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Blog QUOTIDIANO dedicato alla Politica ITALIANA.On line da febbraio 2006
«Lei ha scritto una grossa sciocchezza sul mio conto», esordisce Silvio Berlusconi per telefono. A quale si riferisce, Presidente? «Che per paura di perdere le prossime elezioni amministrative io avrei deciso di non politicizzarle».
Così riassumono il suo pensiero... «E’ l’esatto contrario. Ma come potrei io, da persona mediamente intelligente, credere che sia più conveniente arrendersi senza combattere? Forse lei ritiene che in questo caso i vostri giornali, la sinistra, tutti quanti, rinuncerebbero ad addossare una sconfitta a noi e a me in particolare? Me la farebbero pesare in ogni caso».
Quindi?«Quindi, tanto vale che io cerchi di limitare i danni. E se nel voto locale io non porto un significato nazionale, vado a prendere molti meno voti».
Com’è possibile che, col vento in poppa, rischiate addirittura di perdere le amministrative?(Lungo sospiro) «Perché si ha sempre a che fare con gli egoismi dei partiti. Invece di scegliere il miglior candidato possibile, qualche volta antepongono il loro interesse, e mandano avanti il nome sbagliato».
Sta succedendo questo? «In certe città abbiamo dovuto accettare dei candidati frutto della volontà degli altri partiti. Non in tutte, per fortuna. Comunque io andrò a fare campagna anche per loro».
Scenderà in campo lei personalmente?«Ripeto: è mia intenzione politicizzare al massimo la campagna amministrativa. Per far sì che il 57 per cento attribuito al centro-destra dai sondaggi conti anche nelle elezioni dei sindaci e dei presidenti di Provincia. Tenterò di convincere i cittadini a esprimere un voto in sintonia con quanto pensano della politica nazionale».
Niente tatticismi, stavolta...«Il tatticismo in qualche caso sono costretto a usarlo per tenere insieme la nostra coalizione, alla quale i personalismi di qualche alleato (quale? potete immaginare) stanno facendo danni enormi... Per esempio, nell’ultima gestione della crisi: mi sono dovuto muovere in modo diverso da come l’istinto mi suggeriva».
D’istinto cosa avrebbe fatto?«Avrei voluto gridare “elezioni elezioni”. E se non me le davano, “in piazza in piazza”. Questo è quanto chiedeva la mia gente, che della politica parlata prova ormai un senso di autentico disgusto. Tanto che ormai non vado più nemmeno in televisione».
Non sarebbe stato un discorso da leader moderato... «Quando c’è di mezzo la libertà di tutti, io non sono mai un moderato. Divento un radicale. Poi però i soliti leader degli altri partiti della coalizione (eccetto la Lega, che stava dalla mia parte) si sono messi a dire: “No, se parli di elezioni poi nessuno dei loro senatori passa di qua...”. Io ho risposto: “Guardate che nessuno di loro verrà da noi lo stesso, perché sono tutti minacciati e guardati a vista”»
Risultato?«E’ andata come prevedevo. E, quel che è peggio, dal Presidente della Repubblica l’opposizione si è presentata divisa».
Per cui Napolitano non ha sciolto le Camere... «Forse non avrebbe cambiato parere, perché fin dall’inizio era orientato a rimandare Prodi davanti al Parlamento. Solo che a quel punto gli è stato gioco facile dire: “Siete venuti qui da me con delle posizioni diverse, dunque...”».
D’ora in avanti cosa farete?«Tutto quanto può metter fine nel più breve tempo a questo governo che fa male all’Italia, comportandosi come si sta comportando in politica interna e in quella internazionale».
Per andare alle elezioni?«Certo, per andare al voto».
Con questa legge elettorale accusata di portare instabilità?«Guardi che la legge attuale non ha dato cattivi risultati. Se ci recassimo alle urne oggi, col 57 per cento che abbiamo, ci garantirebbe un margine di alcune decine di senatori a Palazzo Madama».
Il piccolo problema è che le ultime politiche sono finite pari...«Sì. Intanto sono intimamente certo che ci hanno scippato la vittoria, che c’è stata un’attività professionale di brogli sviluppata in tutt’Italia. Ma a parte questo, un cattivo risultato l’ha data la frammentazione voluta dal Quirinale».
Da Ciampi?«Contro il nostro parere. Noi volevamo introdurre al Senato il premio di maggioranza su base nazionale, la Presidenza della Repubblica si era opposta sostenendo che doveva essere regionale. Al punto che avevamo proposto: togliamolo del tutto. Comunque è una legge con cui si può andare tranquillamente a votare. Riteniamo che il problema della riforma elettorale sia piuttosto una scusa di lorsignori».
Accetterà di incontrare Prodi?
«Nessuno ne ha mai parlato».
I «pontieri» però insistono...«Ma quali ponti o pontieri! Abbiamo deciso che all’incontro andranno i nostri due capigruppo, punto e basta».
Se la legge andasse per forza migliorata, dove comincerebbe? «Dallo sconcio di 22 partiti che ci fanno ridicoli agli occhi delle altre democrazie europee e occidentali. Se proprio volessimo rendere la legge ancora migliore, allora metteremmo una seria soglia di sbarramento».
Del 5 per cento?
«Del 5, del 4, qualcosa del genere».
Come esiste già in Germania?
«No, io non sono d’accordo col sistema tedesco. Certo, come Forza Italia, quel modello ci converrebbe. In quanto là è il partito di maggioranza relativa che ottiene il Cancelliere. Ed è il perno centrale, di cui non si può fare a meno per nessuna ragione».
In che senso non se ne può fare a meno?«Non sarebbe pensabile che con Forza Italia al 33 per cento, come dicono i sondaggi, i partiti della sinistra possano scavalcarla e mettersi d’accordo con altri partiti del centro-destra. Mi spiego?»
Eccome. «Né sarebbe immaginabile che preferiscano accordarsi con la sinistra estrema piuttosto che con Forza Italia, liberale ma moderata».
Se il sistema tedesco vi calza così bene, presidente Berlusconi, perché allora non lo adottate?
«Perché, diciamocelo chiaro: sarebbe un ritorno all’indietro. A quando i cittadini entravano nella cabina elettorale e votavano per un partito, senza sapere con chi si sarebbe poi alleato, e nemmeno quale programma avrebbe attuato. Sarebbe il trionfo dei vecchi arnesi della vecchia politica».
tratto da www.forzaitalia.it
Raffaele Fitto non ha bisogno di presentazioni. Ha all’attivo quasi due decenni di impegno politico, iniziato all’indomani della tragica scomparsa di suo padre Salvatore, Presidente della Regione Puglia. Non aveva vent’anni quando ha raccolto una pesante eredità e, coniugandola al proprio talento e ad un impegno costante, è arrivato su quella stessa poltrona poco più che trentenne. Una carriera brillante, senza ostacoli, fino alla primavera del 2005. E’ stato allora, infatti, che Nichi Vendola non gli ha consentito di essere rieletto, per un soffio. Oggi, a 38 anni, sposato, papà di un bimbo e con un altro in arrivo, riconosce gli errori compiuti, prepara la riscossa e racconta la sua di Puglia migliore.
Nell'aprile 2005 Lei ha perso il governo della Regione per un pugno di voti. Questo rende la sconfitta più accettabile o, al contrario, più amara?
“Una sconfitta è una sconfitta, senza aggettivi. Sta di fatto che la Puglia si è divisa a metà e noi abbiamo certamente commesso degli errori, il più grande è sicuramente stato quello di aver privilegiato nei 5 anni di Governo il lavoro alla comunicazione; abbiamo portato avanti riforme importanti e indispensabili, coraggiose e impopolari che meritavano di essere comunicate di più e meglio. Ma per l’ansia di fare e lavorare per la Puglia abbiamo forse trascurato il rapporto con la gente. Quella stessa gente nella campagna elettorale della sinistra è stata illusa da chi diceva di voler fare una rivoluzione, di voler cambiare il metodo di governo, di volere una Puglia Migliore per esempio nella sanità. Così a fronte di chi come noi portava avanti con coraggio una riforma sanitaria indispensabile razionalizzando reparti e posti letto, dall’altra parte c’era chi riempiva le piazze e prometteva un sogno. Oggi quel sogno non solo si è dimostrato irrealizzabile, ma dopo due anni di Governo la sinistra non ha modificato di una virgola la nostra programmazione sanitaria. La più grande illusione di quella campagna elettorale, quella su cui la sinistra ha vinto, si è trasformata nella più grande bugia di questi primi due anni di Governo”
A 18 anni è entrato nella politica attiva e da allora non si è mai fermato. Crede di aver perso qualcosa per strada? Di aver rubato momenti alla Sua vita di ragazzo?
“Certamente si, ma sto recuperando. Libero dagli impegni istituzionali posso dedicarmi alla mia famiglia. Sono padre di un m meraviglioso bambino e ce n’è un altro in arrivo”
Le pesa aver collezionato una serie di primati in politica?
“ Sono orgoglioso di aver ricevuto il consenso dei cittadini pugliesi ogni volta che mi sono presentato dinanzi a loro. Certo sento il peso della responsabilità di questi consensi, ma anche nella nuova esperienza parlamentare cerco sempre di portare avanti le istanze e le esigenze del mio territorio”
Si è sentito più enfant o più prodige?
“Nessuno dei due. Mi sono sentito un ragazzo come gli altri cui il ruolo politico imponeva forse una maggiore serietà e un atteggiamento più istituzionale. Ma rifarei esattamente le scelte che ho fatto”
Ha spesso dichiarato di amare molto il calcio e di giocare da "trequartista", cioé di preparare i palloni per le punte. Una vita da mediano. Ma Lei politicamente non è un mediano...
“ Questo lo lascio giudicare agli altri”
Tornando alle Elezioni del 2005, crede che l'accostamento con Silvio Berlusconi L'abbia danneggiata?
“Direi piuttosto il contrario. Silvio Berlusconi è decisamente l’uomo politico più amato dagli Italiani ed è l’unico capace di tenere insieme tutte le forze e i partiti della coalizione. Il Governo Berlusconi è stato il più lungo e il più stabile degli ultimi decenni ed ha compiuto riforme fondamentali per la vita e lo sviluppo del nostro Paese”
I suoi figli hanno il destino già segnato?
“Solo per quel che riguarda la fede sportiva: l’ho detto tante volte, non accetterei che i miei figli non fossero juventini”
Come giudica il dibattito interno al Centrosinistra: scosse di assestamento o inconciliabili differenze?
“ I fatti degli ultimi mesi e degli ultimi giorni hanno dimostrato che la sinistra non può governare questo Paese. Il Governo Prodi ha ovviamente riottenuto la fiducia dalle Camere perché è tenuto insieme dalla smania di potere. Ma basta leggere i giornali già oggi per capire che ogni ministro e ogni partito la vede in modo diverso su questioni etiche, di sviluppo, di Welfare, di energia, di ambiente. Più che di un dibattito si tratta di uno spettacolo penoso che mina pesantemente la credibilità dell’Italia specie in politica estera e, quindi, agli occhi degli osservazioni internazionali”
Lei è nato a Maglie: un caso o un segno del destino?
“Forse un caso, ma certamente un onore. Nella mia formazione politica non ha contato tanto essere nato nella città di Aldo Moro, quanto essere stato educato politicamente al rispetto del suo credo e dei suoi valori”
Crede di avere qualche punto in comune con il presidente Vendola?
“ Se sì non sono capace di vederne neanche uno”
Nella querelle tra Emiliano e Vendola, Lei si è definito "il lupo cattivo". Si sente davvero tale oppure è più il cacciatore, che arriva e risolve tutti i problemi?
“ Non vorrei sembrare presuntuoso, ma mi sono autodefinito “lupo cattivo” perché il collante della sinistra regionale e locale sembra essere molto simile al collante della sinistra nazionale: la demonizzazione dell’avversario politico che a livello nazionale è Silvio Berlusconi e a livello locale è Fitto. Un Fitto che viene chiamato in causa per tutto e per il contrario di tutto, accusato e ritenuto responsabile di ogni nefandezza e di ogni ritardo in qualsiasi atto, pur non governando più ormai da due anni. E’ la stessa sinistra che mi considera così. Non capisco perché anche se capisco che debbano imputare a qualcuno il fallimento dei loro primi anni di governo”
Quanti amici sinceri ha?
“Tanti e sicuramente li sto scoprendo adesso. E poi più passa il tempo più aumentano i consensi di tanti cittadini che mi fermano per strada a Bari e a Roma. Tanti simpatizzanti di vecchia data ma anche tanti, tantissimi delusi dalla sinistra”
Le è mai venuto in mente di lasciare tutto, di cambiare vita?
“Certo, ci ho pensato come tutti soprattutto in alcuni momenti particolari, ma poi sono stati proprio quegli amici e quei tanti cittadini a farmi capire che dovevo andare avanti su questa strada per non deluderli”
Perché la politica sente un bisogno così forte di esprimersi per via epistolare?
“ Guardi, non saprei e certamente non condivido questa spettacolarizzazione dell’incapacità di governare, perché di questo si tratta. Da chi governa i cittadini si aspettano scelte e responsabilità. Non interessa a nessuno se il Sindaco di Bari non va d’accordo col presidente della Regione e viceversa. Quel che interessa ai cittadini è che si mettano a lavorare, possibilmente insieme, per favorire lo sviluppo del territorio”
L'on. Vito Lattanzio ha recentemente dichiarato che, quando era attivamente impegnato, riservava parte del suo tempo a ricevere gli elettori per ascoltare le loro istanze e anche le richieste di aiuto. Lei fa lo stesso?
“Certamente sì e sono contento di poterlo fare adesso più di prima. Se i cittadini ci scelgono come loro rappresentanti al Governo delle Istituzioni è giusto che una volta eletti non perdiamo il contatto con loro e con il territorio”
E' mai stato ad un concerto rock?
“Se sì non lo ricordo”
Chi è un politico?
“Un uomo dotato di senso di responsabilità e di rispetto per le Istituzioni, un uomo con forte senso dello Stato, un uomo cui spetta il compito di essere coerente con il suo credo, con i suoi valori e con la sua storia, con il mandato ricevuto dagli elettori. Un uomo che non tradisce e che tiene sempre presente di dover rappresentare gli altri più che se stesso”
Chi è Raffaele Fitto
“Spero che sia, anche agli occhi dei cittadini, il politico che ho descritto nella risposta precedente”