese serio». Prodi insiste sulla necessità di combattere l'evasione, spiegando che «non è vero che si tratta di entrate ipotetiche: il governo ritiene che ci sono 200 miliardi di euro di evasione, io so benissimo che non riuscirò a catturarli tutti, ma me ne date almeno un terzo o un quarto di questi? Vogliamo davvero mandare in malora il Paese perchè non prendiamo l'impegno morale e l'onere organizzativo di lottare contro l'evasione?», chiede retoricamente il leader dell'Unione, che ricorda la sua proposta di ridurre al 20% la tassazione sugli affitti e la possibilità per chi li paga di ottenere una parte di detrazione, in modo da «ridurre molto l'affitto in nero».
GRANDI OPERE - Sul tema delle grandi opere «dal governo non abbiamo alcuna vera priorità» ha poi spiegato Prodi . «Noi abbiamo delle priorità ben chiare - dice Prodi - completare le opere che abbiamo iniziato noi e che il governo ha continuato lentissimamente». Poi, per Prodi, è necessario puntare «sulle autostrade del mare che si stanno rivelando molto efficaci» e «le infrastrutture che riguardano i pendolari che sono strattati come cani in questo paese».

Tratto da www.corriere.it - Corriere della Sera



CASINI-BERTINOTTI, CON PAREGGIO SI RIVOTA


(AGI) - Roma, 30 mar. - Una solenne stretta di mano tra Pier Ferdinando Casini e Fausto Bertinotti con l'impegno reciproco che, in caso di pareggio, si tornera' a votare. Il leader dell'Udc e il segretario di Rifondazione Comunista suggellano con la stretta di mano l'impegno davanti alle telecamere, durante la registrazione di 'Alice'. In particolare, Casini ci tiene a spiegare che, per lui, "gli inciuci non sono qualcosa di positivo". Anzi, il leader centrista usa una espressione ancora piu' cruenta: "Il tumore della politica italiana sono gli inciuci e il trasformismo".

Prodi: «Basta con il fisco dei furbi»


Anche i maratoneti inciampano. Di buona mattina Romano Prodi il «passista» dà del «matto» ad un radioascoltatore Rai che gli fa una domanda scomoda. Poi il Professore si corregge, ma il piccolo incidente in casa Rai diventerà nel giro di poche ore un episodio rivelatore: alle sei della sera, Romano Prodi decideva una secca svolta alla sua campagna elettorale, convincendosi di imprimere una dose hard alle sue parole. A Giulio Tremonti che aveva attribuito all’Unione l’intenzione di un aumento al 25% dell’aliquota contributiva per artigiani commercianti e autonomi, il Professore rispondeva così: «Questa è delinquenza politica!».

E poi quasi a rafforzare il messaggio, davanti alle telecamere ripeteva per altre due volte le stessa espressione: «E’ delinquenza politica, è delinquenza politica», «in atto da qualche giorno perché nessuno ha parlato di aliquote, nessuno ha mai parlato di 25%». Contro Tremonti, ieri sera, anche il segretario Ds Piero Fassino: «Come nessuno accetta di discutere con Calderoli così non dobbiamo discutere con Giulio Tremonti. È inaccettabile che si continui a dare credito a chi è stato cacciato dal Governo due anni fa per i disastri causati alla finanza pubblica e ci consegna una situazione molto più grave di quelle che risulta perchè con il deficit siamo oltre il 5%».

Ma quella di Prodi non era soltanto una battuta più aspra di altre, e non si tratta di scegliere gli interlocutori: il Professore ha fatto un vero e proprio cambio di strategia elettorale. Per una settimana ha provato a rispondere al centrodestra in punto di fatto e - in questo consigliato dagli esperti di comunicazione - ha evitato di buttarla in rissa. Ma l’efficacia dell’offensiva polista ha indotto alla fine Prodi ad alzare la voce, arrivando ad accusare di delinquenza i suoi avversari. Un salto semantico che - Prodi lo aveva messo nel conto - ha aperto una spirale di violenza verbale.

Silvio Berlusconi, che ha una strategia elettorale opposta (col volume alto richiamare alle urne gli elettori apatici) ha preso la palla al balzo e nel giro di pochi minuti ha chiesto «un chiarimento», mentre Gianfranco Fini ha dato dell’«isterico» a Prodi; poi in serata il premier ha lanciato un forte appello agli elettori, dicendo che «se gli italiani non vogliono fare una scelta di campo facciano almeno una scelta guardando ai loro interessi, perché in fondo la politica è una scelta per difendere i propri interessi» (e il riferimento era alle tasse). Certo, tutta la giornata del Professore si era svolta con toni più caldi del solito. Negli studi Rai Prodi aveva cercato di chiarire meglio il suo messaggio: «In questi cinque anni l’Italia è stato il regno dei furbi» e se l’amministrazione non punisce gli evasori «chi paga le tasse sembra essere un fesso».

E ancora: «Io non voglio tasse alte, sono entrato nell’euro con una tassa provvisoria che ho poi restituito, ma se i cittadini vogliono i servizi questi vanno pagati a seconda della robustezza delle spalle». Ragionamenti e dati che culminavano in una risposta colorita: «Aumenti delle tasse? Ho già detto mille volte: no, no, no, no!». E quanto alla tassazione dei Bot, dopo aver via via corretto la sua posizione nel corso degli ultimi giorni, dal «non è vero» iniziale, sino al «porteremo l’aliquota dal 12,5% al 20», ieri il Professore è ulteriormente slittato: «Non ho detto che questo aumento di aliquota lo faremo subito, ma si tratta di un obiettivo di lungo periodo».

Poi Prodi aveva parlato davanti ai giornalisti stranieri accreditati a Roma e anche qui si era lasciato andare a qualche battuta hard. Quando qualcuno gli ha chiesto cosa ne pensasse del rischo di un attentato, il Professore ha risposto così: «Dovrei fare dei gesti che non si fanno...». Il prossimo duello in tv con Berlusconi? «Non mi sto preparando, sono già pronto».

Il voto elettronico alle prossime elezioni politiche? Racconta Prodi: «Ho chiamato il ministro dell’Interno Giuseppe Pisanu e mi ha rassicurato: si tratta di un esperimento e quindi non c’è nulla da temere». E in serata presentando un libero del premier belga Guy Verhofstad che ha scherzato sui suoi piatti preferiti («la pizza con le ulive») il Professore s’è concesso una battuta: «Sì, è una pizza da mangiare sotto una Quercia, con la Rosa nel Pugno».

Tratto da La Stampa - www.lastampa.it

Berlusconi a congresso PPE : il partito unico dei moderati si chiamerà PARTITO del POPOLO ITALIANO


Silvio Berlusconi, durante il suo intervento al congresso del Ppe in corso a Roma, ha lanciato un appello ai moderati: «Vogliamo realizzare in Italia un grande partito dei moderati che possa anche prendere il nome del "Partito del Popolo Italiano" che possa essere una forza importante che segni la storia politica dell'Italia e non solo nei prossimi anni ad immagine e somiglianza del Ppe».
CASINI: «ORA PENSIAMO A VINCERE»- «Ora pensiamo a vincere queste elezioni». Così il presidente della Camera, Pier Ferdindando Casini, lasciando il congresso del Ppe, ha commentato la proposta lanciata dal palco del congresso da Silvio Berlusconi di creare «un grande partito dei moderati che possa prendere il nome di partito del popolo italiano». «Ci vuole una forte discontinuità politica ed organizzativa - e un eventuale partito comune deve nascere prima di tutto «dopo le elezioni» e quindi «da una meditazione profonda».

FINI: «DOV'È LA NOVITA'» - «Dov'è la novità...» ha risposto in modo secco Gianfranco Fini ai giornalisti che gli chiedevano se l'ipotesi lanciata dal premier Silvio Berlusconi di una formazione dei moderati denominata Partito del Popolo Italiano potesse interessare anche An.

FOLLINI: «NO A UN PARTITO POPULISTA» - «Ho apprezzato Casini più di Berlusconi. Un conto è un partito popolare, tutt'altro conto è un partito populista». Lo ha detto l'ex segretario dell'Udc, Marco Follini, commentando l'idea del premier Silvio Berlusconi di un partito unico dei moderati, per il quale il leader di Fi ha proposto il nome di «Partito del Popolo Italiano. «Io credo che dobbiamo coltivare il centro - ha aggiunto Follini - per aiutare la politica italiana a liberarsi dalla morsa di posizioni troppo estreme e radicali e di interessi troppo di parte».

Tratto da www.corriere.it - Corriere della Sera

27.3.06

FASSINO, SE VINCIAMO RETE 4 SU SATELLITE, A RAI UNA RETE IN MEN0


Se il centrosinistra vincerà le elezioni toglierà una rete televisiva a Berlusconi? "Se vinceremo le elezioni faremo una legge sul conflitto di interessi e modificheremo la legge Gasparri: in quel quadro vedremo se Rete quattro passerà sul satellite e se una rete Rai sarà privatizzata". Fassino, intervistato dalla Annunziata durante la trasmissione Rai "In mezz'ora", spiega che "un nuovo assetto del sistema televisivo con rete quattro sul satellite e una rete in meno alla rai non è una misura punitiva". Sul conflitto di interessi sono per l'adozione delle normative in vigore in altri paesi. Se vogliamo adottare la legislazione degli Stati Uniti, il paese simbolo del mercato e della libertà , a me va benissimo". Fassino ribadisce che in caso di vittoria, il centrosinistra cambierà la legge Frattini approvata dal centro destra. "Io - spiega Fassino - non sono per impedire a Berlusconi di fare politica. Ma la legge Frattini va cambiata perché non ha risolto il problema. Quello che serve è una legge che porti a una separazione nettissima tra gli interessi di Berlusconi e la sua funzione pubblica. Ma in realtà non vogliamo una legge sul conflitto di interessi di Berlusconi: vogliamo una legge sul conflitto di interessi, punto e basta. Una legge che valga per tutti, anche per Piero Fassino". "Berlusconi ha l'idea di un assedio, in cui tutti sono coalizzati contro di lui. Francamente mi pare una caricatura". Il pareggio tra le due coalizioni? "No ci sarà ". Di fronte all'insistenza dell'intervistatrice sull'ipotesi di un pareggio, si rifiuta di parlare della possibilità di una grande coalizione. "Se ci sarà il pareggio, discuteremo dopo il da farsi. Noi chiediamo i voti per vincere le elezioni. Esattamente come hanno fatto in Germaniua la Merkel e Schroeder: la loro grande coalizione è figlia di uno stato di necessità". (ANSA - www.ansa.it)

26.3.06

Fitto qurela il De Matteis per diffamazione



Alla vigilia dell'apertura del processo per diffamazione che vede imputato il giornalista Lino De Matteis, autore del libro sull'ex governatore di Puglia
«Piena e rinnovata» solidarietà della Fnsi e dell’Associazione della stampa di Puglia per il giornalista Lino De Matteis, autore della biografia «il Governatore» sull’ex presidente della Regione Puglia, Raffaele Fitto, che lo accusa di diffamazione e di averlo danneggiato in campagna elettorale. La prima udienza dinanzi al giudice è fissata per martedì 28 marzo a Lecce. In una nota, Fnsi e Asr pugliese sottolineano, dopo aver già in precedenza definito un «tentativo di censura preventiva» la minaccia di querela pubblicizzata da Fitto prima ancora di aver letto il libro, il rischio - visti i capi d’imputazione di natura prevalentemente politica - di un processo per «lesa maestà» e il pericolo che possa essere stabilito «un grave precedente che limiterebbe la libertà di informazione e di espressione in Italia. La Fnsi e l’Assostampa di Puglia, alla vigilia dell’inizio del processo, esprimono «piena fiducia nella magistratura» e si dicono «certe che i giudici sapranno riconoscere, insieme alla professionalità e serietà del lavoro del collega, il pieno esercizio della libertà di stampa e di critica, oltre al diritto dei cittadini di essere informati senza censure su chi li governa. Il sindacato dei giornalisti denuncia, infine, l’abuso della pratica vessatoria delle querele per diffamazione con richieste ingenti di risarcimento danni da parte di chi, nella maggior parte dei casi, mira ad intimorire il libero esercizio della libertà di stampa».
Tratto dalla Gazzetta del Mezzogiorno

Berlusconi Prodi "E' scontro su fisco e risparmi"


Silvio Berlusconi insiste: la sinistra aumenterà le tasse e colpirà i risparmi degli italiani. Romano Prodi nega: Bot e titoli pubblici non saranno toccati, dunque il centrodestra "semina paure ingiustificate". E' di nuovo la politica fiscale a infiammare il ring della campagna elettorale per le politiche del 9 aprile. I leader delle due coalizioni, aiutati dai rispettivi alleati, si scambiano colpi sulle reali intenzioni del centrosinistra riguardo alle tasse. E i toni del confronto restano accesi. "Sostenere Prodi significa fare una croce su propri interessi e i propri risparmi", dice il premier in un'intervista a un'emittente romana. "Pensi che la sinistra faccia i tuoi interessi con queste dichiarate promesse di aumento delle tasse? ", è la domanda retorica che il premier rivolge a un ipotetico elettore. Su questo argomento, Berlusconi ritrova la compattezza della sua coalizione. Pier Ferdinando Casini dice che "la sinistra prepara una stangata sul ceto medio". Per questo, è il suo appello agli elettori, "bisogna lavorare perché vincano i moderati e si possa bloccare Prodi". Gianfranco Fini si associa nella polemica contro il Professore: "Il nervosismo con cui Prodi continua a dire che il centrodestra semina paura è la riprova del fatto che su questo tema è in particolare difficoltà ". Cifre alla mano, Fini sostiene che la promessa di Prodi di tagliare di cinque punti il cuneo fiscale non è realizzabile solo con la lotta all'evasione. "Servono dieci miliardi di euro e quando a Prodi hanno chiesto come reperirà queste risorse ha annaspato". Il centrodestra , invece, si impegna a non toccare Bot e Cct: il portavoce del premier, Paolo Bonaiuti, spiega che "i titoli pubblici in mano ai risparmiatori non saranno toccati". Ma questo solo perché "vincerà il governo della Casa delle libertà ". Prodi e i suoi, dice il fedelissimo di Berlusconi, "gettano fumo per nascondere la verità scomoda". Quale? La spiega Sandro Bondi: tutti i partiti del centrosinistra "sulle tasse faranno esattamente quello che hanno annunciato i leader di Rifondazione Comunista". Cioé le aumenteranno Ma nel campo di Prodi la parola d'ordine è : sono tutte fantasie. Il Professore, in un comizio in provincia di Udine, assicura che se il centrosinistra vincerà le elezioni non saranno toccati né Bot né titoli pubblici, mentre saranno tassate le grandi fortune e riviste "le esenzioni folli" che hanno fatto arricchire "i furbetti del quartierino", "Ma chi ha un negozio o una casa da lasciare ai figli - promette il Professore - non pagherà niente". Segue l'affondo polemico: "La diffamazione che su questi temi viene fatta in questi giorni non appartiene alle regole democratiche". Morale del leader dell'Unione: "Il centrodestra ha seminato cinque anni fa sogni che non si sono avverati e ora semina paure ingiustificate nei confronti del centrosinistra". Anche Francesco Rutelli smentisce le accuse del centrodestra: "Non credete agli allarmismi di Tremonti e Berlusconi", dice ai suoi elettori. Piero Fassino dice che sulle tasse "la destra fa del terrorismo psicologico". Fausto Bertinotti, additato dal centrodestra come l'eminenza grigia del partito dell'aumento delle tasse, punta l'indice contro l'evasione fiscale e le rendite finanziarie. La sua accusa al governo Berlusconi è di aver favorito entrambe "per fare un favore ai ceti possidenti e privilegiati". E' questo "fisco di classe", scandisce il leader di Rifondazione Comunista , che "é intollerabile e va cambiato radicalmente". Ma la polemica prosegue anche sulla questione dei dati sui conti pubblici. Prodi continua a chiedere la diffusione della trimestrale di cassa, che contiene la fotografia dei conti dello Stato. "Il Tesoro ha quei dati - dice Prodi - e dovrà spiegare perché non sono stati pubblicati. Io chiedo solo che me li facciano vedere , perché sotto elezioni è doveroso". E Francesco Rutelli rincara la dose: "Il fatto che i dati non compaiano prima delle elezioni fa pensare molto male. Vogliamo controllare i numeri, che sono stati finora taroccati da questo governo".(ANSA)

25.3.06

«Voti Prodi? Fai una croce sui tuoi risparmi»

Fare una croce sulla scheda elettorale a favore di Romano Prodi «significa fare una croce sui propri interessi e sui propri risparmi». Lo ha detto il leader di Forza Italia, Silvio Berlusconi, ai microfoni della televisione Romauno. Berlusconi ha preso spunto anche da uno slogan molto diffuso nel centrosinistra, quello che chiede agli elettori se in questi cinque anni di governo della Cdl le loro condizioni di vita siano migliorate o peggiorate «In questi cinque anni difficili - ha detto Berlusconi rivolgendosi ad un ideale elettore - le tue condizioni sono cambiate in meglio o in peggio? È vero che ti sei impoverito? Ma se l'82% delle famiglie italiane possiede un appartamento e il valore degli appartamenti è aumentato di valore non credo che si siano impoverite».
IL CARO PREZZI - Il Cavaliere è poi tornato ad un suo cavallo di battaglia, l'attacco al cambio lira-euro ereditato dal governo dell'Ulivo: «Lo stipendio è aumentato o no più dell'inflazione? Dicono: "c'è il caro prezzi". Ma allora bisogna prendersela con Prodi, lui ha svenduto la lira facendo il cambio assurdo a 1.900 lire invece che a quello doveroso a 1.500».
IL CAVALIERE E ROMA - La tv romana ha insistito molto sul rapporto tra il premier e la capitale. Berlusconi ha detto di viverci bene: «Mi troverei meglio se potessi lavorare di meno - ha sottolineato -, ma quando ho qualche spazio di libertà mi piace moltissimo girare per Roma». Il premier ha detto anche di cercare il «contatto con i romani» e di escludere che «tra Roma e Milano ci sia rivalità»: «A Roma c'è tutto - ha precisato -. Uno viene qui e trova tutta la storia dell'arte. E poi c'è una cordialità, una capacità, insomma è una città universale. Si dice 'Roma caput mundì, è vero».
FIUMICINO O MALPENSA? - Una delle questioni aperte sulla rivalità Roma-Milano è quella che riguarda gli aeroporti, in particolare la competizione tra Fiumicino e Malpensa. Secondo Berlusconi non è necessario scegliere tra l'uno e l'altro perché «un paese come l'Italia ha bisogno di due grandi aeroporti internazionali».
VERSO IL VOTO - Il premier ha infine ribadito la necessità di continuare con il programma di opere pubbliche e si è detto fiducioso sull'esito del voto perché «a votare andrà oltre l'80% degli italiani» e secondo alcuni sondatti un'alta affluenza alle urne potrebbe favorire proprio lo schieramento di centrodestra. (Corriere della Sera - www.corriere.it)

23.3.06

Par condicio, il caso "Caimano" - tg2 non parleremo di Moretti

Silvio Berlusconi non lo vedrà. Romano Prodi si augura che "sia utile e non dannoso". Il film di Nanni Moretti "Il Caimano", presentato oggi alla stampa, è già un caso politico. Tanto che il direttore del Tg2 annuncia che non ne parlerà "per rispetto alla par condicio", visto che parla esplicitamente di Berlusconi. Spiega in un editoriale Mauro Mazza: "Se ne parlassi rischierei un nuovo richiamo dall'Autorità: il film è zeppo di citazioni di Berlusconi e non c'è un altro film che parli di Prodi che possa riequilibrare". Con l'occasione, il direttore del Tg2 attacca le norme che regolano le presenze in tv in campagna elettorale: "Una gabbia dentro la quale, senza nessun piacere, è confinata l'informazione della Rai". E' solo l'inizio di una polemica che promette di infiammarsi nelle prossime ore. A partire dalla presenza annunciata dello stesso Nanni Moretti, sabato sera, alla trasmissione di Fazio Fazio "Che tempo Fa". "I vertici della Rai devono rinviarla a dopo il 10 aprile - dice Giorgio Jannone di Forza Italia. "Qualsiasi domanda, così come qualsiasi risposta, inerente alla pellicola, avrà un risvolto politico elettorale in netto contrasto con le norme sulla par condicio".

22.3.06

Sgrena: "Quattrocchi un mercenario"

Quattrocchi era un mercenario. Anche se è morto dicendo "vi faccio vedere come muore un italiano" non meritava la medaglia d'oro". Da Sassari e poi da Oristano, la giornalista del "Manifesto" Giuliana Sgrena, ha commentato con i cronisti l'onorificenza assegnata dal presidente della Repubblica Ciampi, alla memoria di Fabrizio Quattrocchi, l'italiano rapito e ucciso in Iraq. Bondi: "Che tristezza". Per An "un insulto al Presidente"
La Sgrena, in Sardegna per presentare il suo libro Fuoco Amico, edito da Feltrinelli, ha poi aggiunto che "non si conferisce un'onorificenza per come si affronta la morte. Un conto e' se uno va in Iraq per un'azione nobile, un altro e' se ci va come mercenario, come Quattrocchi".
Inevitabilmente scoppia la polemica: "Le parole della signora Sgrena sull'eroe Quattrocchi suscitano una profonda tristezza e turbano il sentimento civile, democratico e religioso del popolo italiano", dice il coordinatore nazionale di Forza Italia, Sandro Bondi. Le parole della giornalista del Manifesto fanno rimpiangere al capogruppo di An alla Camera Ignazio La Russa di "aver gioito per lei" e che per qualcuno addirittura tirano in ballo direttamente il presidente della Repubblica. Nel centrosinistra, unici a scendere in campo in soccorso della Sgrena i Verdi e i Comunisti italiani, che sottolineano come siano in tanti in Italia a pensarla allo stesso modo.
E se per il senatore Riccardo Pedrizzi basterebbero delle scuse alla famiglia e al Quirinale, un altro collega di partito, Enzo Fragala', va oltre e chiede addirittura "l'intervento di Ciampi", perche' "non puo' essere consentito a nessuno", tanto meno a "una giornalista che con il suo comportamento irresponsabile ha causato lutti e sciagure", di "sporcare quanto gli italiani hanno di piu' caro, l'inarrivabile comportamento di Fabrizio Quattrocchi davanti ai suoi assassini".
Il ministro delle Comunicazioni Landolfi, invece, ne fa una questione di 'dna': "Per i comunisti come la signora Sgrena - afferma - deve essere un desiderio insopprimibile tentare di sporcare anche le cose piu' sacre, perfino la morte eroica di un uomo normale". A rendere poi tutto "ancora piu' stomachevole", il fatto che la stessa Sgrena non provi vergogna a parlare dall'alto dei suoi diritti d'autore, mentre il destinatario delle sue infamie e' due metri sotto terra". Anche per Roberto Menia, l'unica strada dignitosa sarebbe quella del silenzio visto che "per salvare lei abbiamo perduto un valoroso servitore dello Stato come Calipari".
Ma non solo. Per Maurizio Gasparri definire Quattrocchi un mercenario e' "una falsita"' ed un uso del "linguaggio" che assimila Sgrena "piu' ai terroristi che l'hanno rapita che alle persone dotate di raziocinio". Si deve "vergognare" e' il leit motiv della maggior parte dei commenti, anche perche' sottolinea il sottosegretario alla Giustizia Jole Santelli "il coraggio e la dignita' dimostrati da Fabrizio Quattrocchi nel momento della sua esecuzione hanno toccato il cuore degli italiani", anche se "forse non quello di una giornalista faziosa come lei", e le sue, dunque, sono "dichiarazioni infami", aggiunge un'altra azzurra, Maria Burani Procaccini.
Un fuoco di fila, insomma, quello che si e' abbattuto su Giuliana Sgrena rotto solo dai Verdi e dai Comunisti italiani, che parlano di un attacco della destra rozzo e incomprensibile, al contrario delle parole della giornalista condivise da "tanti in Italia".

TGCOM

Rutelli-Casini, duello su tasse e famiglia

Moderati contro. Faccia a faccia in tv tra Francesco Rutelli e Pierferdinando Casini. Si parte dibattendo di famiglia, di bonus bebè, di aiuti per le giovani coppie per trovare casa, e via dicendo. Insomma, il campo di gioco nella quale sia il presidente della Margherita sia il leader Udc corrono, e sgomitano, per ottenere voti e consensi. FAMIGLIA - «La famiglia oggi - sottolinea Casini - è abbandonata». Naturalmente «quando parlo di famiglia mi riferisco a quella società naturale formata sul matrimonio - osserva il presidente della Camera - non parlo delle unioni civili. Invece vedo soprattutto nelle regioni amministrate dalla sinistra va avanti il concetto di parificazione tra la famiglia e le coppie di fatto». E Rutelli di rimando: «In questi anni abbiamo ascoltato tanti discorsi e un po' di retorica - osserva il presidente della Margherita - sulla famiglia. Sono d'accordo con l'analisi di Casini ma in questi cinque anni non si è fatta nessuna innovazione». EUTANASIA - Di Casini l'affondo più deciso sui temi etici. Parlando di eutanasia, si schiera al fianco di Giovanardi, finito al centro di un caso diplomatico per aver definito nazista la legge olandese sulla «dolce morte»: «L'indignazione di Giovanardi è di tutto l'Udc e mia personale. È una legge incompatibile con il nostro modo di pensare». Nettamente più sfumata la posizione dell'ex sindaco: «Diciamo no all'eutanasia - dichiara Rutelli - e diciamo no all'accanimento terapeutico. Decida la persona, con una dichiarazione anticipata e con l'aiuto del medico e dei familiari».DONNE IN POLITICA - Altro argomento caldo, le quote rosa. Se l'Unione vincerà le elezioni politiche «ci saranno più donne in Parlamento e molte più donne nel governo: Prodi l'ha detto con chiarezza e lo farà», promette Rutelli. Che cita ad esempio la sua esperienza di primo cittadino di Roma: «La mia amministrazione era la più rosa di tutte con sei donne assessori ed è stata esperienza fantastica». Sull'argomento presenza femminile Casini invece si sottrae: «Non sono un piazzista, non mi piacciono le promesse elettorali, non dico bugie agli italiani. Non so quante donne sarei nelle condizione di immettere, ma non mi impicco né al 50% né al 30% o altro» spiega un po' infastidito.
LEGGE ELETTORALE - Anche sulla legge elettorale si registrano scintille tra i due contendenti. Per Rutelli il ritorno al proporzionale «è una fregatura», e «passatemi l'espressione un po' aspra» è un «porcellum», ironizza alludendo alla mancanza delle preferenze. Sul punto Casini concorda: «Rutelli ha ragione al 101%». «Bastava però - ricorda il presidente della Camera - che Rutelli votasse l'emendamento presentato dal nostro partito» proprio per introdurre le preferenze. E invece, spiega Casini, «siamo rimasti isolati, è stata una occasione sprecata».
TASSE - Ma è sulle tasse che emergono le divergenze più profonde. «Ho una grande preoccupazione», spiega Casini, che «quelle di Prodi sulle tasse siano solo chiacchiere». E poi mette in guardia dalla fuga di capitali all'estero che stanno provocando le «promesse» dell'Unione: «Lo scrive il Sole 24 Ore da tre giorni, non lo dice solo Berlusconi. E chi ci rimetterà sarà il ceto medio». «Noi siamo seri - replica Rutelli- se prendiamo un impegno lo manteniamo: abbiamo parlato di taglio delle tasse e non di aumento, come tenta di dire confusamente il centrodestra».
RIFORME - Da segnalare poi nel finale della trasmissione «l'apertura» lanciata da Rutelli nei confronti del centrodestra, con la promessa che in caso di vittoria elettorale il centrosinistra è pronto insieme al centrodestra a fare le riforme istituzionali.
fonte corriere della sera

20.3.06

Caro Silvio, rompi con Bossi e torneremo amici

Al Cavaliere, con cui ha ripreso i rapporti, l'ex leader Udc lancia un'idea: se la Lega vuole le mani libere, fa' come Chirac.Si sono riparlati, almeno. All'indomani del discorso di Silvio Berlusconi davanti al Congresso di Washington, all'inizio di marzo, Marco Follini ha alzato il telefono e ha fatto il numero di colui che cinque mesi fa, in giorni confusi e velenosi, aveva definito «un candidato non giusto per il centrodestra». Forse è stato l'inizio di un disgelo, che certo non passerà per l'autocritica; di certo è la ripresa di un rapporto politico. Perché al Cavaliere l'ex segretario dell'Udc ha una proposta suggestiva da fare. Soprattutto dopo avere assistito al semidisimpegno bossiano («Potremmo avere le mani libere») in caso di sconfitta alle elezioni di aprile.

Che cosa ha detto a Berlusconi?
Che avevo apprezzato il suo discorso. E ho pensato, ma senza dirglielo, che se avesse sempre tenuto un profilo così istituzionale la nostra salita, ora, sarebbe meno ripida.

E lui cosa ha risposto?
Mi ha ringraziato. Immagino che abbia apprezzato l'apprezzamento.

Una ricucitura?
Diciamo che le relazioni diplomatiche sono al riparo.

Ha cambiato giudizio su di lui?
Ho messo in gioco la mia segreteria per tenere ferma la mia idea. Non voglio fare né a Berlusconi né a me stesso il torto di cambiare opinione in un momento così cruciale. Detto questo, conosco le regole della coalizione. So che, mio malgrado, Berlusconi è il leader della Casa delle libertà dove alloggio, sia pure in periferia. Mantengo quindi la mia opinione, e la mia cittadinanza.

È scattato lo spirito di corpo, in una campagna elettorale giocata soprattutto contro la persona di Berlusconi?
La campagna elettorale che vedo fare nel centrosinistra mi ha radicato nella convinzione che quella indicata da Prodi non è la strada giusta. Ma il mio giudizio su Berlusconi non dipende dalla cattiva condotta di Prodi.

Cosa pensa di Romano Prodi?
Personalmente ne ho stima. Politicamente lo considero fermo al 1996. Un signore distinto ma attempato con le pantofole e la papalina che interpreta l'Italia di una decina d'anni fa. Ma anche dalla parte nostra c'è difetto di idee nuove.

C'è qualcosa che invidia al programma dell'Unione?
Mi sembra equa l'idea di procedere a una tassazione su livelli europei delle rendite finanziarie.

Le hanno mai proposto di passare nel centrosinistra?
Nessuno me l'ha offerto perché tutti sapevano che non sarei passato.

Le piace la campagna elettorale di Berlusconi?
Non mi piace la sua sindrome da stato d'assedio, la rappresentazione di un'Italia nella quale tutti sono contro di lui: sindacati, magistratura, stampa, poteri forti. Trasformando tutte le voci scomode in avversari, finisce che il centrodestra regala al centrosinistra molti potenziali alleati o, almeno, interlocutori.

Gli riconoscerà pur qualche merito...
Gli riconosco grande tenacia, combattività e forza d'animo. Berlusconi, al netto delle difficoltà che talvolta lui crea a se stesso, rappresenta una parte significativa di questo Paese, e una parte che non si lascerà archiviare tanto facilmente.

Parliamo, appunto, dell'Italia dopo il 10 aprile. Che succede se il centrodestra perde? Anche lei rivendica mani libere come Umberto Bossi?
Credo che in politica si debbano avere le mani ferme ma la testa libera. Siamo tutti doverosamente legati a un sistema di alleanze, ma questo non deve diventare una camicia di forza. Se la Lega, che in questi anni ha fatto la parte dell'alleato a statuto speciale, sceglie la libertà, non credo che noi dovremmo essere meno liberi di loro.

Liberi per far cosa?
Io mi auguro che il centrodestra vinca, e soprattutto che il centrodestra cambi. Perché comunque vadano le elezioni, la difficoltà del Paese è arrivata a un punto tale per cui nessuno di noi può illudersi di passare festeggiando sotto l'arco di trionfo. E tutti quanti dovremo sobbarcarci a politiche né così popolari né così demagogiche come ci piace evocarle in campagna elettorale.

Insomma, se il centrodestra perde, cambia perché Bossi vuole mani libere, se vince, deve cambiare lo stesso...
Nessuno degli schieramenti resterà tale e quale, scolpito nella roccia.

Ma lei che centrodestra vuole?
Sono convinto che o il centrodestra è una forza moderata o non è. Il senso stesso dell'alleanza è quello di dare voce all'Italia di mezzo, che cerca una forza tranquilla, di buon senso, non trasgressiva. Che per anni è stata interpretata dalla Dc, poi si è affidata a Berlusconi e ora cerca una nuova interpretazione politica.

Cosa suggerirebbe a Berlusconi, in una prossima e ipotetica telefonata?
In Francia Jacques Chirac ha saputo dire no a Jean-Marie Le Pen ed è stato premiato dagli elettori con l'Eliseo. In Germania Gerhard Schröder ha saputo rompere con Oskar Lafontaine e anziché essere penalizzato ha recuperato molti punti su Angela Merkel. Le coalizioni non sono realtà immobili, sono in naturale evoluzione, e gli elettori apprezzano la chiarezza.

Sembra un modo per dire a Berlusconi: molla Bossi dopo le elezioni.
Ripeto: un Bossi che vuole le mani libere è un motivo in più per non ingessare la coalizione e farla coincidere di più con l'Italia di mezzo. E questo nodo verrà al pettine comunque, in caso sia di vittoria sia di sconfitta alle elezioni di aprile.

Però c'è anche l'ipotesi del pareggio, che non sembra affatto teorica. Cosa si fa, in quel caso, si rivota?
Il «rivotismo» è una gigantesca bolla di sapone. Nessuno crede realmente che all'indomani di un voto controverso si possa tornare davanti agli elettori e chiedere loro cosa intendevano dirci. Se il voto ci consegna un risultato incerto o ambiguo, sta alle regole della buona politica cercare di interpretarlo al meglio.

Grande coalizione, allora?
Sono tra coloro che non la escludono. L'alternanza è meglio della grande coalizione, ma la grande coalizione è meglio del caos. Se il bipolarismo prende una piega europea, possiamo festeggiare con i fuochi d'artificio. Ma se il bipolarismo resta legato alle magliette di Roberto Calderoli, o alle manifestazioni dove si bruciano bandiere di Usa e Israele, dubito che sia un grande investimento per il futuro.

Si è candidato al Senato perché da lì passeranno i giochi della grande coalizione?
Il mio partito mi ha destinato al Senato e lo considero solo il segnale che comincio ad avere una certa età. Quanto alle grandi manovre al centro, penso che si faranno sia in una Camera sia nell'altra.

Il suo amico e successore alla segreteria, Lorenzo Cesa, ha qualche problema con la giustizia. Metterebbe la mano sul fuoco per lui?
Mi faccio guidare dall'amicizia e dalla conoscenza, e sul piano personale gli rinnovo la mia solidarietà. Sul piano politico, la guida dell'Udc sarà giudicata dagli elettori il 10 aprile.

tratto da www.panorama.it

FATTURATO INDUSTRIA -3,3% A GENNAIO, +8,4% SU BASE ANNUA


Il fatturato dell'industria italiana a gennaio registra un calo del 3,3% rispetto a dicembre e un aumento dell'8,4% su gennaio 2005. Lo comunica l'Istat. Gli ordinativi dell'industria italiana a gennaio hanno registrato un calo dello 0,6% rispetto a dicembre e un aumento del 9,8% su gennaio 2005. Volano le vendite dei prodotti energetici a gennaio. Soprattutto grazie agli aumenti di prezzo, il fatturato dell'energia a gennaio 2006 ha segnato un aumento dello 0,7% rispetto a dicembre e del 23,2% rispetto allo stesso mese del 2005. E' quanto rileva l'Istat. fonte ANSA

Confindustria. Pininfarina: intervento di Berlusconi antidemocratico. Casini: io scelgo un'altra strada


"E' stato un intervento antidemocratico, illiberale e gravemente offensivo della dignità delle persone". E’ duro il giudizio di Andrea Pininfarina, vicepresidente di Confindustria, sulle parole pronunciate dal premier Silvio Berlusconi sabato al convegno degli industriali a Vicenza.

"E' stata un'arringa elettorale - ha detto Pininfarina in un'intervista alla Repubblica - tra l'altro fuori dalle regole che erano state concordate. Come ha detto Montezemolo, gli industriali non possono essere tirati per la giacchetta. Anche se a Vicenza, più che a tirarcela, la giacca hanno provato a togliercela di dosso".

Oggi sul Sole 24 Ore un fondo del direttore Ferruccio De Bortoli, coordinatore del dibattito del convegno di Confindustria. L'atteggiamento tenuto dal presidente del Consiglio "denota uno scarso rispetto per le idee degli altri, per l'autonomia della parti sociali e per le regole, peraltro gia' tenui, della nostra democrazia. Peccato".

E poi De Bortoli dice che la maggioranza "non dovrebbe dolersi di molte
delle inchieste del Sole 24 Ore" perché "sono state riconosciute le scelte positive per l'economia, prima fra tutte la legge Biagi".

Molto critico anche uno degli ex presidente degli industriali, Giorgio Fossa: "Cinque anni fa ero sicuramente più vicino alle posizioni del centrodestra. Ero tra gli indecisi, oggi non lo sono più".

In un'intervista al Corriere della Sera spiega che "il problema del premier è che non accetta il confronto e le regole. L'equidistanza per lui è ormai diventata sinonimo di comunismo. Il leader dell'Unione è venuto da noi e ci ha detto anche le cose che non potrà fare".

Ma l’intervento del premier è stato criticato anche dai suoi alleati. Tra questi il presidente della Camera Peirferdinando Casini: "Non voglio dare giudizi. So che io seguo un'altra strada. Può darsi che sbagli io, vedremo dopo il 9 e 10 aprile chi ha ragione".

Parlando a La Stampa, Casini ha detto: "non spetta a me dare lezione di belle maniere. Certo, ha scelto un modo inconsueto di dare un messaggio ad un mondo che ritiene suo. Detto questo, si deve semplicemente capire se è stato efficace o no".

fonte RAI

E Gesù-Prodi ora promette la felicità pagata dallo Stato

Romano Prodi dunque ha promesso all'Italia «la felicità». Ci crede e ne è entusiasta Roberto Cotroneo sull'Unità. La promessa arriva proprio nelle ore in cui, su "Grazia", è uscita una commovente confessione (privata) di infelicità e solitudine di Emma Bonino. La vedremo, ma prima bisogna chiedersi come Prodi pensa di dare tonnellate di felicità a tutti. Per decreto legge? O farà una commissione? O incaricherà Rosy Bindi, Pecoraro Scanio, Caruso e Diliberto? Ha promesso la felicità che è come garantire - dal 10 aprile - il Paradiso in terra. Non si sarà sbilanciato un po' troppo? Non riesce neanche a spiegare dove troverà le risorse per diminuire di 5 punti il cuneo fiscale sul lavoro dipendente e si lancia in questa mirabolante promessa. Peraltro non richiesta. Agli italiani basterebbe molto meno: un po' di buona amministrazione, strade e treni più veloci, fisco meno oppressivo, mondo islamico meno minaccioso e più libertà dalle burocrazie (anche europee). Ma Prodi se ne infischia di queste aspettative. Sul fisco paventa nuove mazzate, di modernizzazione (com'è la Tav) non parla per non irritare Verdi e comunisti e le burocrazie saranno moltiplicate, con le spese (come emerge dal programma dell'Unione). Però ci promette la felicità. Attenzione, non il diritto alla "ricerca della felicità" ("pursuit of happiness") come afferma la Dichiarazione d'indipendenza americana. Ma la felicità tout court, come se fosse "organizzata" dallo Stato. E questo è il mito marxista. «Non è per la felicità che si fanno le rivoluzioni?», diceva Pasolini. Verissimo. Anche gli sciamannati che a Milano sono andati a bruciare negozi e auto vogliono fare la rivoluzione e darci la felicità. Dio ci scampi. Abbiamo già dato. Il Novecento è stato pieno di rivoluzionari (veri) che volevano costruire il Paradiso in terra e si sono messi a tagliare la testa alla gente edificando lugubri inferni. Il popolo di sinistra prima si aspettava la felicità da Lenin e Stalin, oggi da un ex democristiano, specialista in piastrelle di Sassuolo, che ha collezionato poltrone (e defenestrazioni).

Parte di un articolo di ANTONIO SOCCI tratto da www.libero-news.it

Casini: "Prematuro partito unico"


Ne parlerò a tempo debito"

Intervistato sull'eventuale rilancio del partito unico della CdL da parte del presidente del Consiglio Silvio Berlusconi, il leader dell'Udc Pierferdinando Casini ha affermato che i tempi non sono ancora maturi per affrontare l'argomento: "Non perdo tempo a parlare oggi di problemi che si porranno nel modo e nel tempo dovuto", ha detto Casini.

DUELLO TV
Intervenendo a Porta a porta il presidente della Camera è poi tornato sul duello tv tra Berlusconi e Prodi. "E' stato un dibattito incentrato sul passato", ha ribadito casini, che conferma il suo giudizio sul confronto 'dalla a alla z'. Intanto, Fini avverte: "Nel prossimo governo, se vince la Cdl, spero di essere premier, cioè di aver preso un voto in più di Berlusconi". "Non so di che cosa dovrei scusarmi - ha aggiunto Casini - mi sembra che questa sia una concezione monarchica della politica. Io ho espresso solo una considerazione su quel dibattito". A questo proposito anche il vicepremier Fini, intervenendo ad un forum on-line di Corriere.it, ha detto di non sentirsi pentito delle sue critiche al discorso di Berlusconi. "Spero che Berlusconi recepisca quella che non era una critica ma un mio invito, un mio consiglio".

IMMIGRATI
"La politica di questo governo è stata quella di passare dalle sanatorie alle regolarizzazioni". Pier Ferdinando Casini ha difeso con decisione il governo sulla questione degli immigrati. "Sono orgoglioso del fatto che in questi anni 500mila persone che lavoravano in clandestinità oggi sono in condizioni di regolarità, un fatto positivo a proposito delle file davanti agli uffici postali respingo le speculazioni di bassa lega politica, anche perché nei cinque anni precedenti l'illegalità regnava in questo mondo".

"Pisanu ha tutta la mia soliadrietà, è una persona perbene, su questo tema non si può aizzare. Voi, irresponsabilmente, soffiate sul fuoco davanti a un problema che c'era prima e ci sarà dopo". Così Casini ha criticato l'opposizione per la vicenda della denuncia sulla questione degli immigrati.

Per Fini "Ci sono immigrati che lavorano in Italia da anni, pagano le tasse, mandano i figli alle nostre scuole, sono in regola, parlano italiano, conoscono le nostre leggi: a loro va concesso il voto amministrativo".

VOTO
Non si può dire che l'Italia del 2006 sia "un'isola felice". Ma è un'operazione 'disonesta', quella del centrosinistra secondo il quale non lo è più "per colpa della Cdl". "Noi non abbiamo mai detto che l'Italia è un'isola felice o di Bengodi, non viviamo sulla luna. Ma presentare l'Italia come un'isola felice che non lo è più per colpa del centrodestra è un'operazione disonesta". Casini contesta l'impietosa analisi della sinistra in campagna elettorale. Fini ha detto di pensare che per far meglio bisogni dire le cose fatte, in modo meno autocelebrativo; dare risposte convincenti alle richieste della gente: "se lo facciamo - ha detto Fini - vinciamo".

"Se vince Prodi avrà i ministri di Rifondazione comunista, se vinceremo noi non ci sarà nessun ministro, nemmeno un sottosegretario, delle liste della signora Mussolini". Il vicepresidente del Consiglio, chiude così le porte del governo ad Alessandra Mussolini e sottolinea che l'alleanza con Alternativa sociale e con le forze neofasciste, è avvenuta sulla base di una "condivisione del programma della Cdl, che non ha nulla a che fare con quello che viene chiamato neo-fascismo". conclude il leader di An.

"Mi auguro che vinca il centrodestra, ma nel momento in cui ci dovesse essere lo stallo, si deve tornare subito a votare". Fini ha anche spiegato di non volere "una caduta verticale di Fi, altrimenti perderemmo le elezioni, spero invece che An abbia un voto in più rispetto agli altri. Il mio avversario non è Berlusconi ma è Prodi".

tratto da TGCOM

18.3.06

Berlusconi interviene a sorpresa all'assemblea e attacca i giornali e Della Valle


Silvio Berlusconi con un fuori programma ha parlato agli imprenditori riuniti alla convention degli industriali. Un intervento accolto con entusiasmo da una parte della platea, ma anche con manifestazioni di dissenso e dalla evidente irritazone da parte dei vertici di Confindustria. Il premier non doveva esserci secondo la nota diffusa ieri da Palazzo Chigi, che informava che il premier era bloccato da una sciatalgia.

Il ministro dell'Economia Giulio Tremonti aveva affrontato con successo il confronto con gli imprenditori. E il moderatore Ferruccio De Bortoli, direttore del Sole 24 Ore, stava concedendo, come ieri aveva fatto con Prodi, un secondo giro di domande quando è arrivato Berlusconi. E sul palco ha così esordito: "Non me la sono sentita di mancare a questo appuntamento con quelli che sono come me imprenditori e sono il motore dell'Italia".

A un verto punto Berlusconi, rivolto a De Bortoli che gli poneva la questione della durata delle risposte, - il premier stava rispondendo a una domanda - ha detto: "Se lei crede, direttore, che è più importante il tempo delle cose che interessano a tutti me lo dica".

"C'è qualcosa che non va in questi giornali"
A questo punto si è alzato e ha cominciato il suo sfogo rivolgendosi direttamente alla platea degli imprenditori. "Non dobbiamo lasciarci prendere dal pessimismo che viene fuori leggendo i giornali ogni mattina: II Corriere della sera, La Stampa, Il Sole 24 Ore, La Repubblica, il Messaggero...". E poi, riferendosi a Prodi: "Ma come si può avere il coraggio di andare alla Cgil e dire il vostro programma lo condividiamo al cento per cento e di tentare di fare la stessa cosa con la Confindustria?. C'è qualcosa che non va, o no?". E ha continuato: "C'è qualcosa che non va o no in tutti questi giornali che stanno dalla loro parte? C'è qualcosa che non va o no se tutte le mattine la radio del Sole 24 Ore attacca il governo? Allora apriamo gli occhi!".

Dovere dell'ottimismo
Berlusconi ha ripetuto che è un dovere di un imprenditore "essere ottimista". Prima aveva detto la stessa cosa Luca Cordero di Montezemolo. Berlusconi ha ammesso anche che il governo può avere incontrato delle difficoltà, anche per le incomprensioni tra alleati, ma che nonostante tutto si è riusciti "a fare una squadra", ad avere un governo che è durato per un'intera legislatura. E ha dunque invitato a non credere ai giornali che parlano di declino: "Non è vero che ci siamo impoveriti". Il premier ha citato i numeri sulla crescita degli immobili, dei telefonini, i dati sulle auto e ha detto anche: "Abbiamo aumentato le nascite".

"La crisi - ha detto il premier - sta solo nella volontà della sinistra con i suoi giornali di inventarsi un declino per andare al potere. Ma sappiate che quando andranno al potere per loro le imprese sono macchine che consentono lo sfruttamento dell'uomo sull'uomo, che il profitto è lo sterco del diavolo e che il risparmio non è una virtù come per noi, ma qualcosa da tassare e da penalizzare... E ve lo dico con il cuore perché sono stufo, stufo di vedere qualcuno che si sta distruggendo con le proprie mani e con i propri giornali".

"Un imprenditore che sostiene la sinistra ha molti scheletri nell'armadio"
E qui l'affondo: "Io come imprenditore anche in periodi di crisi ho guadagnato quote di mercato e allora diamo il buon esempio ai nostri collaboratori: facciamo un po' meno vacanze, veniamo un po' meno in Confindustria, rimaniamo a casa a lavorare, a pensare ai processsi, andiamo sui mercati esteri. Solo così l'Italia può andare avanti, non piangendoci addosso". E a gran voce ha rivolto l'invito ad andare avanti assieme. "Un imprenditore che sostiene la sinistra - ha detto - ha molti scheletri nell'armadio. È uno che ha tante cose da farsi perdonare e si mette sotto il manto protettivo della sinistra e di magistratura democratica".

A Della Valle: "Mi dia del lei"
Di fronte a un Diego Della Valle che scuoteva la testa, Berlusconi ha incalzato: "È inutile che Della Valle scuota la testa". E poi il premier ha invitato Della Valle a dargli del lei: "Quando in pubblico si rivolge al presidente del Consiglio mi dia del lei e non del tu", riferendosi all'analoga frase pronunciata dal patron delle Tod's nei confronti di Berlusconi durante una puntata di Porta a Porta. Quando il direttore del Sole 24 Ore ha provato ad offrire la chance di una replica a Diego Della Valle è stato sommerso dai fischi dagli imprenditori in platea. De Bortoli non ha replicato alle parole del leader della Cdl in merito al giornale da lui diretto, ma ha sottolineato con una punta di ironia e di malizia "lo scatto straordinario (del premier) a testimoniare che la salute è ritornata".

Gli imprenditori hanno accompagnato l'uscita di scena del premier con tanti applausi, qualche sporadico fischio e un coro finale "Silvio, Silvio". Le conclusioni, come previsto, sono state affidate ad Andrea Pininfarina. Scuro in volto, ha ricordato che Montezemolo rappresenta tutti gli industriali "perché siamo stati noi ad eleggerlo".

Montezemolo: "Ho troppo rispetto per le istituzioni"
E' stata questa l'unica, fino ad ora, dichiarazione del presidente della Confindustria, Luca Cordero di Montezemolo, dopo la sortita del presidente del Consiglio Silvio Berlusconi a Vicenza. Montezemolo non ha voluto neppure commentare il fatto che Diego Della Valle, chiamato sul palco dal moderatore - il direttore di Sole 24 Ore Ferruccio De Bortoli - per replicare al presidente del Consiglio, non sia riuscito a parlare perché il suo brevissimio intervento è stato sovrastato dai fischi e dalle urla della platea degli industriali.

tratto da www.rainews24.it

Prodi: "Rifarò maggioritario e concertazione "


"Sono soddisfatto, non sono venuto a fare un comizio". Romano Prodi, commenta così l'accoglienza ricevuta dagli industriali che l'hanno invitato al convegno di Confindustria per un assise sulla concorrenza. Undici domande a cui il leader dell'Unione ha risposto senza troppi giri di parole. Tra qualche applauso e la "benedizione" di Luca Cordero di Montezemolo che, alla fine, commentava: "Sono soddisfatto e apprezzo la schiettezza di Prodi sull'Irap". Le prime due domande si sono concentrate ovviamente sulle proposte fiscali dell'Unione: sull'Irap e sulla riduzione del cuneo fiscale e contributivo. Prodi ha confermato che nel primo anno i calcoli fatti dai suoi economisti garantiscono che il taglio del cuneo fiscale di cinque punti è possibile. "Per un ulteriore taglio si vedrà - ha detto - dipende anche dallo stato dei conti pubblici". E su questo ha chiesto agli stessi industriali aiuto perché nel passaggio di consegne da Berlusconi a lui si faccia chiarezza sullo stato di salute della finanza pubblica. Parole chiare sull'Irap: "Non è possibile fare promesse che non si possono mantenere - ha detto il Professore - è impossibile abolirla visto l'ingente gettito che garantisce. Ma si può cominciare con la riduzione del costo del lavoro dalla base imponibile e cioè quanto ha fatto il governo con il taglio di un punto percentuale". Poi è stata la volta della legge Biagi. E anche stavolta Prodi non si è nascosto dietro le parole. "Le aziende non devono più trovare conveniente assumere un precario - ha detto rivolto alla platea - il lavoro precario deve costare di più di quanto non costi attualmente andandosi ad allineare con il costo di un lavoratore stabile". In pratica, è il ragionamento del Professore, "tutte le forme contrattuali inserite con la legge Biagi hanno superato quell'idea di flessibilità che sostiene il centrosinistra". Prodi ha accusato poi il governo di aver umiliato in questi anni le authority e di non aver fatto nulla sul fronte delle liberalizzazioni. Poi l'attacco sulla spesa pubblica, che con "questo governo è andata fuori controllo: io mi impegno a farla ritornare sotto controllo, con una specie di Maastricht interna, un patto di stabilità locale e centrale".
E all'ultima domanda sulla logistica, Prodi ha risposto soprattutto con i progetti di autostrade del mare e con la costruzione delle linee ferroviarie. E ancora una volta, come sul fronte delle liberalizzazioni anche sul reperimento delle risorse per la realizzazione delle infrastrutture Prodi si è rivolto agli imprenditori. Chiamandolo direttamente in causa.
"Il mio discorso - ha spiegato Prodi al termine - era l'espressione di contenuti e la cosa importante è che siano entrati i contenuti. Se si fa un comizio si sceglie un ambiente diverso e non un'assemblea di imprenditori che devono decidere sul futuro delle loro imprese e che devono quindi sapere cosa fa eventualmente un governo prima delle elezioni. Io ho questo programma ho queste direttive, in alcuni punti ci incontriamo e in altri no, però il tavolo della discussione è aperto". Domani sarebbe stata la volta di Silvio Berlusconi ma una lombosciatalgia lo ha costretto a letto: lo sostituirà il ministro all'Economia Giulio Tremonti.

tratto da www.repubblica.it


Fitto: Sanità? Non è successo nulla!


Intervista a Raffaele Fitto di passaggio a Manfredonia, per un incontro organizzativo con i dirigenti di Forza Italia del comprensorio.

Parliamo di sanità, uno dei settori in cui l’attacco del centro-sinistra è stato più forte.
A distanza di un anno non è successo nulla, qualsiasi cittadino di centro-destra o di centro-sinistra era convinto che la mattina dopo la giunta Vendola revocasse il piano ospedaliero e invece si va avanti normalmente con il tanto vituperato piano da me varato. Non c’è attualmente un piano sanitario ed ospedaliero, non è stato abolito il ticket per tutti i cittadini come promesso, il ticket sulle prestazioni rimane assolutamente per tutti.
C’è comunque da dire che, la gente è ancora in attesa perché è passato soltanto un anno, dall’altro c’è un atteggiamento che sposta l’attenzione sul governo nazionale addebitando tutte le responsabilità con l’azione demagogica tipica della sinistra.

Rititene che Vendola abbia attuato una strategia politica volta a non "fare troppo"” per timore di creare dissensi e deludere, con le sue scelte i pugliesi prima delle elezioni politiche?
Non c’è dubbio. La legge sulla famiglia ne è la dimostrazione. Lui ha approvato una legge in giunta, non l’ha portata ancora in consiglio, ha ritardato i tempi, ha venduto una cosa falsa perché dice che questa legge garantisce i diritti sociali a quelle persone che non vivono in un contesto sociale tradizionale. Noi abbiamo varato due leggi, una sul sociale che non esclude nessun cittadino dai benefici qualora se ne avesse bisogno. Non c’è nessuna discriminante in questa legge. E poi c’è la legge sulla famiglia che invece tutela le politiche familiari. Molte decisioni sono state rinviate a dopo le elezioni proprio per non creare dissensi durante la campagna elettorale. Dopo le elezioni il vero volto verrà fuori. Quando io varai il piano ospedaliero, a Terlizzi, tra quelli che saltavano sulla mia macchina c’erano Caruso e Vendola, c’è dunque una connivenza con il mondo estremista che nulla ha a che fare con il rispetto civile e democratico che deve esserci all’interno del dibattito politico del nostro paese.

Alla regione il centro-sinistra vinse con un margine non troppo ampio. Crede sia recuperabile alle politiche?
Innanzitutto c’è da dire che, durante le regionali la coalizione non ha potuto contare sul tricolore e sulle due democrazie cristiane. Se queste tre liste fossero state, come oggi, nel centro-destra, già il risultato sarebbe stato a nostro vantaggio. E questo è un primo dato. Poi c’è un interrogativo piuttosto grande e cioè le ottantamila schede nulle. È un dato che la dice molto lunga su ciò che può essere accaduto. Messi insieme questi dati, ritengo che il centro-destra in Puglia sia in maggioranza e in questa campagna elettorale riusciremo a confermarlo.

tratto da www.manfredonia.net

VENDOLA E SANITA’: LA SOLITA DEMAGOGIA
di Raffaele Fitto (coordinatore regionale Forza Italia Puglia)

Dopo quasi un anno di Governo Vendola alla Regione Puglia, la tanto promessa “rivoluzione" è davvero gentile, tanto da non essere minimamente percepita e percettibile dai cittadini.
Dopo quasi un anno la notizia che riguarda la Sanità pugliese, non è quella che sono state eliminate le liste d’attesa, non è quella che è stato revocato il piano ospedaliero della precedente Amministrazione, non è tanto meno quella dell’approvazione di un nuovo piano ospedaliero, né che sono stati riaperti tutti gli ospedali che si prometteva di riaprire in campagna elettorale.
La notizia è che la Giunta Vendola ha creato l’Audit civico. A che serve? Serve, secondo quanto previsto dalla Giunta, a distribuire nelle Asl pugliesi dei moduli mediante i quali raccogliere dati sul gradimento delle prestazioni sanitarie da parte dei cittadini, serve a verificare, si legge nel protocollo d’intesa, la centralità del cittadino nell’erogazione e nella gestione delle prestazioni sanitarie. Ci si aspetterebbe che fossero dei tecnici della sanità, magari degli ispettori, come previsto dalla precedente amministrazione, a verificare che le prestazioni garantite dalle Asl vengano effettivamente erogate. Invece no, è l’associazione Cittadinanzattiva a svolgere questo compito per la Regione Puglia. In sostanza, il centrosinistra dopo aver detto per anni e per mesi che sapeva esattamente come rivoluzionare la sanità pugliese e renderla efficiente, non fa altro che chiedere ai cittadini cosa pensano di una situazione che è esattamente la stessa di un anno fa. L’audit serve a garantire la partecipazione dei cittadini alla gestione della sanità. Ci chiediamo, lottizzazioni e nomine a parte, quando comincerà questa Giunta a partecipare attivamente alla gestione della sanità pugliese?
Intanto il Presidente Vendola, di nuovo in campagna elettorale per Rifondazione Comunista, ricomincia dai palchi dei comizi a denunciare presunte “vergogne" della sanità pugliese, presunte inaccettabili inadempienze delle strutture, vergognosa situazione sulle liste d’attesa.
Con chi vuol prendersela adesso? Con se stesso? Con i direttoti generali nominati da lui e dalla sua Giunta? Qualcuno dovrebbe ricordargli che è lui al Governo, che può, insieme con la sua maggioranza, mettere finalmente in pratica quello che ha promesso ai cittadini, magari cominciando a programmare gli interventi della Regione in materia di sanità.
Altrimenti resta solo da prendere coscienza che la stagione della campagna elettorale, della demagogia e delle bugie, per il centrosinistra non finisce mai: prima quella per le elezioni regionali, poi questa per le politiche, subito dopo comincerà quella per le amministrative di maggio. Quindi, si riterrà di continuare a non decidere e a non programmare nulla, a non produrre nessun atto vagamente definitivo e vincolante, se non comizi, forum, infiniti tour dell’ascolto nei quali nascondere promesse che possono tranquillamente non essere mantenute.
La rivoluzione e la Puglia migliore dovranno aspettare fino alla fine di tutte le campagne elettorali?

tratto da www.raffaelefitto.it

Vendola replica sul Manifesto di Pera e a Casini sulla famiglia


“L’onorevole Alfredo Mantovano ci ha abituati a dichiarazioni che sono una perfetta sintesi di stupidità e cattiveria”. Così il Presidente della Regione Puglia Nichi Vendola risponde alle dichiarazioni del Sottosegretario agli Interni in merito alla vicenda delle opinioni espresse da Vendola sul “Manifesto dell’Occidente” del Presidente del Senato Marcello Pera.

“Oggi Mantovano” aggiunge il Presidente Vendola “si lascia andare ad una evocazione all’uso delle armi che forse qualcuno auspica come un intorbidimento del confronto elettorale. Io, anche per la mia esperienza politica da sempre ispirata ai valori della non-violenza, critico il Manifesto in Difesa della Civiltà Occidentale, perche’ lo ritengo un’espressione di una cultura fondamentalista e pericolosa per il futuro dell’umanità. I fondamentalismi, tutti i fondamentalismi, sono gravidi di odio e di violenza. Questo penso e su questo si può dissentire da me. Le uniche armi che io amo sono quelle del pensiero e cerco di contribuire allo sviluppo di un pensiero del disarmo”.

“Mantovano lo scorso anno” conclude Vendola “mi ha insultato con argomenti di rara volgarità, pensando cosi’ di indurre le mamme pugliesi a non votarmi. Oggi replica il copione. Ma le sue sono parole in cui la passione politica degenera in irresponsabile denigrazione dell’avversario. Mantovano e’ un maestro dell’odio ideologico. Io non riesco a tenergli testa. Soprattutto quando lui la testa la perde”.

www.brindisisera.it

Vendola replica al Presidente della Camera Casini sulla famiglia

Nella visita di ieri sera a Brindisi, presso il Teatro Impero, per la presentazione dei candidati UDC al Parlamento, il Presidente della Camera Pierferdinando Casini ha commentato l’operato della Giunta Regionale Pugliese facendo particolare riferimento al suo Presidente. Di seguito la risposta di Nichi Vendola

“L’on. Pierferdinando Casini dovrebbe sapere che tra i doveri di un buon cristiano c’è quello di non dire bugie. E forse dovrebbe documentarsi prima di esprimere giudizi che sono solo aggressioni politiche agli avversari. Noi abbiamo voluto fortemente una legge che difendesse la famiglia, proprio quella che sta tanto a cuore al Presidente della Camera: perché la famiglia è stata scorticata viva da chi ha drasticamente tagliato la rete delle protezioni e dei servizi sociali, da chi ha impoverito i ceti medi, da chi ha lasciato soli gli anziani e i disabili. La destra ha ferito la famiglia: questa è la verità che Casini cerca di nascondere sotto il colore della polemica. La famiglia si difende non con la strumentalizzazione elettorale della fede cattolica, ma con gli asili nido, con i consultori, con l’assistenza domiciliare ai diversamente abili, con l’esercizio pieno dei diritti di cittadinanza.

Lo sa Casini che la Puglia è una regione in cui, negli ultimi anni, in controtendenza sul dato nazionale, sono aumentate le interruzioni di gravidanza? Come si fa ad accogliere la vita se si trasformano i servizi sociali in un deserto? Ricorda Casini cosa sono i “sepolcri imbiancati”? Noi, insieme a migliaia di pugliesi e a centinaia di associazioni, insieme al mondo del volontariato e del terzo settore, abbiamo progettato un sistema di servizi e di diritti che punta sui percorsi di inclusione e di autodeterminazione delle persone.

E abbiamo pensato che i servizi vadano estesi a tutti, anche a chi costruisce unioni solidaristiche che sono differenti dalla famiglia. Abbiamo scritto la nostra legge dando la massima considerazione alle osservazioni che provenivano dal mondo cattolico e dalle gerarchie ecclesiastiche. Crediamo di aver costruito una legge buona, ispirata alla cultura della solidarietà e al primato della dignità della persona umana. Suggerisco al Presidente Casini, che stimo per tante ragioni, di non cedere alla tentazione diabolica di non capire che la Puglia, quella laica e quella cristiana, saprà accettare la sfida del dialogo e dell’accoglienza e saprà rifiutare la crociata dell’intolleranza”.

17.3.06

Mauro Del Bue: “Berlusconi meglio di Prodi”


Mauro Del Bue, 54 anni, rappresenta una figura storica, di riferimento, per il socialismo reggiano. E' nella politica attiva da sempre. Iscritto al Psi a 17 anni, a 22 anni diventa segretario della federazione giovanile e un anno più tardi entra nella segreteria nazionale dei giovani. A 24 anni è eletto consigliere comunale e diventa poi capogruppo del Psi, a 25 anni è già segretario provinciale della federazione mentre a 27 entra in comitato centrale. Sul fronte amministrativo a 35 anni diventa vice sindaco con Giulio Fantuzzi e l'anno successivo è parlamentare, ruolo che ricopre fino ai 42 anni. Nel 2003 viene nominato vice segretario nazionale del Nuovo Psi e da un anno è sottosegretario ai lavori pubblici. Ipotizziamo un futuro da parlamentare. Quali sono i temi sui quali concentrerà l'attenzione nei primi mesi di mandato? “Sono un uomo che ha fatto della politica una delle sue ragioni di vita, anche se non la sola. E pur tuttavia mi sono particolarmente concentrato, in questa fase del mio impegno, sulle cose concrete. Un anno da sottosegretario mi ha permesso di occuparmi dei problemi della mia provincia e vorrei continuare a farlo dal governo o dall'opposizione. Ho scoperto, io che mi sono prevalentemente occupato di cultura, l'orizzonte delle infrastrutture. Vorrei continuare. Credo che l'Italia abbia bisogno di continuare il buon lavoro fatto dal governo, anche se credo che, qualora vincesse l'Unione, sarà assai complicato per il condizionamento dell'estrema sinistra ostile alle grandi opere”. Lei ritiene che il governo Berlusconi abbia rispettato le promesse fatte agli italiani? E se ha fallito, in che cosa? “Forse le promosse sono state eccessive, ma capita. Pensi che Prodi oggi promette il taglio di 5 punti di cuneo fiscale in un anno e duemilacinquecento euro ai neonati per tre anni. Una follia. Penso che il governo Berlusconi, per ciò che riguarda la politica estera, la politica delle grandi opere, la politica fiscale, la politica sociale, la politica dell'istruzione, sia stato assai più produttivo e riformatore del governo Prodi. Forse ha fallito sul tema del patto per l'Italia. Cisl e Uil si erano sganciati dalla Cgil e avevano firmato un accordo, che poi non è stato recepito”. Come è possibile che un partito che si fregia dell'appellativo di socialista si trovi schierato dalla stessa parte della barricata di Alleanza nazionale e Alessandra Mussolini? “Potremmo dichiarare superata la scissione del 1914 del suo caro nonno. Scherzo, naturalmente. Però non capisco perchè in Italia si continui a parlare di comunismo e di fascismo, a seconda degli interessi opposti. Ci sono ancora o non ci sono più, queste vecchie ideologie? Se ci fossero ancora sarebbero ambedue pericolosi. Se non sono più tali che pericolo c'è? Credo che il problema sia l'accordo sui programmi e sulle cose da fare. Ci distingue da questa sinistra italiana l'irrisolto conflitto tra riformismo e massimalismo. Non si può coniugare la natura di entrambi se non in un minestrone indigeribile. Capisco le esigenze elettorali. Però non dimentico che Schroeder poteva fare l'alleanza con i suoi massimalisti, vedi Lafontaine, il Bertinotti tedesco, e restare presidente, e invece ha preferito cedere la presidenza alla Merkel e allearsi con lei. Sarebbe come se in Italia Prodi preferisse allearsi con Berlusconi anziché con Diliberto, Pecoraro Scanio e Bertinotti. Da noi sarebbe impossibile. E invece io penso sarebbe augurabile per l'Italia”. Non ritiene che l'elettorato socialista sia rimasto disorientato dalle lotte interne al Nuovo Psi? “Può darsi. Ma che colpa abbiamo noi… Noi che abbiamo subito una scissione incomprensibile che avrebbe dovuto portare all'unità socialista. E invece ha portato Bobo in braccio ai Ds e il nostro Corradini con la Rosa nel pugno. Noi restiamo dove eravamo. Io avevo proposto allo Sdi e ai radicali di formare insieme un terzo polo con la Bonino candidata alla presidenza contro Berlusconi e Prodi. Ma loro hanno rifiutato. Per fare l'unità dovevamo accettare la collocazione altrui e rinnegare le nostre scelte. Un po' troppo. Abbiamo preferito formare una lista assieme alla Dc, anche perchè Dc e Psi sono i grandi assenti d'Italia, pur essendo presenti in tutta Europa. Abbiamo un progetto ambizioso. Non quello di formare l'ennesimo nuovo partitino, ma quello di far rinascere due grandi formazioni politiche che hanno radici nel Novecento italiano e nel Duemila europeo”. Se Berlusconi vincerà, tornerà a porsi il problema della presenza nel governo di una Lega xenofoba e antieuropea. Come socialisti come vi collocate rispetto a questo problema? “Beh, francamente non mi pare che questo governo abbia fatto una politica xenofoba e antieuropea. Se si riferisce alla questione dell'ingresso della Turchia nella comunità, devo dire che ovviamente non condivido le posizioni della Lega, anche se mi rendo conto che oggi, alla luce dell'attacco del terrorismo islamico all'Occidente, sono molto popolari”. Quali sono gli impegni che si sente di prendere nei confronti della provincia di Reggio? “L'impegno fondamentale è di fare il suo rappresentante a Roma, di curare sempre, come del resto mi sembra di aver fatto in questa fase e nel passato, i suoi legittimi interessi. E di non rifiutare mai di parlare con la gente. Io mi sento un reggiano viscerale. Sono troppo legato alla mia città e alla mia provincia perché qualcuno possa sospettare che non mi occupi di loro”. In qualità di sottosegretario ai lavori pubblici, elenchi almeno tre interventi per i quali ritiene di meritarsi una lode. “L'affidamento dei lavori per la costruzione del casello di Caprara sull'Autosole, l'approvazione del preliminare della variante alla statale 63 Bocco-Canala, il finanziamento della stazione mediopadana dell'Alta velocità. Quest'ultimo mi auguro venga definitivamente deliberato nel corso della Conferenza Stato-Regioni del 16 marzo. Tre obiettivi raggiunti in un anno di presenza al governo del Paese. Se avessi avuto cinque anni…”. www.reporter.it

Prodi: non potevo andare a corteo di parte


Non accetta critiche il leader dell'Unione Romano Prodi all'indomani della mancata partecipazione alla fiaccolata organizzata dai commercianti milanesi contro la violenza. «Sono ancora più convinto, perchè doveva essere una manifestazione unitaria di tutti contro la violenza. Se uno va e diventa un punto di contraddizione è meglio non andare» ha detto Prodi. «A me - ha aggiunto il leader dell'Unione - è dispiaciuto molto e ho visto che gli stessi commercianti hanno capito che trasformare una manifestazione unitaria in una manifestazione di parte è stato un grande, un grande, un grande errore. Va bene la campagna elettorale, ma certe cose non si debbono fare». A proposito della dichiarazione di Berlusconi, secondo il quale Prodi è scappato per evitare i fischi, il leader dell'Unione ha replicato: «dopo quello che è capitato pensate ancora a queste cose?».
FERRANTE - Dello stesso parere l'ex prefetto di Milano Bruno Ferrante, ora candidato sindaco dell'Unione alle amministrative di maggio: «Un'occasione perduta», spiega Ferrante. «È stata una manifestazione a cui non hanno partecipato tantissime persone, l'obiettivo di far manifestare i cittadini senza un colore politico - ha aggiunto Ferrante - è stato fallito. Il centrodestra, ed An in particolare, hanno strumentalizzato politicamente la manifestazione. Prodi e Fassino hanno fatto bene a non partecipare, il clima non era favorevole e non era quello voluto dai commercianti. È diventata una manifestazione decisamente di parte. Da parte mia - ha concluso Ferrante - sono andato per due motivi: solidarizzare con i commercianti e dire no in modo netto e chiaro alla violenza».

LA RUSSA - «Se c'era un tentativo forte di strumentalizzazione della manifestazione di ieri, questo era da parte di Prodi e della sinistra: volevano usarla come un lavacro per togliersi da dosso le responsabilità politiche che hanno, nell'utilizzo dell'area antagonista che, non tutta, ha partecipato agli incidenti di sabato». Lo ha detto Ignazio La Russa incontrando i giornalisti nella sede milanese di Alleanza Nazionale. «Ci dispiace - ha continuato il capogruppo di An alla Camera - che qualcuno abbia immaginato di poter partecipare a una manifestazione di piazza come se fosse a un confronto televisivo in cui, secondo i nuovi desideri di Prodi, c'è divieto di fischi, divieto di applausi, divieto di slogan, senza insegne di partito sulle pareti ovattate. La piazza è un'altra cosa. Quando si decide di scendere in piazza, si rischia l'applauso, si rischiano i fischi. L'unica cosa che non si deve poter rischiare è la violenza».

tratto da www.corriere.it

16.3.06

Hachkerato Blog4cdl.com




ATTACCO SUL WEB. Hacker rossi oscurano blog pro-Cdl ROMA - Hacker all’attacco dei blog targati Casa delle Libertà. Ieri il punto di incontro di tutti gli internauti vicini al centrodestra (http://www.b4cdl.com/) è stato preso d’assalto dai pirati di Internet. E’ successo che sul blog, mentre i simpatizzanti della Cdl stavano discutendo del duello televisivo tra Silvio Berlusconi e Romano Prodi, sono improvvisamente comparse foto e slogan contro il Cavaliere e contro l’alleato americano George W. Bush. Con un messaggio ai frequentatori: ” A tutti i lettori: non fatevi fregare. Ha vinto Prodi”. Obiettivo dell’attacco, che tecnicamente prende il nome di “defacement”, cancellare la “faccia” del sito. Obiettivo centrato: uno dopo l’altro sono stati rimossi tutti i post presenti sulla homepage (cui in quel momento erano collegati240 utenti) e il sondaggio sull’esito del confronto tv tra il Cavaliere e il Professore.

Articolo del Quotidiano LIBERO di oggi tratto da www.b4cdl.com

«L'Annunziata ha violato par condicio»


Il direttore generale della Rai, Alfredo Meocci ha deciso sul caso Annunziata: «considerato l’andamento della puntata del 12 marzo 2006 della trasmissione "In mezz’ora" condotta da Lucia Annunziata si ravvisa - ha affermato durante il cda di mercoledì - che, per una concomitanza di fattori, non c’è stato l’adeguato rispetto della prescrizione secondo cui dalla data di convocazione dei comizi elettorali e fino a chiusura delle operazioni di voto, nel corso di qualunque trasmissione, è vietato a registi e conduttori manifestare anche in forma indiretta proprie preferenze politiche (legge 28 del 2000; art. 5 commi 2 e 3); nonché della prescrizione secondo cui - in periodo elettorale - i direttori responsabili dei programmi di approfondimento, i loro conduttori e registi curano che gli utenti non siano oggettivamente nella condizione di poter attribuire specifici orientamenti politici ai conduttori o alle testate (Regolamento della Commissione di vigilanza; art. 6 comma 2). Comunico che prenderò tutti i provvedimenti previsti dalla normativa in vigore a tutela della "par condicio", per garantire che nelle ulteriori puntate - di questa come di ogni altra trasmissione e nei notiziari televisivi e radiofonici - venga rispettata nel modo più rigoroso la legge 28/2000 ed i relativi regolamenti, e si proceda - ove necessario - al ristabilimento dell’equilibrio, anche a tutela dell’Azienda e del suo C.d.A». I Consiglieri di amministrazione e il Presidente hanno preso atto positivamente di questo impegno.
Sulle parole del direttore generale Meocci il consiglio di amministrazione della Rai ha trovato mercoledì sera un accordo, dopo uno scontro dai toni accesi, ed ora la questione è nelle sue mani. A quanto si apprende la maggioranza del Cda, con Marco Staderini in prima fila, chiedeva infatti un intervento deciso sull'ex presidente della Rai - anche una censura - dopo l'episodio dell'intervista al premier finita con Berlusconi che abbandonava lo studio. La maggioranza del consiglio avrebbe voluto deliberare sul tema ed esprimere un ordine del giorno di condanna dell'operato della giornalista, ma non c'è stata alla fine nessuna decisione formale, e si è soltanto dato mandato al direttore generale di occuparsi della questione. Ora la decisione - anche in vista del responso dell'Autorità per le garanzie nelle comunicazioni che se ne occuperà venerdì - è nelle mani del direttore generale, ma le aspettative da parte dalle due anime del Cda sono diverse. I consiglieri di centrodestra si aspettano un riequilibrio e provvedimenti conseguenti per il direttore del Tg3 e per Lucia Annunziata. I consiglieri di centrosinistra vorrebbero invece che il direttore generale scrivesse anche ai direttori di Tg1 e Tg2 per richiamarli al rispetto più rigoroso della legge anche alla luce dei dati dell'Osservatorio di Pavia relativi al periodo che va dall'11 febbraio al 3 marzo.

tratto da
www.corriere.it